Sin dalle elementari professori e genitori ci hanno sempre spinto a dare il meglio per diventare i primi della classe. Sono numerose le attività scolastiche che stimolano la competitività e la voglia di vincere degli studenti.
Concetti come perdere ed essere sconfitti vengono demonizzati, divenendo dei veri e propri spauracchi per tutti noi, già dai primi anni di scuola. Questa vecchia impostazione, però, sembra stia del tutto cedendo il passo ad una nuova filosofia educativa. Siamo nell’epoca della scuola slow, la scuola che insegna a perdere.
In una società sempre più competitiva e sempre meno abituata a combattere, dove sono in aumento i fenomeni di bullismo e di dispersione scolastica, un cambiamento radicale appare necessario. È il momento che i bambini e gli adolescenti che non riescono a rientrare nella categoria dei “migliori” imparino ad accettare i propri limiti e a trasformarli in punti di forza positivi. I bulli non sono forse persone che non hanno grande stima di se stessi, che non amano le sconfitte? Lasciare la scuola non è forse la soluzione più “semplice” per chi non è in grado di accettare un brutto voto?
La scuola slow si pone quindi l’obiettivo di insegnare il valore della sconfitta come stimolo per ripartire e vincere. I metodi utilizzati fanno perno sulla simulazione e rotazione dei ruoli con lezioni di gruppo in cui gli studenti leader assumono il ruolo di perdenti e i perdenti si trasformano in leader.
Sono centinaia in tutt’Italia i progetti già accettati, finanziati e partiti nel 2015 che puntano a promuovere la filosofia della scuola slow. Filosofia alla base per esempio del progetto “Sport in class” realizzato dal Miur con il Coni per portare più educazione fisica nelle classi includendo anche i disabili con corsi di formazione specifici per gli insegnanti. Così come l’idea di introdurre come materia scolastica la disciplina degli scacchi, utile per imparare il concetto di strategia e sviluppare la capacità di pensare e di concentrarsi, ma anche perché “insegna a saper perdere”, come si legge nel documento del Miur.
Perdere, così, diventa il principio di tante grandi vittorie.

Serena De Domenico

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