Il prezzo del petrolio (Crude oil) ha subito notevoli variazioni nel corso degli ultimi anni, come evidenziato nel diagramma che segue. Nel corso del 2014 è avvenuto un vero e proprio crollo del prezzo (da circa 100 USD/barile ai valori attuali di circa 50 USD/barile). Secondo alcuni è stata questa una mossa strategica dell’OPEC per mettere fuori mercato le produzioni di shale-oil, che hanno portato gli USA alla quasi indipendenza petrolifera.

Il livello di 50 USD/barile è ancora in corso seppure con fluttuazioni e non è dato sapere se e quanto durerà. Astraendo dalle cause ci possiamo chiedere quale sarà l’effetto sull’economia di questo crollo del prezzo.

Una prima facile risposta può essere formulata in termini di ricavo. E’ noto che il petrolio è un prodotto a domanda anelastica, vale a dire che l’elasticità (vedere Appendice Elasticità) della domanda rispetto al prezzo è situata nell’intervallo -1 – 0. Come dire che la domanda dei consumatori è poco sensibile alle variazioni del prezzo.

E’ noto e facilmente dimostrabile che per prodotti a domanda anelastica il ricavo (prezzo x quantità venduta) è funzione crescente del prezzo. E dunque a un calo del prezzo corrisponde una riduzione del ricavo da parte dei produttori. E un risparmio dei consumatori uguale alla perdita di ricavo dei produttori. In definitiva i due lati domanda-offerta si compensano. Apparentemente questo non modifica l’economia nel suo insieme.

Per valutare l’effetto si può allora ricorrere a giudizi di tipo ideologico. Ad esempio si può pensare che un risparmio suddiviso tra miliardi di consumatori è socialmente preferibile al medesimo ammontare di denaro suddiviso tra qualche decina di produttori; che nell’immagine popolare appaiono come una comunità di nullafacenti dediti al lusso. Si dimentica, tuttavia, che in realtà i profitti accumulati dai produttori sono, in gran parte, investiti nell’economia mondiale, con notevoli benefici per i paesi occidentali fruitori di tali investimenti. Quest’approccio di tipo ideologico sembra pertanto di scarsa efficacia per spiegare l’effetto sociale del crollo del prezzo del petrolio.

Si può sviluppare un diverso tentativo di spiegazione ricorrendo alla teoria microeconomica del Benessere Sociale, che si può trovare nel testo di Krugman-Wells . Per far questo si costruisce il diagramma domanda-offerta per il mercato del petrolio (diagramma 1).

In tale diagramma la retta blu è la curva di domanda (le quantità acquistate aumentano con la diminuzione del prezzo), quella in rosso l’offerta (i prezzi aumentano con le quantità vendute). Il punto d’incrocio rappresenta l’equilibrio di mercato.

Ora la teoria del Benessere Sociale afferma che il vantaggio (SURPLUS) del consumatore è rappresentato dall’area ABE, mentre il vantaggio (SURPLUS) del produttore è dato dall’area dal parallelogramma EBCD. La somma dei due SURPLUS viene definita Benessere Sociale.

Se il mercato si modifica, come sembra essere nel caso attuale del petrolio, con uno spostamento della retta di offerta verso destra (i produttori tendono a inondare il mercato di petrolio a pari prezzo) la situazione è rappresentata dal diagramma 2.

Dove vediamo la retta di offerta iniziale (in rosso) e quella finale (verde). Il discorso fatto prima sulla base della teoria del benessere può esser qui ripetuto. Tuttavia il benessere sociale nella nuova situazione- conseguente al crollo del prezzo del petrolio- è ora dato dall’area AFGD, che è maggiore dell’area ABCD. In conclusione la caduta del prezzo del petrolio aumenta il benessere sociale. Questa dimostrazione geometrica sembra abbastanza convincente ma resta di tipo qualitativo.

Si può anche provare a quantificare il fenomeno con dati e formule. Per far questo occorre avere le curve (rette) di domanda e offerta. Che non sembrano immediatamente disponibili. Un approccio di vista indiretto potrebbe prender la mosse dall’elasticità di domanda e offerta che è stata stimata dai vari autori, pur con esiti diversi. Assumiamo come riferimento i dati di un corso universitario.

Sovvertimenti nel mercato mondiale del petrolio
Elasticità della domanda e dell’offerta di petrolio
  breve periodo lungo periodo
domanda mondiale -0,05 -0,40
offerta mondiale 0,10 0,40
     

Si osserva che esistono due diversi tipi di elasticità una di breve, l’altra di lungo periodo. Nel breve, domanda e offerta sono fortemente anelastiche (i.e. assorbono senza batter ciglio le variazioni di prezzo, mantenendo quasi inalterato il consumo). Nel lungo reagiscono con la variazione di consumo.

Prendendo come basi di riferimento la coppia (q0,p0) vale a dire quantità e prezzo prima del crollo e le elasticità sopra riportate, è possibile determinare la variazione di Benessere Sociale susseguente al crollo del prezzo del petrolio. Questo calcolo può essere fatto sia per il breve periodo (dal 2013 a oggi) che per il lungo periodo (dal 2013 al 2018, assumendo che cinque anni rappresentino il lungo periodo, e mantenendo l’ipotesi che nel quinquennio i prezzi sino ancora quelli di oggi). I risultati sono sintetizzati dalle seguenti tabelle:

Tavola dei surplus (trilioni USD) di breve periodo
  p0 p1 delta%
consumatore 323,9 341,2 5,3%
produttore 30,8 15,3 -50,1%
benessere sociale 354,6 356,5 0,5%
Tavola dei surplus (trilioni USD) di lungo periodo
  p0 p1 delta%
consumatore 40,5 59,4 47%
produttore 25,9 17,1 -34%
benessere sociale 66,4 76,5 15%

Dove le colonne p0 e p1 si riferiscono rispettivamente al prezzo medio 2013 (circa 100 UDS/barile) ed al prezzo attuale (circa 50 USD/barile.)

Se ne deduce che nel breve il benessere sociale (+0.5%) resta in sostanza inalterato, come a dire che il crollo del prezzo non avrebbe alcun effetto. Mentre nel lungo si avrebbe un miglioramento tangibile (+15%).

Dal lato del produttore si avrebbe nei due casi una forte riduzione del SURPLUS, mente dal lato del consumatore si nota un notevole vantaggio solo nel lungo periodo.

Con un calcolo separato si determina la variazione del ricavo (annuo) dei produttori. Tale ricavo nel 2013 era pari a 32 trilioni di USD. Si ottiene che, a seguito del crollo del prezzo del petrolio, il ricavo nel caso del breve termine avrebbe una contrazione del 52%, mentre nel lungo si ridurrebbe del 43%.

Ricordiamo che ricavi e SURPLUS sono grandezze concettualmente diverse e dunque non paragonabili.

I calcoli relativi sono riportati nel file EXCEL allegato. La teoria è descritta sotto.


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Appendice matematica dell’articolo


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I calcoli con Excel

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