_antoniobernardo
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Henri Poincaré (1854/1912), francese, matematico, fisico, astronomo e filosofo della scienza, grande divulgatore, è l'ultimo grande sapiente dell'Ottocento e il primo scienziato del Novecento. Precursore della teoria della relatività e dodici volte candidato al premio Nobel - che non vince mai - racconta la propria esperienza e il proprio pensiero sulla creatività e sui processi mentali che generano intuizioni creative nel 1906, all'interno del libro Scienza e metodo, una raccolta di saggi su questioni di metodologia scientifica scritto con straordinaria chiarezza.

Da Nuovoeutile.it

Sono cenni brevi che però riescono a dare un'idea precisa del tema, fino a configurare la definizione di creatività forse più soddisfacente fra le moltissime formulate fino a oggi:

«Un risultato nuovo ha valore, se ne ha, nel caso in cui stabilendo un legame tra elementi noti da tempo, ma fino ad allora sparsi e in apparenza estranei gli uni agli altri, mette ordine, immediatamente, là dove sembrava regnare il disordine [...] Inventare consiste proprio nel non costruire le combinazioni inutili e nel costruire unicamente quelle utili, che sono un'esigua minoranza. Inventare è discernere, è scegliere [...] fra tutte le combinazioni che si potranno scegliere, le più feconde saranno quelle formate da elementi tratti da settori molto distanti. Non intendo dire che per inventare sia sufficiente mettere insieme oggetti quanto più possibile disparati: la maggior parte delle combinazioni che si formerebbero in tal modo sarebbero del tutto sterili. Ma alcune di queste, assai rare, sono le più feconde di tutte.
[...] Quel che più lascia colpiti è il fenomeno di queste improvvise illuminazioni, segno manifesto di un lungo lavoro inconscio precedente [...] a proposito delle condizioni in cui avviene il lavoro inconscio, vi è un'altra osservazione da fare: esso è impossibile, e in ogni caso rimane sterile, se non è preceduto e seguito da un periodo di lavoro cosciente.
Le ispirazioni improvvise [...] non avvengono mai se non dopo alcuni giorni di sforzi volontari, che sono sembrati completamente infruttuosi [...] come vanno le cose, allora? Tra le numerosissime combinazioni che l'io subliminale ha formato alla cieca, quasi tutte sono prive di interese e senza utilità; ma proprio per questo motivo non esercitano alcuna influenza sulla sensibilità estetica: la coscienza non arriverà mai a conoscerle. Soltanto alcune di esse sono armoniose - utili e belle insieme». (Jules Henri Poincaré - Scienza e metodo - Einaudi, 1997 - a cura di Claudio Bartocci)

In sintesi, Poincaré parla di creatività come della capacità di unire elementi preesistenti in combinazioni nuove, che siano utili, e dice che il criterio intuitivo per riconoscere l'utilità della combinazione nuova è "che sia bella". Ovviamente non sta parlando di bellezza in senso strettamente estetico, ma di qualcosa che ha a che fare con l'eleganza così come la intendono i matematici: armonia, economia dei segni, rispondenza funzionale allo scopo. nickwheeleroz-chaos.jpg

La definizione di Poincaré è valida per le scienze, le arti, la tecnologia. Individua il fenomeno-creatività, dice in che cosa consiste (una "produzione di nuove combinazioni utili") e come lo si ottiene (attraverso un processo che prevede l'"unione di elementi preesistenti"). Indica anche presupposti, condizioni e risultati del processo.

Presupposti: niente si crea dal niente (si parte da "elementi preesistenti": qualcosa che c'è già)
Condizioni: è necessaria una specifica capacità (unire elementi) che può essere applicata a qualsiasi argomento, e deve unirsi a un'altra capacità, quella di selezionare, tra tutti i disponibili, gli elementi giusti da combinare. L'abilità nel selezionare presenta, a sua volta, quattro aspetti:
1. competenza: per individuare gli elementi che vanno uniti bisogna conoscerli. (Pasteur: le hasard favorise l'esprit preparé).
2. intuizione (e forse anche istinto): permette di fare una scelta funzionale tra molte opzioni disponibili, anche quando non è possibile valutare in modo esauriente la complessità di tutte le variabili in gioco.
3. esperienza: sviluppa l'intuizione e affina l'istinto.
4. tenacia: si procede per prove ed errori. È faticoso, può essere frustrante (Thomas Edison: genius is one per cent inspiration and ninety-nine per cent perspiration. Accordingly, a "genius" is often merely a talented person who has done all of his or her homework)
Risultati: c'è una prima caratteristica necessaria (le combinazioni prodotte devono essere nuove), e c'è un criterio per stabilire se la novità prodotta ha valore creativo (che le combinazioni trovate siano, oltre che nuove, anche utili è la condizione necessaria e sufficiente).

Le categorie di nuovo e utile spiegano l'essenza dell'atto creativo: superare le regole (il nuovo) per istituire una migliore regola condivisa (l'utile).
Insomma, Poincaré istituisce una norma semplice e generale - è qualcosa che i matematici sanno fare molto bene - che riconduce la multiformità dei gesti creativi possibili alla formula

C = n u

In sostanza la creatività è il prodotto di una quantità di "nuovo" e di una quantità di "utile". Le quantità possono variare da "moltissimo" a "poco". Questo, fra l'altro, dà conto del motivo per cui alcune forme o espressioni di creatività ci appaiono intuitivamente più rilevanti di altre: la loro novità o la loro utilità, o entrambe le caratteristiche, sono davvero alte.
In ogni caso novità e utilità devono essere compresenti, e non possono essere uguali a zero: in totale assenza di novità, o di utilità, non possiamo definire "creativa" un'idea.

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