_antoniobernardo
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Il nuovo brodo primordiale è quello della cultura umana. Ora dobbiamo dare un nome al nuovo replicatore, un nome che dia l'idea di un'unità di trasmissione culturale o unità di imitazione: 'meme' ... Esempi di memi sono idee, frasi, melodie, mode, modi di modellare vasi o costruire archi. Proprio come i geni si propagano nel pool genico saltando di corpo in corpo tramite spermatozoi o cellule uovo, così i memi si propagano nel pool memico saltando di cervello in cervello tramite un processo che, in senso lato si può chiamare imitazione.

"Sir Karl Popper ha studiato l'analogia fra il progresso scientifico e l'evoluzione genetica ad opera della selezione naturale. Vorrei spingermi ulteriormente in direzioni esplorate anche, per esempio, dal genetista L.L. Cavalli Sforza, dall'antropologo F.T. Cloak e dall'etologo J.M. Cullen. ...

Che cos'hanno di speciale i geni, dopo tutto? La risposta è che sono dei replicatori. ... Il nuovo brodo primordiale è quello della cultura umana. Ora dobbiamo dare un nome al nuovo replicatore, un nome che dia l'idea di un'unità di trasmissione culturale o unità di imitazione: 'meme' ...

Esempi di memi sono idee, frasi, melodie, mode, modi di modellare vasi o costruire archi.

Proprio come i geni si propagano nel pool genico saltando di corpo in corpo tramite spermatozoi o cellule uovo, così i memi si propagano nel pool memico saltando di cervello in cervello tramite un processo che, in senso lato si può chiamare imitazione.

Se uno scienziato sente o legge una buona idea, la passa ai suoi colleghi e studenti e la menziona nei suoi articoli e nelle sue conferenze. Se l'idea fa presa, si può dire che si propaga diffondendosi di cervello in cervello...

Se il meme è un dato scientifico, la sua diffusione dipenderà da quanto sarà accettabile per la popolazione dei singoli scienziati; una misura grossolana del suo valore di sopravvivenza potrebbe essere ottenuta contando il numero di volte in cui viene citato negli anni seguenti sulle riviste scientifiche. Se è una melodia popolare, la sua diffusione nel pool memico può essere misurata dal numero di persone che la fischiettano per strada. ...

Il cervello umano, e il corpo che esso controlla, non possono fare più di una o due cose alla volta. Se un meme deve dominare l'attenzione di un cervello umano, deve farlo a spese di memi 'rivali'.

Altre cose per cui i memi competono sono il tempo alla radio e alla televisione, lo spazio sui manifesti, le colonne dei giornali, i siti internet e gli scaffali delle biblioteche. ...

Quando moriamo ci sono due cose che possiamo lasciare: i geni e i memi. Siamo costruiti come macchine dei geni, create allo scopo di tramandare i nostri geni. Ma questo nostro aspetto verrà dimenticato in tre generazioni. I nostri figli, i nostri nipoti forse, ci assomiglieranno, nei tratti del viso, per il talento musicale o per il colore degli occhi. Ma ad ogni generazione il contributo dei nostri geni si dimezza e in breve scende a una proporzione trascurabile. ... Ma se contribuiamo alla cultura del mondo, se abbiamo una buona idea, se componiamo una canzone, se inventiamo una candela, se scriviamo una poesia, queste cose possono vivere intatte per lungo tempo dopo che i nostri geni si sono dissolti nel pool comune.

Socrate può avere o no un gene o due ancora vivi nel mondo d'oggi, ma che importa? I complessi memi di Socrate, Leonardo, Copernico e Marconi stanno ancora andando forte". Richard Dawkins (1941). Il gene egoista, Oscar Mondadori 1995.

La suggestiva ipotesi di Dawkins sull'esistenza di memi che potrebbero essere gli atomi fondanti e caratterizzanti della cultura di una organizzazione non è ancora stata considerata a sufficienza da imprenditori e top manager che molto dovrebbero fare per favorire, all'interno delle strutture che governano, la comunicazione sistematica e interdisciplinare (saltando di cervello in cervello) e per evitare che alcuni memi, che potrebbero essere preziosi per l'organizzazione, nel suo complesso vadano perduti solo a causa del turn-over, del pensionamento o dell'allontanamento di alcuni individui. Almeno i memi più interessanti dovrebbero entrare a far parte del patrimonio intangibile dell'organizzazione.

Dawkins è stato accusato di darwinismo sociale (il fondatore di questa corrente di pensiero è Edward Wilson) cioè di aver trasportato troppo disinvoltamente concetti della evoluzione di Darwin nella spiegazione del comportamento sociale degli umani. Certo è che l'utilizzo di strumenti messi a punto in ambito di discipline diverse è molto stimolante e spesso consente di vedere i problemi in un'ottica nuova e foriera di risultati interessanti.

Dawkins ha percorso anche il cammino inverso trasportando tecniche, quali i giochi di strategia messi a punto per studiare il comportamento economico e decisionale degli umani, dall'economia alla biologia.

La battaglia dei sessidawkins-sessi.png

Si consideri la battaglia dei sessi in cui animali (mammiferi, uccelli, ecc.) abbiano a disposizione strategie diverse per corteggiarsi, accoppiarsi, prolificare e replicare i propri geni, che è poi il fine ultimo di tutte le specie. Dawkins ha ipotizzato per ogni individuo, maschio o femmina i seguenti punteggi: un figlio vivente e svezzato +15 (geni replicati), un lungo e faticoso corteggiamento -3 punti, lo sforzo per l'allevamento -10 punti.

La femmina che adotta la "strategia della ritrosa" si accoppia solo dopo un lungo corteggiamento che serve a selezionare maschi più affidabili i quali presumibilmente non l'abbandoneranno e contribuiranno all'allevamento della prole. dawkins.pngLa femmina che adotta la "strategia della sfacciata" si accoppia rapidamente senza faticosi periodi di corteggiamento; provvederà comunque all'allevamento della prole anche se abbandonata.

Il maschio che adotta la "strategia del fedele" è preparato ad un lungo periodo di corteggiamento, dopo l'accoppiamento resta con la femmina e l'aiuta ad allevare i piccoli. Il maschio che adotta la "strategia del seduttore" non accetta perdite di tempo e se la femmina non è disponibile immediatamente ne cerca un'altra; dopo l'accoppiamento lascia alla femmina gli oneri dell'allevamento e se ne va alla ricerca di nuove avventure.

Si parta, ad esempio, dalla coppia seduttore-ritrosa (in basso a sinistra nella matrice). Lei richiede un lungo corteggiamento, lui se ne va alla ricerca di altre, niente di fatto, 0 punti ciascuno. Se il comportamento ritroso si diffonde tra le femmine non si concluderà mai nulla e qualche maschio, per migliorare i risultati, può pensare di convertirsi ad una strategia fedele. Ora il risultato è: geni replicati - allevamento prole - corteggiamento faticoso, cioè +15-10-3 = 2 punti ciascuno (cella fedele-ritrosa nella matrice). Tra l'altro questa situazione domina la precedente (è vantaggiosa per entrambi). A questo punto, se la maggioranza dei maschi è diventata fedele alle femmine può convenire assumere la strategia sfacciata, in questa maniera risparmieranno il faticoso corteggiamento (15-10 = 5 punti ciascuno). Dunque la strategia (5,5) domina la (2,2) che a sua volta domina la (0,0). Se il comportamento sfacciato si diffonde tra le femmine, ai maschi può convenire tornare ad una strategia del seduttore risparmiando anche le cure verso i figli (+15) e lasciando alle femmine anche la loro parte di lavoro (+15-10-10 = -5). Anche questo risultato (15,-5) non è di equilibrio perché presto le femmine si renderanno conto che conviene loro un comportamento ritroso: nulla di fatto (0,0) è meglio di una sistematica perdita di -5.

Inizialmente Dawkins pensava che per questo gioco esistessero strategie miste di equilibrio, ma poi simulando il gioco sul computer si accorse che cosi non è. Due biologi matematici australiani, Sigmund e Shuster, dimostrarono, ricorrendo ad un sistema di equazioni differenziali che il gioco non presenta punti di equilibrio stabile (vedi Nash).

Ecco la loro conclusione: "... il comportamento degli amanti oscilla come la luna ed è altrettanto imprevedibile del tempo. Naturalmente nessuno ha avuto bisogno di equazioni differenziali per rendersene conto". La visione scientifica dell'esistenza è poetica fino quasi a risultare trascendentale. Siamo incredibilmente fortunati ad avere avuto il privilegio di vivere per alcuni decenni su questa terra, prima di morire per sempre. E noi che viviamo oggi siamo ancora più fortunati, perché possiamo comprendere, apprezzare e godere l'universo come nessuna delle generazioni precedenti ha potuto fare. Abbiamo il beneficio di secoli di scoperte e progressi scientifici alle spalle. Aristotele sarebbe sbalordito da ciò che uno scolaretto qualsiasi potrebbe insegnargli oggi. Ecco cosa dà significato alla vita. E il fatto che questa vita abbia un limite, e sia l'unica vita che abbiamo, ci rende ancora più determinati ad alzarci ogni mattina e cercare di partecipare al meraviglioso ciclo della natura. L'idea che le epoche antiche abbiano accumulato saggezza è un errore. È un'irritante ironia che le classi ricche nel ricco occidente tollerino magiche cure indù [l'ayurveda] ormai superate, mentre in India si mobilitano per adottare vaccini moderni ed antibiotici. ... La scienza sostituisce i pregiudizi personali con prove verificabili pubblicamente. (Dal documentario The Enemies of Reason, 2007).

Il desiderio di individuare uno scopo in ogni dove è naturale in un animale che vive circondato da macchine, da opere d'arte, da strumenti e da manufatti aventi una precisa destinazione; un animale, per di più, i cui pensieri sono costantemente dominati dai propri obiettivi personali.

Un'automobile, un apriscatole, un cacciavite o un forcone giustificano tutti la domanda: "A che cosa serve?". È probabile che i nostri predecessori pagani si siano posti il medesimo interrogativo sul tuono, sulle eclissi, sulle rocce e sui corsi d'acqua. Oggi ci facciamo vanto di esserci scrollati di dosso questo animismo primitivo. Se una pietra che si trova nel mezzo di un ruscello si rivela un comodo punto di appoggio per attraversarlo, noi consideriamo la sua utilità come un beneficio casuale, non come un vero e proprio scopo. Ma la tentazione atavica riaffiora prepotentemente quando veniamo colpiti da una tragedia (la parola stessa "colpiti" ha un'eco animistica): "Perché, perché il cancro/il terremoto/l'uragano ha colpito proprio mio figlio?". E la medesima tentazione può diventare addirittura motivo di compiacimento quando il dibattito verte su argomenti come l'origine di tutte le cose o le leggi fondamentali della fisica, nel qual caso culminerà puntualmente nella vuota domanda esistenziale "Perché vi è qualcosa invece del nulla?".

Ormai ho perso il conto delle volte in cui qualcuno si è alzato al termine della conferenza per proclamare: "Voi scienziati siete molto bravi a rispondere alle domande sui "Come", ma dovreste ammettere di essere impotenti dinanzi alle domande sui "Perché". (Il Fiume della vita: cosa è l'evoluzione, Sansoni1995).