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Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: Il viaggio
Autore: Andrea La rizza
Descrizione: tesina multidisciplinare contenente argomenti sia umanistici che scientifici.analisi del tema del viaggio attraverso i viaggi e i viaggiatori più celebri della storia,analisi delle cause che spingono l'uomo a intraprendere il viaggio.
Materie trattate: italiano,latino,filosofia,storia,inglese,fisica,geografia astronomica
Area: umanistica
Sommario: La tematica scelta per lo svolgimento di questo percorso multidisciplinare è quella del viaggio, visto non solo dal punto di vista di una partenza fisica, ma analizzato nei suoi aspetti più poliedrici e dalle sue angolazioni più svariate. Il viaggio inteso come metafora della vita, il viaggio mentale, spirituale, fantastico, metafisico, letterario, ma anche il viaggio reale, quello che ha una partenza e una meta fisica, ma che ha anche delle cause. Ed è proprio questo il punto su cui la mia tesi si vuole soffermare: cosa spinge l'uomo a intraprendere il suo viaggio? Gli scopi sono variegati, ognuno ha il suo, ma c'è qualcosa che accomuna tutti I viaggiatori, metaforici o reali che siano: l'instabilità , l'incompletezza, il disagio. Ed è proprio da questa sensazione di disagio che scaturiscono I più grandi viaggi. Sarà il disagio della lontananza da casa che spingerà Ulisse a intraprendere il suo viaggio di ritorno, sarà lo smarrimento interiore a spingere Dante in un viaggio mistico di purificazione, è il disagio dei desideri irrisolti che ci fa sognare, come fu il disagio di una situazione di competizione con l'Urss che spinse gli Usa a dimostrare la loro superiorità con un grande viaggio, quello sulla luna. capitolo I:il mito di Ulisse IL MITO IN OMERO,DANTE,PASCOLI,DANNUNZIO E JOYCE. Esiste un'opera nella letteratura di tutti tempi che riassume - forse integralmente - i significati concreti e simbolici legati al tema del viaggio: l'Odissea di Omero. Il viaggio di Ulisse è un viaggio di ritorno dalla guerra di Troia alla sua nativa Itaca, la patria abbandonata e ritrovata insieme alla moglie Penelope ed al figlio Telemaco. Quindi il viaggio può essere considerato inizialmente nella sua circolarità (partenza, percorso, arrivo e recupero) ove emerge soprattutto la finalità ultima della meta, del raggiungimento di uno scopo (la ricongiunzione, la riconquista definitiva della stabilità attorno ai valori originari). Ma immediatamente, rileggendo attentamente la vicenda di Ulisse, si nota che il viaggio non può consistere solo nell'approdo al porto finale, ma piuttosto nel superamento di mille pericoli, ostacoli, prove e nella verifica di mille esperienze. Il viaggio diventa prova di conoscenza, nel senso più ampio del termine. Esso è lo stimolo naturale alla ricerca del nuovo, l'istintiva attrazione/repulsione per ciò che ci è estraneo,
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INTRODUZIONE.......................................................................................................................
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CAPITOLO I. UN VIAGGIATORE PER ECCELLENZA:IL MITO DI ULISSE…………………………………..
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CAPITOLO II. UN NAUFRAGO ALLEGRO:GIUSEPPE UNGARETTI L’ETERNO VIAGGIATORE…..
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CAPITOLO III. UN VIAGGIO ENIGMATICO:IL VIAGGIO EROTICO DEL SATIRICON……………….
CAPITOLO IV. IL VIAGGIO MISTICO DI DANTE ALIGHIERI ALLA RICERCA DELLA
PURIFICAZIONE DELL’ ANIMA, UN VIAGGIO INTRAPRESO NEL MEZZO DEL CAMMIN DI UN
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ALTRO VIAGGIO,LA VITA UMANA………………………………………….………………………………….………
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CAPITOLO V. IL “VIAGGIO” ONIRICO,FUGA DAL CONSCIO O DALL’INCONSCIO?..................
CAPITOLO VI. IL VIAGGIO COME SOTTRAZIONE ALLA VOLONTA’ MALIGNA:L’ASCESI DI
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SCHOPENHAUER…………………..………………………………………………………………………………………….
CAPITOLO VII. L’EVOLUZIONE DEI MEZZI DI TRASPORTO ACCORCIA LE DISTANZE DEL
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VIAGGIATORE:I MOTORI TERMICI ED ELETTRICI…………………………………………………………..…..
CAPITOLO VIII. USA vs URSS. LA “GUERRA” DEL SECOLO PORTA L’UOMO SULLA LUNA:
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REALTA’ O FICTION?..............................................................................................................
La tematica scelta per lo svolgimento di questo percorso multidisciplinare è quella del viaggio,
visto non solo dal punto di vista di una partenza fisica, ma analizzato nei suoi aspetti più poliedrici
e dalle sue angolazioni più svariate. Il viaggio inteso come metafora della vita, il viaggio mentale,
spirituale, fantastico, metafisico, letterario, ma anche il viaggio reale, quello che ha una partenza
e una meta fisica, ma che ha anche delle cause. Ed è proprio questo il punto su cui la mia tesi si
cosa spinge l’uomo a intraprendere il suo viaggio?
vuole soffermare:
Gli scopi sono variegati, ognuno ha il suo, ma c’è qualcosa che accomuna tutti I viaggiatori,
il disagio.
metaforici o reali che siano: l’instabilità, l’incompletezza, Ed è proprio da questa
sensazione di disagio che scaturiscono I più grandi viaggi. Sarà il disagio della lontananza da casa
che spingerà Ulisse a intraprendere il suo viaggio di ritorno, sarà lo smarrimento interiore a
spingere Dante in un viaggio mistico di purificazione, è il disagio dei desideri irrisolti che ci fa
sognare, come fu il disagio di una situazione di competizione con l’Urss che spinse gli Usa a
dimostrare la loro superiorità con un grande viaggio, quello sulla luna.
La mappa qui presentata consente una prima perlustrazione del tema del viaggio, inteso in senso
simbolico di desiderio, tensione di conoscenza e di ricerca e - viceversa - di distacco, di esilio, di
perdita, di allontanamento da sé e dalle cose più care.
IL MITO IN OMERO,DANTE,PASCOLI,DANNUNZIO E JOYCE.
Esiste un'opera nella letteratura di tutti tempi che riassume - forse integralmente - i significati
Omero.
concreti e simbolici legati al tema del viaggio: l'Odissea di Il viaggio di Ulisse è un viaggio di
ritorno dalla guerra di Troia alla sua nativa Itaca, la patria abbandonata e ritrovata insieme alla
moglie Penelope ed al figlio Telemaco. Quindi il viaggio può essere considerato inizialmente nella
sua circolarità (partenza, percorso, arrivo e recupero) ove emerge soprattutto la finalità ultima
della meta, del raggiungimento di uno scopo (la ricongiunzione, la riconquista definitiva della
stabilità attorno ai valori originari). Ma immediatamente, rileggendo attentamente la vicenda di
Ulisse, si nota che il viaggio non può consistere solo nell'approdo al porto finale, ma piuttosto nel
superamento di mille pericoli, ostacoli, prove e nella verifica di mille esperienze. Il viaggio diventa
prova di conoscenza, nel senso più ampio del termine.
Esso è lo stimolo naturale alla ricerca del nuovo, l'istintiva attrazione/repulsione per ciò che ci è
estraneo, la misura della distanza che ci separa dalle realtà sconosciute, la sfida al confronto,
l'abilità di relazionarsi con il diverso da noi, la capacità di adattamento a situazioni imprevedibili.
Narrativamente l'Odissea propone queste articolazioni tematiche attraverso le avventure che
toccano Ulisse: il mondo meraviglioso di mostri (Polifemo), maghe (Circe), sortilegi (le Sirene) e
tentazioni minacciose (Calipso). Ma l'Odissea rivela anche un'interessante varietà di atteggiamenti
nel carattere del navigatore-viaggiatore Ulisse: la tenacia nel sopportare le avversità naturali
(tempeste), l'astuzia nell'aggirare pericolosi imprevisti (Polifemo), la temerarietà nel varcare la
sfera del conoscibile (viaggio agli Inferi), l'abilità retorica nel narrare le varie tappe della sua
peregrinazione (il racconto ad Alcinoo), l'eroismo ed il coraggio fisico, il gusto del rischio e
dell'avventura. Dunque il significato del viaggio è soprattutto nel suo percorso: la meta può
materializzarsi in modo imprevedibile e talvolta può addirittura sfuggire, può essere
perennemente e vanamente inseguita. Dante
Nell'elaborazione del mito di Ulisse che propone
nel canto XXVI dell'Inferno emerge una nuova
interpretazione del mito di Ulisse, contrassegnato da una
sete conoscitiva sfrenata (si notino i versi citati) e
colpevole per Dante che lo porta alla morte, legata al
suo peccato di superbia nei confronti dei decreti divini.
Eolo consegna i venti a Ulisse « Lo maggior corno de la fiamma antica
cominciò a crollarsi mormorando,
pur come quela cui vento affattica;
indi la cima qua e là menando,
come fosse la lingua che parlasse, »
gittò voce di fuori, e disse: "Quando"
versi 85-90)
(Inferno XXVI,
« Non vogliate negar l'esperienza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza. »
(Inferno XXVI, 116-120)
« Cinque volte racceso e tante casso
lo lume era di sotto dalla luna,
poi che 'ntrati eravam nell'alto passo,
quando n'apparve una montagna, bruna
per la distanza, e parvemi alta tanto
quanto veduta non ne avea alcuna.
Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto;
ché della nova terra un turbo nacque,
e percosse del legno il primo canto.
Tre volte il fe' girar con tutte l'acque:
alla quarta levar la poppa in suso
e la prora ire in giù, com'altrui piacque,
infin che 'l mar fu sopra noi richiuso. »
(Inferno XXVI, versi 130-142)
“La violazione del sacro è un' altra delle minacce oscure che attendono chi si inoltra nei territori
sconosciuti ma eccitanti della scoperta. La rivelazione di ciò che non appartiene alla nostra cultura
spesso è misteriosa e rischiosa, risulta l'imperfetta interpretazione dei segni proposti a chi perlustra
l'ignoto da parte del divino.” (Coleridge)
Il viaggio in mare è del resto metafora della vita.
L'esistenza (la nave) è destinata a perdere la sua guida (la ragione) ed il poeta, che rappresenta il
dramma umano, si sente in balia di se stesso.
L'interpretazione dantesca del viaggio di Ulisse nell'emisfero delle acque come folle volo
indirettamente anticipa una valenza importante del tema nella letteratura ottocentesca e
novecentesca. Il viaggio diventa sempre più metafora dell'abbandono, il navigante si fa naufrago
nei gorghi dell'esistenza, la meta si annulla nella ricerca dell'illimitato, dell'informe, dell'infinito.
Pascoli ripropone invece nell'Ultimo viaggio un Ulisse esule, sconfitto, alla vana ricerca di una
verità superiore, che incontra la morte nell'isola di Calipso dopo una vana interrogazione sul senso
della vita. Giovanni Pascoli dedicò al mito di Ulisse un intero poema, incluso nella raccolta Poemi
conviviali (1904).
Nelle note alla prima edizione dei Poemi conviviali, Pascoli scriveva: « ... mi sono insegnato di
mettere d'accordo l'Odissea (XI, 121-137) col mito narrato da Dante e dal Tennyson. Odisseo
sarebbe, secondo la mia finzione, partito per l'ultimo viaggio dopo che s'era adempito, salvo che
per l'ultimo punto, l'oracolo di Tiresia». L'«oracolo di Tiresia» è la profezia che Ulisse riceve
dall'indovino tebano Tiresia, incontrato nel mondo dei morti (il libro XI dell'Odissea narra infatti la
discesa dell'eroe agli Inferi): Ulisse tornerà alla sua patria, ma dovrà quindi affrontare un nuovo
viaggio: con un remo in spalla, camminerà fintanto che non sarà giunto ad una terra i cui abitanti,
ignari del mare, scambino il remo per un ventilabro, strumento che i contadini usavano per
separare il grano dalla pula; allora, confitto a terra il remo e fatti sacrifici a Posidone, potrà tornare
a casa e riprendere il posto di re: «per te la morte verrà / fuori dal mare, così serenamente da
coglierti / consunto da splendente vecchiezza: intorno avrai popoli ricchi. Questo senza errore ti
annunzio» ( Odissea - Libro XI, vv. 134-137).
Omero immagina per Ulisse, a conclusione di una vita tormentata ed errabonda, una serena
vecchiaia; non così Dante e Tennyson che, come abbiamo visto, presentano un eroe o interamente
dominato dal desiderio di conoscere, al punto di rinunciare al ritorno ad Itaca, o disgustato della
vita mediocre e priva di attrattive che la sua isola e il suo ruolo di sovrano gli offrono e deciso
perciò a riprendere il mare.
L'eroe del Pascoli, invece, dopo aver compiuto il viaggio alla ricerca degli uomini che non
conoscono il mare, prescrittogli da Tiresia, per nove anni rimane ad Itaca. La sua non è però la
«splendente vecchiezza» di cui parla il testo omerico, perché Ulisse, assorto nella rievocazione del
proprio passato, nel rimpianto dei tempi eroici, è nello stesso tempo colto da un dubbio sempre
più tormentoso: gli episodi che egli va ricordando appartengono alla realtà o all'immaginazione?
E' questo dubbio che, nel decimo anno, lo spinge a riprendere la navigazione, con quei compagni
che fedelmente lo hanno atteso e ai quali, come in Dante e in Tennyson, Ulisse rivolge
un'allocuzione. (E' il canto XII de L'ultimo viaggio, diviso, a somiglianza dell'Odissea, in ventiquattro
canti, con un'inversione, però i primi dodici canti presentano l'eroe a terra, gli ultimi dodici ne
raccontano il viaggio).
Il viaggio è un navigare a ritroso, alla ricerca dei luoghi e delle figure che più fortemente hanno
segnato l'esperienza dell'eroe: Circe, il Ciclope, le Sirene, Calipso. Ma nulla di ciò che Ulisse ha
conservato nel ricordo corrisponde a verità: Circe non esiste, la sua canzone, che l'eroe si illude di
risentire, non è che lo sciacquio del mare mosso dal vento; nella grotta di Polifemo abita un
innocuo pastore, che a stento ricorda di aver udito raccontare che da quel monte piovevano pietre
in mare « ... e che appariva un occhio / nella sua cima, un tondo occhio di fuoco » (XX, vv. 40-41).
Il mito si dissolve, l'avventura di Ulisse si rivela sogno, non realtà. Ogni certezza sembra dunque
crollare: a chi chiedere il «vero», dove cercare risposta al dubbio sempre più inquietante circa
l'illusorietà di ogni esperienza umana? Nell'Odissea, le Sirene avevano invitato Ulisse a fermarsi ad
ascoltare il loro canto, giacché gli avrebbero rivelato ogni cosa:
«Vieni, celebre Odisseo, grande gloria degli Achei,
e ferma la nave, perché di noi due possa udire la voce.
Nessuno mai è passato di qui con la nera nave
senza ascoltare dalla nostra bocca il suono di miele,
ma egli va dopo averne goduto e sapendo più cose.
Perché conosciamo le pene che nella Troade vasta
soffrirono Argivi e Troiani per volontà degli dei;
conosciamo quello che accade sulla terra ferace»
(X1, vv. 186-191).
Alle Sirene ora si rivolge Ulisse, deciso ad affrontare il rischio di restare ammaliato dal dolce canto
e di non far più ritorno in patria; rischio che, nell'Odissea, ammonito da Circe, egli evita turando
con la cera le orecchie dei compagni e facendosi legare all'albero della nave. Ora è invece
determinato ad ascoltare fino in fondo, a permettere che la corrente spinga la nave agli scogli
delle Sirene.