POF ED ANALISI DEL CONTESTO

Dall’analisi dei dati alle scelte dell’offerta formativa

a cura di Mario Quarta

Nota introduttiva

Il presente lavoro mira a dare un modello di analisi di contesto a livello locale che interessa alcune variabili significative relative alla dispersione scolastica. Ritengo sia interessante notare il rapporto tra dati locali e dati nazionali proprio per stimolare una riflessione  all’interno delle singole istituzioni scolastiche per un’analisi della propria utenza e avere la possibilità di rapportare i dati ottenuti con quelli locali e modulare opportunamente la propria offerta formativa.

Inoltre, tra le variabili considerate nell’analisi, sarà possibile individuare opportunamente degli indicatori di qualità dell’offerta formativa in termini di efficacia e quindi variabili da monitorare nel processo di valutazione dell’azione educativa.

La ricerca, l’elaborazione e la presentazione dei dati è stata curata personalmente dall’autore utilizzando le diverse fonti disponibili in particolare gli archivi del Provveditorato agli studi di Lecce.

 

Premessa

La formazione degli adolescenti si sviluppa in una logica interistituzionale oltre che sistemica: scuola, extrascuola, soggetto educando. Pertanto per un’adeguata offerta formativa vanno analizzati elementi e dati riguardanti il soggetto rapportati non solo al sistema scuola, ma anche e soprattutto all’extrascuola, in relazione alle diverse sfere educative: cognitiva, metacognitiva, socio-affettiva, relazionale.

Una eventuale lettura di dati va sviluppata in una logica sistemica definendo ruoli e compiti dei diversi enti ed istituzioni educative e formative che supportano l’azione della scuola o interagiscono con essa per garantire lo sviluppo dei processi che permettono lo sviluppo formativo del soggetto e della sua integrazione sociale. Ora premesso e sintetizzato che

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Un indice dell’efficacia dell’azione educativa della scuola a livello locale può essere ottenuto confrontando i dati relativi agli indicatori di scolarizzazione di livello nazionale (vedi grafico 1 seg.) con quelli provinciali. A riguardo sono interessanti i risultati relativi al tasso di passaggio (scuola media – scuola superiore) – grafico 2 – ed al tasso di maturità – grafico 3 – interpretati alla luce delle ultime innovazioni: l’innalzamento dell’ "obbligo scolastico " da una parte e l’introduzione del "nuovo esame di stato " dall’altra.

 

sommario

Gli indici di scolarizzazione: tassi di passaggio e tassi di maturità

Distribuzione degli iscritti in rapporto alla tipologia d’istituti

Il rapporto tra ripetenze e abbandoni

 

Gli indici di scolarizzazione: tassi di passaggio e tassi di maturità

Si può rilevare come il numero di licenziati di scuola media ormai si attesti intorno al 100% dei frequentanti, fatto salvo un punto percentuale circa che è ritenuto fisiologico nel tasso di scolarizzazione, questo vale a livello sia nazionale che provinciale; il dato non va letto ovviamente come efficacia della risposta educativa – spesso disattesa o comunque non adeguata – ma come bisogno culturale sociale che l’istituzione scolastica deve garantire al di là dei risultati specifici, pertanto i suddetti dati vanno analizzati con molta attenzione. Si riportano i grafici per un confronto più immediato ed una sintesi più ampia dell’analisi dei dati presi in considerazione al di là della parziale lettura fatta in questo contesto. Nel "grafico 1" sono riportati gli indici di scolarizzazione a livello nazionale, mentre nei "grafici 2 e 3" sono sintetizzati i dati a livello provinciale che sono stati comparati, almeno relativamente ad alcuni indicatori con quelli nazionali.

GRAFICO 1                      

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Fonte Isfol su dati Istat

 

Come si può vedere dal "grafico 2"seguente, nel trend del "tasso di passaggio " dalla scuola media alla scuola superiore pur mantenendo sostanzialmente un analogo andamento, tra il dato nazionale e quello provinciale, vi è una differenza in media di due punti percentuale; tale dato va considerato come margine di miglioramento nell’ambito del sistema scolastico nella fase di interazione tra i diversi ordini in una logica di continuità educativa e di orientamento. Inoltre va ripensato il progetto educativo in funzione dei bisogni degli adolescenti in modo tale che gli stessi trovino nella scuola superiore il punto di riferimento o l’ambiente adatto in cui si possano coltivare le proprie aspirazioni attraverso un riequilibrio culturale ed un processo d’integrazione sociale.

GRAFICO 2                             

Fonte dati "Provveditorato agli studi di Lecce"

 

Dall’analisi dei dati riguardanti il tasso di dispersione risulta significativo l’andamento anno per anno relativamente al quinquennio di un corso dal momento dell’ingresso all’uscita, confrontato quindi con il "tasso di maturità ". A tal proposito in questo contesto si riportano i dati riguardanti la provincia di Lecce (vedi tabella seg.), relativi ai due quinquenni: (93-94/97-98) e (94-95/98-99). Tali dati si ritengono significativi proprio per l’alta variazione che si presenta nel valore percentuale tra il primo ed il secondo quinquennio. Ora confrontando  i dati e quelli  relativi al "tasso di maturità " con quelli nazionali riportati nel "grafico 1" precedente si può evidenziare come il valore provinciale, pur restando nella media nazionale – tra il 70 ed il 71% -, tra i maturati del 97/98 e quelli del 98/99 vi è uno scarto di circa 14 punti che, confrontati con i frequentanti dell’ultimo anno – scarto pari al 10% -, si può osservare questo dato sia collegabile all’introduzione del "nuovo esame di stato" che potremmo definire come un vero e proprio "effetto aberrazione " .

                           TAVOLA 1                         

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Il dato più preoccupante è proprio il trend crescente della percentuale di dispersione che se pur indicativa come dato storico è comunque non trascurabile, nella valutazione dell’efficacia dell’azione formativa, che va senz’altro rivista mediante un’innovazione totale delle proposte didattiche a livello sia culturale che professionale, visto che lo scarto tra gli studenti in entrata (frequentanti il primo anno) e quelli in uscita (frequentanti il 5° anno) passa dal 29% del quinquennio 1993-1998, al 39% del quinquennio successivo (1994-1999), (come da tabella precedente e grafici successivi).

GRAFICO 3                       

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Pertanto se tali variabili vengono assunte quali indicatori da monitorare per una valutazione qualitativa e quantitativa dell’offerta formativa, nel grafico seguente, si può vedere come si possa concretizzare in termini grafici il margine di miglioramento esistente, per poter quindi attraverso un’azione didattico-educativa mirata  ridurre lo scarto tra studenti in uscita e studenti in entrata.

GRAFICO 4                         

Dall’analisi dei dati si configura pertanto una scuola che ha perso la sua vocazione orientativa o che comunque non è in grado di rispondere alla domanda formativa in relazione alle scelte professionali o di prolungamento dell’istruzione, quindi è sempre più urgente rimodulare l’offerta formativa attraverso una approfondita analisi dei bisogni in rapporto al territorio ed alle aspirazioni degli utenti.

Ora prima di passare ad un’analisi se pur limitata di alcuni dati riguardanti la distribuzione degli iscritti in relazione alla tipologia d’istituti, è il caso di leggere se pur attraverso un semplice istogramma (grafico 5 seg. – DAL 29° RAPPORTO CENSIS – 1995 ) alcuni dati "storici" che mettono a confronto la realtà provinciale con quella regionale e quella nazionale e rapportarli alla situazione attuale tracciata attraverso i dati precedentemente presentati.

GRAFICO 5                                                           

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Distribuzione degli iscritti in rapporto alla tipologia d’istituto

A livello provinciale un altro dato significativo è quello relativo agli iscritti al primo anno. Dall’analisi di tali dati risulta, almeno a partire dall’anno scolastico 1995-96 (confronta TAVOLA 2 successiva), che vi è una equa distribuzione degli iscritti in rapporto alle diverse tipologie di scuole o istituti: professionali ed istituti d’arte, tecnici, licei e magistrali; in particolare salvo una leggera flessione degli istituti professionali, sostanzialmente tecnici e licei/magistrali si equivalgono, al contrario degli anni scolastici precedenti in cui gli istituti tecnici hanno registrato un flusso di iscrizioni sempre maggiore fino a raggiungere il 39% degli iscritti contro il 29-30% nei licei/magistrali.

Il fenomeno del livellamento del flusso d’iscrizioni va analizzato prendendo in considerazione sicuramente una pluralità di fattori; in ogni caso vanno evidenziati almeno due fattori più significativi:

  1. – una sorta di ricerca da parte dell’utenza di essere più sicuri nel soddisfare i bisogni culturali, visti come maggiori opportunità di "scelte" dopo l’istruzione superiore;

  2. – non trascurabile la non più tanto evidente diversificazione dell’offerta formativa che in precedenza era sicuramente più caratterizzante e più adeguata ai tempi.

A questo punto vanno meditate delle scelte educative/formative, che non sono sicuramente facili e, che oltre a tenere presente quanto espresso nei punti "a" e "b", rispondano istituzionalmente al problema posto dall’innalzamento dell’obbligo scolastico. Va sicuramente effettuato un cambiamento di rotta nell’offerta formativa ; va elaborata, un’offerta che sia in grado di assicurare ed accelerare un processo di orientamento che possa stimolare nei giovani scelte consapevoli e coerenti in relazione alle loro conoscenze, capacità e competenze. Una proposta educativa che tenga conto degli scenari sociali e quindi delle opportunità presenti sul territorio sia nel proseguimento degli studi sia per un eventuale inserimento nel mondo del lavoro, specie per quanto riguarda le opportunità offerte dall’avvento e dalla diffusione delle nuove tecnologie. Questo significa che bisogna prevedere un considerevole aumento dell’offerta formativa nei campi comunicativo, tecno-scientifica, socioeconomico e tecnologico, partendo dal principio che i cittadini di domani non possono sottrarsi alla rete dello sviluppo tecnologico ed al processo di globalizzazione e quindi al confronto con lo scenario "virtuale". In particolare per quel che riguarda il biennio, l’offerta formativa deve rispondere ad una sorta di riequilibrio culturale oltre che ad un riorientamento che garantisca la revisione delle scelte attraverso opportune proposte educative/formative che investono le aree linguistico-epressiva, logico-matematica e la tecnologia dell’informazione e della comunicazione (TIC).

 

SERIE STORICA DEGLI STUDENTI ISCRITTI AL 1° ANNO (nelle scuole statali)

PER TIPOLOGIA D’ISTITUTO NELLA PROVINCIA DI LECCE

                                        TAVOLA 2

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                                                                                    GRAFICO 6

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Fonte dati: annuari del "Sistema informativo" del Ministero Pubblica Istruzione

 

Variazione percentuali studenti iscritti al 1° anno confrontati

tra le diverse tipologie d’istituto riferiti agli ultimi aa.ss.

                   GRAFICO 7             

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Il rapporto tra ripetenze e abbandoni

La conferma di una "efficacia mancata" dell’azione educativa/formativa viene da un ulteriore analisi di dati riguardanti le ripetenze e gli abbandoni, indicatori da non trascurare sia in fase diagnostica sia in fase di verifica (autovalutazione) a livello di istituto. Al di là dell’effettivo numero di abbandoni, può essere significativo in questo contesto riflettere sulla presenza del "desiderio" di abbandonare gli studi che è sicuramente un indicatore dello stato di disagio dello stare a scuola e delle difficoltà del vivere il tempo scuola. Come si può desumere dai due grafici seguenti, in un gran numero di studenti si manifesta «… un trend di disagio che cresce con l’età e con la permanenza a scuola . Ciò vuol dire che il sistema scolastico non è in grado di assorbire e contenere il disagio che i ragazzi esprimono e che paradossalmente aumenta con l’avvicinarsi della conclusione del ciclo di studi. È il caso di dire che lo stare a scuola spegne l’entusiasmo dell’esserci . …».

GRAFICO 8                                               

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A tal proposito «…è interessante soffermarsi sulle diverse fasce d’età. La prima fascia riguarda l’ingresso nella scuola superiore, l’impatto con tale sistema. Nel primo anno di frequenza la quota di ragazzi che dichiara di non aver mai pensato all’abbandono è più elevata rispetto alle altre fasce d’età: c’é quindi in ingresso una fiducia in se stessi e/o nell’istituzione, un entusiasmo che prevale sulle difficoltà di inserimento.

Nella seconda fascia d’età si riduce la quota di ragazzi che non hanno mai pensato all’abbandono e prevale la quota di ragazzi che lo hanno pensato "a volte".

Infine, nella terza fascia d’età, quella superiore ai 18 anni, quindi tra coloro i quali frequentano l’ultimo anno o sono ripetenti, è evidente il grado di malessere che traspare dall’aumento di quanti hanno spesso pensato di abbandonare e la diminuzione di quanti non lo hanno mai pensato . …» .(fonte dati "Laboratorio permanente per i giovani" – provincia di Lecce).

GRAFICO 9                                             

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"Il passaggio dalla scuola media inferiore alla superiore richiede ai ragazzi di rivisitare e rivedere le modalità di relazione con insegnanti e compagni oltreché i modelli cognitivi di apprendimento. La nuova realtà scolastica esige l’investimento di notevoli energie psicologiche, cognitive, emotive, impone la sperimentazione di nuove strategie cognitive e relazionali, induce a vivere sentimenti contrastanti circa la possibilità di dimostrarsi all’altezza della nuova situazione ed in grado di far fronte alle richieste dell’istituzione scolastica ".

Osservando il seguente grafico sull’andamento del tasso delle ripetenze anche se si può rilevare un trend decrescente della percentuale di ripetenti, specie negli istituti tecnici e nei licei (nei professionali risulta sostanzialmente stabile), in realtà prendendo in considerazione anche i dati relativi al tasso di dispersione in relazione al quinquennio di studi (vedere grafico) si può desumere che vi è una sorta di autoselezione dovuta sicuramente all’impatto con la nuova dimensione scolastica e la "nuova" proposta culturale-formativa che spesso si rivela incomprensibile a livello comunicativo e trova gli stessi ragazzi impreparati ad affrontare le difficoltà dovute ad aspetti strutturali: strumentali e logici.

GRAFICO 10                    

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Fonte dati "Provveditorato agli studi di Lecce"

Sarà sicuramente interessante un’analisi formale dei dati confrontando la media con i dati parziali oppure i tassi fra le diverse tipologie d’istituto per una prima diagnosi; è comunque evidente che confrontando i dati con la riposta formativa – sicuramente non soddisfacente – si può facilmente dedurre come da parte del corpo docente più che intensificare e rimodulare l’azione formativa, si ha la sensazione, che da parte dello stesso vi sia una formale rinuncia alla risoluzione dei problemi, favorendo una fittizia riduzione del tasso di ripetenza; d’altronde attraverso una diagnosi non approfondita delle situazioni e un accomodamento dei casi problematici si medita e si concretizza di fatto una sorta di differimento prima e di delega poi dell’azione educativa rapportata ai bisogni.

Pertanto dal punto di vista professionale va rivisto o meglio riflettuto il ruolo ed il compito della funzione docente, perché la stessa si sviluppi e si realizzi in una logica di coerenza nell’ambito della dimensione istituzionale del sistema educativo scuola.

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