_antoniobernardo
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Sognavo una macchina amichevole alla quale delegare quelle operazioni che sono causa di fatica mentale e di errori, una macchina che sapesse imparare e poi eseguire docilmente, che immagazzinasse dati e istruzioni semplici e intuitive, il cui uso fosse alla portata di tutti, che costasse poco e fosse delle dimensioni degli altri prodotti per ufficio ai quali la gente era abituata. Dovevo creare un linguaggio nuovo, che non avesse bisogno dell'interprete in camice bianco.
Piergiorgio Perotto (1930 - 2002)

Quando lavorava alla Olivetti di Adriano, mio padre, discutendo con colleghi e collaboratori diceva: il giorno che con l'elettronica si riuscirà a fare 2+2 senza ricorso alla elettromeccanica e a meccanismi in movimento il nostro vantaggio competitivo per le macchine da calcolo sarà terminato.

In tempi recenti mi raccontava che forse, se l'ingegner Adriano non fosse scomparso prematuramente (1960), la divisione elettronica della Olivetti non sarebbe stata venduta (1964).

Sul Corrire della Sera del 28 Giugno 2011 Aldo Grasso ha scritto l'articolo: L'incredibile storia della nascita del pc: "Che storia incredibile e che rammarico! Il personal computer l'abbiamo inventato noi, cioè l'Olivetti, ma a trarne vantaggi e a rivoluzionare il mondo della comunicazione sono stati gli americani della Silicon Valley: «Quando Olivetti inventò il pc», documentario di Alessandro Bernard e Paolo Ceretto (History Channel, canale 407 di Sky, domenica scorsa, ore 23).

Era il 4 ottobre del 1965 quando New York Times, Wall Street Journal, Business Week e New York Herald Tribune titolano a piena pagina: «The first desk top computer of the world». Un team di giovani ricercatori dell'Olivetti di Ivrea, diretti dall'ingegnere Piergiorgio Perotto, aveva presentato alla fiera di New York il primo Personal computer: la Programma 101 (un curioso femminile!), un calcolatore grande come una macchina da scrivere, pensato per il singolo utente senza l'intervento di un tecnico programmatore, in un'epoca in cui i calcolatori erano enormi, complicati e inaccessibili. La Hewlett Packard ne comprò un centinaio di esemplari e poco tempo dopo lanciò un modello di computer identico alla 101. Accusata di aver violato il brevetto Olivetti, la HP sarà condannata a risarcire 900 mila dollari all'azienda di Ivrea.

Ma facciamo un passo indietro: nel 1964, a causa di una dura crisi finanziaria, l'Olivetti aveva ceduto la divisione elettronica a General Electric, come condizione perché Fiat e a Mediobanca intervenissero a salvare l'azienda. Adriano era morto da quattro anni, vantandosi di non aver mai fatto ricorso a una banca. Il figlio Roberto dovette invece fare il gran passo. La squadra di Perotto aveva però nascosto il progetto sotto il cappello della divisione calcolatrici rimasta a Ivrea e riuscì così a portare a termine il suo lavoro. Attraverso le interviste ad alcuni protagonisti, prende corpo una storia tanto sconosciuta quanto emozionante." programma101.png

"La Olivetti presentò nell'Ottobre 1965 a New York, alla mostra internazionale per le macchine per ufficio, due nuovi prodotti per il calcolo: la Logos 27 e il Programma 101. La Logos 27 era il prodotto di bandiera che doveva segnare, dopo l'abbandono della elettronica, la rentrée in forze sul mercato con un prodotto meccanico di alte prestazioni: era una supercalcolatrice, probabilmente quanto di più sofisticato un genio della tecnologia della meccanica poteva concepire. p.perotto.pngIl Programma 101 che costituì il primo personal computer nella storia del calcolo venne presentato per dimostrare che, si, la Olivetti aveva ceduto il settore elettronico, ma manteneva purtuttavia un occhio attento alle future tecnologie.

Alla mostra di New York avvenne però un fatto sconvolgente e per nulla previsto: folle sterminate si assieparono attorno al piccolo box del P101, dedicando solo una distratta attenzione alla Logos 27 e il successo si propagò alla stampa e si ripeté nelle successive presentazioni a Mosca (dicembre 1965), in Italia e in altre capitali europee" P.G. Perotto, "Il Darwinismo manageriale", Edizioni Sole 24 Ore, dic. 1988, pag 126,127.

"... Varianza viene di solito utilizzato, negli studi organizzativi, come sinonimo di fonte di disturbo dei processi lavorativi; qui viene invece utilizzato nel senso di rottura di prassi consolidate, invenzione di nuovi spazi di azione ecc. La creatività diffusa, la capacità di generare varianze e la presenza dei relativi germi attivi distribuiti costituiscono un indicatore della robustezza genetica di una organizzazione, essi la rendono più adatta a reagire positivamente e a resistere contro tutti i fenomeni di turbolenza che possono rappresentare un attacco verso l'azienda, ma sopratutto la mettono in condizioni di attaccare." Ibidem, pag. 90, 91. "

E' interessante riportare a questo proposito alcuni principi organizzativi introdotti all'INTEL:
1) Rapida e diretta comunicazione di qualsiasi difficoltà o problema. Questo deve avvenire prontamente e senza particolare riguardo ai livelli organizzativi.
2) La dottrina dell'assunzione di responsabilità. Se un impiegato identifica un problema o una opportunità, egli deve assumersi la responsabilità della soluzione senza aspettare che qualcuno glielo dica o lo autorizzi a farlo.
3) La crociata aziendale. In certe circostanze occorre mobilitare l'intera azienda e suscitare un eccezionale sforzo per risolvere problemi eccezionali.
4) Riduzione del tempo necessario a portare un prodotto sul mercato. E' uno dei problemi fondamentali per una azienda che operi sul fronte della innovazione.
5) Deregulation interna. La deregulation all'interno di una azienda mette una grande organizzazione in condizione di essere più competitiva, al prezzo di un maggior apparente disordine..." Ibidem, pag. 91, 92

"...In Italia è prevalente il caso di persone che semplicemente non esprimono quanto potrebbero e si ritirano sempre più nella rassegnazione, riservando a qualche hobby casalingo l'espressione della propria creatività. In America le persone più creative, dopo qualche tentativo aziendale infruttuoso, se ne vanno e tentano da qualche altra parte..." Ibidem, pag. 138, 139

"...Il costo della non qualità deve tendere a zero... Accertato quindi che non possiamo fare del solo profitto l'obiettivo esclusivo di una strategia, risulta chiaro che l'obiettivo primario è quello di creare e distribuire prodotti portatori di utilità, innovazione, ricchezza reale per il mercato." ibidem, pag. 146

"... Sempre più mercati richiedono soluzioni di problemi ossia offerte del tipo problem solver, più che prodotti o sistemi. Quindi è importante creare vantaggio competitivo non solo con prodotti dotati di elevati rapporti prestazioni/prezzo, ma saper offrire prodotti adatti a risolvere in modo ottimale sempre più specifiche esigenze applicative..." ibidem, pag. 184