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Analisi del sistema trasmissivo delle fibre ottiche: i vari componenti, i sistemi di multiplexaggio e la loro costruzione.
Materie Interessate: Telecomunicazioni, Elettronica, Tecnologia disegno progettazione (TDP).
• Circuiti di pilotaggio della sorgente ottica
variano a seconda delle applicazioni e del tipo di componenti utilizzati. Molto spesso questi
circuiti devono consentire la modulazione diretta, di tipo on-off (presenza-assenza di luce),
dell'energia luminosa emessa dalla sorgente da parte di un segnale codificato in binario.
Viene utilizzato anche per il diodo laser ove la corrente,di pilotaggio deve superare un valore
di soglia perché si possa avere l'effetto laser, poiché deve essere polarizzato a un certo livello
di corrente per poter operare.
• Trasduttori ottici
Come trasduttori ottici si impiegano LED o diodi laser (LD).
• Circuiti di stabilizzazione della potenza emessa
Sono necessari per fornire in uscita una potenza costante col passare del tempo e limitare gli
effetti dell'invecchiamento.
• Interfaccia ottica
Attraverso tale intertaccia il segnale viene iniettato nella f.o.
Apparato di ricezione:
Schema a blocchi di un apparato in ricezione di fibra ottica
Facciamo ora una breve descrizione dei Blocchi:
• Fotorivelatore
Converte il segnale ottico in segnale elettrico; può essere un fotodiodo PIN o
APD.
• Amplificatore
Controlla il guadagno
• Circuito di decisione
Per fornire in uscita un segnale elettrico o digitale desiderato
Analizziamo ora i blocchi principali del sistema ottico:
- Trasduttore in trasmissione (LED, LD)
- Fibra ottica (Canale)
- Trasduttore in ricezione (fotorivelatori) 8
Trasduttori ottici in
trasmissione
Il segnale che si propaga in una fibra ottica è di tipo luminoso. Il segnale in questione è
originariamente di tipo elettrico costituito da un impulso di tensione, pertanto è necessario
convertire l’impulso elettrico in impulso luminoso.
A tale scopo vengono utilizzati opporti LED o LD aventi caratteristiche ottiche e geometriche
idonee. Analizziamo ora i due tipi di trasduttori ottici:
LED
Il principio di funzionamento del diodo LED, costituito da una semplice giunzione PN, si basa sul
fenomeno dell’emissione spontanea. Infatti gli elettroni di valenza, applicando alla giunzione una
polarizzazione diretta , acquistano l’energia per passare nella banda di conduzione e dare così il via
al processo di emissione spontanea della luce, ove l’atomo eccitato, dopo più o meno lungo, ritorna
spontaneamente nel suo stato iniziale emettendo energia luminosa.
Immagine in sezione di un led collegato ad
una fibra.
LASER
Il funzionamento del diodo LASER si basa sul fenomeno dell’emissione stimolata. Affinché sia
possibile l’emissione stimolata occorre portare il semiconduttore in una condizione di non equilibrio
( eccitazione ), in modo tale che la banda di conduzione risulti più ricca di elettroni di quella di
valenza. Ciò viene realizzato con l’applicazione di una polarizzazione diretta alla giunzione PN.
In queste condizioni, poiché nella banda di valenza rimangono pochi elettroni, solo un numero
estremamente ridotto di fotoni incidenti possono essere assorbiti da questi ultimi, mentre la maggior
parte provoca l’emissione stimolata della luce.
Immagine in sezione di un LD 9
LED o LD
Il LED emette nella f.o. molta meno potenza di un LD ma è più lineare. Per le trasmissioni digitali
la linearità non ha molta importanza e quindi si può utilizzare un LD, mentre se si volesse effettuare
una modulazione analogica il LED risulta più adatto di un LD. Un'altra caratteristica dell’LD è uno
spettro di emissione molto più ristretta di un LED. Un LD consente perciò di ridurre i problemi di
dispersione cromatica e quindi permette di realizzare tratte più lunghe di collegamenti su f.o.
monomodale senza rigenerazione.
Schema di confronto tra LED e LD dove della figura a) viene raffigurata la potenza in uscita in funzione della
corrente di pilotaggio; e nella figura b) vengono posti a confronto gli spettri di emissione.
In questa tabella sono messi ha confronto alcuni parametri caratteristici dei LED e LD 10
La Fibra
Costituzione
Le fibre ottiche sono costituite da materiali di vetro o di quarzo trasparenti alla radiazione della luce
visibile ed alle radiazioni infrarosse. La struttura delle fibre ottiche è composta fondamentalmente
da tre starti:
- Il nucleo o core
- Il mantello o cladding
- Il rivestimento primario protettivo o buffer
La luce si propaga nel core della fibra, con sezione circolare di un diametro compreso tra 50 ÷ 80
µm. Il compito del cladding è quello di evitare la dispersione della luce verso l’esterno. La sua
sezione è sempre circolare come quella del nucleo e misura 125 µm. Struttura
di una
fibra
ottica
) è leggermente superiore a quello del cladding (n ) di circa 1 ÷ 10
L’indice di rifrazione del core (n
1 2
per mille.
Il rivestimento primario è di materiale plastico ed ha il compito di proteggere la fibra da abrasioni o
scalfitture meccaniche. Il suo diametro è di 250 µm. A volte a causa di fattori atmosferici è
necessario l’impiego di ulteriori rivestimenti protettivi. Struttura in sezione
di una fibra ottica. 11
Funzionamento
Per comprendere il funzionamento della fibra ottica bisogna analizzare due fenomeni che
intervengono nella trasmissione:rifrazione e riflessione totale.
Ogni materiale ha una proprietà intrinseca detta indice di rifrazione.
Tale indice può essere definito come il rapporto tra la velocità di propagazione della luce nel vuoto
(o nell’aria c=3*108 m/s) e la velocità della luce nel mezzo considerato.
Immaginiamo un raggio di luce che colpisce una superficie di separazione fra un mezzo e l’altro. Il
raggio (detto raggio incidente) si dividerà in due: una prima parte sarà riflessa e rimarrà nel primo
materiale (raggio riflesso), una seconda (raggio rifratto) passerà nel secondo (con un angolo
diverso).
Gli angoli formati dai raggi incidente, riflesso, rifratto con la perpendicolare al punto di incidenza,
sono detti rispettivamente angolo di incidenza, angolo di riflessione e angolo di rifrazione.
Per la legge di riflessione si verifica che l’angolo di incidenza è pari all’angolo di riflessione.
Per la legge di rifrazione si può affermare che il rapporto tra il seno dell’angolo di incidenza ed il
seno dell’angolo di rifrazione è costante e pari al rapporto tra gli indici di rifrazione del primo e del
secondo mezzo.
Nelle Figure sovrastanti viene mostrata la propagazione di un raggio luminoso in una fibra ottica:
- Nella figura a) viene mostrata una riflessione totale (Assenza di rifrazione) in questo caso il raggio
di luminoso ha un ‘angolo di incidenza (γm) minore o uguale all’angolo limite per cui il raggio
viene pienamente riflesso senza parziale dispersione della sua potenza nel cladding.
- Nella figura b) viene mostrata una riflessione parziale ( Presenza di rifrazione) in questo altro caso
il raggio luminoso ha un angolo di incidenza (γm) è maggiore dell’angolo limite questo causa una
parziale riflessione del raggio ove una parte della sua energia va dispersa nel cladding a causa di
una rifrazione e il rimanente viene riflessa nel core. 12
Apertura numerica
Una caratteristica da tenere in considerazione per una fibra ottica è l’apertura numerica.
Una fibra non è in grado di ricevere tutta l’energia luminosa che incide all’estremità, ma parte di
essa si disperde senza entrare.
Si definisce dunque un cono di accettazione, entro il quale il segnale luminoso passa all’intero,ed
all’esterno del quale il segnale si disperde.
Nell’immagine qui sopra si può notare, evidenziato in verde, il cono di accettazione ed in rosso
l’angolo di accettazione.
Mentre il primo è una figura tridimensionale, il secondo è bidimensionale.
Se il raggio luminoso è esterno al cono (con angolo >θ) allora non subisce riflessione totale, ma si
disperde nel mantello o nell’aria.
Il termine sen(θ prende il nome di apertura numerica (NA).L’apertura numerica permette di stabilire
i limiti angolari entro i quali la propagazione della luce avviene in modo guidato. 13
Tipi di fibre
All’interno della fibra ottica, dunque, il segnale viene trasmesso per riflessione.
Possiamo, però, fare alcune suddivisioni fra diversi tipi di fibre.
Esistono fibre di tre tipi:
• multimodo step index;
• multimodo graded index;
• monomodo step index. 14
Multimodo:
Una fibra si dice multimodale, se i segnali luminosi al suo interno possono seguire diversi percorsi:
Le fibre Multimodo si possono distinguere in:
- STEP INDEX
Nelle fibre step-index l’indice di rifrazione è costante in tutto il core e decresce bruscamente nel
cladding. Nelle fibre step-index si manifesta un fenomeno chiamato la dispersione modale (che
verrà illustrato in seguito) per cui non trovano applicazione nelle telecomunicazioni. Infatti, anche i
raggi luminosi con stessa lunghezza d’onda ed immessi nella fibra con diverso angolo d’incidenza
(inferiore al cono di accettazione) si propagano con la stessa velocità all’interno della fibra ma
attraverso percorsi a zig-zag di diversa lunghezza. Quindi essi giungono a destinazione in tempi
diversi producendo un allargamento temporale dell’impulso luminoso trasmesso.
- GRADED INDEX 15
Nelle fibre graded-index, l’indice di rifrazione decresce gradualmente dal centro del core fino alla
regione di separazione tra core e cladding. Il vantaggio delle fibre graded-index è che i raggi che si
avvicinano al cladding, attraversano un mezzo che presenta un indice di rifrazione via via
decrescente e posseggono una velocità più alta rispetto ai raggi che compiono un percorso più breve
come,ad esempio,quelli orizzontali all’asse della fibra. In questo modo tutti i raggi dell’impulso di
.
luce giungono quasi contemporaneamente limitando, così, la dispersione modale
Le fibre multimodali vengono utilizzate per distanze molto brevi (<10 km) a causa dei significativi
vantaggi delle fibre monomodali. Monomodo:
Una fibra si dice monomodale, se il segnale luminoso può seguire un solo tragitto:
- MONOMODALI
Le fibre monomodali hanno un andamento della luce costante nel core, il cui diametro è molto
ridotto (circa 4-10 µm), e decresce bruscamente con un gradino (step) nel cladding dove ancora
rimane costante. Il diametro del cladding è in genere di 125 µm. Il termine “monomodale” deriva
dal fatto che il raggio all’interno si propaga in un unico modo perché è costretto,dal diametro molto
piccolo del core, a propagarsi quasi parallelamente all’asse della fibra. Le fibre monomodali sono
ampiamente utilizzate nelle telecomunicazioni per l’elevato tempo di vita, minima perdita di
potenza ottica, assenza di dispersione modale (essendo la trasmissione monomodale). 16
Caratteristiche delle fibre ottiche
Le perdite causate dalle fibre ottiche si possono classificare in quelle che deformano
il segnale d’ingresso che quindi determinano e in quelle che ne riducono
dispersione
la potenza che cioè ne determinano l’attenuazione.
Dispersione Attenuazione
Attenuazioni:
L’attenuazione di una fibra ottica si può definire come il rapporto tra la potenza ottica trasmessa e
quella ricevuta, dopo una lunghezza di fibra di riferimento.
Le perdite per attenuazione possono essere raggruppate in due categorie:
-perdite dovute alla realizzazione tecnologica;
-perdite dovute all’interconnessione tra fibre ottiche;
In entrambi i casi possiamo fare un’ulteriore classificazione sulla base delle cause di
attenuazione e distinguere quindi le cause di tipo intrinseco (non eliminabili) che
dipendono dalle caratteristiche delle fibre e di tipo estrinseco (non eliminabili, ma
migliorabili)che sono invece da ricondursi alla presenza di impurezze e possono
essere ridotte migliorando il processo produttivo. Questa classificazione è riportata nella
tabella in figura: 17
Analizziamo ora le varie tipologie sopra indicate:
(scattering)
Perdite per diffusione
E’ un effetto di sparpagliamento del raggio luminoso in tutte le direzioni a causa della
disomogeneità nella struttura della fibra. Tali difetti sono dovuti alla presenza di particelle
metalliche e bolle d’aria. Poiché i raggi diffusi presentano angoli diversi da quelli che garantiscono