Abolire i compiti a casa. A chiederlo questa volta non è un gruppo di studenti stressati dal carico eccessivo di studio pomeridiano ma un preside.

Ebbene sì, Maurizio Parodi, dirigente scolastico genovese, ha lanciato sul portale Change.org una petizione con una richiesta esplicita: “Basta compiti!”. Nel giro di pochi giorni le adesioni alla petizione si sono moltiplicate, mettendo alla luce una problematica che sta a cuore a molti docenti e genitori.
Il preside, nel documento, ha spiegato in modo dettagliato i motivi della sua posizione, dichiarando che i compiti per casa vanno aboliti poiché privi di qualsiasi utilità. Ma c’è di più. Secondo Parodi, infatti, le nozioni ingurgitate attraverso lo studio domestico per essere rigettate a comando (interrogazioni, verifiche…) hanno durata brevissima. Così come evidenziato dall’ultimo rapporto Ocse, che ha dimostrato che il carico eccessivo di lavoro domestico è controproducente. Si tratta di un’attività dannosa quindi, che lede il diritto al riposo e allo svago e costringono spesso le famiglie a sostituirsi ai figli per completare i compiti a casa assegnati dagli insegnanti.
La necessità di abolire i compiti nasce anche da forti motivazioni sociali. Si legge nella petizione che lo studio domestico può procurare disagi agli studenti già in difficoltà, suscitando odio per la scuola e repulsione per la cultura, favorendo l’abbandono scolastico, problema gravoso per la scuola italiana, e avvantaggiando gli alunni che hanno genitori premurosi e istruiti. Che senso avrebbe quindi portare avanti un rituale nato insieme alla scuola stessa?
Il dirigente ligure non ha dubbi, la pratica dei compiti a casa sarebbe “un feticcio” dal quale gli insegnanti italiani non riescono a liberarsi, neppure nelle classi a tempo pieno, dove gli alunni escono alle quattro del pomeriggio. Esiste un’alternativa ai compiti in classe allora? Insegnare agli studenti come imparare in classe: parola di preside!
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Serena De Domenico.

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