_stan
(320 punti)
5' di lettura

Il Mar Mediterraneo oggi è spesso il protagonista delle notizie che danno quotidianamente telegiornali e giornali. Esso, infatti, è diventato la principale via di fuga per le persone che scappano dai paesi africani martoriati da estenuanti guerre e miseria in cerca di condizioni di vita migliori. Ci siamo ormai abituati a sentire notizie di imbarcazioni affondate nelle acque dello Stretto di Sicilia. Ciò avviene per le pessime condizioni in cui questi migranti sono costretti ad affrontare il viaggio della salvezza.
Essi, infatti, sono ammassati in un gommone messo a disposizione da gente senza scrupoli che non esita ad abbandonarlo man mano che ci si avvicina alle coste europee. Questi gommoni sono sovraccarichi di persone e non ce la fanno a sopportare il loro peso e le condizioni del mare. Il Mediterraneo, purtroppo, oggi, oltre ad essere un luogo preferito in cui trascorrere le vacanze, è diventato anche un cimitero che accoglie i corpi di coloro che non chiedono altro di poter avere una speranza di costruirsi una nuova vita migliore di quella che sono stati costretti a lasciare. I fortunati che riescono a sopravvivere a questo terribile viaggio devono affrontare altre difficoltà: i paesi di arrivo molto spesso non sono disposti ad accogliere queste persone. Ciò accade perché regna ancora la mentalità di “scappare” e temere ciò che è diverso da noi: rifiutiamo l’altro proprio perché abbiamo paura in quanto non conosciamo la sua cultura, usi e costumi. Come afferma Paolo Frascani in Il mare,« il Mediterraneo non evoca uno spazio offerto alla libera circolazione di uomini e merci, ma prende, piuttosto, il sopravvento una certa resistenza ad aprirsi verso l’esterno». Il Mediterraneo, quindi, nonostante la sua posizione (bagna le coste dell’Asia, dell’Africa e dell’Europa), non è un mare che unisce, ma innalza delle barriere fra le diverse civiltà. I diversi popoli, purtroppo, temono di collaborare fra di loro. Eppure da un eventuale confronto fra le diverse civiltà tutti ne trarrebbero vantaggio. Come sostenuto in una Comunicazione congiunta della Commissione Europea e dell’Alto Rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza del 17 dicembre 2012, ad esempio, il Maghreb, «regione situata tra l’Africa subsahariana e l’Unione Europea da un lato, e ai confini del Mediterraneo orientale, dall’altro», ha delle ingenti risorse da offrire soprattutto ai paesi europei, ma non è in grado di mostrarle perché è la regione più isolata al mondo. Bisogna capire, però, che «entrambe le sponde del Mediterraneo hanno tutto da guadagnare da una situazione di maggiore stabilità, di maggiore integrazione dei mercati, di più stretti contatti interpersonali e di scambi intellettuali, economici e culturali più approfonditi». Tutte le popolazioni, quindi, dovrebbero mutare la loro mentalità e non aver paura di accettare ciò che è diverso dal loro modo di pensare, usi e costumi. Basti partire dal significato di Mediterraneo: esso, infatti, sta ad indicare le acque che stanno nel mezzo delle terre e, in effetti, esso lambisce le coste di ben tre continenti. Inoltre, come sostiene Predrag Matvejević in Breviario mediterraneo, il mar Mediterraneo ha visto il susseguirsi di diversi popoli e culture che, fin dai tempi antichi, hanno stretto dei rapporti. Basti pensare all’Antico Egitto, ai Fenici, ai Greci, che hanno diffuso la dialettica greca, l’arte e la democrazia, ai Romani che hanno esteso il diritto, il foro e la repubblica, ai popoli che hanno diffuso nuove religioni come il Giudaismo, il Cristianesimo e l’Islamismo, alle repubbliche marinare. Insomma per molti secoli il Mediterraneo è stato un importante mezzo che ha permesso lo sviluppo dei commerci, «degli attrezzi e delle armi, della sapienza e della conoscenza, dell’arte e della scienza». Di conseguenza, sul Mediterraneo è stata concepita l’Europa. Bisogna, dunque, che tutti paesi che si affacciano sul Mediterraneo considerino questo mare come una fonte inesauribile di ricchezza data soprattutto dal confronto di esperienze, di culture, di idee tra noi e gli altri abitanti dello stesso mare.