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Lo sviluppo scientifico e tecnologico dell’elettronica e dell’informatica ha trasformato il mondo della comunicazione, che oggi è dominato dalla connettività. Questi rapidi e profondi mutamenti offrono vaste opportunità ma suscitano anche riflessioni critiche.

Nel mondo di oggi lo sviluppo tecnologico non conosce sosta. A partire dal XX secolo, si sono avute numerosissime trasformazioni alcune delle quali hanno modificato totalmente il nostro modo di vita.

Si pensi alle lavatrici, ai frigoriferi, al televisore, al telefono con fili. A partire dagli ultimi anni del secolo scorso gli strumenti tecnologici a nostra disposizione sono aumentati sempre più: si è passati al telefono cellulare, al computer portatile, al tablet. Soprattutto ha preso il sopravvento l’utilizzo delle rete internet: stando comodamente seduti a casa propria e utilizzando un pc o un cellulare di ultima generazione si può rimanere in contatto con chi è distante da noi grazie ai social network, si possono leggere continuamente le notizie dell’ultima ora, visionare film, ascoltare musica… Oggi la tecnologia corre sempre più e si fa fatica a starle dietro: non si fa in tempo ad acquistare l’ultimo cellulare uscito sul mercato che già ne è in produzione un altro più avanzato. Sono soprattutto i giovani d’oggi a utilizzare questi nuovi mezzi. L’elettronica e l’informatica hanno senza dubbio modificato il nostro modo di vita e, in alcuni casi, non si sono avute migliorie, ma peggioramenti. Se è vero che da un lato con il telefono cellulare possiamo chiamare chiunque in qualsiasi parte ci troviamo, dall’altro è altrettanto vero che ciò crea ansia e paura: come afferma Maurizio Ferraris in “Dove sei? Ontologia del telefonino”, siamo talmente abituati a essere sempre raggiungibili e a pensare di poter chiamare l’altro in qualsiasi ora del giorno e in qualunque posto ci si trovi che siamo colti dall’ansia quando sentiamo la frase: “Il cliente non è al momento raggiungibile”, oppure entriamo in crisi quando non riusciamo a trovare campo e incominciamo a cercarlo affannosamente. Nel mondo di oggi, quindi, la nostra priorità sembra essere quella di essere sempre raggiungibili e di rimanere in contatto virtuale con gli altri. Ma il danno peggiore a cui hanno portato queste nuove tecnologie è, a mio avviso, la creazione di un mondo virtuale nei social network.

Oggi si preferisce rimanere in contatto con chi ci sta vicino non più uscendo con lui e parlandoci, ma utilizzando i social network. Da ciò che si pubblica su questi siti, ci si tiene costantemente informati sulla persona che ci interessa e la giudichiamo in base a ciò che mette sulla rete e non più sul suo modo di essere nella realtà. Molto spesso le persone si creano un mondo alternativo in cui rifugiarsi perché il mondo reale fa paura e non si è in grado di affrontarlo. Risulta ormai prioritaria soprattutto per i ragazzi delle nuove generazioni essere costantemente on line per pubblicare foto, pensieri e i luoghi in cui ci si trova sui social network. Il cellulare è diventato il migliore amico dei ragazzi. Essi, come sostiene il giornalista Daniele Marini in un articolo pubblicato su La Stampa il 9/2/2015, Con smartphone e social è amore (ma dopo i 60 anni), utilizzano il cellulare anche mentre mangiano a tavola. Questo insana abitudine, purtroppo, non è tipica solo dei ragazzini, ma anche degli adulti: lo smartphone ha modificato anche i rapporti lavorativi in quanto, quando non si è al lavoro, si è sempre reperibili tramite mail e messaggi anche durante i weekend e le vacanze. Analogamente, quando si è al lavoro, si vuole rimanere in contatto con la propria famiglia utilizzando i social network. L’uso del cellulare, dunque, ha mescolato ambito familiare e ambito lavorativo. Ma la cosa peggiore è che esso sta rendendo leciti alcuni comportamenti che rischiano di giungere alla vera e propria maleducazione: utilizzare il telefonino mentre si mangia o si è con gli ospiti, «conversare ad alta voce al telefono quando si è in luoghi pubblici, sul treno o in metropolitana. Inviare messaggi o telefonare (magari senza vivavoce), anche se si è alla guida». Come dice Bauman, quindi, siamo una generazione permeabile «perché l’uso (e talvolta l’abuso) dei nuovi strumenti di comunicazione travalica i confini delle sfere di vita, li penetra rendendoli più labili».

Io ritengo che bisogna fare attenzione nell’utilizzo di questi nuovi mezzi tecnologici. Bisogna ritrovare la necessità di poter stare da soli e non essere sempre attaccati al cellulare ventiquattrore su ventiquattro per sapere quale è stata l’ultima cosa che ha pubblicato il nostro amico. Inoltre, è necessario riscoprire anche il valore di passare del tempo con chi ci sta vicino, guardandolo negli occhi e parlandoci magari mentre si beve un caffè all’aria aperta. Io ritengo, infatti, che il pericolo maggiore del cellulare sia quello di rischiare di rimanere chiusi in casa e di crearsi, così, un mondo virtuale che non corrisponde affatto a quello reale. Ben venga, dunque, l’uso del cellulare (che può essere utile per reperire un familiare in qualsiasi momento) a patto che si riscopri il confine tra la sfera familiare e reale e la sfera lavorativa, collettiva e virtuale.