abolizione latino liceo scientifico

Messaggioda enomis » 26/09/2008, 18:51

Pare che fra le varie intenzioni di riforma dell'attuale ministro della Pubblica Istruzione ci sia quella di abolire l'insegnamento del latino nel liceo scientifico.

Che ne pensate ?

Personalmente sono indignato e sconcertato davanti alla visione materialista che sta dilagando. Il latino in fondo è l'ultima vittima, sacrificato sull'altare di chi non concepisce che mettere il cervello in movimento è formativo anche se non viene fatto per motivazioni pratiche.
Certo, quando ho avuto la quinta dello scientifico trovavo assurdo che io, docente della materia oggetto della seconda prova scritta, avessi a disposizione solo tre ore settimanali, lo stesso numero di ore che poteva utilizzare il collega di latino.
Ma un conto è parlare di ridistrubuzione delle ore, altro volerne eliminare l'insegnamento !

Allo stesso tempo però sono assai critico con il modo in cui si è ridotto l'insegnamento del latino allo scientifico. I docenti, di fronte a studenti del triennio incapaci di tradurre anche le più semplici versioni, ripiegano sulla letteratura, ma la fanno IN LINGUA ITALIANA. E' ovvio che così la cosa ha poco senso.
Difendo pertanto l'insegnamento del latino allo scientifico, ma che torni ad essere serio !
enomis
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Messaggioda oruam » 26/09/2008, 21:46

Concordo con te.
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Messaggioda SnakePlinsky » 26/09/2008, 22:05

http://www.ft.com/cms/s/0/8172e580-9d2b ... ck_check=1

siamo ne 21 secolo :-D , è ora di scantarsi
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Messaggioda oruam » 26/09/2008, 22:53

SnakePlinsky ha scritto:http://www.ft.com/cms/s/0/8172e580-9d2b-11db-8ec6-0000779e2340.html?nclick_check=1

siamo ne 21 secolo :-D , è ora di scantarsi


Quindi nel XVI non era ancora l'ora, dici?
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Messaggioda dolanf » 26/09/2008, 23:21

In attesa che qualche genio proponga l'abolizione della matematica al classico, io propongo invece la lettura di un articolo scritto quindici anni fa da Luca Cavalli Sforza:

STUDIANDO, STUDIANDO
Repubblica — 27 novembre 1993 pagina 33 sezione: CULTURA
Il futuro di una nazione dipende dalla qualità delle sue scuole. Non se ne parla molto nei giornali, ma oggi è in corso una battaglia silenziosa a proposito della scuola italiana del futuro, in cui uno dei probabili perdenti sarà il latino. Io ho fatto gli studi secondari al liceo classico perché quello scientifico, che allora era da poco iniziato, non dava ancora molto affidamento. Vi imperava il latino: per otto anni ho dovuto dedicargli anch' io molte ore della settimana. Non l' ho mai amato; mi sono state imposte opere letterarie noiose, di scarsa importanza artistica o storica, invece di altre molto più stimolanti. La sintassi è veramente difficile, e non sempre ben spiegata. Perciò durante quasi tutta la vita ho considerato un handicap di essere stato costretto a studiare tanto latino invece che matematica e fisica, materie su cui ho dovuto faticare più tardi quando mi sono accorto di quanto fossero importanti. Ventitré anni fa mi sono trasferito in Usa, ed ero all' inizio entusiasta delle scuole secondarie americane. Mi piaceva il fatto che vi si insegnassero materie come economia, psicologia, sociologia, che nel nostro liceo non esistevano. Ma nel seguito ho dovuto rimangiarmi pian piano tutto l' entusiasmo. In realtà, con l' eccezione della storia degli Stati Uniti, quasi tutto il resto viene insegnato in modo estremamente superficiale; e ho dovuto concludere che nelle scuole secondarie americane si impara veramente troppo poco. Vi sono aspetti positivi, ma sono altri. I ragazzi americani vengono incoraggiati a discutere, e non a restare passivi ad ascoltare, o fingere di ascoltare il professore come avviene da noi, senza esprimere le proprie idee e le proprie critiche. Molto tempo viene dedicato allo sport e ad attività all' aria aperta, specie di gruppo, che promuovono la cooperazione ed anche la competizione. In alcune scuole di élite esistono corsi speciali, "avanzati", in cui si possono imparare bene scienze dure, e questi corsi hanno una validità sufficiente da permettere di evitare di seguire, più tardi, corsi equivalenti all' università. I corsi veramente obbligatori sono assai pochi. In alcune scuole più ricche vi sono molte possibilità di scelta di corsi facoltativi, di solito di natura pratica (di calcolatori, meccanica di motori, elettronica, cucito, cucina e così via). Intellettualmente però la scuola secondaria americana è assai poco stimolante. Nei confronti internazionali gli studenti americani risultano tra i più arretrati specie in matematica, la materia principe per la tecnologia del futuro. Il loro quoziente intellettuale è di undici punti più basso dei giapponesi, le cui scuole primarie e secondarie sono le più impegnative del mondo, e sono rese ancor più dure dalla pressione della famiglia sugli studenti, pressione che invece è quasi assente in America. Risultato medio La scuola secondaria americana tende a dare un minimo assoluto di educazione che possa essere acquisito da chiunque, ed il risultato medio è così poco brillante che il primo, e talora anche il secondo anno di quasi qualunque università americana sono dedicati a por rimedio all' ignoranza degli studenti. Il successo è solo parziale, ma le conoscenze specializzate acquisite all' università americana sono, in compenso, decisamente superiori a quelle ottenute nelle nostre. Copiare in Europa e in Italia la scuola secondaria americana è quindi un assurdo. Sottrarre lo studio in profondità anche se di una sola materia come il latino, per impartire invece in modo superficiale qualche nozione di psicologia, sociologia ed economica, come viene ora proposto è una decisione priva di senso. Si può e si deve apprendere che cosa sono gli assegni, i conti correnti in banca, le società per azioni e così via, ma prima, nella scuola media dell' obbligo. Nella scuola secondaria la scienza non deve essere di qualità deteriore; non bisogna correre il rischio di insegnare una psicologia ed una sociologia di livello paragonabile a quello dei settimanali illustrati. Molto meglio estendere lo studio della scienza dura, la fisica, accompagnata dalla necessaria quantità di matematica. Oggi si può insegnare anche la biologia come materia ricca di idee intelligenti invece che come in passato, quando era una lista di nomi di piante ed animali, di muscoli e di ossa. La scienza va insegnata come metodo per arrivare alla conoscenza, una lunga e difficile ma spesso emozionante strada alla soluzione di problemi, con una chiara visione dei dubbi e delle incertezze che restano e sempre resteranno. Naturalmente questo richiede professori in media più preparati, libri migliori di quelli esistenti, e la possibilità di fare con le proprie mani degli esperimenti semplici ma interessanti. Il calcolatore offre modi di insegnamento completamente nuovi, orizzonti straordinari. Una sociologia trita, spesso ridotta alla scienza dell' ovvio, alla conferma di quello che già tutti sanno, o una psicologia che può risultare di estrema ingenuità per ragazzi smaliziati sono controproducenti. Non è in queste materie che si trovano facilmente occasioni ed esempi per fare della scienza moderna e interessante, se non in certi (rari) esperimenti od osservazioni di psicologia sociale o di etologia che non sono abbastanza numerosi da costituire, da soli, una "materia" da mettere in programma. Meglio insistere soprattutto su discipline veramente ricche di applicazini di quei modelli teorici che sono alla base dei nostri ragionamenti scientifici. L' unico vantaggio che vedo in un insegnamento a livello secondario della sociologia o della psicologia, è che possono dare esempi di applicazioni di calcolo della probabilità e di pensiero statistico, di cui vi sarebbe molto bisogno. Ma occorrerebbe un insegnamento raffinato. Un' arte difficile Torno al latino. Mi sono reso conto, con qualche ritardo, che la mia reazione di antipatia era sbagliata, dovuta in parte all' amarezza per il mancato insegnamento a un buon livello della matematica e della fisica. Ho avuto nel corso della mia vita anche qualche occasione di fare professionalmente uso delle conoscenze di lingua latina, ma soprattutto ho capito che se ho imparato veramente a ragionare e risolvere problemi difficili nel corso del ginnasio e liceo è stato grazie all' esperienza di traduzione dal latino. La traduzione in genere è ancora un' arte molto difficile. Con tutta la ricerca sull' intelligenza artificiale che si fa nel mondo dell' informatica, il problema della traduzione in calcolatore è ancora lungi dall' essere risolto soddisfacentemente. Posso dire che, fra tutte le mie esperienze scolastiche, la traduzione dal latino è stata l' attività più vicina alla ricerca scientifica, cioè alla comprensione di ciò che è sconosciuto. Proprio questo è l'importante: esercitarsi nel procedimento logico-induttivo che è necessario in qualunque ricerca, quel che gli inglesi chiamano l' inferenza scientifica. Il processo di base è lo stesso in tutto il sapere. Resta poi a fare, per noi italiani, un' altra considerazione. Anche se il fascismo ci ha reso allergici alla rettorica dell' Impero Romano, è sempre vero che una parte importante della cultura europea è di origine latina, e noi italiani ne siamo i discendenti più diretti. La storia politica dell' Italia post-romana non ci ha dato motivi di orgoglio nazionale, o una identità di cui essere fieri come è successo a quasi tutte le altre nazioni europee. Ma la cultura latina è stata di importanza fondamentale per una frazione notevole dell' Europa, e per quella parte della storia culturale italiana di cui possiamo essere più orgogliosi, il Rinascimento, che ne è una filiazione diretta. Vi è abbastanza "noblesse" nella cultura latina che essa ci "oblige" a non dimenticarla. E' bene quindi continuare lo studio della sua lingua in profondità non solo per il suo apporto intellettuale, ma anche per quello di natura emotiva. Sostituirlo con materie di nessun impegno è come togliere lo scheletro a un organismo che deve reggersi in piedi e camminare. Sono convinto che nel mondo del duemila diventeranno sempre più importanti gli orientali, non perché si riproducono molto - per fortuna stanno smettendo - ma perché sono forti lavoratori e hanno un elevato livello intellettuale, come mostrano i test di intelligenza, per quanto grossolani ed imperfetti essi siano. E non credo ciò sia dovuto a una superiorità genetica degli orientali, ma semplicemente al fatto che a differenza della maggioranza degli occidentali studiano moltissimo a scuola. Vi è poi un altro motivo che io ritengo determinante, e che è simile a quello che ho discusso per il latino: la difficilissima scrittura cinese li impegna a dedicare molto tempo e fatica per imparare migliaia di caratteri. Alcuni popoli orientali l' hanno sostituita con alfabeti di tipo occidentale. Ma i più forti e importanti, i cinesi e i giapponesi hanno preferito persistere nel grosso investimento intellettuale necessario per imparare la scrittura tradizionale. Così possono anche continuare a tener viva una cultura ricchissima di cui sono profondamente e giustamente orgogliosi. - di LUCA CAVALLI SFORZA
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Messaggioda alvinlee88 » 26/09/2008, 23:28

Nella mia esperienza di liceale il latino è sempre stata una palla al piede, una cosa che mi faceva perdere un sacco di tempo a casa: il tempo di andare in biblioteca a stamparmi le versioni tradotte, dato che non avevo internet, e poi ricopiarle sul quaderno.
L'ho sempre sofferto molto, cercavo di studiarlo proprio il minimo indispensabile, mi puzzava veramente tanto di morto.
Non ci ho mai trovato niente di bello, non mi è mai sembrato un esercizio per la logica: volete mettere se invece di latino si insegnasse nei licei un linguaggio di programmazione o si introducesse un pò il concetto di dimostrazione matematica (io ne ho fatte tipo 3 o poco più..)? Questo si che servirebbe.
Invece adoravo la letteratura (però tradotta). Sarà perchè non l'ho mai studiato, non so. Sinceramente non sono troppo dispiaciuto di questa decisione di abolirlo.
Uno dei tanti motivi per cui odio l'Italia
http://www.youtube.com/watch?v=mbkQYskrf3w&hl=it
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Messaggioda strangolatoremancino » 27/09/2008, 01:50

alvinlee88 ha scritto:Nella mia esperienza di liceale il latino è sempre stata una palla al piede, una cosa che mi faceva perdere un sacco di tempo a casa: il tempo di andare in biblioteca a stamparmi le versioni tradotte, dato che non avevo internet, e poi ricopiarle sul quaderno.
L'ho sempre sofferto molto, cercavo di studiarlo proprio il minimo indispensabile, mi puzzava veramente tanto di morto.
Non ci ho mai trovato niente di bello, non mi è mai sembrato un esercizio per la logica: volete mettere se invece di latino si insegnasse nei licei un linguaggio di programmazione o si introducesse un pò il concetto di dimostrazione matematica (io ne ho fatte tipo 3 o poco più..)? Questo si che servirebbe.
Invece adoravo la letteratura (però tradotta). Sarà perchè non l'ho mai studiato, non so. Sinceramente non sono troppo dispiaciuto di questa decisione di abolirlo.


Io mi trovo abbastanza daccordo. Fin dalle medie ho puntato lo scientifico, ma sono subito andato a sbattere contro il latino, proprio a naso non mi convinceva.

Il liceo Scientifico Tecnologico è stata manna dal cielo. Pressapoco la stessa cosa, ma SENZA LATINO, fisica fin dal biennio, nel triennio molto ben approfondita, e come materie "sostitutive" sistemi e (come dice alvinlee) linguaggi di programmazione, Pascal, C++ e Visual Basic, tutti e 5 gli anni.

Quindi più che abolire il latino dallo scientifico tradizionale, credo che dovrebbero essere più diffusi indirizzi scientifici come quello che ho seguito io, dato che così diffusi non mi pare che siano.
"C'è sempre una buona ragione per essere idioti"

"In un interessante saggio del 1974 lo scrittore Achille Campanile ha analizzato in dettaglio le relazioni tra asparagi e immortalità dell’ anima, giungendo alla sorprendente conclusione che probabilmente di relazioni non ce ne sono"
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Messaggioda Fioravante Patrone » 27/09/2008, 06:19

Il vero problema è che non è un "liceo scientifico". E non lo è in parte proprio perché questa lingua inutile ruba spazio. Alle scienze (biologia, ad esempio, ma geologia pure!). Ma poi alla filosofia moderna, all'economia, all'antropologia, alla psicologia, alla sociologia, alle scienze giuridiche. E se volete aggiungere, prego...
Insomma, si esce dal liceo scientifico debolucci sul lato scientifico e ignoranti sul versante delle discipline umanistiche (cosa distinta da quel loro micro-settore che solo le "lettere antiche"). Però si sa rosa -ae.
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Messaggioda Cozza Taddeo » 27/09/2008, 08:14

Non tam praeclarum est scire latine, quam turpe nescire.
Un Liceo senza latino non è un liceo.
E' un aborto a metà strada tra un Istituto tecnico (ma senza tecnica e tecnologia) e un Liceo (ma senza classicità dove sta la formazione liceale?). Lo studio della lingua latina è parte essenziale dello studio del "Bello" e, grazie al cielo, è quasi totalmente inutile per fini pratici. Se uno studente vuole dedicarsi a studi Utili (l'Utilità, questa stolta divinità moderna al cui culto non ci si può sottrarre pena l'accusa di blasfemia contro l'intelligenza...chissà poi perché?!) vada a fare un Istituto Tecnico dove buona parte dei suoi neuroni verrà lasciata sott'olio per tempi migliori.
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Re: abolizione latino liceo scientifico

Messaggioda basket24 » 27/09/2008, 08:23

enomis ha scritto:Pare che fra le varie intenzioni di riforma dell'attuale ministro della Pubblica Istruzione ci sia quella di abolire l'insegnamento del latino nel liceo scientifico.Che ne pensate ?


fare il classico solo per il latino e perdere almeno 4 ore di matematica? [-X

cogito ergo sum :-D però se mi impediscono di pensare ciò che voglio non esisto no? :wink:
"La matematica è l'alfabeto con cui Dio ha scritto l'universo". Galileo Galilei

senza la pubblicità la migliore cosa del mondo non si vende, con la pubblicità la peggiore cosa del mondo si vende per un
giorno solo
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