_antoniobernardo
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In questo appunto si descrive la vita e il pensiero filosofico di Socrate. Il pensiero di Socrate, il più grande tra i padri fondatori della filosofia greca ci è stato trasmesso tramite le opere di Platone, suo discepolo e convinto ammiratore. Sappiamo infatti che Socrate non scrisse nulla, ma, nonostante ciò, egli ha segnato profondamente la storia della filosofia antica.

vita e opere di Socrate

Vita di Socrate: figlio di una levatrice e maestro della maieutica

Figlio dello scultore Sofronisco e della levatrice Fenarete, Socrate nacque ad Atene nel 470 - 469 a.C.
dove compì i suoi studi giovanili. Egli dedicò la sua vita alla ricerca filosofica della verità, e per essa fu disposto addirittura a morire, nel 399 a.C., quando venne accusato e processato per aver influenzato e corrotto i giovani. Durante la sua vita fu al centro della scena filosofica entrando in contatto con Anassagora e con gli altri maggiori sofisti. Fu anche soldato attento alle esigenze della sua città e partecipò a numerose azioni di guerra, ma si distinse soprattutto nella vita civile. Non esitava ad opporsi all’opinione della maggioranza quando lo riteneva giusto, anche a rischio di gravi conseguenze (come l’accusa per empietà e corruzione dei giovani che gli costarono la vita).
Tra i metodi più importanti del suo filosofare troviamo un processo molto lungo che si articola in varie fasi: la consapevolezza di non sapere, l'ironia e la maieutica. Quest’ultima, era l’arte di far partorire, proprio come una levatrice, la verità ai suoi interlocutori. La ricerca di Socrate consisteva infatti nel porre durante un dialogo domande tali da spingere l’interlocutore a perdere le proprie certezze iniziali per arrivare a trovare da sé e in piena autonomia la risposta che cercava.

Per ulteriori approfondimenti sulla vita di Socrate vedi qui

Mappa concettuale delle opere su Socrate

Le idee e il pensiero di Socrate, che ricordiamo, non scrisse nulla, sono arrivate fino a noi grazie a quattro grandi filosofi che scrissero di lui:
  • Aristofane, ne “Le Nuvole” ci parla di Socrate come di un uomo sempre con la testa fra le nuvole intento a filosofeggiare e a pensare. Inoltre ci presenta un Socrate vicino al naturalismo, ai sofisti e all’arte di far valere il discorso sulla verità;
  • Senofonte ce lo descrive come un moralista e un predicatore;
  • Platone, suo discepolo e ammiratore è il più amorevole nei suoi confronti. Nei suoi dialoghi Socrate è spesso il protagonista e ci viene descritto sia da un punto di vista fisico-caratteriale, che dal punto di vista strettamente filosofico. È grazie a lui infatti se conosciamo il pensiero di Socrate: dal Simposio sappiamo ad esempio che egli era piuttosto brutto e vecchio e nell’opera “Fedone” egli ci racconta il processo e la sua morte;
  • Aristotele ci parla di Socrate specialmente nel primo libro della “Metafisica”, nel quale egli, con grande abilità, ripercorre la storia della filosofia assegnando al maestro Socrate un ruolo di principale importanza nello sviluppo del pensiero filosofico del tempo.

Per ulteriori approfondimenti su Socrate vedi qua

Il metodo socratico: non sapere, ironia e maieutica

La ricerca filosofica di Socrate, come già accennato, si suddivide in tre fasi:
  • Non Sapere: riconoscere la propria ignoranza è il primo passo verso la conoscenza. Solo chi sa di non sapere è spinto dal desiderio di conoscere (la pretesa di sapere invece non fornisce la spinta all’indagine). Il vero filosofo inoltre sa che intorno alle cause e alle strutture di un principio non si può dire nulla con sicurezza e che la ricerca di verità, in questo caso, potrebbe rimanere sospesa;
  • Ironia: deriva dal greco “eironeia” e significa “dissimulazione”. Questa seconda fase del metodo socratico consiste nel demolire, attraverso le giuste domande, la presunzione di chi crede di sapere già tutto. È un atteggiamento sarcastico e scherzoso che, mettendo in difficoltà l’interlocutore, riesce a fargli ammettere la propria ignoranza;
  • Maieutica: come già accennato, è l’arte ostetrica con la quale Socrate riesce a far “partorire” a chi dialoga con lui il personale punto vista sulle cose. Il dialogo socratico è fatto di domande come: Che cosa è la bellezza? Che cosa è la saggezza? Che cosa è la giustizia?
Secondo Aristotele Socrate è l’inventore del concetto oggettivo, ovvero della ricerca di una definizione che comprenda tutti gli esempi. La domanda “che cos’è” che Socrate porgeva ai suoi interlocutori, infatti, mirava a trovare l’essenza delle cose, il loro carattere universalmente valido. La novità del metodo Socratico sta nel fatto che esso non si basa solo su logos, come avveniva nelle filosofie presocratiche e sofistiche, ma sul dialogos, ovvero sullo scambio costruttivo che conduce alla verità.

Per ulteriori approfondimenti sul metodo socratico vedi qui

La virtù, il bene e il male per Socrate

Socrate attraverso i suoi dialoghi si pone il problema di definire le caratteristiche delle virtù della civiltà greca. Il problema è trovarne l’essenza, l’idea (eidos) di ogni virtù, ovvero cosa sia quella virtù per sé stessa. Secondo Socrate, l’uomo compie volontariamente solo le azioni che ritiene “buone”. Se egli compie azioni considerate malvagie è perché il concetto che lui ha di bene non coincide con il concetto collettivo e anzi universale di bene, l’eidos di bene. Se un uomo conosce il bene non può far altro che perseguirlo. E, poiché la maieutica socratica guida alla verità e quindi al bene, attraverso la dottrina socratica e la sua filosofia di ricerca della verità si arriverà automaticamente anche al bene e al vivere virtuoso. Esiste quindi un forte legame tra uomo sapiente e uomo virtuoso. Attraverso il sapere, si giunge al bene: si può perciò parlare di un intellettualismo etico, poiché il fatto di compiere un’azione malvagia è causato da un difetto dell’intelligenza e della conoscenza (sbagliare per ignoranza) e non da una perversione della volontà.

Per ulteriori approfondimenti sulla virtù per Socrate vedi qui

Il processo e la condanna a morte

Come accennato, Socrate fu processato nel 399 a.C. poiché era stato accusato di empietà, di ateismo e corruzione dei giovani, l’esito del processo sarà la morte. In realtà, a Socrate era stata data l’opportunità di abiurare le sue idee per salvarsi e pagare una multa o andare in esilio. Volendo sarebbe anche potuto fuggire con l’aiuto degli amici e dei discepoli. Ma egli non volle perdere la dignità di cittadino e rinunciare alle proprie idee. Inoltre, secondo Socrate, che credeva fermamente nel valore delle leggi, sottrarsi ad esse avrebbe significato rinnegare le proprie radici e il patto razionale di concordia che lo rendeva un cittadino. Egli riteneva dunque che per quanto ingiusta, la legge fosse legge, e come tale andava rispettata. In questo modo Socrate diventa il simbolo stesso dell’autarkeia filosofica, esempio di sapienza e virtù, decide quindi di sottostare alla legge e di morire. Accetta la condanna e in occasione della sua difesa attacca duramente la classe politica democratica di Atene (lo leggiamo nell’”Apologia di Socrate” di Platone). Sempre attraverso Platone (nel Fedone) conosciamo la morte del filosofo alla quale egli si assegnò con queste parole: “l’uomo giusto non ha nulla da temere dalla morte”.

Per ulteriori approfondimenti sul processo a Socrate vedi qui