L’Italia copia San Marino? Il segretario della Fiom Maurizio Landini ha chiesto che ogni lavoratore possa scegliere di incassare subito il TFR maturato, anziché alla fine del rapporto di lavoro. Che è appunto la regola nella Repubblica del Monte Titano. La faccenda è complessa.

Siamo di fronte a un prestito forzoso, cosa di per sé non bella, ma non mancano gli argomenti a difesa di un tale vincolo. Tuttavia in questa sede affronteremo un altro aspetto, sempre trascurato.

Il meccanismo di rivalutazione del TFR, fissato dall’art. 2120 del codice civile, è noto: tre quarti dell’inflazione più l’1,5% annuo. Sono però regolarmente sconosciute le implicazioni finanziarie di tale meccanismo e soprattutto quanto esso protegga nei confronti dell’inflazione. Sindacati, gestori ed economisti di regime si guardano bene dal ricordarlo, dato e non concesso che l’abbiano capito. Preferiscono sgolarsi per denigrare il TFR, onde intrappolare più lavoratori possibile nella previdenza integrativa, traendone indebiti vantaggi.

Ai livelli d’inflazione d’oggigiorno (0,50% annuo) lasciare il TFR in azienda o all’Inps frutta, a capitale garantito, un rendimento che va dal 2,2% al 2,9% netto da un anno all’altro. Quindi tantissimo rispetto ai tassi attuali. Paradossalmente la redditività sale col crescere del reddito imponibile, in quanto dipende dalle aliquote fiscali.

Ma – cosa ancora più importante perché sul breve i rischi d’inflazione sono bassi – le regole del TFR offrono una fortissima protezione sul lungo termine. Rispetto a incassare alla fine di ogni anno il TFR maturato, il sistema vigente ne preserva integralmente il potere d’acquisto anche in presenza di un’inflazione media del 7% annuo composto per trent’anni. Anzi, se esistesse un titolo, deposito, buono ecc. con le caratteristiche del TFR, sarebbe l’ideale per il piccolo risparmiatore in cerca di sicurezza.

Un fatto però è certo: la proposta di Landini sarebbe la salvezza per chi ha il TFR sequestrato da fondi pensione e simili. Meglio incassarlo ogni anno e, potendo non spenderlo, destinarlo a impieghi comunque molto difensivi, quali i buoni fruttiferi postali indicizzati all’inflazione.

Articolo pubblicato su il Fatto Quotidiano 19-3-2014 pag. 14


 Beppe Scienza, La pensione tradita

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