Già qualche hanno fa, l’ex premier Mario Monti aveva invaso le cronache scolastiche italiane con una dichiarazione che accese il dibattito sulle vacanze estive degli studenti italiani. Troppo lunghe, troppo poco votate alla formazione, un “mero” periodo di relax, in alternativa al quale proponeva l’apertura delle scuole anche in estate. Di recente, a tornare sull’argomento è stato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, parlando a Firenze a un convegno sui fondi europei e il futuro dei giovani.

“Un mese di pausa va bene, ma non c’è un obbligo di farne tre. Magari uno potrebbe essere passato a fare formazione. I miei figli d’estate sono sempre andati al magazzino della frutta a spostare le casse.” Una dichiarazione di tale portata non poteva certo passare inosservata e il dibattito sulle vacanze estive torna ad infiammarsi, incontrando, come prevedibile, un fronte decisamente contrario alla posizione del Ministro.
Dal canto suo il ministro Giannini, accoglie l’assist, sottolineando che la nuova riforma della Scuola prevede la possibilità di attivare stage per gli studenti delle superiore. La riforma prevede 400 ore di alternanza per istituti tecnici e professionali, e 200 ore per i licei: parte potrebbero essere utilizzate a scuole chiuse. «Ma questo non significa fare meno vacanze», sottolinea il sottosegretario all’Istruzione, Gabriele Toccafondi.
Più dure le associazioni studentesche, che hanno ritenuto le parole di Poletti eccessivamente “superficiali”. Alcune statistiche hanno infatti dimostrato che il 50% degli studenti italiani lavora già durante le vacanze estive per portare aiuto economico alle famiglie di provenienza. Inoltre non può essere sottovaluto l’aspetto fiscale/salariale che non sembra poter essere regolamentato sul breve periodo.

“Il ministro sembra voler invitare gli studenti a lavorare d’estate, preferendo lo sfruttamento alla formazione”, commenta Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell’Uds.
Come la pensano i genitori e i presidi sulla questione? I primi approfittano del dibattito per sostenere l’esigenza di una revisione del calendario scolastico, sullo standard europeo, che prevede periodi di pausa di durata limitata meglio distribuito nel corso dell’anno. Sì alle vacanze lunghe, ma non continuative.

I presidi invece mantengono la linea sostenuta durante il governo Monti: sì alle scuole aperte d’estate, ma sfruttate per attività extracurriculari utili, organizzate da piani didattici intelligenti, al fine di uno sfruttamento proficuo delle risorse.

Serena De Domenico

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