vincenzo.disalvatore
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Destinazione: giornalino scolastico

“Agisci in modo che le conseguenze delle tue azioni siano compatibili con la permanenza di un’autentica vita umana sulla Terra”: sono queste le parole di Hans Jonas in Il principio responsabilità. Un’etica per la civiltà tecnologica. Però non tutti lo capiscono, perché sembra che nessuno voglia preservare l’esistenza di altre forme di vita diversa dalla nostra. Basti pensare al disboscamento oppure all’inquinamento delle acque e dell’aria.

La scienza e la tecnologia progrediscono sempre più, ma a quale prezzo? Quali sono i danni o i benefici che tali sviluppi possono apportare all’uomo e all’ambiente? Un altro quesito è: come deve comportarsi uno scienziato? Primo Levi, in Covare il cobra, dà una sua risposta. Infatti egli dice che lo scienziato non deve cadere in tentazione, al contrario deve far di tutto per limitare il dolore e la sofferenza ai collaboratori, ai propri cari, ma anche a tutto il genere umano. Perché lo scienziato sa a quali effetti lo porteranno i propri studi, ha le conoscenze necessarie “per saper valutare se dall’uovo che si sta covando sguscerà una colomba o un cobra o una chimera o magari nulla”. In pratica lo scienziato sa se il proprio lavoro sarà utile, nocivo oppure non porterà a nessun risultato. Gli effetti degli studi, però, non subito appaiono chiari a tutti gli scienziati. Un esempio è riportato da Leonardo Sciascia in La scomparsa di Majorana. Egli parla della fissione atomica del 1934 la quale incuiosì solo due fisici, Ida Noddack e Ettore Majorana. Invece Fermi e i suoi collaboratori non diedero molta importanza alla scoperta. Questa scarsa attenzione alla fissione atomica è stata un bene perché è servita a evitare l’utilizzo della carica nucleare da parte di Hitler e Mussolini che avrebbero potuto creare maggiori danni nel loro sforzo di preservare la razza ariana. Tale arma fu usata qualche anno più tardi, nel 1945, dall’esercito americano che, per porre fine alle seconda guerra mondiale, sganciò due bombe atomiche sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. Pietro Greco in Sua maestà la tecnologia. Chi ha paura della scienza?, pone l’attenzione su un altro aspetto della ricerca scientifica. Dice, infatti, che essa la maggior parte delle volte è legata ad un profitto economico. Lo dimostrano le multinazionali farmaceutiche sulla distribuzione in Africa dei farmaci anti-aids, la quale non avviene perché i costi e la voglia di ricchezza bloccano quest’atto di umanità che potrebbe servire a salvare numerose vite. Margherita Hach in un’intervista prende parte al dibattito della libertà della scienza e afferma che essa deve svincolarsi non solo dalla sete di denaro, ma anche dalla religione. La scienza, infatti, progredisce lentamente per questi due ostacoli. La Chiesa, ad esempio, per motivi etici, blocca le ricerche sulle cellule staminali ed è contraria all’utilizzo degli anticoncezionali, entrambi metodi che permettono la sconfitta di gravi malattie. Io vivo in un’epoca in cui la tecnologia e la scienza hanno fatto passi da gigante. Però purtroppo dietro di esse ci sono grandi multinazionali assetate di denaro che rivolgono gli studi ai loro interessi e non a quelli dell’intera umanità. Spero che, con il passo che ha preso lo sviluppo scientifico-tecnologico, presto si riuscirà a migliorare ulteriormente il nostro tenore di vita e a preservare anche l’esistenza degli altri organismi viventi, che sono sempre più colpiti dall’inquinamento prodotto dall’uomo e del nostro pianeta. La ricerca tecnico-scientifica può realmente rivelarsi benefica se, libera da ogni vincolo e interesse, riuscisse ad eliminare l’inquinamento e, magari, anche i conflitti bellici.