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Il concetto di alienazione in alcuni filosofi,in letteratura italiana, inglese,e particolare riferimento ad un opera d'arte.
Materie trattate: filosofia,italiano,inglese,arte
L’alienazione
Allievo: Rodolfo Caira Esame di stato 2007
Tesina di maturità.
Il concetto di alienazione in campo
socio-umanistico.
Allievo Caira Rodolfo
Scuola Navale Militare F. Morosini
Venezia 1
L’alienazione
Allievo: Rodolfo Caira Indice
-concetto di alienazione,in Rousseu e in Hegel…pag.3
-concetto di alienazione in Feurbach e in Marx…pag.4
-concetto di alienazione in letteratura italiana, Pirandello con
6
“I quaderni di Serafino Gubbio operatore”…pag.
-concetto di alienazione in letteratura inglese, Eliot con The Waste Land
…pag.10
-l’alienazione in Edward Munch con particolare riferimento alla
“Sera nel corso Karl Johann”…pag.17
-bibliografia…pag.17 e 18. 2
L’alienazione
Allievo: Rodolfo Caira L’alienazione in filosofia
Il termine nel linguaggio giuridico, indica il
alienazione,
trasferimento del diritto di proprietà su un determinato bene da un
soggetto a un altro. Il punto d’incontro tra il significato giuridico,
originario, di alienazione e quello filosofico che indica il processo nel
corso del quale ciò che originariamente appartiene all’uomo ed è
opera sua, gli viene alieno o estraneo, finendo da ultimo col
dominarlo e asservirlo, può essere individuato in Rousseau, nella cui
opera il tema dell’alienazione è posto in rapporto con quello della
sovranità. nega che la sovranità possa essere alienata, cioè
Rousseau
trasferita dal popolo, che ne è il titolare originario, ai suoi
rappresentanti. Se la sovranità è alienata, cioè ceduta, si produce una
duplice scissione: una interna alla società, tra sfera pubblica e sfera
privata, e una interna all’uomo, tra cittadino e borghese.
L’ alienazione è, quindi, intesa come la perdita e il trasferimento ad
altri di qualcosa, in questo contesto la libertà, che essendo parte
integrante e inseparabile della persona e del corpo sociale, determina
in entrambi uno stato d’interna separazione e lacerazione. Questo
motivo dell’anormalità e dell’infelicità, connessa alla separazione, è
al centro degli sviluppi che l’idea dell’alienazione assume nella
“Fenomenologia dello spirito” di Hegel.
Nella “Fenomenologia dello spirito” di l’alienazione si
Hegel
produce dalla divisione di un’unità originaria, ma questa unità non è
più il popolo o la comunità, di cui parla Rousseau, bensì è l’ Idea
assoluta. L’idea(che è il Logos e Razionalità pura e Soggettività) si
aliena, si fa “fuori di sé”, ponendosi o oggettivandosi come Natura. Il
mondo naturale è un risultato della scissione dell’unità originaria,
cioè dell’assoluto, il quale si divide perché, per realizzarsi come
Spirito, ha bisogno di prender coscienza di sé e quindi perviene a se 3
L’alienazione
Allievo: Rodolfo Caira
stessa (ossia oggettivarsi a se stesso) e così, conoscersi. Essendo
strumento e mezzo di un processo positivo, l’alienazione, sebbene
implichi scissione, opposizione e, perciò, negazione, ha
conclusivamente per Hegel valore positivo. Se il processo è
globalmente favorevole quando lo si considera dal punto di vista
dell’Idea, non altrettanto si può dire dell’ intelletto umano. Prima che
l’uomo arrivi ad adeguare la propria coscienza al processo dell’Idea e,
quindi ad innalzare il proprio punto di vista da quello soggettivo a
quello dell’assoluto o del sapere filosofico, è inevitabile che egli
sperimenti l’alienazione come infelicità. Hegel parla a questo
proposito di “coscienza infelice”, vivendo all’interno della scissione,
senza sapere da dove essa origini, l’uomo si trova nello stato della più
completa separazione: della separazione di sé dalla comunità sociale
di cui è parte, nonché dalla separazione tra Io e mondo, tra soggetto e
oggetto, tra intelletto e natura. Il superamento dell’alienazione
coincide, per Hegel, con l’abbandono del punto di vista materialistico
del senso comune e col passaggio alla filosofia e all’idealismo, il
quale adegua finalmente la coscienza umana al processo stesso
attraverso cui si sviluppa l’Idea.
Una concezione opposta dell’alienazione a quella di Hegel è
offerta da che individua il fenomeno dell’alienazione
Feuerbach,
soprattutto nel campo della religione e, in particolare col
cristianesimo. Per Feuerbach, l’alienazione sorge dal fatto che l’uomo
proietta e personifica inconsapevolmente nella figura di Dio tutti gli
attributi e le qualità umane più alte, per adorarle poi come virtù e
requisiti di questa potenza estranea ,cioè Dio. Anche in questo caso si
tratta di un processo di scissione: il Dio cristiano, che è Logos, Spirito
e Ragione, è la ragione e lo spirito umano stesso, separato dall’uomo
e trasformato in soggetto a sé. Da qui la citazione: “Dio è lo specchio
dell’uomo” invece, il luogo di nascita dell’alienazione, non è più la
Per Marx,
religione o la filosofia, bensì la società degli scambi mercantili e in
particolare, la sua forma più sviluppata: cioè la società capitalistica
moderna. Nei “Manoscritti economici-filosofici del 1844” Marx 4
L’alienazione
Allievo: Rodolfo Caira
definisce il lavoro nell’attuale società capitalistica come “lavoro
alienato” per tre aspetti:
a)separazione del produttore rispetto ai prodotti della sua attività e ai
suoi mezzi di produzione;
b)separazione del produttore rispetto alla sua stessa attività,ossia
autoestraneazione nella produzione;
c)alienazione dell’uomo rispetto alla sua essenza di “ente generico”.
Il prodotto elaborato dall’operaio é per lui un ente estraneo, che non
gli appartiene, ma é esclusivo possesso del capitalista per il quale egli
lavora. In secondo luogo, nell'attività produttiva, l'operaio si estrania
da sè, ovvero non considera il proprio lavoro come parte della sua
vita reale. Questa, infatti, si svolge altrove, fuori e indipendentemente
dal lavoro. La forza lavorativa, erogata nei diversi lavori, viene
trasformata in un’entità a sé, diviene cioè valori delle merci, qualcosa
di indipendente dai produttori stessi e che li fronteggia e li domina.
Questo rapporto capovolto, per cui il prodotto del lavoro appare
dotato di un valore proprio, che subordina e comanda il lavoro, è
chiamato da Marx il “feticismo” delle merci. Inoltre nella produzione
capitalistica l'operaio perde il suo ovvero ciò che
ente generico,
propriamente ne contrassegna l'essenza: il lavoro. Quest’ ultimo
distingue l'uomo dall'animale: attraverso esso, l’uomo sotto la spinta
dei suoi bisogni oggettiva le sue capacità e si appropria della natura
stessa. Nella moderna produzione capitalistica, invece, il lavoro
diventa solo un mezzo di sopravvivenza individuale, non l'espressione
positiva della natura umana.. Con l'alienazione l'uomo é pertanto
privato anche della sua essenza sociale. Questa unità organica
dell'umanità, che si realizza oggettivamente nelle attività e nei
rapporti sociali, é frantumata dalla proprietà privata , che separa
l'uomo dalle sue attività e dai suoi prodotti, che gli vengono
contrapposti come qualcosa di estraneo.
La proprietà é , per Marx, l'espressione materiale, sensibile della vita
e, pertanto, la soppressione della proprietà e dei
umana estraniata
rapporti sociali fondati su essa coinciderà con la soppressione di ogni
alienazione. La soluzione dell'alienazione coincide dunque con il
comunismo, in cui l'esecuzione delle attività produttive é la
realizzazione dell'essenza umana. 5
L’alienazione
Allievo: Rodolfo Caira
L’alienazione nella letteratura italiana
Il rapporto tra l’uomo e la macchina, il lavoratore che diventa una
semplice appendice di ciò che egli stesso ha prodotto, sono temi
affrontati non solo in economia, ma anche in letteratura. Un esempio
è l’ opera pirandelliana nota come “ I Quaderni di Serafino Gubbio
Nel romanzo, suddiviso in sette quaderni e narrato in
Operatore”.
prima persona in forma di diario, il narratore e protagonista, operatore
cinematografico della Kosmograph, è attratto, soprattutto, dalla
fredda impassibilità della macchina da presa di fronte a tutto ciò che
le scorre davanti: tale indifferenza ai drammi ripresi dalla pellicola
cinematografica, si trasmette dalla cinepresa all’operatore stesso,
Serafino Gubbio, che finisce col diventare un’appendice del proprio
strumento.
Il racconto si apre con l'arrivo a Roma di Serafino, segue con una
serie di eventi descritti non in ordine cronologico, ma che percorrono
il filo logico e i ricordi del protagonista, nel corso del quale egli
diventa cosciente della propria alienazione. Un giorno Serafino
riprende per intero una scena tragica: l’attore Aldo Nuti uccide per
gelosia l’affascinante attrice russa Varia Nestoroff e muore sbranato
dalla tigre che avrebbe dovuto abbattere. È qui il punto centrale del
romanzo: Serafino è talmente alienato dalla macchina che,
impassibile come un automa, continua a girare la scena, in una sorta
di raggelante identificazione con la macchina.
Il sesto romanzo pirandelliano nasce alla vigilia della prima guerra
mondiale, nel 1914, gli anni del Futurismo, che al netto rifiuto della
tradizione univa l'esaltazione della vita moderna e dei suoi aspetti più
caratteristici: la velocità, le macchine, le nuove metropoli e i
complessi industriali.
Nella struttura e nelle proporzioni del racconto futurista, il
funzionamento meccanico della nuova civiltà non deve venire
intralciato dall'elemento umano; l'uomo non sarà che una rotella nel
gigantesco corpo della macchina. 6
L’alienazione
Allievo: Rodolfo Caira
Pirandello, invece, nutre per le macchine una profonda diffidenza ed è
proprio sulla insistita polemica vita/macchina che si aprono i
Quaderni di Serafino, ridotto dalla sua professione ad essere
esclusivamente "una L'alienazione di
mano che gira una manovella".
un uomo depauperato di vita e di creatività nel farsi servitore di
macchinari è il nucleo intorno a cui ruotano le riflessioni di questo io
narrante, più interessato a seguire il suo filo teorico/meditativo che a
raccontarci la storia di amore e morte presa a pretesto di narrazione.
Tema centrale, infatti, è il contrasto tra la visione meccanizzata
della vita, introdotta dalla seconda rivoluzione industriale, e una
concezione più attenta ai sentimenti e ai valori dell’ uomo. La
meccanicità ci porta a vivere caoticamente la nostra esistenza, con il
rischio di arrivare alla perdita dei contatti con il nostro essere:
"conosco anche io il congegno esterno, vorrei dir meccanico della
vita che fragorosamente e vertiginosamente ci affaccenda senza
requie. Oggi così e così; questo e quest' altro da fare; correre qua,
con l'orologio alla mano, per essere in tempo là. Nessuno ha tempo o
modo d'arrestarsi un momento a considerare, se quel che vede far
agli altri, quel che lui stesso fa, sia veramente ciò che sopra tutto gli
convenga, ciò che gli possa dare quella certezza vera, nella quale
solamente potrebbe trovar riposo. Il riposo che ci è dato dopo tanto
fragore e tanto stordimento, che non ci è più possibile raccoglierci un
minuto a pensare".
L'uomo, ormai schiavo della macchina, appare alienato da se stesso,
incapace di esprimere il proprio mondo interiore. "L'uomo che prima,
poeta, deificava i suoi sentimenti e li adorava, buttati via i sentimenti,
ingombro non solo inutile ma anche dannoso, e divenuto saggio e
industre, s'è messo a fabbricar di ferro, d'acciaio le sue nuove
divinità ed è diventato servo e schiave di esse .
Questi mostri che dovevano rimanere strumenti sono diventati invece,
per forza, i nostri padroni, e le macchine dopo aver ingoiato la nostra
vita, ce la restituiscono in produzione centuplicata e continua: in
pezzetti e bocconcini, tutti d'uno stampo, stupidi e precisi, da farne, a
metterli su, uno su l'altro, una piramide che non arriverebbe neppure
all'altezza d'un palo telegrafico”. 7
L’alienazione
Allievo: Rodolfo Caira
Il romanzo dà la netta sensazione di una crisi interiore; Serafino
descrive il conflitto causatogli dall'accettare il ruolo di un automa che
deve solamente girare la manovella della cinepresa: "L'anima a me
. Con
non mi serve. Mi serve la mano; cioè serve alla macchinetta"