da Flamber » 27/01/2015, 20:04
Tralasciando l'algoritmo descritto, che tra l'altro è più semplice di quanto sembri, non sono richiesti particolari strumenti matematici, se non una buona conoscenza dell'algebra lineare, penso che la parola "morale" si concentri su qualcosa di molto meno ambiguo e sfuggente di quanto tu pensi. Trovo onesto definire "morale" il processo che porta ad una misurazione, con il minor turbamento possibile di un sistema. Che poi la parola "morale" sia adatti o meno ad un contesto nel quale si parla essenzialmente di autovettori e spazi di Hilbert, questo è assolutamente legato alla sensibilità del lettore.
Se non altro (non ho letto il libro, ma dopo questa discussione penso proprio che lo farò), con questa scelta stilistica unica (unica perchè nessun'altro testo, se non citando Bell, parla di "processo morale", non pechè mi piaccia particolarmente), penso che l'autore descriva bene il campo nel quale ci si stà muovendo, quantomeno allo stato attuale della conoscenza. Secondo me vuole porre un'asticella, quasi assiomatica, sotto la quale pensa sia opportuno non scendere, non per pigrizia, ma perchè non si vuole invadere un altro campo.
Che poi questo campo si voglia chiamare filosofia, natura ancora non comprensibile, caso o dio, probabilmente dipende solo dall'intelligenza di chi legge, o dalla sua convenienza.