Ad ottobre le prove generali: in occasione della settimana europea del coding, 26mila studenti hanno partecipato a scuola ad un’ora di coding, ovvero una lezione interattiva di programmazione informatica, grazie al progetto “Programmo il Futuro”. L’iniziativa, nata dalla collaborazione tra Ministero dell’Istruzione e il CINI, il consorzio interuniversitario nazionale per l’informatica, e grazie al supporto di Confindustria e diversi partner privati, ha riscosso grande successo tra docenti e insegnanti, così l’esperimento verrà ripetuto durante la seconda settimana di dicembre.

Questa volta è prevista una partecipazione di oltre 8.000 classi e 155.000 studenti, dalle elementari alle superiori, che attraverso la piattaforma dedicata potranno avere accesso ad una serie di lezioni di programmazione informatica, interattive e non, che gli insegnanti possono scegliere in base alle competenze e ai requisiti dei propri alunni. Ma dal Miur arriva la promessa: il coding nelle scuole presto perderà le sue vesti sperimentali per diventare una disciplina inserita nel piano formativo dei singoli indirizzi scolastici a tutti gli effetti.

Potenziare le competenze informatiche dei nostri studenti sembra diventare sempre più una necessità che un’opzione: l’Italia è al 36esimo posto tra i Paesi industrializzati non solo come dotazione digitale ma anche come competenze. E secondo gli esperti, questa incapacità di adeguarci agli standard europei del settore è uno dei fattori che aggrava maggiormente la crisi economica attuale. E allora ragazzi, tutti a lezione di coding!

Del resto è ciò che chiede il mercato, è ciò che serve per trovare un lavoro. Secondo i dati di Confindustria,  nel nostro Paese vi sono oltre 20 mila posti di lavoro vacanti nel settore ICT e si prevede si possa arrivare a oltre 170mila nel 2020. La scuola italiana non può e non deve restare sorda di fronte alla richiesta di queste competenze specifiche dei ragazzi che si affacciano nel mondo del lavoro anche solo dopo il diploma. Il progetto “Programmo il futuro” sembra essere un primo passo in quest’ottica, a patto che venga sviluppato in chiave di didattica permanente.

Il Ministro Giannini ha presentato l’iniziativa con entusiasmo e grinta, mettendo l’accento su un obbiettivo nascosto alla base del progetto. Non solo sviluppare le competenze degli studenti in termini di coding e calcolo computazionale, ma rendere il loro approccio nei confronti del mondo attivo e partecipativo. Inoltre, come ha spiega Giorgio Ventre, professore dell’università Federico II, uno dei promotori del progetto, l’apprendimento del coding non è solo orientato a far sì che i ragazzi possano sviluppare una vera capacità di risolvere i problemi, ma anche cambiare i due approcci sbagliati con cui si è insegnata l’informatica fino ad oggi: una è quella della cosiddetta patente del computer, che vede l’informatica come una mera competenza operativa, l’altra è quella dell’estetica del nerd, dell’hacker.

L’informatica è molto di più, è il nostro Futuro.

Serena De Domenico

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