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Sintesi

La tesina si pone l'obiettivo di fornire una possibile spiegazione di come guerra e terrorismo possano "alimentare l'economia" e non solo distruggere ricchezza..

Materie trattate: Geografia economica Scienze delle finanze Storia

Estratto del documento

Capacchione Alfredo - I.T.C. “M. Cassandro” -V B I.G.E.A. - Anno scolastico 2006/2007

Sommario

3 Prefazione

4 Il terrore…in economia

5 Finanza e terrore

7 La “scusa Bin Laden”

8 Le decisioni di Bush e Greenspan

9 Perché la guerra fa bene all’economia?

11 I vantaggi del Warfare state

14 Conclusioni

15 Bibliografia e sitografia - 2 -

Capacchione Alfredo - I.T.C. “M. Cassandro” -V B I.G.E.A. - Anno scolastico 2006/2007

refazione

P Guerra e terrorismo sono due termini che, per antonomasia, indicano sangue, paura, distruzio-

ne, annullamento. In generale è questo il loro significato ma, in economia, le cose possono anche

essere diverse. Sembra paradossale, ma un atto di guerra o un attentato terroristico, nel mondo

della Finanza, possono creare fortune e non distruzioni. Questa tesina, realizzata come approfon-

dimento della mappa concettuale (avente come tema centrale “l’economia globalizzata”), cerca di

effettuare un’osservazione dei fenomeni guerra e terrorismo (con particolar riferimento

all’attentato dell’11 settembre), da un differente punto di vista, qual è quello economico, arrivando

a fornire una possibile spiegazione, diversa rispetto a quella ufficiale fornitaci dai mass media.

Con l’ausilio di alcuni esempi pratici, di informazioni documentate e di riferimenti storici, ho

cercato di mettere in evidenza come, quasi assurdamente, guerra e terrorismo possano “alimenta-

“global econo-

re l’economia” anziché distruggere ricchezza. Tutto ciò avviene nel contesto della

my” farfalla»

in cui il mondo è a portata di click, in cui vigono le leggi dell’«effetto e dell’«effetto

domino» e in cui tutto riguarda, indistintamente, tutti.

L’analisi che ho proposto in questo lavoro è puramente geo-economica ed è stata effettuata con

la consultazione di diversi siti web e di alcuni testi o articoli provenienti da quotidiani ed è frutto

di approfondimenti e riflessioni che hanno interessato le seguenti discipline:

Geografia economia (Prof. Ruggiero Maria Dellisanti)

− Storia (Prof.ssa Ida Palumbieri)

− Scienze delle finanze (Prof.ssa Alessandra Defilippis)

− - 3 -

Capacchione Alfredo - I.T.C. “M. Cassandro” -V B I.G.E.A. - Anno scolastico 2006/2007

IL TERRORE… IN ECONOMIA

Insieme alle Twin Towers sono crollate ieri le ultime speranze

“ per evitare la recessione ”

[Sole del 12 settembre 2001]

24 ore

Sono queste le parole di un articolo del più im-

portante quotidiano economico-finanziario italia-

no. L’attentato alle Twin Towers, questa la teoria,

avrebbe dato il colpo di grazia all’economia ame-

ricana e all’unico elemento che poteva evitare la

1

recessione : i consumi privati. È un ragionamento

0F

lecito e convincente a prima vista ma, come si sa,

la teoria è differente dalla pratica, la quale si è ri-

velata, invece, ben diversa e per comprenderne i

motivi, è necessario analizzare tecnicamente

l’argomento. Nell’ambito dell’economia politica,

il sistema economico di uno Stato è in equilibrio

quando l’offerta globale è uguale alla domanda Momento dell’impatto del secondo aereo- New York, 11/09/2001

globale. L’offerta è data dall’insieme dei

globale

beni e servizi prodotti in un paese in un dato periodo (cioè il reddito nazionale), mentre la domanda

è costituita da due aggregati: i (ossia la domanda di

globale consumi

beni e servizi finali diretti a soddisfare i bisogni attuali) e gli investi-

(ossia la domanda di beni strumentali atti ad aumentare la pro-

menti

duzione). Affinché ci sia un’espansione della produzione,

dell’occupazione e del reddito è necessario che il livello dei consumi

sia tale da garantire uno sbocco dei beni e dei servizi sul mercato e

che il livello degli investimenti sia tale da permettere un incremento

delle attività produttive. Per questi motivi l’attentato, a causa della ca-

duta della fiducia dei consumatori, avrebbe fatto diminuire la doman-

da globale, provocando un’alterazione dell’equilibrio economico e

quindi una situazione di recessione. Effettivamente tutto ciò è in parte

avvenuto, ma non tutti hanno subito in modo negativo le conseguenze

dell’attentato.

La parte maggiore della caduta della fiducia dei consumatori ame-

Copertina dell’ Economist raffigurante ricani in settembre, come si può leggere su un articolo del giornale

le macerie del WTC

in realtà si è verificata solo . È un dato senza dubbio

the Economist, nei primi dieci giorni del mese 2

1F

sorprendente. In realtà, leggendo i reports di alcuni analisti finanziari usciti a caldo dopo l’11 set-

tembre, ci si rende conto che non c’è nessuna sorpresa, anzi si nota che la situazione post-attentati

non era del tutto negativa come si immaginava in un primo momento; al contrario gli stessi analisti

La recessione è una situazione macroeconomica caratterizzata da livelli di attività produttiva più bassi di quelli che si

1

potrebbero ottenere usando completamente ed in maniera efficiente tutti i fattori produttivi a disposizione. Tecnicamen-

Prodotto Interno Lordo reale diminuisce per almeno due trimestri consecutivi. Sinto-

te si parla di recessione quando il

mi tipici delle fasi di recessione sono la diminuzione del tasso di crescita della produzione, l'aumento della disoccupa-

zione, la diminuzione del Tasso di interesse in seguito alla riduzione della domanda di credito da parte delle imprese, il

rallentamento del tasso di inflazione causato dalla diminuzione della domanda di beni e servizi da parte dei consumato-

ri; dal sito web http://www.wikipedia.it/

13 ottobre 2001, p. 15

the Economist,

2 - 4 -

Capacchione Alfredo - I.T.C. “M. Cassandro” -V B I.G.E.A. - Anno scolastico 2006/2007

distinguevano con molta attenzione i settori (e quindi i titoli borsistici) da cui stare alla larga o quel-

li su cui speculare.

Dopo il 9/11 (come direbbero gli americani), nel mondo regnava la paura di volare, di viaggiare,

di risparmiare, le assicurazioni hanno dovuto risarcire, ai loro clienti, i danni provocati dall’attentato

ed è proprio per questi motivi che, tra i settori colpiti troviamo: le compagnie aeree, le compagnie

assicurative, il settore turistico, le banche e le società finanziarie.

Tra i settori favoriti troviamo invece: il petrolio, le risorse di base (primo fra tutte l’oro, classico be-

ne di rifugio in caso di crisi politico-militare), il settore della difesa e militare, il settore

dell’elettronica (hardware e software), la logistica e le costruzioni.

I titoli relativi alle imprese operanti nei suddetti settori favoriti hanno avuto rialzi talmente eleva-

ti che non solo si sono riuscite a compensare le perdite dei settori colpiti, ma chi avesse seguito i

consigli degli analisti, avrebbe realizzato mastodontici pro-

fitti.

Basti pensare che imprese quali la Qlogic (elettronica),

la Lockheed Martin (produttrice di aerei da guerra) o la

Northrop Corporation (produttrice di bombe e missili), tutte

quotate a Wall Street, hanno avuto rialzi di circa il 15% in

un solo giorno. Anche la Boeing, che in teoria avrebbe do-

vuto patire la crisi dell’aeronautica civile, è riuscita a copri-

re le perdite grazie alla costruzione di aerei militari e ordi-

gni bellici.

Per quanto riguarda i titoli dei settori colpiti anche in

questo caso le previsioni (negative) sono state rispettate. Caccia americani mentre sganciano missili.

Gli analisti finanziari però invitavano gli investitori ad es-

sere prudenti e a non vendere i titoli a qualsiasi prezzo. Questo per un motivo semplicissimo: diver-

si di questi titoli avevano già perso terreno nella settimana precedente l’attentato.

FINANZA E TERRORE

3

2F

Che qualcuno dei titoli colpiti dalle conseguenze dell’attentato fosse stato venduto in massa la

settimana prima, pare certo e lo si può constatare con certezza. Nel grafico (in alto) raffigurante

l’indice Dow Jones della borsa americana, si può notare come, nei giorni antecedenti l’11 settem-

Grafico tratto dal sito web http://www.luogocomune.it/

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bre, c’è una massiccia vendita (lo si nota dalle barre che rappresentano i volumi) che si ripercuote

sul prezzo (indicato dalla linea blu e come si può vedere ha un vero tracollo). La stessa cosa è avve-

nuta, a causa per altri indici e nella maggior parte delle borse mondiali . Tale

dell’effetto domino, 4

situazione è apparsa subito così evidente che, in un report della JPMorgan Chase pubblicato il

3F

giorno successivo all’attentato, si può leggere testualmente: “crediamo che le forti perdite subite

recentemente dai titoli assicurativi abbiano già in parte scontato l’impatto degli eventi di ieri” .

5

4F

È da notare che nel gergo finanziario il termine “scontare” è utilizzato per designare movimenti

di titoli che anticipano eventi o situazioni che, successivamen-

te, coinvolgeranno il titolo stesso: questi movimenti sono effet-

tuati da qualcuno che possiede informazioni riservate (“insider

ed è raro che avvengano casualmente. La stessa si-

trading”)

tuazione si è verificata, come nel settore assicurativo, per i titoli

dell’aeronautica civile. Non sono mancate persone che hanno

ipotizzato che il vero movente dell’attentato fosse proprio quel-

lo di realizzare guadagni in Borsa: lo ha fatto nientemeno che il

6

Ministro Martino . Ma chi avrebbe potuto organizzare tutto?

5F

Le ipotesi sono due: i terroristi o gli americani stessi.

Secondo la prima ipotesi i terroristi di Al-Qaeda avrebbero

raggiunto due risultati in colpo solo: non soltanto hanno messo

in ginocchio l’America ma, attuando l’insider trading, sarebbe-

ro riusciti anche ad effettuare redditizie speculazioni borsistiche

(non dimentichiamo che Bin Laden ha la laurea in Finanza oltre

ad essere ingegnere …).

Secondo l’altra ipotesi, che invece sostiene la teoria cospira-

zionista o complottista, la speculazione sarebbe stata attuata e

Sede della JPMorgan Chase a New York voluta da alcuni “potenti” americani che, conoscendo in antici-

po quello che doveva accadere (da chi?), avrebbero venduto o

fatto vendere le azioni “a rischio” realizzando enormi guadagni

e, di conseguenza, facendo crollare la loro quotazione. È una teo-

ria abbastanza azzardata e della quale non abbiamo nessuna cer-

tezza. Certo, sui fatti dell’11 settembre ci sono molte incon-

gruenze e ne abbiamo sentito parlare all’infinito dai mass media,

ma pensare che alcuni “pezzi grossi” americani siano stati dispo-

sti a far morire propri connazionali solo per un tornaconto eco-

nomico è una tesi che rabbrividisce.

Può anche darsi (e speriamo che sia così) che si tratti di pure

fantasie ma una cosa è certa: c’è un nesso tra finanza e terrore.

Ne è un palese esempio il fatto stesso che la rete organizzativa

necessaria per coordinare e mettere in pratica un attentato come

quello dell’11 settembre presuppone cospicui canali di finanzia-

mento. Non a caso il principale accusato degli attentati, Osama

Bin Laden, proviene da una delle famiglie più ricche dell’Arabia

Saudita. Allora ci si chiede: perché, pur avendo a disposizione

sofisticate tecnologie informatiche e telematiche, non gli sono L’ex Ministro italiano della Difesa Antonio Martino

stati tagliati i fondi? è una società finanziaria con sede a New York , è leader nei servizi finanziari globali e serve

JPMorgan Chase & Co.

4

più di 90 milioni di clienti.

JPMorgan, 12 settembre 2001

Research Alert,

5 In un’intervista a “La Repubblica” del 20 Settembre 2001, Martino dichiarò che si trattava di una congettura che non

6

richiede tanti passaggi logici per essere formulata. - 6 -

Capacchione Alfredo - I.T.C. “M. Cassandro” -V B I.G.E.A. - Anno scolastico 2006/2007

In realtà la cosa non è affatto semplice. All’interno del sistema finanziario internazionale, il ca-

pitale finanziario deve avere come requisito indispensabile la velocità e quindi ogni controllo rallen-

terebbe i movimenti dei capitali. Inoltre, secondo il cosiddetto principio del il capitale

“non olet” ,

7

6F

deve fruttare e non importa da dove provenga ma solo dove “va".

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