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«Prendiamo in mano i nostri libri e le nostre penne», dissi. «Sono le nostre armi più potenti. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo.» […] La pace in ogni casa, in ogni strada, in ogni villaggio, in ogni nazione – questo è il mio sogno. L’istruzione per ogni bambino e bambina del mondo. Sedermi a scuola e leggere libri insieme a tutte le mie amiche è un mio diritto.”

Malala Yousafzai, Christina Lamb, Io sono Malala, Garzanti, Milano 2014

Malala Yousafzai, premio Nobel per la pace 2014, è la ragazza pakistana che ha rischiato di perdere la vita per aver rivendicato il diritto all’educazione anche per le bambine.

Il candidato rifletta criticamente sulla citazione estrapolata dal libro di Malala Yousafzai ed esprima le sue opinioni in merito, partendo dal presupposto che il diritto all’educazione è sancito da molti documenti internazionali, come la Convenzione sui diritti del fanciullo del 1989, ratificata anche dall’Italia con Legge n.

176 del 27 maggio 1991.

Siamo nel XXI secolo, ma purtroppo esistono ancora paesi che hanno una mentalità retrograda. In alcuni stati, infatti, esiste ancora una forte differenza tra uomini e donne: queste ultime vengono maltrattate o sono costrette ad essere relegate in casa solo perché appartenenti al “sesso debole”. Questo tipo di mentalità è diffusa soprattutto nei paesi dove si pratica l’estremismo islamico e in altri paesi orientali. Io ritengo che oggi non debbano esistere più differenze tra i generi umani: siamo tutti uguali e, quindi, abbiamo gli stessi diritti. Nel mondo occidentale, la donna ha ormai raggiunto la sua indipendenza (anche se alcuni lavori continuano tuttora ad esserle negati), ma nel mondo orientale non è così. Le bambine non hanno diritto all’istruzione, ma sono costrette a seguire un rigido modo di vita che le porta ad essere rinchiuse in casa e ad occuparsi esclusivamente della famiglia. Chi di loro osa ribellarsi a questo sistema rischia di perdere addirittura la vita. È quanto avvenuto a Malala Yousafzai, una ragazza pachistana che ha sostenuto il diritto all’educazione anche per le bambine. Questo atto di coraggio ha fatto sì che ella ricevesse il premio Nobel per la pace nel 2014. Io sono fortemente convinto che tutti debbano avere diritto all’istruzione. Essa, infatti, è una potente arma di massa che può rivoltarsi contro regimi dittatoriali perché aiuta a prendere coscienza della propria storia, a fare un confronto tra le diverse culture e ad avere coscienza di sé. Molti regimi temono l’istruzione, proprio perché sanno che «un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo». In alcuni paesi ancora oggi non è possibile esprimere liberamente la propria opinione e, quindi, il governo interviene dapprima sull’istruzione. Del resto è sempre stato così: anche i terribili regimi dittatoriali come Fascismo e Nazismo hanno modificato il modo di insegnare e i programmi scolastici per diffondere e giustificare le loro ideologie. Un bambino che studia è una persona che crescendo ha l’opportunità di farsi una propria opinione su ciò che accade intorno a lui e ha il potere di cambiare le cose che non vanno nel mondo. La penna è, quindi, un’arma più potente di una bomba atomica. Basti pensare al valore di una semplice matita quando nei paesi occidentali si va a votare: con un semplice strumento di scrittura si possono scrivere nuove pagine di storia e attuare cambiamenti all’interno di un paese. Io penso sia necessario che tutti i bambini abbiano diritto all’istruzione, ma ritengo anche che i diversi stati debbano investire sulla formazione delle generazioni future. I bambini, infatti, sono gli uomini del futuro ed è su di loro che bisogna scommettere se si vuole che il mondo migliori. Bisogna innanzitutto investire sulle strutture, mettendo a disposizione degli edifici scolastici in grado di ospitare gli allievi, e anche sugli insegnanti, che devono essere messi in grado di svolgere al meglio il loro compito di educatori. Soprattutto è necessario far capire a tutti i paesi l’importanza dell’istruzione. Ritengo, infatti, che al giorno d’oggi sia assurdo rischiare di perdere la vita solo perché si chiede quello che è un diritto esercitato da milioni di bambini in tutto il mondo, e cioè quello di studiare o leggere un libro. Bisogna capire l’importanza dello studio se solo si pensa al fatto che addirittura i dittatori temono l’istruzione in quanto in grado di mettere in serio pericolo la sua sopravvivenza. Per costruire un mondo migliore, quindi, si deve fare in modo che tutti abbiano diritto di “sedersi a scuola e leggere un libro”.