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Sintesi

Il viaggio inteso non solo in senso concreto e realistico (di spostamento nello spazio e nel tempo) ma anche in senso simbolico di desiderio di conoscenza e di ricerca.

Tesina per il Liceo Socio Psico Pedagogico

Materie trattate: Italiano, Latino, Filosofia, Pedagogia, Storia dell'arte, Storia, Diritto.

ITALIANO Giovanni Pascoli: "L'ultimo viaggio"

DIRITTO I diritti dello straniero

LATINO Virgilio e il viaggio di Enea

FILOSOFIA Nietzsche e il viaggio oltre se stessi

PEDAGOGIA Dal viaggio come spostamento al viaggio virtuale

ARTE Paul Gauguin e l'esotismo

STORIA Il viaggio dei nostri emigrati

Estratto del documento

Il percorso letterario

Tutta la poesia pascoliana è incentrata su un’analisi introspettiva del poeta. Egli va alla ricerca dell’affetto che gli

è mancato durante la sua fanciullezza. La produzione poetica di Giovanni Pascoli non si può definire come un

vero e proprio itinerario, con un punto di partenza e d'arrivo, ma una continua rielaborazione degli stessi temi.

Proprio per questo motivo il suo percorso letterario si concentra nell’arco di pochi anni e si può dividere in tre

grandi parti:

1. Quella delle Myricae e dei Canti di Castelvecchio;

2. Quella dei Poemetti;

3. Quella dei Poemi conviviali.

Per quanto riguarda la prima fase ed in modo particolare l’opera intitolata Myricae bisogna richiamare alla mente

il titolo che spiega già in parte il contenuto: Myricae in latino significa tamerici, piante umili che crescono al

livello del terreno e che nessuno considera. Sono il simbolo della poesia umile che Pascoli intende comporre, una

poesia fatta di piccole cose osservate con la meraviglia del fanciullo. Il piano intenzionale del poeta è quello di

affrontare una tematica semplice riguardante la naturalezza e la semplicità della vita dei campi.

Nei Canti di Castelvecchio, appartenente sempre a questa prima fase, Pascoli mantiene la continuità con Myricae

partendo da un tema, spesso legato alla natura, alla campagna, alla vita semplice e familiare che poi sviluppa

poeticamente.

La seconda fase, quella dei Poemetti, racchiude composizioni più ampie e complesse anche dal punto di vista

contenutistico. Infatti, nell’opera lo stesso Pascoli si trasforma in un piccolo proprietario terriero, geloso custode

della propria terra, che trova nel lavoro dei campi e nella semplicità della vita di campagna l’unico rifugio contro il

male sociale. In quest’opera fra i tanti simbolismi compare quello della “siepe” che, al di là della funzione reale di

delimitare la proprietà del contadino, diventa la grande siepe metaforica che isola il mondo della campagna da ogni

rapporto con l’esterno.

La terza ed ultima fase è, invece, quella dei Poemi conviviali. Quest’opera si collega ad un’aspirazione di maggiore

impegno. Infatti, è la più vasta raccolta poetica pascoliana: comprende venti componimenti tratti da miti e

leggende dell’antichità classica.

Posto fondamentale a parte è quello occupato dal saggio “Il fanciullino” che chiarisce la concezione poetica ed

esistenziale del poeta legata al recupero del mondo dell’infanzia. Da quest’opera emergono le caratteristiche di

fondo di Pascoli. La tesi principale è che l’uomo è scisso: c’è una parte che si trasforma ed una fanciullesca che,

invece, rimane identica a se stessa nel tempo. Proprio questa parte fanciullesca è la zona dell’anima in cui si

origina la poesia intesa come intuizione irrazionale che può attingere il mistero e che,dunque, può cogliere la realtà

che si nasconde dietro le cose. Nella poesia pascoliana, oltre al tema del “nido”, è ricorrente quello della morte. La

presenza ossessiva dei defunti contamina anche il ricordo dell’infanzia rivissuta come privazione di un bene di

diritto, il bene degli affetti familiari che mancarono al poeta a causa dei frequenti lutti che colpirono la sua

famiglia. Sarà proprio il tema della morte che darà origine al tema del “nido”, vissuto da poeta come il mezzo

attraverso cui trattenere in vita i suoi cari.

Per quanto riguarda, invece, la produzione poetica latina di Giovanni Pascoli è necessario rifarsi ai Carmina.

Quest’opera è ispirata all’antica storia di Roma ed alla sua letteratura: comprende trenta poemetti e settantuno

liriche.

La poesia pascoliana avvia lo sviluppo del linguaggio poetico del novecento. Il poeta, infatti, con il suo

“sperimentalismo” tende a proiettare il lettore all’interno di un mondo poetico semplice come quello dei bambini.

Ciò si concretizza attraverso l’impiego di un lessico metaforico caratterizzato soprattutto dall’uso smisurato del

“simbolo”. Infatti, la parola non è usata più come semplice riproduzione di un effetto fonico ma come evocazione

del mondo che esso rappresenta dentro al lettore. Frequenti sono le onomatopee e le sinestesie attraverso cui il

poeta riesce a riprodurre suoni oppure immagini che evocano determinati sentimenti.

Latino

VIRGILIO :IL LEGGENDARIO VIAGGIO DI ENEA

Il leggendario viaggio di Enea si “consuma” nel sommo poema epico della cultura latina:l’Eneide.

L’opera, scritta dal poeta e filosofo Virgilio nel I secolo a.C., narra la leggendaria storia di Enea, un principe

troiano fuggito dopo la caduta della città, che viaggiò fino all'Italia diventando il progenitore del popolo romano.

Il protagonista, spinto dal desiderio di trovare una nuova e pacifica patria, inizia una peregrinazione attraverso le

terre e i popoli del Mediterraneo, costellata di episodi fascinosi e spesso tragici. Il suo girovagare si arresta sui lidi

del Lazio dove, dopo un aspro confronto con i popoli autoctoni, l'eroe unifica i destini dei troiani e dei latini,

gettando il seme per la futura nascita di Roma e del suo impero.

Il poema è stato composto da Virgilio nel periodo in cui a Roma stavano avvenendo grandi cambiamenti politici e

sociali: la Repubblica era caduta, la guerra civile aveva squassato la società e l'inaspettato ritorno ad un periodo di

pace e prosperità stava considerevolmente mutando il modo di rapportarsi alle tradizionali categorie sociali e

consuetudini culturali. Per reagire a questo fenomeno, l'imperatore Augusto stava tentando di riportare la società

verso i valori morali tradizionali di Roma e si ritiene che la composizione dell'Eneide sia proprio lo specchio di

quest’ intento.

Nell’opera, Enea è tratteggiato come un uomo devoto, leale verso il suo paese e attento alla sua crescita, piuttosto

che preoccupato dei propri interessi. All'interno del viaggio che l'eroe virgiliano compie alla ricerca della terra

promessa dal fato, si colloca un altro viaggio ricco di significati simbolici: quello nell'oltretomba. Infatti, nel sesto

libro dell'Eneide, il fondatore dell'etnia romana scende nel regno dei morti dove incontra il padre Anchise che gli

spiega quale futuro è riservato alle generazioni che da lui discenderanno. Il viaggio nell'oltretomba ha un forte

valore simbolico: consente ad Enea di recuperare la speranza nel futuro. Se il presente è ostile e il passato richiama

alla memoria solo dolori ,il futuro sembra ripagare Enea dandogli la certezza di aver trovato la terra promessa.

Attraverso il viaggio nell’al di là, Enea non solo riacquista la speranza della salvezza personale ma ha la

possibilità di conoscere, oltre al proprio destino, l'intera storia del popolo romano che da lui avrà origine. A questo

popolo spetterà il compito di dominare il mondo e di mantenerlo in pace. La discesa nel regno dei morti è dunque un

viaggio nel futuro, attraverso il quale Enea ottiene la ricompensa ai suoi sacrifici e alle rinunce compiute per

obbedienza ai voleri del Fato.

È facile notare che il tema del viaggio è un argomento privilegiato della mitologia classica e può distinguersi a

seconda dell'ambiente nel quale si svolge: può avere per teatro i luoghi reali della geografia (come il viaggio di

Enea) ed accostare ad essi scenari puramente fantastici, luoghi del mito e della fantasia (come nel caso del viaggio

agli Inferi di Ulisse e di Enea). Come si è visto, attraverso il viaggio di Enea, nella letteratura antica i viaggi

«centrifughi»( volti alla ricerca di qualcosa) non hanno per meta solamente la scoperta di un tesoro ma, molte volte,

mirano ad offrire agli eroi protagonisti una nuova terra e l'inizio di una nuova vita.

Il testo dell'Eneide è quasi interamente dedicato alla presentazione del concetto filosofico della contrapposizione.

La più facile da riscontrare è quella tra Enea che rappresenta la pietas, intesa come devozione e capacità di

ragionare con calma, e Ulisse. Il principale insegnamento dell'Eneide è che, per mezzo della pietas intesa come

rispetto di vari obblighi morali ( verso gli dei, la patria, i propri compagni e la propria famiglia), bisogna accettare

l'operato degli dei come parte del destino. Come già detto in precedenza, nella descrizione del viaggio virgiliano si

possono notare evidenti discrepanze rispetto al modello omerico. Infatti, diverso non è solo l'itinerario dei due eroi

e la loro meta, ma anche il tono e l'atmosfera del viaggio. Appare soprattutto diverso lo spirito del viaggio di Enea

rispetto a quello di Odisseo. Il viaggio omerico è ricco di avventure e di pericoli che minacciano la sua vita e quella

dei suoi compagni mentre il viaggio di Enea è assai meno pericoloso, ma è segnato dall'incertezza della meta da

raggiungere, dall'ambiguità dei presagi, dall'angoscia paralizzante che il divino incute nell'animo degli erranti..

"Quella di Enea non è l'avventura del corpo, ma dell'anima”. Infatti, nel protagonista non c'è quel gusto

dell'avventura, quella curiosità e desiderio di conoscenza che caratterizzano Ulisse, bensì l'accettazione del volere

divino che Virgilio esalta attraverso la celebrazione della pietas e non dell'intelligenza che trionfa e fronteggia i

pericoli. FILOSOFIA

NIETZSCHE: il viaggio oltre se stessi e le figure della transizione.

“Anch'io sono stato agli inferi, come Odisseo, e ci tornerò ancora più volte; e non solo montoni ho sacrificato per

potere parlare con alcuni morti, bensì non ho risparmiato il mio stesso sangue. Quattro furono le coppie che a me, il

sacrificante, non si negarono: Epicuro e Montaigne, Goethe e Spinoza, Platone e Rousseau, Pascal e

Schopenhauer. Con queste persone devo discutere, dopo che a lungo ho peregrinato da solo, da essi voglio farmi dare

ragione o torto, essi voglio ascoltare, quando essi stessi si danno fra loro ragione e torto. Qualunque cosa io dica,

decida, escogiti per me e per gli altri, su questi otto fisso gli occhi e vedo i loro fissi su di me. Vogliano i vivi

perdonarmi se essi a volte mi sembrano delle ombre, così sbiaditi e aduggiati, così inquieti e, ahimé! Così avidi di

vita: mentre quelli allora mi sembrano così vivi, come se ora, dopo la morte, non potessero mai più stancarsi della

vita. Ma è l'eterna vitalità che conta : che importa della «vita eterna» e della vita in genere”!

Da [Opinioni e sentenze diverse, af.408, Il viaggio nell'Ade].

Partendo da questo passo si può notare che, anche in un ambito prettamente filosofico, c’è il ritorno alla figura

iniziale di Ulisse utilizzata come emblema del viaggio dell’uomo. Qui è Nietzsche che s’identifica con l’eroe

omerico affermando di essere stato nell'Ade ed esprimendo l'intenzione di tornarci. Il filosofo, per trattare il tema

del viaggio, utilizza la figura del viandante, vale a dire di colui che è giunto alla libertà della ragione.

Tale metafora ha una storia lunga e consolidata che s’inserisce nella tradizione allegorica del viaggio come simbolo

di conoscenza e formazione. Infatti, in questo senso, è un topos sia della tradizione classica, sia, soprattutto, della

tradizione romantica. Attraverso questo possibile collegamento con le epoche precedenti è possibile porre l’accento

sulle analogie e sulle differenze che sussistono tra i viandanti della tradizione e quello di Nietzsche, passaggio,

questo, fondamentale per affrontare e comprendere a fondo tale tematica.

A proposito delle analogie notiamo che molti viandanti della tradizione (Ulisse, Enea, Dante) compiono un

viaggio nel viaggio per entrare in contatto con gli abitatori del mondo dei morti ( le ombre) poiché esse hanno il

dono della profezia. I viandanti chiedono indicazioni sulla strada da percorrere, sulle future azioni da compiere,

sulle situazioni che dovranno affrontare. Come le ombre dei morti rispondono alle domande di Ulisse, Enea e

Dante anche l'ombra del viandante di Nietzsche risponde agli interrogativi che gli vengono posti.

Per quanto riguarda le differenze, invece, c'è da rilevare, in primo luogo, che il viandante di Nietzsche è una figura

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