_antoniobernardo
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Talvolta ... un problema che dovrebbe essere risolvibile per mezzo di regole e procedimenti noti, resiste al reiterato assalto dei più abili membri del gruppo entro la cui competenza viene a cadere. In altre circostanze, uno strumento dell'apparato di ricerca, progettato e costruito per gli scopi della ricerca normale, non riesce a funzionare nella maniera aspettata, rivelando una anomalia che, nonostante i ripetuti sforzi, non può venir ridotta a conformarsi all'aspettativa professionale...

"... un cambiamento dei problemi da proporre all'indagine scientifica e dei criteri secondo cui la professione stabiliva che cosa si sarebbe dovuto considerare come un problema ammissibile o come una soluzione legittima di esso". La Struttura delle rivoluzioni scientifiche 1962.

Il filosofo della scienza Thomas Kuhn (U.S.A 1922 - 1996) pone all'origine delle cause del cambiamento il concetto di paradigma una: "costellazione che comprende globalmente leggi, teorie, applicazioni e strumenti e che fornisce un modello che da origine a una particolare tradizione di ricerca scientifica dotata di una sua coerenza ... che lo storico descrive con etichette quali 'astronomia tolemaica' o 'copernicana', 'dinamica aristotelica' o 'newtoniana' , 'ottica corpuscolare' o 'ondulatoria', ecc." .

"Una teoria scientifica è dichiarata invalida soltanto se esiste un'alternativa disponibile per prenderne il posto. Nessun processo messo in luce finora dallo studio teorico dello sviluppo scientifico assomiglia minimamente allo stereotipo metodologico della invalidazione di una teoria mediante un suo confronto diretto con la natura. Questa osservazione non significa che gli scienziati non abbandonino le teorie scientifiche, o che l'esperienza e l'esperimento non siano essenziali quando ciò avviene. Significa soltanto ... che il giudizio in base al quale gli scienziati decidono di respingere una teoria precedentemente accettata si basa sempre su qualcosa di più che un semplice confronto di quella teoria col mondo. La decisione di abbandonare un paradigma è sempre al tempo stesso la decisione di accettarne un altro, ed il giudizio che porta a questa decisione implica un confronto sia dei paradigmi con la natura, sia di un paradigma con un altro".

"La transizione di un paradigma in crisi a uno nuovo, dal quale possa emergere una nuova tradizione di scienza normale, è tutt'altro che un processo cumulativo, che si attui attraverso un'articolazione o un'estensione del vecchio paradigma. E' piuttosto una ricostruzione del campo su nuove basi, una ricostruzione che modifica alcune delle più elementari generalizzazioni teoriche del campo, così come molti metodi ed applicazioni del paradigma". La rivoluzione copernicana, Einaudi, Torino, 1972

Un paradigma kuhniano non è semplicemente un idea nuova, un'audace sfida alla conoscenza dominante, ma un idea incarnata in uno o più testi sui quali si formano generazioni di ricercatori. Kuhn mostra come il De revolutionibus di Copernico venga individuato come il testo originario da cui è scaturita l'astronomia eliostatica. Le cose sono andate analogamente nel caso della fisica dopo la pubblicazione dei fondamenti della teoria della relatività di Einstein. kuhn.jpgCiò vale anche per rivoluzioni di altre discipline come la chimica dopo Lavoiser, la biologia dopo Darwin, la geometria dopo Riemann etc.

Le rivoluzioni scientifiche che segnano i diversi momenti della storia della scienza, non vanno considerate come confutazioni di singole ipotesi, fino a quel momento accettate, ma come mutamenti complessivi degli orientamenti teorici, delle assunzioni metafisiche e delle procedure sperimentali che caratterizzano una data comunità scientifica. L'insieme di tali orientamenti è chiamato paradigma: le rivoluzioni scientifiche sono il passaggio da un paradigma all'altro (vedi lo schema).

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La prevalenza di un dato paradigma segna una fase di scienza normale, in cui gli scienziati sono impegnati alla soluzione dei problemi che possono essere formulati e risolti con i concetti e gli strumenti propri del paradigma. Contrariamente a quanto afferma Popper, Gli scienziati non operano mai per mettere in crisi le teorie in cui credono, bensì nella convinzione che all'interno di esse si possa trovare la soluzione a tutti i problemi che emergono.

Le organizzazioni nel risolvere i loro problemi non hanno come la scienza paradigmi dominanti che si susseguono nel tempo e si sovrappongono solo nel momento della rivoluzione scientifica; tuttavia qualche similitudine tra i due mondi esiste. I paradigmi dominanti nell'affrontare i problemi delle organizzazioni esistono anche se coesistono sempre con funzioni aziendali che in certi periodi sono trascurate o piuttosto poste in sordina: probabilmente il mondo delle aziende è più assimilabile a quello della moda piuttosto che a quello della scienza. Sono esistiti momenti in cui per risolvere qualunque problema era centrale la ricerca, poi la produzione, successivamente il controllo budgetario, le relazioni umane, il marketing, la pubblicità, l'analisi degli investimenti, la pianificazione strategica, la finanza, la diversificazione, il taglio dei costi, il ricorso all'outsourcing, il core business, il valore per gli azionisti, l'etica degli affari, il capitale intellettuale, l'innovazione tecnologica, la delocalizzazione, la responsabilità sociale, l'impresa sostenibile, ecc.

Oggi ci si sta forse rendendo conto che il paradigma, dominante, della riduzione dei costi a breve, decisa dai top managers per mostrare l'efficienza del periodo del loro mandato, non è una strategia sufficiente a garantire la sopravvivenza delle organizzazioni sul medio e lungo periodo. Si parla sempre più spesso del paradigma dello stakeholder value in contrapposizione a quello del solo shareholder value; cioè benefici, per i clienti, i dipendenti, i fornitori, i finanziatori, i consumatori, gli utenti etc. oltre ai benefici per gli azionisti, che restano pur sempre centrali; si deve però sempre ricordare il vecchio paradigma della torta che deve essere ricca e abbondante prima di poter essere suddivisa con equità e con efficacia tra i vari stakeholders. Questo vale anche per le organizzazioni degli stati che debbono facilitare sia la creazione di ricchezza (sviluppo, crescita) che la sua equa distribuzione (ascensore sociale, fiscalità).