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In un mondo dominato sempre più dalla tecnologia, sembra che si siano perse molte sane abitudini come, ad esempio, leggere un libro. Oggi si preferisce usare computer, cellulari di ultima generazione piuttosto che comprare un libro. Poche sono le persone che leggono e questo mi preoccupa un po’. Io ritengo che leggere sia importante per la nostra formazione culturale e per sviluppare il nostro pensiero critico. Leggere un libro apre a mondi nuovi che possono essere sconosciuti al lettore e fa emergere emozioni che magari non si pensa nemmeno di possedere.
Il lettore si immedesima in ciò che si narra nel libro. Un esempio è quanto descritto dalle parole di Francesca nel V libro dell’Inferno di Dante: ella sta raccontando al sommo poeta com’è nata la relazione extraconiugale con Paolo. I due, mentre stavano leggendo la storia di Ginevra e Lancillotto, si baciarono nello stesso punto in cui lessero che Lancillotto baciò la sua amante. I due amanti, quindi, si identificarono con quanto narrato nel libro che leggevano. In effetti, come afferma Ezio Raimondi in Un’etica del lettore, il lettore, nel momento in cui legge, introduce nella storia anche la sua soggettività, il suo modo d’essere, il suo quotidiano. Egli, infatti, viene a contatto con numerosi casi umani che deve essere in grado di interrogare ed analizzare anche alla luce della propria esperienza. L’immedesimazione, dunque, è un elemento essenziale in chi legge perché essa porta al fine ultimo della lettura: ricavarne insegnamenti morali. Tzvetan Todorov in La letteratura in pericolo, riporta il pensiero del filosofo americano Richard Rorty che afferma che «i romanzi non ci forniscono una nuova forma di sapere, ma una nuova capacità di comunicare con esseri diversi da noi». Di conseguenza, essi non riguardano la scienza, ma la morale. In effetti qualsiasi libro che leggiamo combatte la nostra ignoranza perché «conoscere nuovi personaggi è come incontrare volti nuovi». Stando semplicemente seduti sul divano di casa propria o in spiaggia o in qualche mezzo pubblico (come raffigurato mirabilmente dal pittore Hopper nel quadro Chair car), un libro aiuta a metterci in contatto con realtà a noi sconosciute e con persone diverse da noi con cui possiamo confrontarci. I libri, quindi, sono la vita, perché sono espressioni dell’arte. E l’arte aiuta a dare forma a ciò che in realtà è informe. Raimondi, dunque, è una di quelle persone che non riescono a rinunciare alle parole dei poeti, dei racconti e dei romanzieri. Su questa linea si pone anche il pensiero di Jorge L. Borges. Egli, in Comunicazioni americane, ritiene che libri e vita non siano due cose distinte e separate; anzi leggere è strettamente collegato alla vita perché ne costituisce la parte essenziale che permette di viverla in modo più profondo proprio perché il lettore mette in gioco tutto se stesso quando legge.

Oggi purtroppo quasi nessuno dedica più tempo alla lettura. Nemmeno i genitori leggono più fiabe ai loro bambini. Eppure questo tempo sarebbe ben speso se solo pensassimo che aiuteremmo i nostri bambini a sviluppare la loro fantasia. Bisognerebbe cominciare a leggere fin da piccoli, in modo tale che si continui a farlo anche in età adulta. Così si amplierebbero sempre più il nostro linguaggio (apprenderemmo, infatti, parole che non conosciamo) e il nostro modo di pensare. È necessario, però, adeguare la lettura alle diverse fasce d’età e non imporre i libri che non piacciono. Bisogna leggere di tutto, dalle poesie ai romanzi d’avventura, gialli, fantasy, rosa… Insomma, ci cono libri per tutti i gusti. Basta solo trovare il proprio genere e riscoprire la bellezza di un nuovo mondo che si crea man mano che sfogliamo le pagine delle opere che stiamo leggendo.