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Sintesi

Tesina - Premio maturità  2009

Titolo: La Musica

Autore: Caddori Elisabetta

Descrizione: storia della musica occidentale attraverso i vari secoli e movimenti, parte scientifica e studio della funzione periodica, espressione dei sentimenti attraverso la danza

Materie trattate: Storia, Latino, Italiano, Filosofia,arte, Inglese, Fisica, Matematica, Geografia Astr., Ed. Fisica

Area: umanistica

Sommario: Storia, storia della musica, l'utilizzo della musica nei vari periodi Latino, Marziale e giovenale, la metrica Filosofia, Nietzsche, l'impulso apollineo e l'impulso dionisiaco Italiano,Giovanni Pascoli, fonosimbolismo, arte, la simultaneità , Kandinskij, lo spirituale nell'arte, Inglese, Blues, Auden, Refugee Blues, Hughes, The Weary Blues, Jazz, Fisica, le onde, le onde sonore, Matematica, la funzione periodica e studio della funzione, Geografia astronomica, l'effetto Doppler Educazione Fisica, la ginnastica ritmica, lo sviluppo psicomotorio, lo svilippo somatico, lo schema corporeo, le capacità  condizionali, equilibrio e coordinazione

Estratto del documento

della musica liturgica era probabilmente monodica (ossia affidata a un solista) e basata su variazioni d'intonazioni

attorno ad una nota fondamentale (corda di recita), variazione che era dettata dell'enfasi (prosodia) delle parole del testo

sacro, nello stile musicale detto sillabico. A questo stile, che occupava gran parte della messa, venne opposto un

secondo stile riservato ai momenti di maggiore enfasi, ad esempio l'Offertorio, in cui il solista intonava il testo variando

liberamente l'intonazione all'interno di una stessa sillaba in uno stile definito melismatico.

Il canto principale fu rappresentato dal canto gregoriano, che era il corpus dei canti codificati nel VI secolo da Papa

Gregorio Magno. Fu proprio a lui che probabilmente si dovette l'unificazione dei riti, che erano stati consolidati nelle varie

aree liturgiche europee (i principali furono il rito vetero-romano, il rito ambrosiano a Milano, il rito visigotico-mozarabico in

Spagna, il rito celtico nelle isole britanniche, il rito gallicano in Francia). Tuttavia la vera unificazione si deve spostare con

ogni probabilità di due secoli, infatti, si pensa che questa sia avvenuta grazie a Carlo Magno e all'impulso

dell'unificazione politica, che portò alla nascita del Sacro Romano Impero. L'attribuzione a Papa Gregorio Magno si

spiegherebbe con l'intenzione si superare le resistenze al cambiamento dei diversi ambienti ecclesiastici, costretti a

rinunciare alle proprie tradizioni. Il prodotto dell'unificazione dei due riti più importanti, quello vetero-romano e quello

gallicano, fu codificato nel cosiddetto antifonario gregoriano, che conteneva tutti i canti permessi alla liturgia unificata.

L'unificazione classificò i brani di musica sacra in uso secondo un sistema di modi, ispirati (per i nomi) ai modi della

tradizione greca (dorico, ipodorico, frigio, ipofrigio, lidio, ipolidio, misolidio, ipomisolidio).

Il repertorio del canto gregoriano è piuttosto vasto ed è diviso a seconda dell'epoca di composizione, regione di

provenienza, forma e stile; questo è costituito da Canti dell'Ufficio (recitati quotidianamente dal clero) e dai Canti della

Messa.

 Nei canti dell'Ufficio si trovano le forme liturgico-musicali come Le Antifone, I Responsori (brevi o prolissi) e gli

Inni;

 Nei Canti della Messa esistono le forme legate alle parti dell'Ordinario o Ordinarium Missae (cioè che non

mutano mai: Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus e Agnus Dei) e del Proprio e Proprium Missae (cioè i testi che

variavano a seconda delle diverse festività: Introito, Graduale, Alleluia)

Sia nei Canti dell'Ufficio che in quelli della Messa si possono ritrovare tutti i generi-stili compositori del repertorio

gregoriano, che possono essere classificati in tre enormi gruppi:

 I canti di genere sillabico (quando ad ogni sillaba del testo corrisponde solitamente una sola nota - Antifone e

le melodie semplici dell'Ordinario);

 I canti di genere semiornato (quando ogni sillaba del testo è corrisposta da piccoli gruppi di note - Introiti e

Communio della Messa);

 I canti di genere ornato (quando ogni sillaba del testo è corrisposta da molte note - Graduali e Offertori o i

responsi prolissi dell'Ufficio).

Dalla scrittura Neumatica alla nascita della Notazione

La riforma gregoriana sostituì lo studio dei testi alla trasmissione orale delle scuole di canto delle origini, sacrificando il

ruolo dell'improvvisazione, le particolarità regionali e l'intonazione microtonale. Nello stesso periodo si sviluppò anche

l'esigenza di 'trascrivere e annotare' i testi scritti in modo da aiutare i cantori ad eseguire musiche sempre allo stesso

modo, con una linea melodica che ne indicava la direzione ascensionale o discensionale. A questa esigenza si deve la

nascita di segni particolari, i neumi (nati forse dai gesti del direttore del coro) che trascritti tra le righe dei codici,

rappresentavano l'andamento della melodia, permettendo però di lasciare liberi sia l'intonazione che il ritmo. La scrittura

ottenuta lasciava perciò molto all'immaginazione del lettore, di conseguenza si dimostrava inadatta alla stesura di

composizioni più complesse, che mettevano alla prova la memoria dei cantori, perciò grazie all'opera di Guido d'Arezzo,

monaco Benedettino, si affermò il primo sistema di scrittura diastematica, quindi una scrittura che permetteva di indicare

le diverse altezze delle note da intonare. Il monaco chiamava il suo sistema tetragramma perchè inseriva dei segni (le

future note) in una griglia costituita molto spesso da quattro righe. Infine alle note poste nella griglia vennero assegnate

le sillabe iniziali dei primi sei versetti di un inno dedicato a San Giovanni Battista, come memorandum per gli allievi

(questo avrebbe poi posto le prime basi del solfeggio):

<<Ut queant laxis, Re Resonare fibris, Mi Mira gestorum, Fa Famuli tuorum, Sol Solve polluti, La Labii reatum, Si

Sancte Johannes.>>

In seguito il tetragramma che dapprima aveva linee variabili, venne caratterizzato da cinque linee fisse, assumendo il

nome di pentagramma e la nota Ut si sarebbe trasformata in Do.

In contrapposizione dell’Ars Antiqua del XII e XIII secolo, la polifonia del tardo Medioevo venne detta Ars Nova da

Marchetto da Padova: il contrappunto dei compositori dell'Ars Nova raggiunse vette di notevole complessità, infatti,

venne maggiormente sviluppato il concetto di notazione mensurale, ossia una nota oltre che essere divisa in tre note di

durata minore, poteva raggiungere anche altri tipi di durata; vennero moltiplicate le voci dei cantori e introdotta la forma

politestuale del mottetto. Il maggiore tra i maestri dell'Ars Nova fu senza alcun dubbio Landino Francesco, eccellente

organista (cieco dalla nascita, chiamato anche 'il cielo degli organi') e compositore di molti madrigali e ballate.

Musica profana

Fino a questo punto la musica era stata sempre messa in collegamento con la religione, la musica era utilizzata sempre

come mezzo per giungere nelle grazie delle varie divinità. Nel Medioevo, comunemente considerato il periodo buio, si

sviluppò l'esecuzione musicale anche fuori dalle chiese: nacque quindi la figura dello jongleur, che fece divenire, gli

scherzi e la musica, la sua professione. Al livello superiore c'erano gli jongleur de geste, rivolti soprattutto verso l'epica.

La società era profondamente divisa in gruppi gerarchici: si trovavano perciò, come di consueto, i nobili nel rango

massimo che già da quel periodo si dilettavano di musica e belle arti. I Troubadors (trovatori, nella Provenza che

utilizzavano la lingua d'oc) o Trouvères (trovieri, nella Francia del Nord che utilizzavano la lingua d'oil) erano artisti

girovaghi: questi 'trovavano' parole e musica, spesso in modo molto raffinato, con tematiche che spaziavano dalla

cavalleria all'amor cortese.

I Minnesanger (cantori d'amore) erano l'equivalente tedesco dei trovatori, certamente con le loro differenze culturali. La

loro arte vide la caduta verso la fine del XIII secolo, ma venne in seguito ripresa dai Meistersinger (maestri cantori), che

erano per lo più artigiani o commercianti di città, che dunque erano ben lontani dall'avere una vita agiata come quella dei

nobili. Questi artisti si riunirono in corporazioni che prevedevano regole rigidissime per quanto riguardava la

composizione e l'esecuzione dei canti. Queste associazioni furono descritte da Wagner nell'opera "I maestri cantori di

Norimberga". Dalla nascita di queste figure, la musica non fu più legata solo alla chiesa o alla religione, ma a qualsiasi

evento da rendere più vivace.

Musica Rinascimentale

Durante il Quattrocento si sviluppò una nuova scuola, che fu finanziata nelle scuole delle cattedrali dalla borghesia

benestante, la Scuola Franco-fiamminga, che rinnovò le forme già esistenti della messa, del mottetto e della chanson. I

fiamminghi (Dufay - fondatore e Des Prez) rivoluzionarono l'esecuzione della polifonia ereditata dall'Ars Nova e Ars

Antiqua. Questa rivoluzione sarebbe diventata la base per lo sviluppo della teoria dell'armonia.

La più importante forma profana dell'epoca fu il madrigale, un canto a più voci con un solo esecutore per ogni parte, in

cui il significato del testo comunicava il carattere espressivo della musica. Era una composizione di carattere pastorale o

amoroso su un testo poetico, che si sviluppò soprattutto nei secoli successivi.

La musica italiana del periodo rinascimentale si sviluppo favorita dall'ambiente culturale delle corti, si affermò con lo stile

polifonico vocale, conquistando una posizione di prestigio sia per la musica sacra (messe, mottetti) sia per quella

profana (madrigali, frottole, villanelle, canzoni) attraverso due grandi scuole quella veneziana e quella romana. Accanto

alla polifonia prese sempre più importanza la danza di accompagnamento strumentale, che iniziava realmente a

diffondersi: la musica inoltre compariva ormai spesso nelle occasioni d'incontro e divertimento sociale, era quindi

divenuta con il passare del tempo un metodo di intrattenimento insostituibile. Di notevole importanza fu il contributo di

Claudio Monteverdi (1567-1643), che segnò il punto di contatto tra l'espressione polifonica rinascimentale, che

contraddistingue parte delle sue composizioni, e quella barocca, che lo portò verso l'espressione del dramma in musica,

ossia la creazione dei primi melodrammi. Con questo compositore si può far corrispondere anche il passaggio dall'epoca

del madrigale a quella dell'opera lirica.

Musica Barocca

Il periodo Barocco viene normalmente definito tra due date principali: il 1600, nascita del melodramma e il 1750, data

della morte di J.S. Bach. All'inizio del periodo si notava una sorta di unità tra la musica rinascimentale e quella barocca,

tuttavia quest'ultima, verso la fine del XVI secolo, assume un carattere solenne, maestoso e monumentale, avanza con

una lunga serie di novità e con un cambiamento dal punto di vista dello stile. Una delle sue peculiarità è, come già detto,

la nascita dell'arte di recitar cantando, ossia la monodia accompagnata, dalla quale scaturisce il melodramma, di cui

Monteverdi è il primo grande operista.

La dottrina umanista, che influenzava la maggior parte dei compositori, portava al dominio del testo verbale su quello

musicale, mentre nel periodo precedente era il contrario. La parola era l'elemento che meglio esprimeva l'individualità

umana, perciò era assolutamente vietato soffocare l'elemento di primaria importanza nella visione umanistica con la

musica. Per soddisfare questa regola, i compositori optarono per uno stile consistente in una sola linea melodica, con un

accompagnamento armonico, mentre per i concetti espressi nel testo vennero usati altri mezzi. Anche in questo periodo i

compositori dipendevano dalle corti o dal clero, perciò realizzavano su commissione il tipo di musica adatta a un certo

avvenimento: l'Orfeo, per esempio, venne commissionato a Monteverdi per il Carnevale di Mantova, mentre Bach

componeva, per il servizio domenicale nella Cattedrale di San Tommaso, le cantate sacre. Nonostante moltissime opere

venissero commissionate, questo non impedì la composizione di veri e propri capolavori, come ad esempio La Passione

secondo Matteo o il Magnificat di Bach.

Il primo teatro d'opera pubblico a pagamento fu aperto a Venezia nel 1637, da questo primo evento si notò che la

rappresentazione era molto più adatta per un pubblico che era preparato sul campo musicale: nacque allora il culto del

solista. I cantanti erano invitati a sfoggiare la loro bravura, impegnandosi in arie ricche di virtuosismi e prodezze

tecniche; questi principi furono quelli che verranno rispettati da Monteverdi a Haendel.

Molto simile è l'evoluzione della musica strumentale: questo aspetto si trasportò fuori dall'opera, portando modelli come

l'"allegro - adagio - allegro" tipico dell' ouvertures di opere come quelle di Scarlatti (1685-1757) nel concerto grosso: la

stessa stesura del ritornello, con i passaggi interrotti da frasi puramente strumentali, fu adottata in opere strumentali.

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