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Sintesi

Tesina - Premio maturità  2009

Titolo: Il vampiro

Autore: Papalexi Nefeli

Descrizione: la tesina è nata dall'idea di fare una tesina che tratta della superstizione. in grecia dove vivo la superstizione è dappertutto.

Materie trattate: Letteratura Italiana, Filosofia, Storia, Storia Dell'arte, Letteratura Latina

Area: umanistica

Sommario: Italiano, Baudelaire, I fiori dela male, donna vampiro, Verga, La lupa, donna fatale, Filosofia, Freud, Tre saggi sulla sessualità , Psicoanalisi del vampiro, Latino, Ovidio, Metamorfosi, Striges, Storia dell'arte, Munch, Il vampiro, Donna vampiro

Estratto del documento

Le origini del mito

Il vampiro è una figura mitologica presente nel folklore di tutti i

continenti, ed è quasi sempre un morto che per varie ragioni torna in vita

per tormentare e uccidere i vivi succhiando loro il sangue o scatenando

terribili epidemie. La figura del vampiro ha subito molte modifiche con il

passare del tempo, ma solo dal XIX secolo ha acquisito un fascino sinistro

e tramandato a noi tramite la letteratura e in seguito dal cinema.

Con il passare dei secoli al vampiro vennero attribuiti vari poteri, tra cui

l’immortalità, il potere di mutarsi, quello di ipnotizzare la vittima,

l’invulnerabilità alle ferite, l’intollerabilità all’aglio e l’impossibilità di

riflettersi negli specchi.

Stando ai ritrovamenti archeologici, la paura che un morto potesse tornare

a tormentare un vivo risale ad epoche molto remote, dall’età babilonese

alla Roma antica per arrivare alla storia più recente.

Nella Roma antica, Ovidio racconta di una creatura demoniaca di sesso

femminile, che aveva la forma di un rapace dalle penne chiare, la o

strix

È un’uccello notturno capace di entrare nelle case, afferrare i

striges.

bambini dalle culle e succhiarne il sangue con un lungo e affilato becco.

“Si dice che straziano i fanciulli ancora lattanti e pieno di sangue

tracannato abbiano il gozzo. Hanno il nome di strigis: causa del nome è

che sogliono di notte orribilmente stridere.”(Metamorfosi, Ovidio)

Queste figure femminili sono molto vicine al vampiro moderno.

Dracula e il vampiro moderno

La figura del vampiro negli ultimi decenni è stata associata a Dracula,

personaggio nato dalla penna di Bram Stoker, il quale ha preso spunto

dalla vita di Vlad III Draculea, detto anche Vlad l’impalatore, perché

impalava i suoi nemici.

Con di Stoker, la figura del non-morto ha acquisito un’immagine

Dracula

romantica tipica della reazione anti-illuministica, portando ad una

umanizzazione del vampiro.

Psicoanalisi del vampiro

Il padre della psicoanalisi, Sigmund Freud, non ha saputo resistere al

fascino del vampiro. Per Freud il vampiro è l’incarnazione dell’erotismo e

della distruttività, di un’attrazione verso l’altro sesso con la fusione di

sangue e corpo che avviene quando i canini penetrano il collo della

vittima, e di una consapevolezza di provocare la morte con quell’atto in

cambio della vita.

Vampirismo come espressione della libido repressa.

Se è vero che, come afferma Freud, il perturbante è l'espressione degli

impulsi repressi, il Nosferatu ne è sicuramente uno degli esempi più

lampanti. Il vampiro può essere definito quindi come il Diavolo che risiede

dentro di noi, l'Es contrapposto all'Io.

Il simbolo sessuale può essere trovato nel vampiro stesso; ha

caratteristiche fortemente umane, ed essendo uno spirito che "entra" e

"possiede", ha evidenti caratteri fallici.

seduttore,

Egli è quindi il l'affascinatore, l'ipnotizzatore, non gli si può

resistere a meno che non si abbia la volontà di tenere lontane le tentazioni

(per poter entrare in una casa, deve essere invitato da qualcuno).

La sua seduzione implica quindi il consenso della vittima: essa infatti, nel

momento in cui il vampiro le affonda i denti nella gola prova un piacere

molto intenso, in cui è facile notare l'allusione all'orgasmo.

Quindi la figura del vampiro e la sua prorompente carica erotica possono

essere viste come strumento d'inconscia ribellione ed esternazione

dell'istinto sessuale che, nell'epoca vittoriana in cui scrive Stoker, era

particolarmente represso.

A sua volta la donna-vampiro è ancor più inquietante per la morale

dell'epoca, a causa delle sue caratteristiche lesbiche che mettono in

pericolo l'ideale della donna “sposa e madre”.

La contessa sanguinaria

Erzsebet Bathory , soprannominata la o

Contessa Dracula Contessa

fu considerata la più famosa assassina seriale in Ungheria.

sanguinaria,

Era stata iniziata da sua zia Karla alla tortura, all’adorazione del diavolo e

alla perversione sessuale. Un giorno la Contessa sferrando un colpo troppo

violento alla cameriera, si bagna la mano con il suo sangue, quindi corre in

bagno per lavarsi, ma si accorge che la sua pelle ne risulta più lucida e

luminosa. Da allora la Contessa apprezzò sempre più la vista e il sapore

del sangue, convinta di poter acquisire gioventù ed immortalità

bagnandosene il corpo. Così cominciò a rapire e torturare giovani

contadine, in seguito anche le figlie della piccola nobiltà. Quando

arrivarono le denunce alla Chiesa cattolica, l’imperatore Mattia II

intervenne ordinando un’indagine nei confronti della nobildonna . Gli

inviati dell’imperatore si recarono al castello e trovarono un gruppo di

ragazze incatenate, delle quali alcune morte e altre agonizzanti con dei fori

sul collo, sul torace e sullo stomaco, da dove veniva drenato il sangue.

Proseguendo la perquisizione, si trovarono in alcune stanze del castello

degli strumenti di tortura. Quando infine trovarono Erzsebet impegnata in

una sanguinaria orgia con i suoi servitori, essa si difese dicendo:

“ Abbiamo il diritto di fare quello che vogliamo ai nostri subalterni. Noi

siamo di sangue reale!”. La Contessa fu incriminata per aver ucciso più di

650 fanciulle, e quindi fu murata viva in una stanza del suo castello con un

solo foro attraverso il quale le veniva dato il cibo. Priva dei suoi bagni di

sangue, morì quattro anni dopo, il 21 agosto 1614.

Questa donna è stata sicuramente quanto di più simile ad un vampiro sia

storicamente esistito. Una donna vampiro.

La donna vampiro

Mentre la figura del vampiro maschio è tutto sommato costante nelle sue

caratteristiche di nobiltà decadente, fascino e paura, la sua donna ha aspetti

diversificati nell’immaginario collettivo e nella letteratura.

Nell’immaginario collettivo, la figura della donna vampiro nasce dai miti

greco-romani con le le e altre figure capaci di tramutarsi in

striges, lamiae

leggiadre giovani che attirano le loro prede per berne il sangue e divorarle.

Nella letteratura a partire dall’età romantica, invece, la donna vampiro è

una o la quale può essere vittima o serva fedele

dark-lady femme fatale,

del maschio, oppure svincolarsi dal personaggio maschile diventando a sua

volta protagonista.

Nella letteratura della seconda metà dell’Ottocento la presenza di donne

fatali si infittisce, e il fenomeno delle perverse “mangiatrici” di uomini si

accentuerà ancora di più verso la fine del secolo. Nell’immaginario

collettivo ritroviamo una forma di paura nei confronti di questa figura, e

questo fenomeno determinerà la nascita di un fantasma ostile e

minaccioso. L’esplodere di questo odio e di questa paura verso la donna ha

origini dall’indebolimento della figura maschile durante la 2a rivoluzione

industriale. La crisi della visione tradizionale dell’uomo, come essere

virile, forte, sicuro e capace di costruirsi con le proprie forze il mondo e di

dominarlo senza difficoltà, si riflette nella letteratura con il moltiplicarsi di

personaggi deboli, insicuri, inetti, i quali popolano le pagine delle opere

degli scrittori di questo periodo. Con l’inizio dell’emancipazione della

donna, ella appare all’immaginario maschile ostile e pericolosa, perché

nella realtà effettiva la sua emancipazione minaccia le basi tradizionali del

potere e del privilegio maschile e di conseguenza della società che egli

rappresenta, e che fino a poco tempo prima era da lui dominata. Per questo

essa viene percepita come un pericolo da parte di una virilità già

psicologicamente indebolita a causa dei processi sociali.

Una chiaro esempio della donna vampiro nella letteratura lo troviamo ne I

di Baudelaire, e in particolare nelle poesie e

Fiori del male Il vampiro La

Ne il poeta parla di questo essere e

metamorfosi del vampiro. Il vampiro

dell’effetto che ha su di lui. Il poeta è schiavo della vampira perché è

mosso dagli istinti, e quindi la donna lo attira nella sua trappola usando

l’astuzia e il fascino, ma quando il poeta si accorge d’essere diventato suo

schiavo, cerca di sfuggirle inutilmente. L’uomo odia la vampira perché lei

gli conferma che è degno della sua schiavitù.

Nella prima strofa del la donna descrive le

La metamorfosi del vampiro,

tecniche che usa per sedurre gli uomini: è capace dell’impossibile usando

il suo fascino, persino gli angeli sarebbero impotenti a resisterle e si

dannerebbero pur di averla.

Nella seconda strofa, il poeta, dopo l’incontro amoroso con la vampira,

durante il quale essa gli ha succhiato tutto il “sangue” dal corpo, vede la

donna per ciò che è veramente, la vede passare progressivamente da un

“possente fantoccio che sembrava avere fatto le sue provviste riempiendosi

di sangue”, ad un’otre pieno, finché non giunge ad essere qualcosa di

disumano, uno scheletro infilato in un’asta che stride volteggiando.

Per Baudelaire la donna vampiro priva l’uomo del suo potere , lasciandolo

inerme e privo di qualsiasi forma di forza vitale.

Anche nella di Giovanni Verga compaiono una serie di tratti tipici

Lupa

della donna fatale , seppur filtrati attraverso l’immaginario e i modi

espressivi del narratore popolare, che si colloca all’interno del mondo

contadino: l’aspetto fisico (pallida, occhi neri, alta, magra, bruna), i

rimandi alla belva feroce, divoratrice d’uomini, il carattere demoniaco, la

lussuria insaziabile, che non si arresta dinnanzi ad alcun divieto morale o

interdetto sociale. Infatti proprio quella voracità sessuale conduce

veramente alla perdizione il giovane genero, spingendolo al gesto omicida

al fine di liberarsi “dall’incantesimo”.

La donna vampiro di Munch

Edvard Munch (1863-1944) trascorse un’infanzia contrassegnata da

vicende dolorose (si ammalò di tubercolosi, perse la madre e la sorella)

che certamente segnarono la sua già complessa personalità. Durante il suo

soggiorno a Berlino fu soggetto ad una grave depressione nervosa. Questi

eventi traumatici li possiamo tutti riscontrare all’interno dei suoi dipinti.

Sono spettri, ossessioni e fantasmi i personaggi che popolano le tele di

Munch. Anche le storie d’amore sono da lui vissute negativamente ed i

suoi quadri esprimono con colori violenti la lotta dei sessi, e la donna è

vista come carnefice demoniaco, una sorta di vampiro seducente teso ad

annullare l’uomo, imprigionandolo nella sua rete tentatrice. Munch vede la

donna come epicentro di uno sconvolgente mistero sessuale, di cui avverte

tutta la profondità e le molteplici stratificazioni, senza però poterlo

comprendere in pieno in quanto privo degli strumenti “psicoanalitici”

adatti. Una profondità che evoca attraverso miti e figure simboliche che

risulteranno essere intrise di un senso di minaccia e di crudeltà divorante.

Nasce così la fusione tra la figura della donna e l’immagine mostruosa del

vampiro. L’uomo è preso da un senso di consunzione ed esce provato e

distrutto dall’incontro con la donna.

Vampiro, 1893-94

Il vampiro è dappertutto, dentro di noi e intorno a noi, è sarà sempre

presente nel folklore dei continenti di tutto il mondo.

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