Re: consigli laurea magistrale finanza

Messaggioda Injuria » 06/12/2016, 20:18

Gli investimenti non si valutano rapportando il loro costo al tuo patrimonio. Se sei ricchissimo e perdi 2 noccioline hai comunque perso 2 noccioline.

Cerchiamo di studiare e poi parlare ;)


Appunto...cerchiamo di studiare prima: l'utilità marginale di qualsiasi bene decresce con l'aumentare della disponibilità dello stesso. 1000 euro in più per un disoccupato hanno un valore, per un miliardario un altro.
"società commerciale" mi mancava.

...non è mai troppo tardi.
Comunque, nel caso specifico, il Poli vende corsi di laurea triennale e magistrale, PhD , MBA e Master di vario tipo

I primi costano poco perchè lo Stato, con le tasse di tutti, paga il restante.
Gli ultimi costano tanto perchè pagati interamente dagli studenti.

La "vendita" funziona se c'è chi compra dall'altra parte. Per questo esaltano le qualità dei loro corsi, per attrarre gli studenti ad acquistarli. E competono sottraendo gli studenti migliori alle altre università-

Questa logica può averla il Cepu, non un' università. L'università, il Politecnico di Milano più degli altri per motivi di tradizione, dimensioni, numero di studenti e fondi pubblici utilizzati dovrebbe avere un ruolo diverso nei confronti del paese, ma non perché lo dico io, perché è il motivo stesso della sua esistenza in tale forma in cui svolge il suo compito oggi. Il suo scopo non dovrebbe essere acchiappare studenti da altre parti di Italia facendo fallire la "concorrenza": http://www.normativa.polimi.it/upload/s ... Milano.pdf
A mio parere non sta comunque alle università il compito di auto incensarsi e nemmeno a società private. Negli Stati Uniti il Department of Labor conduce indagini che durano decenni sullo stesso campione di persone per capire quali sono gli effetti degli anni di istruzione, dell'etnia, della classe sociale etc (National Longitudinal Surveys), questo ha un valore, il qs o altri che si basano sui sondaggi che chiedono all'oste se il vino è buono oppure sul numero di citazioni no.
Quando il PoliMi o altri, faranno un'indagine di questo tipo ceteris paribus potrebbe essere un elemento da prendere in considerazione per una famiglia che deve investire speranze e denaro per far cambiare città ai propri figli. Viceversa una classifica i cui autori stessi affermano essere basata su criteri arbitrari e che sconsigliano di usare come guida per una scelta personale non posso prenderla sul serio.
Al momento criteri basati sulla qualità della ricerca, lo stipendio medio percepito dopo la laurea/phD o quello che è, internazionallizazione, mi sembrano (personalmente) abbastanza significativi per chi cerca un corso di laurea che poi lo porterà nel mondo del lavoro

E' chiaro che se uno cerca un corso di laurea non per lavorare dopo ma per fare ricerca o per gusto personale di studiare senza secondi fini dello stipendio dopo la laurea non gliene può fregare niente. E quindi non deve assolutamente guardare quelle classifiche neanche di sfuggita

Il problema è che non si basano nemmeno su questi criteri.

Domanda: la misura di altezza o peso è oggettiva? Se si, citatemi il paper dove il ricercatore tira fuori infinite cifre significative dalla sua misura ;)


Paper? Qualche secolo di epistemologia partendo da Galileo per arrivare a Popper dovrebbero bastare.
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Re: consigli laurea magistrale finanza

Messaggioda raffamaiden » 06/12/2016, 21:27

Injuria ha scritto:Appunto...cerchiamo di studiare prima: l'utilità marginale di qualsiasi bene decresce con l'aumentare della disponibilità dello stesso. 1000 euro in più per un disoccupato hanno un valore, per un miliardario un altro.
"società commerciale" mi mancava.


(non è neanche vero. L'utilità marginale della prima scarpa è nulla, quella della seconda è positiva :smt023 )

I soldi hanno utilità marginale decrescente.

Cosa c'entra? Qui non li stiamo ricevendo i 1000 euro, li stiamo spendendo.

Se l'NPV dell'investimento è negativo, per es. -1 k€, io perdo mille euro. O sono ricco o sono povero ho sempre perso mille euro.

Poi è chiaro che c'è sotto l'ipotesi dell'investitore razionale. Se uno vuole dare fuoco ai soldi solo perchè è ricco è libero di farlo. Ma la teoria guarda alla profittabilità dell'investimento, prescindendo dalle sue fonti di finanziamento. E quindi dal fatto che tu sia ricco o povero (che il tuo patrimonio sia tanto o poco). Ed è un particolare importante!

Altrimenti non esisterebbe il concetto di start-up fatta dal prima neo-laureato :lol:

Successivamente, stai secondo me volutamente, confondendo le acque.

Innanzitutto si parlava se l'università deve farsi pubblicità da sè. Quindi per ora la classifica QS è fuori dal discorso

Secondo, sei andato a prendere la mission, i values e tutte queste cose.
La mission di Google è di organizzare l'informazione e metterla a disposizione di tutti.
Quella di Ford, almeno agli inizi, di far si che tutti devono avere un auto.
Tutte le imprese, e dico tutte, hanno una mission. Mi sembra che si facciano comunque pubblicità, non trovi?
E si, in nessuna impresa la mission consiste nel "far più soldi possibile". Perchè non è di ispirazione per i lavoratori.
Poi concordo ovviamente che a differenza di una impresa "tradizionale" l'università non deve avere tra i suoi obiettivi principali quello di fare più profitto possibile. Questo è pacifico.
Ma non significa neanche che non deve farsi pubblicità o non deve attrare gli studenti migliori. Perchè anche se vuole fare ricerca, gli servono gli studenti migliori. Se vuole diffondere la conoscenza, farlo con dei ciucchi mi sembra difficile
Quindi come vedi la triste realtà è che la concorrenza tira fuori il meglio dalle persone/istituzioni. E sebbene l'università può non avere il pitch da presentare all'AGM con i concorrenti, ti assicuro che competono tra di loro

I criteri del ranking:

Io avevo in mente quelli del FT, dove ci sono misure come il salario post-laurea

http://rankings.ft.com/businessschoolra ... ience-2016

voi parlavate di quelli del QS. Quindi errore mio :smt023
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Re: consigli laurea magistrale finanza

Messaggioda anonymous_40e072 » 06/12/2016, 21:35

Premesso che non ho tempo di rispondere approfonditamente, ma che farò in un secondo momento, vi anticipo che le risposte alle vostre domande sono già presenti nei miei posts.
Inoltre, pare che non ci sia nemmeno stata la voglia di aprire quel link in cui citavo il funzionamento dei criteri di ranking QS.
H-index, sebbene non perfetto, qualità e quantità di aziende offerenti proposte di collaborazione, internazionalizzazione e così via, sono tutti criteri oggettivi per valutare quantomeno l'attrattività del polo universitario.
Il Polimi fa quello che fanno la maggior parte delle università importanti nel mondo.
Pubblicano semplicemente i riconoscimenti che ottengono. Che solo raramente riguardano i rankings. Se vi faceste un giro sul sito notereste che i riconoscimenti arrivano agli studenti, ricercatori e professori per merito, che nulla ha a che fare col marketing dell'Università.
Detto questo, che l'istruzione sia per certi versi un business è un dato di fatto inevitabile fintanto che viviamo in un mondo in cui il denaro è spesso la cosa più importante. Fosse per me, semi-privatizzerei. Per alzare gli stipendi di ricercatori e professori, per investire in ricerca e infrastrutture, per allargare le borse di studio, per rendere il sistema più premiante. Ma qui siamo fuori tema.
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Re: consigli laurea magistrale finanza

Messaggioda Injuria » 06/12/2016, 23:00

raffamaiden ha scritto:Cosa c'entra? Qui non li stiamo ricevendo i 1000 euro, li stiamo spendendo.
Se l'NPV dell'investimento è negativo, per es. -1 k€, io perdo mille euro. O sono ricco o sono povero ho sempre perso mille euro.

La differenza è che se sei ricco ti arrabbi 3 minuti e continui a fare la stessa vita di prima, se sei povero ti tocca mangiare riso in bianco per un mese. Se ho 10 mele in saccoccia non me ne frega nulla di darne 1 al maiale, se ne ho solo 2 potrebbe pesarmi parecchio: la perdita assoluta è sempre di una mela, ma in termini di utilità (che è quello che conta) la mela del ricco non vale nulla, quella del povero vale una cena. Quindi il ricco al maiale non dà nulla, il povero darebbe eventualmente una cena.
raffamaiden ha scritto:Innanzitutto si parlava se l'università deve farsi pubblicità da sè. Quindi per ora la classifica QS è fuori dal discorso
...Ma non significa neanche che non deve farsi pubblicità o non deve attrare gli studenti migliori. Perchè anche se vuole fare ricerca, gli servono gli studenti migliori. Se vuole diffondere la conoscenza, farlo con dei ciucchi mi sembra difficile
Quindi come vedi la triste realtà è che la concorrenza tira fuori il meglio dalle persone/istituzioni. E sebbene l'università può non avere il pitch da presentare all'AGM con i concorrenti, ti assicuro che competono tra di loro

Le università DEVONO farsi conoscere, ma con modalità coerenti con il loro statuto, con trasparenza (ovvero mi devi dare tutte le informazioni che hai e non solo quelle ti fanno comodo) e seguendo uno spirito che non danneggi altre istituzioni o non le metta in cattiva luce sottolineando criteri quantomeno dubbi dal punto di vista scientifico. Puntare al monopolio della ricerca non mi sembra il miglior modo per stimolarla, ammesso che sia definibile uno spazio concorrenziale fra i vari atenei italiani. Quindi, se ti fai conoscere facendo orientamento, pubblicazioni o altre iniziative di informazione è un conto, se lo fai con metodi da minimarket è un altro conto e non credo che questo aiuti ad attirare i migliori o a migliorare la ricerca.
raffamaiden ha scritto:Secondo, sei andato a prendere la mission, i values e tutte queste cose.
La mission di Google è di organizzare l'informazione e metterla a disposizione di tutti...

Ho linkato lo statuto che è equiparabile ad una legge con tanto di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Le mission aziendali sono invece una dichiarazione di intenti che hanno un valore giuridico nullo. Se il PoliMi non segue quei principi sta andando contro la legge ed i motivi stessi della sua esistenza.

anonymous_40e072 ha scritto:Inoltre, pare che non ci sia nemmeno stata la voglia di aprire quel link in cui citavo il funzionamento dei criteri di ranking QS.
H-index, sebbene non perfetto, qualità e quantità di aziende offerenti proposte di collaborazione, internazionalizzazione e così via, sono tutti criteri oggettivi per valutare quantomeno l'attrattività del polo universitario.

Li ho letti e rimango della mia idea, se proprio vogliamo andare sul tecnico c'è un problema di autoselezione del campione, autoreferenzialità e collinearità. Lo ammettono loro stessi: i criteri tendono a favorire atenei grandi in città importanti ed è quello che ci si aspetta in maniera scontata da una classifica del genere, ma non aiutano Tizio, che appartiene alla classe media ed è residente in provincia di Reggio Emilia, quale sia l'esperienza formativa migliore e più conveniente per lui.
Avere una dozzina di asiatici in aula o decine di ricercatori che non incontrerò mai potrebbe non importarmene un fico secco.
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Re: consigli laurea magistrale finanza

Messaggioda raffamaiden » 07/12/2016, 12:43

Injuria ha scritto:La differenza è che se sei ricco ti arrabbi 3 minuti e continui a fare la stessa vita di prima, se sei povero ti tocca mangiare riso in bianco per un mese. Se ho 10 mele in saccoccia non me ne frega nulla di darne 1 al maiale, se ne ho solo 2 potrebbe pesarmi parecchio: la perdita assoluta è sempre di una mela, ma in termini di utilità (che è quello che conta) la mela del ricco non vale nulla, quella del povero vale una cena. Quindi il ricco al maiale non dà nulla, il povero darebbe eventualmente una cena.


Continui a fare grandi minestre.

Nell'NPV di per se non c'è la propensione al rischio. I flussi di cassa futuri sono "certi". Quindi se è positivo lo è per tutti, ricchi e poveri. Se è negativo lo è per tutti, ricchi e poveri. Pensa a un NPV socialista, se vuoi.

Quella che dici si può modellare come propensione al rischio.
Quindi se vuoi puoi fare un "range di NPV al 99% di confidenza". Quindi prendi l'NPV calcolato usando i flussi di cassa minimi e l'NPV calcolato usando i flussi di cassa massimi.
Se sono entrambi positivi l'investimento conviene a tutti, sia ricchi che poveri.
Se sono entrambi negativi non conviene a nessuno, nè ricchi nè poveri.
Se il minimo è negativo e il massimo è positivo, entra in gioco la propensione al rischio che dici.

Quindi, tornando al discorso di partenza, se conviene o no spendere 30k per il corso di finanza.
Se il flusso di cassa attualizzato dello stipendio futuro è superiore ai 30k€ conviene a tutti.
Ovviamente c'è la varianza, come abbiamo detto. Ci saranno persone che hanno fatto il corso e ora sono disoccupate.
Ma è anche vero se se hai una propensione al rischio maggiore stai più attento: quindi sai che la perdita di tale cifra per te sarebbe "insopportabile" e quindi studi di pù, ti applichi di èiù e hai meno probabilità, nel libero mercato, di finire nel range "sotto". Vale a dire ti tagli la varianza negativa

Poi chiaramente se uno è conservativo e vuole il posto fisso sicuro non fa nessun corso di finanza, perchè c'è la probabilità dello 0.01% di restare disoccupati, ma il concorso per diventare professore nei licei, per esempio.

. Puntare al monopolio della ricerca


non mi sembra che nessuno punti al monopolio della ricerca. Anzi tutte le università collaborano tra di loro sia nella ricerca sia nella formazione. Basta pensare all'Alta Scuola POlitecnica nata dalla collaborazione dei due politecnici.

Si parlava del fatto che le università emettono i comunicati stampa dove dicono di essere saliti nella classifica, e questo a te non andava bene. Non al monopolio della ricerca (che è sbagliato e in effetti non avviene)

Ho linkato lo statuto che è equiparabile ad una legge con tanto di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Le mission aziendali sono invece una dichiarazione di intenti che hanno un valore giuridico nullo. Se il PoliMi non segue quei principi sta andando contro la legge ed i motivi stessi della sua esistenza.


Le leggi sono quelle approvate dal Parlamento :)
In ogni caso che pubblicizzare la propria posizione in classifica sia contro i principi lo dici tu

Lo ammettono loro stessi: i criteri tendono a favorire atenei grandi in città importanti ed è quello che ci si aspetta in maniera scontata da una classifica del genere, ma non aiutano Tizio, che appartiene alla classe media ed è residente in provincia di Reggio Emilia, quale sia l'esperienza formativa migliore e più conveniente per lui.
Avere una dozzina di asiatici in aula o decine di ricercatori che non incontrerò mai potrebbe non importarmene un fico secco.


Siamo almeno d'accordo che a Tizio, che ipotizzo vada all'università per migliorare le sue aspettative lavorative future, interessi il salario medio che chi ha fatto quel corso prende dopo averlo finito?
Perchè la classifica che ti cito io, quella del Financial Times, si basa anche su questi criteri.

L'attratività internazionale in genere è un indice di qualità, di "fama" se vuoi.
Se tutti fanno la fila per andare ad Harvard e nessuno fa la fila per andare all'università di Poggibonsi ci sarà un motivo.
O le università sono tutte belle e tutte brave e gli idioti degli studenti scelgono a caso?
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Re: consigli laurea magistrale finanza

Messaggioda Intermat » 07/12/2016, 14:05

raffamaiden ha scritto:Nell'NPV di per se non c'è la propensione al rischio. I flussi di cassa futuri sono "certi". Quindi se è positivo lo è per tutti, ricchi e poveri. Se è negativo lo è per tutti, ricchi e poveri. Pensa a un NPV socialista, se vuoi.

Quella che dici si può modellare come propensione al rischio.
Quindi se vuoi puoi fare un "range di NPV al 99% di confidenza". Quindi prendi l'NPV calcolato usando i flussi di cassa minimi e l'NPV calcolato usando i flussi di cassa massimi.
Se sono entrambi positivi l'investimento conviene a tutti, sia ricchi che poveri.
Se sono entrambi negativi non conviene a nessuno, nè ricchi nè poveri.
Se il minimo è negativo e il massimo è positivo, entra in gioco la propensione al rischio che dici.

Quindi, tornando al discorso di partenza, se conviene o no spendere 30k per il corso di finanza.
Se il flusso di cassa attualizzato dello stipendio futuro è superiore ai 30k€ conviene a tutti.
Ovviamente c'è la varianza, come abbiamo detto. Ci saranno persone che hanno fatto il corso e ora sono disoccupate.
Ma è anche vero se se hai una propensione al rischio maggiore stai più attento: quindi sai che la perdita di tale cifra per te sarebbe "insopportabile" e quindi studi di pù, ti applichi di èiù e hai meno probabilità, nel libero mercato, di finire nel range "sotto". Vale a dire ti tagli la varianza negativa



Intervengo solo per dire che, anche tu, semplifichi troppo. Il motivo principale risiede nel fatto che una persona non abbiente, per pagare i 30.000€ deve fare un prestito che, probabilmente, avrà durata decennale (se non ventennale, posto che glielo concedano). Tale prestito, a causa della quota di interessi, farà si che il costo effettivo salga almeno a 40.000/45.000 €. Inoltre l'aver stipulato un prestito farà si che per i successivi 10/20 anni la persona non potrà (di fatto) averne altri e dunque dovrà, per esempio, rinunciare ad acquistare una casa di proprietà perché un altro prestito difficilmente lo otterrebbe. Tutto questo invece non sarebbe vero per una persona benestante/ricca che potrebbe staccare un bel assegno senza porsi nessuna domanda. Sarebbe bello che tutto fosse facile come lo disegni tu, l'analisi è anche giusta (in parte), ma ci sono situazioni reali che ti impediscono di usarla per trarre le conclusioni che proponi (poi magari anche facendo come suggerisco io arriveresti alla stessa conclusione, questo non lo so, non mi sono messo a fare i conti). Inoltre, per valutare la convenienza dell'investimento, dovresti confrontarlo con un analogo investimento, ad esempio un corso in un'altra università meno prestigiosa che magari costa 5000€ (per tutti gli anni). A questo punto dovresti vedere la differenza di stipendio nei due casi e fare le analisi. Era proprio quello che dicevo, svariati post fa, quando dicevo che per scegliere l'università si deve fare anche questo conto (oltre a vedere i piani di studio, i laboratori disponibili, le strutture, etc..). In pratica, lasciando stare il corso in finanza, andare al poliMi invece di frequentare l'università nella città, universitaria, in cui si abita porta a costi elevatissimi che richiederebbero decenni per arrivare in pareggio.
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Re: consigli laurea magistrale finanza

Messaggioda Injuria » 07/12/2016, 17:24

raffamaiden ha scritto:Nell'NPV di per se non c'è la propensione al rischio. I flussi di cassa futuri sono "certi". Quindi se è positivo lo è per tutti, ricchi e poveri. Se è negativo lo è per tutti, ricchi e poveri.

1- Il povero rischia intrinsecamente di più del ricco come spiegato da intermat. Investire 90% dei miei risparmi è diverso che investirne l'1%
2- Ciò che contesto è proprio il fatto che la stessa istruzione dia effetti omogenei per ogni categoria sociale. Le scuole con rette alte autoselezionano classi che sono già privilegiate. Studi analoghi sono stati fatti negli Stati Uniti per misurare l'effetto sul salario a parità di altre condizioni e da anni ormai danno risultati chiari sul fatto che il ritorno economico degli anni si istruzione a parità di istituto diano ritorni diversi a secondo dei gruppi etnici, del background sociale o del sesso.
raffamaiden ha scritto:Le leggi sono quelle approvate dal Parlamento :)

No, un decreto rettorale è un decreto amministrativo quindi una fonte di diritto. Nel momento in cui viene pubblicato l'atto in Gazzetta Ufficiale è quindi fonte di diritti ed obblighi. Di fatto equivale ad una legge.
In ogni caso che pubblicizzare la propria posizione in classifica sia contro i principi lo dici tu

No, lo dicono loro nello statuto con cui si sono autoregolamentati. Diffondere classifiche fasulle che non hanno nulla di trasparente, scientifico e che passano il messaggio che alcuni atenei italiani siano sprofondati qualitativamente da un anno all'altro non mi sembra molto coerente con: "operare nell'interesse della società" ed "elaborare la trasmissione delle conoscenze scientifiche, tecnologiche, umanistiche ed economico-sociali".
Siamo almeno d'accordo che a Tizio, che ipotizzo vada all'università per migliorare le sue aspettative lavorative future, interessi il salario medio che chi ha fatto quel corso prende dopo averlo finito?
Perchè la classifica che ti cito io, quella del Financial Times, si basa anche su questi criteri.

Non c'è niente di peggio della media come indice di posizione del salario. Sarebbe meglio la mediana. Già che ci sono potrebbero diffondere la distribuzione del reddito e l'effetto specifico di quel master suddiviso per sesso, classe sociale ed etnia, magari comparandolo con altri master simili. Sono informazioni che posseggono, se non le vogliono dare devo pensare che non vogliono essere trasparenti fino in fondo. Non mi aspetto che siano le stesse università a farlo, ma almeno che ci siano organi di valutazione seri ed indipendenti e non markettari da strapazzo in palese conflitto di interessi (il qs è sponsorizzato dal PoliMi).
L'attratività internazionale in genere è un indice di qualità, di "fama" se vuoi.

Non so se ci sia nella classifica del ft, sicuramente nel qs non c'è per le lauree in ecnomia: http://www.topuniversities.com/universi ... onometrics
Se tutti fanno la fila per andare ad Harvard e nessuno fa la fila per andare all'università di Poggibonsi ci sarà un motivo.
O le università sono tutte belle e tutte brave e gli idioti degli studenti scelgono a caso?

No, ma non ne concludo che le altre dimensionalmente piccole e con meno tradizione siano delle fetecchie e che quindi sia giusto indebitarsi fino al collo a scatola chiusa con la certezza di guadagni da favola. Pavia ad esempio, pur non comparendo nemmeno in classifica ha un ottima specialistica in finanza e molti dei suoi laureati si collocano in importanti istituzioni finanziarie pubbliche e private, sia in Italia che all'estero. Se pensiamo che questa specialistica produce poche decine di laureati all'anno con poche risorse in confronto alle centinaia degli atenei milionari ne posso concludere che questo è un ottimo risultato.
Dico Pavia, ma a livello europeo potrei dire Francoforte o Amsterdam che a guardare la classifica sembrano scuolacce.
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Re: consigli laurea magistrale finanza

Messaggioda raffamaiden » 07/12/2016, 19:31

1- Il povero rischia intrinsecamente di più del ricco come spiegato da intermat. Investire 90% dei miei risparmi è diverso che investirne l'1%


Ancora? Se i flussi di cassa sono certi, e quindi non c'è rischio, non c'è rischio nè per il povero nè per il ricco
Intermat ha detto una cosa diversa. Quando calcoli i flussi di cassa ci devi mettere gli interessi sul debito che paghi.

2- Ciò che contesto è proprio il fatto che la stessa istruzione dia effetti omogenei per ogni categoria sociale.


Questo vale per tutte le università. Le donne guadagnano meno degli uomini, i neri meno dei bianchi. Quindi non influisce sulla singola scelta

Diffondere classifiche fasulle che non hanno nulla di trasparente, scientifico


Sono tutte opinioni tue, assolutamente non rimostrabili in nessun tribunale

Non c'è niente di peggio della media come indice di posizione del salario. Sarebbe meglio la mediana. Già che ci sono potrebbero diffondere la distribuzione del reddito e l'effetto specifico di quel master suddiviso per sesso, classe sociale ed etnia, magari comparandolo con altri master simili


Certo. Ognuno adotta la misura che più lo convince

Non so se ci sia nella classifica del ft, sicuramente nel qs non c'è per le lauree in ecnomia


Certo che c'è:

http://www.topuniversities.com/qs-world ... ethodology

"International faculty ratio (5%) & international student ratio (5%)"

Sei stato tu, nel tuo messaggio del 7 Dicembre 2016 alle 00:00, a dire che "Avere una dozzina di asiatici in aula [...] potrebbe non importarmene un fico secco"
Adesso stai enfatizzando il fatto che l'itnernazionalizzazione non è un criterio di classifica (in realtà lo è). Quindi ti stai contraddicendo: prima hai detto che non te ne importa nulla, adesso dici che non è un criterio (e quindi implicitamente supponi che sia importante)

No, ma non ne concludo che le altre dimensionalmente piccole e con meno tradizione siano delle fetecchie e che quindi sia giusto indebitarsi fino al collo a scatola chiusa con la certezza di guadagni da favola


Ovvio. Di certo nella vita c'è la morte

Pavia ad esempio, pur non comparendo nemmeno in classifica ha un ottima specialistica in finanza e molti dei suoi laureati si collocano in importanti istituzioni finanziarie pubbliche e private, sia in Italia che all'estero


Ottimo. Mi link la _mediana_ del salario che prende chi si laurea a Pavia, oltre che i dati disaggregati per sesso, provenienza e classe sociale?

Altrimenti stiamo dicendo che i dati delle università grandi non ci piacciono, altri dati non ce ne sono, e quindi nessuno sa quali siano le università migliori e gli studenti dovrebbero scegliere la loro università mettendo tanti nomi in un cappello e tirando a sorte
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Re: consigli laurea magistrale finanza

Messaggioda Injuria » 07/12/2016, 21:44

Ancora? Se i flussi di cassa sono certi, e quindi non c'è rischio, non c'è rischio nè per il povero nè per il ricco
Intermat ha detto una cosa diversa. Quando calcoli i flussi di cassa ci devi mettere gli interessi sul debito che paghi.

Che ti devo dire? Mi hai convinto! Ne concludiamo che tirare fuori 35k per un ricco e per un povero è la stessa cosa, fa un po' attrito con la realtà, ma non ha senso per me perdurare nella polemica.
Questo vale per tutte le università. Le donne guadagnano meno degli uomini, i neri meno dei bianchi. Quindi non influisce sulla singola scelta

Se permetti nel momento in cui devo confrontare una scuola che chiede 35k ed una che ne chiede 0, probabilmente la composizione sociale degli iscritti è diversa e probabilmente il salario medio calcolato è influenzato dalla provenienza sociale.
Dico così con cognizione di causa perché conosco bene la Bocconi, ci va una buona parte dell'alta borghesia milanese. Tanto per fare un esempio estremo anche Andrea Agnelli, pronipote del fondatore della Fiat, è andato in Bocconi. Ora, vogliamo dire che Agnelli guadagna tanto perché ha fatto la Bocconi? Come lui ci sono svariati figli di dirigenti o proprietari di imprese. Non sono tutti così ovviamente, c'è anche gente normale che merita e che ha preso borse, ma mi pare ovvio che esiste una distorsione di questo tipo. Inoltre chi è disposto a spendere molto per una retta è anche disposto a spendere ulteriore denaro per master e scambi con l'estero. Di c.v. di bocconiani ne ho visti: chi va un anno ad Hong Kong, chi negli Stati Uniti, chi investe in ulteriori master post laurea, pochi rimangono fermi. Alla luce di questo mi pare scorretto dire ad uno che dichiara di non avere nemmeno 35k: vai alla Bocconi perché è prima in classifica ed è sicuro che prenderai un salario da favola.
Quello che concludo è quindi questo: voglio conoscere l'"effetto Bocconi" sul mio salario atteso considerando che faccio parte della classe media, che non ho agganci nell'alta finanza e che non posso permettermi master e scambi con l'estero. Dunque, se ho questo dato, lo confronto con l' "effetto Modena" e allora possiamo parlare di investimento e di ritorni.
Certo. Ognuno adotta la misura che più lo convince

Nel caso si adotta la misura che maggiormente può essere indicativa. Il salario ha una distribuzione tipicamente asimmetrica a sinistra e la media, come indicatore di posizione, è influenzata dai valori estremi. Dunque la media è sempre maggiore della mediana. La mediana mi indica più correttamente quale può essere il salario più probabile che uno studente può ricevere dopo la laurea.
Sono tutte opinioni tue, assolutamente non rimostrabili in nessun tribunale

Per carità, hai ragione, ma da una parte c'è uno statuto che ha valore di legge in cui un'istituzione pubblica si impegna a diffondere la conoscenza, ad essere trasparente, ad avere responsabilità nei confronti del paese ed elargire informazioni corrette, dall'altra c'è una classifica basata sui sondaggi che potrebbe influenzare scelte di studenti e quindi drenare fondi da un ateneo all'altro. Al di là dell'aspetto giuridico vi è anche un codice etico cui le università dovrebbero impegnarsi a mantenere.
Certo che c'è:

http://www.topuniversities.com/qs-world ... ethodology

"International faculty ratio (5%) & international student ratio (5%)"

Sei stato tu, nel tuo messaggio del 7 Dicembre 2016 alle 00:00, a dire che "Avere una dozzina di asiatici in aula [...] potrebbe non importarmene un fico secco"
Adesso stai enfatizzando il fatto che l'itnernazionalizzazione non è un criterio di classifica (in realtà lo è). Quindi ti stai contraddicendo: prima hai detto che non te ne importa nulla, adesso dici che non è un criterio (e quindi implicitamente supponi che sia importante)

No...è che mi sono accorto che proprio non c'è questo criterio per le facoltà di economia
Immagine
Come vedi mancano due delle colonne di dati che dovrebbero comporre l'indice: "Student-to-faculty ratio" e "International faculty ratio...". Probabilmente non avevano a disposizione questi dati ed hanno ridotto l'indice ripesando le singole colonne (sempre 0.4 per la reputazione accademica e 0.2 per le tre restanti). Omissioni, dati mancanti, arbitrarietà nella riformulazione dell'indice, dati ridondanti (le ultime due colonne hanno una correlazione dello 0.88, l'effetto di una colonna in più non aggiunge informazione, ma ha l'effetto di ingigantire il gap fra chi è sopra e chi è sotto). Dunque che ne facciamo di un indice così e della relativa propaganda basata su questo?
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Re: consigli laurea magistrale finanza

Messaggioda snake-16 » 08/12/2016, 11:24

purtroppo nel campo finanziario l'università di provenienza conta moltissimo.... vengono considerate solo le università top tier.

In Italia solo la bocconi

PS: ovviamento parlo di banche d'affari ecc.
snake-16
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