Per la $y' = h(y)$ (autonoma) vale la proprietà che se $\phi(t)$ è una soluzione, allora lo è anche
$\psi(t) = \phi(t+a)$ (1),
cioè la composizione $\psi$ della soluzione $\phi$ con la traslazione $\tau(t) = t+a$.
DIM. Devo dimostrare che $\phi(t+a)$ è soluzione (*), cioè che soddisfa l'uguaglianza $\phi'(t+a) = h(\phi(t+a))$.
$\phi'(t+a) = \phi(\tau(t))$. Facendo la derivata della composta:
$\phi'(t+a) = \phi(\tau(t)) = \phi'(t+a)\tau'(t) = \phi'(t+a) * 1 $ (3)
Ma $\phi(t+a)$ è soluzione n(**), quindi $\phi'(t+a)$ è uguale a $h(\phi(t+a)$ $ square $ (2)
Il dubbio è: perché non avrei potuto scrivere la (2) già all'inizio, in (1)? Cioè, perché non avrei potuto dire semplicemente
che siccome $\psi(t) = \phi(t+a)$, allora se una è soluzione lo è anche l'altra? Non sarebbe corretta anche perché non terrei conto dell'ipotesi "autonoma"; ma probabilmente sto anche usando male la composizione e sto confondendo la funzione traslata di $a$ (1) col valore della funzione non traslata in $t + a$. Cioè, in (1) all'inizio ho la funzione traslata, che devo dimostrare essere soluzione, mentre in (2) ho la funzione non traslata $\phi$ in $t+a$. E' corretto? Sto facendo fatica a intuire questa differenza, se è lì il problema.
*, ** [EDIT]: p.s. Non riesco nemmeno a eliminare l'apparente (?) circolo vizioso (*; **).