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Viviamo in un mondo sempre più tecnologico. Chi di noi non possiede cellulari di ultima generazione, ascolta musica in formato digitale e scarica ogni tipo di dati dalla rete internet? La tecnologia corre e non arresta il suo cammino. Non si fa in tempo a comprare un telefono cellulare che già ne è uscito un altro con nuove migliorie e potenziamenti. Come afferma Umberto Galimberti in Psiche e techne. L’uomo nell’età della tecnica, la tecnica vuole una sola cosa: crescere e progredire sempre perché non si pone dei limiti da raggiungere, ma vuole sempre migliorarsi.

Fino a che punto, però, può spingersi la tecnologia? Il giornalista Massimo Gaggi, in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera il 26 gennaio 2014, E il robot prepara cocktail e fa la guerra, mette in guardia: è necessario limitare l’intelligenza delle macchine e dei robot, cioè l’uomo deve fare in modo che le nuove tecnologie non diventino più intelligenti di lui.

I robot, afferma il giornalista, devono rimanere degli «utili idioti», devono cioè essere di vantaggio all’uomo in casi estremi come, ad esempio, lavorare in piattaforme petrolifere in fiamme, miniere semidistrutte da un crollo, centrali in avaria che perdono sostanze radioattive. Si ricordi, inoltre, che è l’uomo a creare le macchine e a trasferire su di loro la sua intelligenza. Se gli aggeggi tecnologici diventassero più intelligenti di chi le ha create, vivremmo in un mondo dominato da macchine in cui l’uomo, da dominatore, diventerebbe schiavo. Io ritengo che la tecnologia possa essere utile in molti campi. Innanzitutto nell’ambito della medicina e della ricerca scientifica.

Come afferma Fabio Chiusi, in un articolo pubblicato da L’Espresso il 6 febbraio 2014, TRANS UMANO la trionferà, gli scienziati della Silicon Valley stanno cercando di potenziare le nostre capacità fisiche e psichiche, eliminare ogni forma di sofferenza e sconfiggere l’invecchiamento e la morte proprio ricorrendo alla tecnologia. Si sta inoltre cercando di sviluppare nuove tecniche, come «il “mind uploading”, ossia il trasferimento della coscienza su supporti non biologici, e le “nanomacchine”, robot grandi come virus in grado di riparare le cellule cancerose o i danni da malattia degenerativa direttamente a livello molecolare». Se ci guardiamo intorno, ci rendiamo conto di essere completamente circondati da strumenti tecnologici. Essi sono utilizzati anche in ambito lavorativo. La comparsa di robot nelle fabbriche si è avuta con la nascita della catena di montaggio: le macchine sono state utili per compiere lavori ripetitivi. Ma la tecnologia è uscita dalle fabbriche e ha invaso altri ambiti lavorativi. Come afferma il giornalista Gaggi nel medesimo articolo, molti mestieri sono svolti ormai da una macchina: il bancario è stato sostituito dal bancomat, il cassiere da sensori, codici a barre e sistemi di pagamento automatizzati, autisti di treni e metropolitane da computer in grado di guidare i convogli. Molto spesso, però, la tecnologia invade gli ambienti lavorativi, ma i lavoratori non ne capiscono l’importanza. È il caso, ad esempio, di chi lavora nelle scuole. Come afferma la giornalista Dianora Bardi in un articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore Nòva il 12 gennaio 2014, La tecnologia da sola non fa scuola, gli insegnanti si sono visti invadere dalle nuove tecnologie (Lim, e-book, tablet, registri elettronici) senza capire che utilizzo farne. Le nuove generazioni sono tecnologiche e, quindi, la scuola deve adeguarsi alle nuove richieste della sua utenza. Purtroppo, però, non tutti gli insegnanti sono al passo coi tempi e finiscono con l’utilizzare sempre i soliti vecchi metodi di lavoro. Questo perché non sono in grado di adoperare i nuovi strumenti. Io penso che l’utilizzo della tecnologia nella scuola possa essere molto utile, ma bisogna che tutti siano in grado di utilizzarla correttamente. I docenti dovrebbero essere costantemente aggiornati, mentre gli studenti dovrebbero adoperare la tecnologia in maniera adeguata. La maggior parte di loro, infatti, utilizza questi strumenti soprattutto per collegarsi ai social network, scattare foto, chattare o ascoltare musica.

Ma la tecnologia non è solo questo, è anche rimanere costantemente aggiornati su quanto accade nel mondo, svolgere ricerche più approfondite avendo a disposizione molto più materiale rispetto al passato e utilizzare i notebook senza aver più bisogno del quaderno cartaceo. Rimango sbalordito quando vedo che alcuni ragazzi non sono in grado di creare un semplice documento di lavoro sul personal computer o non sanno nemmeno cosa sia una casella di posta elettronica. Ben venga, dunque, lo sviluppo della tecnologia, a patto che la si utilizzi in modo corretto (non, ad esempio, per creare armi di distruzione di massa sempre più potenti o per diffondere messaggi di violenza) e che tutti siano in grado di usufruirne.