vincenzo.disalvatore
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Destinazione: rivista scientifica

Rimango molto colpito quando ascolto le storie di persone che sono riuscite a guarire da malattie difficilmente curabili o quando sento di persone inferme che hanno migliorato il loro tenore di vita grazie alla continua ricerca scientifica e tecnologica. Non si tratta di miracoli, ma di passi in avanti che la ricerca fa ogni giorno per migliorare la qualità della nostra esistenza. Sono, infatti, del parere che la ricerca (sia scientifica che tecnologica) debba avere un unico scopo: la conservazione della vita umana e il suo miglioramento.
Lo afferma anche Margherita Hack in un’intervista a Roma Tre News: “Le applicazioni della scienza devono portare progresso e non regresso, vantaggio e non svantaggio”.

Tecnologia e distruzione

Ci sono, purtroppo, molti esempi in cui la tecnologia e la scienza hanno provocato morte e distruzione. L’uomo ha rivolto il suo sapere contro un suo simile e questo per me è inaccettabile. Il caso più significativo è stato della bomba atomica ai danni delle città nipponiche Hiroshima e Nagasaki. Come ricorda Leonardo Sciascia in La scomparsa di Majorana, all’inizio la scoperta della scissione dell’atomo (da cui, appunto, è derivata la bomba atomica) non fu capita. E questo impedì a Hitler e Mussolini di impossessarsi di questo terribile strumento di distruzione di massa. Forse Hitler sarebbe veramente riuscito a realizzare il suo progetto di realizzazione della razza pura se avesse utilizzato la bomba atomica per sterminare gli Ebrei. Però non scamparono dalla quasi distruzione le due città nipponiche che, ancora oggi, pagano le conseguenze di quell’uso scellerato dell’atomica. E tutto per porre fine ad un altrettanto grave disastro: la seconda guerra mondiale.

Etica della ricerca

Come dovrebbe agire un buon ricercatore? Come sostiene Hans Jonas in Il principio di responsabilità. Un’etica per la civiltà tecnologica, egli dovrebbe fare in modo che le sue azioni “siano compatibili con la permanenza di un’autentica vita umana sulla terra”. La ricerca, dunque, deve essere finalizzata alla conservazione della vita umana e non alla sua distruzione. E, a questo proposito, risultano utili i consigli dati da Primo Levi in Covare il cobra: per l’autore, il buon ricercatore deve lavorare affinché possa scoprire ciò che può essere utile, neutro o nocivo per l’essere umano. Se si scopre qualcosa di nocivo, come sostiene sempre Margherita Hack, bisognerebbe avere il coraggio di fermarsi.

Limitazioni della ricerca

Uso il condizionale perché purtroppo molto spesso la ricerca è legata alle regole di mercato. Si pone l’attenzione, cioè, su ciò che può avere un immediato riscontro economico senza capire le reali esigenze di chi dovrebbe usufruire realmente dei benefici della ricerca. Può capitare, ad esempio, che materiali nocivi vengano comunque prodotti proprio in nome del profitto. Ma, come sostiene Pietro Greco in un articolo pubblicato su L’Unità il 7 luglio 2001 intitolato Sua maestà la tecnologia. Chi ha paura della scienza?, se si vuole costruire un futuro migliore, è necessario che la ricerca si liberi dalle regole di mercato e il buon ricercatore, come afferma Primo Levi, non deve lasciarsi “sedurre dall’interesse materiale”.

Liberare la ricerca

La ricerca, dunque, se vuole realmente portare a buoni risultati, deve essere libera da qualsiasi condizionamento esterno: solo così può “portare progresso e non regresso, vantaggio e non svantaggio” e ricollegarsi al fondamentale valore che è quello dello sviluppo umano.

Riflessioni sulla ricerca e l'etica

In conclusione, la ricerca scientifica e tecnologica rappresenta una duplice arma a doppio taglio: da un lato, offre speranza e possibilità di miglioramento nella vita umana attraverso scoperte e innovazioni; dall'altro, può portare a conseguenze disastrose se non guidata da un'etica solida e dalla consapevolezza dei suoi impatti sulla società e sull'ambiente. È fondamentale che i ricercatori operino con responsabilità e sensibilità, ponendo al centro la conservazione della vita umana e il benessere della società nel suo complesso. Inoltre, occorre liberare la ricerca dalle influenze economiche e mercantili, consentendo così il suo sviluppo in direzioni etiche e sostenibili. Solo attraverso un'impeccabile integrità scientifica e un costante rigore etico possiamo garantire che la ricerca continui a essere un faro di progresso e non una fonte di distruzione.