_antoniobernardo
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Il pensiero verticale è selettivo, il pensiero laterale è produttivo. Il pensiero verticale si mette in moto solamente se esiste una direzione in cui muoversi, il pensiero laterale si mette in moto allo scopo di generare una direzione. Il pensiero verticale è analitico, il pensiero laterale è stimolante. Il pensiero verticale è consequenziale, il pensiero laterale può procedere a salti. Con il pensiero verticale si deve essere corretti a ogni passo, con il pensiero laterale si può non esserlo.

Con il pensiero verticale si usa la negazione allo scopo di bloccare alcuni percorsi; con il pensiero laterale non esiste alcuna negazione. Con il pensiero verticale ci si concentra e si esclude ciò che è irrilevante, con il pensiero laterale si accolgono favorevolmente le intrusioni del caso. Con le categorie del pensiero verticale classificazioni e definizioni sono fissate, con il pensiero laterale non lo sono. Edward de Bono (Malta, 1933), Creatività e pensiero laterale: manuale di pratica della fantasia.

"... Stiamo annegando nella complessità. Un esempio: pochissimi utilizzano più di un decimo delle istruzioni per l'uso di un videoregistratore. Cioè il 95% della popolazione non usa il 90% delle funzioni di un normale elettrodomestico. Le pare tollerabile questo spreco? Quando dobbiamo comprare un computer ci troviamo nella stessa situazione. Quando gli scienziati della NASA investirono una fortuna per inventare una penna a sfera che scrivesse nello spazio in assenza di gravità, i loro colleghi russi, per mancanza di soldi, pensarono che si potessero usare più semplicemente le matite. Eppure dire semplice, nel linguaggio comune, significa dire sempliciotto, banale, ma così non è. debono1.png

Il pensiero è un'abilità che si può imparare. Ho cercato di dimostrare questo assunto attraverso i miei lavori su creatività e pensiero laterale come pensiero generativo, esplorativo, capace di fare salti invece che procedere per sequenze logiche. Un po' come è nel gioco degli scacchi la mossa del cavallo. Non si può perseverare sempre con lo stesso approccio. Da qui il pensiero laterale come forma strutturata di creatività. Lo stesso vale per la semplicità.

Convivere con la complessità (Edgar Morin) è solo una perdita di tempo. Non esiste alcuna giustificazione per mantenere complesse cose che possono essere semplici. Semplice non equivale a facile, anche se la semplicità facilita la vita. Il pensiero semplice non è una filosofia contemplativa, ma interviene nell'agire quotidiano. E' importante che la semplicità sia considerata un valore desiderabile e un atteggiamento mentale permanente.

Perchè esistono i nemici della semplicità. Tra di essi vi sono sicuramente insegnanti e uomini d'impresa. Alcuni semplicemente adorano la complessità e odiano la semplicità. Il modo più facile per sentirsi superiori è quello di fingere di capire quel che gli altri non sono in grado di capire. Per questo c'è bisogno di complessità. Gli argomenti vissuti come complessi creano un ruolo per gli attori della complessità. Mentre gli argomenti semplici lo negano, lo rendono inutile. Ma la semplicità è impegnativa sopratutto per chi non conosce a fondo un argomento. Per semplificare qualcosa bisogna conoscerla a fondo. Senza lo sforzo di capire la semplicità è semplicismo. Unita alla comprensione è vera semplicità... de Bono, intervista di Walter Passerini (Corriere Università, 30 Giu 2000).

Nel suo libro "Il Meccanismo della Mente", Edward de Bono ha in primo luogo descritto come la rete nervosa del cervello si comporti come un sistema auto-organizzato. È partendo da queste basi che il Dott. de Bono ha modellato le sue metodologie del pensiero. È l'inventore del termine "pensiero laterale" e l'ideatore del Programma di Pensiero CoRT (Cognitive Research Trust) per le scuole, che è il programma maggiormente utilizzato a livello internazionale per l'insegnamento delle abilità di pensiero.

Il problema dei tre interruttori può aiutare a comprendere le differenze tra pensiero laterale e pensiero verticale. e.debono.pngIn una stanza di un castello vi sono tre interruttori, ma non si sa quale dei tre controlla la lampada di una altra stanza non contigua. Le condizioni iniziali sono: i tre interruttori in posizioni off e la lampadina spenta. Supponendo di poter accendere e spegnere gli interruttori quante volte si vuole, ma avendo una sola opportunità di andare a controllare lo stato della lampadina, è possibile stabilire con certezza quale interruttore ne determina l'accensione? La risposta del pensiero verticale è no. La soluzione sarebbe stata facile se gli interruttori fossero stati solo due (accendere un interruttore a caso, andare a verificare nella stanza lo stato della lampadina, se è accesa è quello l'interruttore determinante se è spenta lo è l'altro). Nella situazione dei tre interruttori si può ancora accenderne uno a caso, ma solo se si è fortunati (probabilità 33%) si troverà la lampadina accesa e il problema risolto. Se la lampadina è spenta si potrà solo cercare di indovinare (con una probabilità di successo del 50%) qual è l'interruttore determinante. Il Pensiero laterale suggerisce di uscire dagli schemi (thinking out of the box), in questo caso del pensiero binario (acceso o spento), e di procedere nella seguente maniera: accendere due interruttori (es. 1 e 2), lasciar passare 3 minuti, spegnere un interruttore (es. 2) e recarsi a controllare lo stato della lampadina.
a) lampadina accesa: il collegamento è con l'interruttore N°1.
b) lampadina spenta, ma calda: il collegamento è con l'interruttore N°2.
c) lampadina spenta, ma fredda: il collegamento è con l'interruttore N°3.
In questo esempio il pensiero laterale ha consentito l'uscita dallo schema "acceso e spento" utilizzando una ulteriore variabile risolutiva per il problema: la temperatura della lampadina. debono2.png

"Sei Cappelli per pensare" propone un buon esercizio per affrontare i problemi da ottiche differenti. In pratica in una riunione, in un corso, in un dibattito ciascun interlocutore dovrebbe assumere ruoli (cappelli, vedi figura) definiti allo scopo di: dichiarare le sue posizioni, uscire dai suoi pregiudizi, considerare punti di vista alternativi; naturalmente per stimolare l'ampiezza delle soluzioni e delle critiche è auspicabile che in una discussione ciascuna persona accetti di indossare cappelli (ruoli) diversi. Di seguito i ruoli che ciascun cappello implica:
1) Cappello bianco (Neutrale): analisi dei dati, di informazioni, di eventi precedenti, analogie ed elementi che sono raccolti senza esprimere giudizi.
2) Cappello blu (Razionale): stabilisce priorità, metodi, sequenze funzionali, pianifica, organizza, stabilisce le regole del gioco. Conduce il gioco.
3) Cappello nero (Negativo): l'avvocato del diavolo che rileva gli aspetti negativi, le ragioni per cui la cosa non può andare.
4) Cappello giallo (Positivo): l'avvocato dell'angelo, rileva gli aspetti positivi, i vantaggi, le opportunità che si aprono.
5) Cappello rosso (Emotivo): emotività, esprime di getto le proprie intuizioni, come suggerimenti o sfoghi liberatori, come se si ridiventasse bambini, emozioni, sentimenti.
6) Cappello verde (Creativo): indica sbocchi creativi, nuove idee, analisi e proposte migliorative, visioni insolite.

Secondo De Bono affrontare i problemi con gli abituali metodi razionali produce risultati limitati dalla rigidità dei modelli logici. Per trovare soluzioni davvero innovative bisogna uscire dagli schemi prefissati, mettere in dubbio le presunte certezze e affidarsi ad associazioni di idee inedite. I saggi di De Bono sull'arte del pensiero creativo sono loro stessi talmente fuori dagli schemi che i librai non sanno mai se metterli nella sezione Scuola, Business o Religione. Il suo metodo si insegna già in Israele, Canada, Australia, Russia, Venezuela ed ora in Cina stanno valutando se inserirlo nelle scuole di ogni livello (dalle elementari al liceo) per rendere il paese sempre più competitivo e capace di conquistare nuovi mercati.