_antoniobernardo
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"A short summary of the World Wide Web project: A wide-area hypermedia information retrival initiative aiming to give universal access to a large universe of documents" (Tim Berners-Lee, 6 Agosto 1991, w3.org).

La storia di Internet è direttamente collegata allo sviluppo delle reti di telecomunicazioni. I primi progetti di questo disegno apparvero alla fine degli anni cinquanta (La rete ARPA fu creata nel 1958 nell'ambito del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti).

L'applicazione pratica iniziò alla fine degli anni sessanta. Arpanet venne pianificata e realizzata dal Massachusetts Institute of Technology di Boston ed al progetto aderirono in seguito diverse altre università americane.

E' l'ingegnere informatico Ray Tomlinson a inventare, nel 1971, la posta elettronica: con la rete Arpanet è possibile scambiarsi messaggi tra atenei americani. Nel 1972 il simbolo @ viene introdotto per separare il nome del destinatario dal server di destinazione. Dagli anni 80 le tecnologie che oggi costituiscono la base di Internet cominciarono a diffondersi in tutto il globo (Italia compresa). Ma è solo nel corso degli anni novanta che la popolarità e l'utilizzo della rete è divenuta globale in seguito al lancio del World Wide Web ideato da Berners-Lee del Cern di Ginevra.

Interrogato sul perché non abbia brevettato il software del Web e nemmeno il marchio, Tim Berners-Lee, ingegnere, fisico e informatico inglese nato nel 1955, risponde: «Se avessi creato la Web Inc. avrei semplicemente dato vita ad un nuovo standard e la diffusione universale del WWW non si sarebbe mai verificata. Perché esista qualcosa come il Web è necessario che tutto il sistema si basi su standard aperti, pubblici».

"Quando cominciai a lavorare con il programma che avrebbe poi fatto nascere l'idea del World Wide Web, lo chiamai Enquire, da Enquire Within upon Everything (entrate pure per avere informazioni su ogni argomento).

* Considero il Web come un tutto potenzialmente collegato a tutto, come un'utopia che ci regala una libertà mai vista prima.

* Il Web è nato come risposta a una sfida aperta, nel mescolarsi di influenze, idee e conclusioni di origini diverse, fino a coagulare un concetto nuovo grazie alla mediazione meravigliosa della mente umana.

* Il Web è ben lungi dall'essere "completato", è solo in una fase farraginosa di costruzione.

* Se il World Wide Web vuole rappresentare e sostenere la ragnatela della vita, deve permetterci di agire in modo diverso con gruppi differenti di differenti dimensioni e fini, in differenti luoghi ogni giorno, nelle nostre case, uffici, scuole, chiese, città, paesi e culture.

* Il Web è più un'innovazione sociale che un'innovazione tecnica.

* Il fine ultimo del Web è migliorare la nostra esistenza reticolare nel mondo. Di solito noi ci aggreghiamo in famiglie, associazioni e aziende. Ci fidiamo a distanza e sospettiamo appena voltato l'angolo.

* Il Web non si limita a collegare macchine, connette delle persone". (Berners-Lee, L'architettura del nuovo Web, 1999).

"Sul Web dovremmo essere in grado non solo di trovare ogni tipo di documento, ma anche di crearne, e facilmente. Non solo di seguire i link, ma di crearli, tra ogni genere di media. Non solo di interagire con gli altri, ma di creare con gli altri. L'intercreatività vuol dire fare insieme cose o risolvere insieme problemi. Se l'interattività non significa soltanto stare seduti passivamente davanti a uno schermo, allora l'intercreatività non significa solo starsene seduti di fronte a qualcosa di interattivo.

Ho fatto un sogno riguardante il Web... ed è un sogno diviso in due parti. Nella prima parte, il Web diventa un mezzo di gran lunga più potente per favorire la collaborazione tra i popoli. Ho sempre immaginato lo spazio dell'informazione come una cosa a cui tutti abbiano accesso immediato e intuitivo, non solo per navigare ma anche per creare.... Inoltre, il sogno della comunicazione diretta attraverso il sapere condiviso dev'essere possibile per gruppi di qualsiasi dimensione, gruppi che potranno interagire elettronicamente con la medesima facilità che facendolo di persona. Nella seconda parte del sogno, la collaborazione si allarga ai computer. Le macchine diventano capaci di analizzare tutti i dati sul Web, il contenuto, i link e le transazioni tra persone e computer. La "Rete Semantica" che dovrebbe renderlo possibile deve ancora nascere, ma quando l'avremo i meccanismi quotidiani di commercio, burocrazia e vita saranno gestiti da macchine che parleranno a macchine, lasciando che gli uomini pensino soltanto a fornire l'ispirazione e l'intuito. Finalmente, si materializzeranno quegli "agenti" intelligenti sognati per decenni. Questo Web comprensibile alle macchine si concretizzerà introducendo una serie di progressi tecnici e di adeguamenti sociali attualmente in fase di sviluppo." (Berners-Lee, L'architettura del nuovo Web, 1999).

Berners-Lee ha coniato il nome di World Wide Web, ha scritto il primo programma server per il World Wide Web, httpd, ed il primo programma client (un browser e un editor) nell'ottobre del 1990. Ha scritto inoltre la prima versione del linguaggio di formattazione di documenti con capacità di collegamenti ipertestuali conosciuto come HTML. Ha identificato le prime specifiche per: URL (indirizzi), HTTP (protocolli di rete) e HTML (linguaggio di programmazione). Tutte queste innovazioni sono state in seguito discusse e perfezionate da una vasta comunità di utenti, sistemisti, ingeneri e informatici.

Nel 1993 Tim Berners-Lee venne intervistato dalla testata TG1 della RAI. I suoi diretti superiori al CERN di Ginevra vennero interrogati, nel corso dell'intervista, sulla possibilità che il CERN promuovesse, anche con fondi speciali di ricerca delle Commissioni Europee, l'idea del WWW e la sua realizzazione industriale. Il direttore del CERN, il fisico italiano Carlo Rubbia, disse che non riteneva compito del CERN promuovere quella pur brillante idea. Tim Berners Lee, di conseguenza, accettò l'offerta di Mike Dertouzos del MIT di lasciare il CERN per il Laboratory for Computer Science del prestigioso Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston, dove nel 1994 fondò il World Wide Web Consortium (W3C). Il 15 aprile 2004 gli è stato assegnato il premio Millennium Technology per l'invenzione del World Wide Web. Il 16 luglio 2004 Berners-Lee è stato insignito del titolo di Knight Commander dell'Ordine dell'Impero Britannico dalla regina Elisabetta II d'Inghilterra.

I contenuti del Web sono organizzati nei siti a loro volta strutturati nelle cosiddette pagine web le quali si presentano come composizioni di testo e/o grafica visualizzate sullo schermo del computer dal browser. Le pagine web, anche appartenenti a siti diversi, sono collegate fra loro in modo non sequenziale attraverso i link (in italiano collegamenti). In questa maniera parti di testo e/o grafica di una pagina web permettono di accedere ad un'altra pagina web, di scaricare particolari contenuti, o di accedere a particolari funzionalità, cliccandoci sopra con il mouse e creando così un ipertesto che può essere inviato anche per posta elettronica. Tutti i siti sono identificati dall' indirizzo web, una sequenza di caratteri univoca chiamata in termini tecnici URL che ne permette la rintracciabilità nel Web. Il Web è realizzato attraverso un insieme di standard, i principali dei quali quelli già descritti sopra:
* HTML: il linguaggio con cui sono scritte le pagine dei siti del web,
* HTTP: il protocollo di rete,
* URL: lo schema di identificazione degli indirizzi dei siti e dei servizi del Web.

La peculiarità dei contenuti del Web è quella di non essere memorizzati su un unico computer, ma di essere distribuiti su più computer, caratteristica da cui discende robustezza e sicurezza in quanto non si è vincolati ad una particolare localizzazione fisica. Tale peculiarità è realizzata dal protocollo di rete HTTP il quale permette di vedere i contenuti della rete come un unico insieme di argomenti anche se fisicamente risiedono su una moltitudine di computer di Internet (i server) sparsi per il pianeta.

Non è previsto un indice aggiornato in tempo reale dei contenuti del Web, quindi nel corso degli anni sono nati ed hanno riscosso notevole successo i cosiddetti motori di ricerca, siti web (ad esempio Google e Yahoo!) da cui è possibile ricercare contenuti della rete in modo automatico sulla base di parole chiave inserite dall'utente. timbernerslee.png La diffusione di queste soluzioni ha consentito di avviare l'utilizzo della rete come piattaforma applicativa che oggi trova la sua massima espressione nei Web Service (ad esempio le Itranet e le Extranet aziendali) alla cui realizzazione e diffusione sta lavorando l'intera industria mondiale del software per la gestione d'azienda, dai grandi nomi del software gestionale e di business intelligence (come SAP, Oracle e Sas) fino alle comunità Open Source. L'utilizzo dei web-service permetterà anche alle piccole imprese di gestire senza grandi sforzi i propri processi aziendali.

L'intranet è una rete locale (LAN), o un raggruppamento di reti locali, usata all'interno di una organizzazione per facilitare la comunicazione dell'informazione, che solitamente è ad accesso ristretto e protetta da firewall. Attualmente la concezione più comune di intranet prevede un portale aziendale come punto di ingresso ad applicazioni specifiche, quali:
* Publishing: pubblicazione, personalizzazione e visualizzazione dei contenuti sull'intranet, realizzando la comunicazione monodirezionale di contenuti verso il personale;
* Knowledge e Document management: supporto all'acquisizione ed alla gestione della conoscenza esplicita, con funzioni di archiviazione, indicizzazione, correlazione e ricerca;
* Community: supporti alla comunicazione e all'interazione tra utenti attraverso servizi interattivi (forum, mailing list, instant messaging, chat etc), finalizzati alla gestione della conoscenza implicita all'interno dell'azienda;
* Collaborative work: supporto alla collaborazione e al teamworking (ad esempio groupware, e- room, videoconferenze etc);
* Legacy integration: supporto all'accesso ai sistemi informativi aziendali, ai dati e alle procedure dei sistemi gestionali e di tutti gli altri applicativi in azienda;
* Self Service: funzionalità in grado di erogare servizi interattivi ai dipendenti, come e-learning, rubrica del personale, modulistica, help desk informatico etc.

Le modalità di impiego, utilizzo e gestione di queste funzionalità possono essere estremamente diverse da azienda ad azienda; tanto che sotto il termine 'intranet' ricadono applicazioni difformi per obiettivi, funzionalità, attività supportate, tecnologie usate e legami con gli altri sistemi aziendali.

Nonostante tutte queste evoluzioni, il web rimane, ancora e soprattutto, una gigantesca biblioteca di pagine on-line. Però, se da un lato lo standard HTML con la sua semplicità ha contribuito all'affermazione della rete, dall'altro ha la grossa limitazione di tralasciare del tutto la struttura e il significato del contenuto (la semantica).

Questo pone notevoli difficoltà nel reperimento e riutilizzo delle informazioni. Per rendersi conto di questo è sufficiente eseguire una ricerca utilizzando uno dei molti motori disponibili in rete e ci si accorgerà che, delle migliaia di documenti risultanti dalla query, spesso solo una piccola percentuale è d'interesse per la ricerca che s'intendeva fare. Ad esempio, per un qualsiasi motore di ricerca, non esiste alcuna differenza fra il termine Rossi nel contesto "Il Sig. Rossi" ed il termine rossi nel contesto "capelli rossi", rendendo la ricerca problematica e assai lunga.

La risposta a questo problema è venuta, ancora una volta da Tim Berners-Lee che, abbandonato il CERN, con il suo consorzio W3C ha assunto il ruolo guida nello sviluppo di standard e protocolli legati al web. Egli nel 1998 ha definito lo standard XML (eXtensible Markup Language), un metalinguaggio che consente la creazione di nuovi linguaggi di marcatura (ad es. lo stesso HTML è stato ridefinito come XHTML). La caratteristica innovativa è la possibilità di aggiungere informazioni semantiche sui contenuti attraverso la definizione di opportuni marcatori.

Internet offre infinite opportunità che possono essere usate per amplificare oppure per addormentare le capacità dei singoli. I detrattori come Nicholas Carr, sostengono che ci fa diventare superficiali. La tesi è semplice: leggiamo un sacco di notizie, ma non ci soffermiamo mai abbastanza a pensare e dunque non assimiliamo quanto ci passa davanti. Per di più non siamo stimolati a ricordare: sappiamo che basterà mettere qualche parola chiave in un motore di ricerca per ritrovare le informazioni dimenticate. Proponendoci una soluzione per tutti i problemi, internet non ci stimola a pensare in proprio, piuttosto ci induce a lavorare quasi sempre su più livelli disperdendo il nostro patrimonio di attenzione.

Sono effetti di poco conto, ribattono gli estimatori, dovuti a un utilizzo passivo di internet (Michael Nielsen, "Le nuove vie della scoperta scientifica", Giulio Einaudi, Torino 2012). Nielsen sottolinea come la rete, e tutti i mezzi che attraverso essa ci vengono offerti, possono invece stimolare enormemente la creatività facendo superare le barriere e le limitazioni dei singoli.

Illuminante la storia di Tim Gowers, un matematico dell'università di Cambridge, medaglia Field nel 1998. Gowers nel 2009 pubblicò un post sul suo blog dove chiedeva se fosse possibile risolvere un difficile problema che lo assillava. Gowers descriveva il problema che non riusciva a risolvere e il blog lentamente cominciava ad animarsi: partecipavano altri matematici, professori di liceo, studiosi e qualche curioso. Era nato Polimath, un processo che non solo risolse il problema in meno di due mesi, ma permise anche di generalizzarlo. Da allora Polimath (e i suoi numerosi imitatori su internet) hanno attaccato problemi ancora più complessi riportando successi notevoli.

Pensare ad un problema in compagnia di altri permette di sfruttare le capacità e le esperienze collettive, senza contare gli effetti trainanti positivi dello spirito di gruppo. Nessuno sa tutto, ma ognuno ha punte di eccellenza che possono essere preziose. Tradizionalmente i ricercatori e gli scienziati che arrivano ad un punto morto si guardano intorno e chiedono consiglio ai colleghi. Nel 1912 Albert Einstein stava elaborando la teoria della relatività generale, ma si era reso conto che la geometria euclidea non era adatta a descrivere la gravità: non era un matematico e non sapeva come proseguire. Per fortuna ne parlò con Marcel Grossmann che gli suggerì di studiare la geometria di Riemann. Riemann aveva proposto la sua geometria partendo da basi teoriche, ed in particolare dalla sospensione del postulato sulle parallele di Euclide, ma non pensava certo che essa sarebbe potuta servire per descrivere fenomeni come quello della gravità fisica. Nessuno sa cosa sarebbe potuto succedere senza questo prezioso suggerimento che mise le ali alla creatività di Einstein.

La rete amplifica le possibilità di trovare queste coincidenze fortuite (serendipity) e, se ben gestita, è una miniera di informazioni e di conoscenze che reinventa il metodo di fare scoperte ed invenzioni. Si cercano connessioni impreviste tra le conoscenze dei singoli che permettono di arrivare alle soluzioni attraverso proposte, critiche, analisi, sintesi, valutazioni, respingimenti, accettazioni: la rete, se ben usata, può essere un potente strumento di problem solving.

Quando gruppi numerosi di persone si trovano ad interagire con gli strumenti resi disponibili dal web possono riuscire a risolvere problemi o a realizzare compiti che sono anche molto al di sopra delle capacità di ogni singolo individuo del gruppo. E' sicuramente da ingenui considerare l'intelligenza collettiva la panacea del problem solving, ma sicuramente le potenzialità della rete assieme alle sterminate ricchezze delle banche dati (vedi Codd), ha modificato profodamente il modo di fare scienza. In futuro, nei campi più disparati, è plausibile ipotizzare mutamenti ancor più radicali: nella biologia, nella chimica, nella fisica, nell'astronomia e nella matematica, un numero sempre maggiore di tragurdi sarà raggiunto non grazie all'intuizione di un singolo scienziato, ma attraverso la cooperazione creativa di gruppi di individui, ognuno con le sue competenze, per modeste e settoriali che siano.