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Sintesi

Tesina - Premio maturità  2009

Titolo: Il mondo della donna giapponese

Autore: Celenza Ludovica

Scuola: Liceo Scientifico

Descrizione: nella tesina vengono presentati i vari aspetti deòòa vita di una donna in giappone; segue una breve descrizione della figura della geisha. La pazienza e il sacrificio di sé sono, più che un dovere della donna, l'essenza stessa della femminilità . Dare la precedenza al maschio, concedergli indulgenza diventa per lei una forma mentis. Per secoli la remissività  è stata considerata la prima virtù della donna, e sostanzialmente è tuttora così.

Area: umanistica

Bibliografia Antonietta Pastore, "Nel Giappone delle donne", Einaudi, 2004 Liza Dalby, "La mia vita da geisha", Sperling&Kupfer, 2005

Estratto del documento

“Il mondo della donna giapponese”

Tra arte e tradizioni

Ludovica Celenza, Liceo scientifico “F. Severi”, Frosinone

a.s. 2008-2009

iscrezione è il primo termine che viene in mente

“ D

per descrivere il comportamento della donna

giapponese: occupa poco spazio,i suoi gesti sono

contenuti, non fa movimenti che la mettano troppo in

evidenza.”

Antonietta Pastore, “Nel Giappone delle donne”

• La pazienza e il sacrificio di sé sono, più che

un dovere della donna, l’essenza stessa della

femminilità. Dare la precedenza al maschio,

concedergli indulgenza diventa per lei una

forma mentis.

• Per secoli la remissività è stata considerata la

prima virtù della donna, e sostanzialmente è

tuttora così. La famiglia

• La società giapponese è basata sul gruppo e

non sull’individuo, e questo è organizzato in

una gerarchia verticale dove intromissioni ed

interferenze dall’esterno non sono ben

accette. Ma nel gruppo la solidarietà è

fondamentale, ed ogni individuo deve avere la

capacità di fare maru maru “tondo tondo”: di

mantenere cioè la pace e l’armonia.

• Un’usanza delle famiglie era la pratica del

mabiki, letteralmente “sfoltimento” :

soprattutto nelle famiglie più povere si era

soliti uccidere le neonate poiché solo in

questo modo la donna poteva migliorare la

propria condizione e mettersi al riparo dal

ripudio di non aver avuto un figlio maschio.

Alcune volte anche i figli maschi indesiderati

potevano essere soggetti al mabiki. Questa

usanza, sfortunatamente, era ancora in uso

all’inizio del ventesimo secolo.

• All’interno della famiglia i primi doveri della

moglie sono obbedienza e rispetto nei confronti

del marito e dei suoceri. Le donne vengono

trattate dalle suocere come delle schiave: devono

obbedire a qualsiasi ordine senza venire mai

protette dai mariti. Alcune volte il rapporto

diventa tanto opprimente che si arriva a

conclusioni tragiche:

“Una tragedia venne una volta a scuotere questo

torpore ipocrita, una giovane madre si dette

fuoco, un mattino d’inverno,insieme alla

figlioletta di due anni”.

Antonietta Pastore, “Nel Giappone delle donne”

Il matrimonio

• In Giappone esistono due possibilità, per i giovani, di

arrivare al matrimonio: trovare il loro futuro/a

marito/moglie all’università o al lavoro, oppure

ricorrere all’omiai.

• L’omiai è il matrimonio combinato che attualmente

costituisce il 50% delle unioni. Se in passato erano i

genitori che sceglievano, indipendentemente dai figli, il

futuro sposo o la futura sposa, oggi le famiglie

procurano ai figli dossier, completi di foto di possibili

candidati. Sarà poi il giovane a scegliere tra i possibili

partners.

• L’abitudine a riverire il marito è tale che

ancora oggi, soprattutto nel caso di un

matrimonio combinato, le donne non

chiamano per nome il loro sposo, ma con un

anonimo anata,termine che si avvicina molto

al vous francese. Per rivolgersi alla moglie

anche il marito non la chiamerà per nome, ma

si rivolgerà a lei con un semplice kimi(tu), o

con un o-mae (un tu più brusco), o addirittura

con un ohi!, che non bisogna tradurre.

• La parola che le donne usano di solito per

indicare i mariti è shujin, che significa”il mio

padrone”.

• C’è comunque un aspetto positivo nel

rapporto tra marito e moglie: è la donna che

gestisce le finanze. Infatti, per capire se una

coppia è sposata o meno, basta vedere chi

prende il portafoglio al momento di saldare il

conto: se è la donna, vuol dire che sono

marito e moglie. Il lavoro

• Le ditte hanno introdotto il doppio sistema di

assunzione (dopo la promulgazione della legge

sulle Pari Opportunità d’Impiego) per dividere i

lavoratori in due gruppi: quelli con possibilità di

carriera e quelli senza.

• Questa divisione è un modo per discriminare sin

dall’inizio le donne, che a causa degli obblighi

familiari verranno sempre poste nel secondo

gruppo: avranno possibilità solo di fare lavori

part-time e nessuna possibilità di carriera.

• La struttura gerarchica di una ditta giapponese

non è piramidale ma a uovo, con le fasce più

basse formate dai nuovi assunti, una fascia

mediana composta da medi dirigenti per poi

salire verso i posti manageriali.

• Una donna che dedichi completamente la sua

vita al lavoro può sperare di raggiungere la

fascia di mezzo, ma salire oltre questa diventa

impossibile. A causa della recessione, si è

ridotto il numero di donne assunte a parità di

condizioni con gli uomini, quindi in futuro

diminuirà certamente il numero di quelle

donne promosse a medio dirigente.

• Un aspetto rilevante è che le ditte sfruttano il

lavoro delle donne; può succedere che alcune

debbano assentarsi dal lavoro per un certo

periodo e vengano però successivamente

riassunte dalla stessa ditta per un lavoro part-

time con un carico di ore di poco inferiore (6

ore invece di 8) ed uno stipendio molto

inferiore.

• Inoltre le ditte fruttano il part-time femminile

a loro favore, poiché possono licenziare in

funzione del mercato senza dover pagare

contributi o indennità.

Mizu shobai

• Come in tutti i paesi, tranne alcuni, la

prostituzione è illegale, ma non è difficile

trovare locali in cui questa viene praticata.

• La parola mizu shobai significa letteralmente

“commercio dell’acqua”, ed indica una serie di

locali aperti fino all’alba, in cui non è l’acqua

ad essere consumata, ma l’alcool. È qui che

viene favorita la prostituzione.

• Le donne che lavorano nei mizu shobai

vengono chiamate entertainers

(intrattenitrici), ma non devono essere

scambiate per geisha. Durante il periodo

feudale la prostituzione era rigidamente

controllata ed ammessa soltanto in alcuni

quartieri. Il ruolo che avevano entertainers e

geisha era molto diverso.

Una donna particolare:la geisha

• Il termine geisha significa letteralmente

“artista” (dalla radice gei “arte”). Le geisha

erano (e sono, anche se in maniera minore)

donne colte, esperte nel canto, nella danza e

nell’arte di suonare lo shamisen (strumento a

tre corde privo di tastiera). Più che per la loro

bellezza, le geisha venivano ingaggiate per il

loro talento ed avevano il compito di

intrattenere, attraverso le loro arti, i clienti

delle case da tè (così venivano chiamati i locali

in cui le geishe venivano istruite).

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