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Sintesi

Tesina - Premio maturità  2009

Titolo: Il volto laico del mondo

Autore: Colangelo Giuseppe

Descrizione: il mio intento è quello di creare una visione del mondo opposta alla teoria del creazionismo cristiano. per questo ho scelto le idee di molti pensatori influenti anche nel mondo a noi contemporaneo.

Materie trattate: Geografia Astronomica, Filosofia (Feuerbach, Marx, Marcuse), Storia, Letteratura Italiana (Leopardi), Letteratura Inglese, Fisica

Area: umanistica

Sommario: Geografia astronomica, Big Bang, prima tesi contro il creazionismo cristiano. Filosofia, Feuerbach e Marcuse, la religione come una creazione individuale. Storia, il '68 e Ataturk, le idee di Marcuse che influenzano la storia contemporanea e la possibilità  di creare uno stato laico. Letteratura Italiana, Leopardi e Foscolo, il pessimismo che influenza il mondo delle illusioni. Letteratura Inglese, Percy Bysshe Shelley, una visione immanente che porta al panteismo. Fisica, Einstein, grande scienziato e pensatore che butta giù ogni certezza e che collabora all'idea dell'espansione del mondo anche con la formula E=mc2.

Estratto del documento

Anche per Marcuse (filosofo ed ebreo tedesco costretto alla fuga in America dopo

l’instaurazione del regime fascista) la religione è un fatto puramente individuale

perché questa è una creazione della mente umana. La grande notorietà di questo

filosofo tedesco consiste nel tentativo di sintesi e di unificazione del pensiero di

Freud e di Marx, due dei maestri del sospetto. Infatti il diabolico pensiero di

Marcuse si basa sulla critica del consumismo e della società attuale che ha portato

l’uomo alla rivalità, basato sul lavoro, piuttosto che lasciarlo all’aspetto naturale del

collaborazionismo per poter vivere meglio ed essere più felici. La civiltà comporta,

dunque, necessariamente il differimento dei piaceri e la repressione degli istinti: la

società impone una modificazione nella struttura degli istinti stessi, in quanto non

ha i mezzi sufficienti per mantenere in vita i suoi membri se non imponendo ad

essi il lavoro e dirottando le loro energie dall'attività sessuale per farle convergere

sul lavoro. A questo punto il filosofo della scuola di Francoforte criticando la

civiltà consumistica elabora la teoria del principio di prestazione che consiste in ciò

che l'individuo deve fornire alla società, ed è ciò che la società si aspetta

dall'individuo. Più la società diventa complessa e più questa repressione aumenta

ed è proprio questa repressione che maschera gli stati democratici, facendoci

credere che siamo liberi di scegliere, ma a questo punto le democrazie diventano

totalitarie, cercando di rendere impossibile ogni forma di opposizione.

In questo clima a Marcuse non resta che attaccare quella società che si

autodefinisce “democratica”, ma che nello stesso tempo condiziona i veri bisogni

umani, sostituendoli con altri artificiali. Queste sono le rivendicazioni dei giovani

di tutto il mondo che nel 1968 sfociano nelle proteste giovanili che proponevano

un profondo rinnovamento della società che si basava soltanto su valori

materialistici come il denaro e tutto ciò che aveva preso il posto dei valori etici a

favore dell’asservimento dei cittadini allo stato e alla politica di quelle democrazie

che ci mostrano soltanto di essere tolleranti nei confronti dei dissidenti, ma che

invece vogliono soltanto massificarci al consumo e che ci dicono di essere liberi ma

che non ci lasciano essere indipendenti nello scegliere. "Immaginazione al potere"

diventerà una delle parole d'ordine degli studenti del sessantotto, ai quali Marcuse

guarda come veicolo attraverso il quale si può realizzare la liberazione, insieme ai

guerriglieri del terzo mondo, alle minoranze emarginate, giustificandone anche la

violenza perché mossa da una vera e sana intolleranza. Questi movimenti di rivolta

che in Italia e in Francia si incontrarono con le lotte operaie condividevano valori

globali a partire dalla critica delle istituzioni democratiche e del consumismo,

contrapponendovi l’egualitarismo, la democrazia diretta e di una piena giustizia

sociale per tutti.

Un’ altra figura molto importante nello scenario politico novecentesco è

sicuramente Mustafa Kemal, un ufficiale dell’esercito che cercò di risollevare il

nazionalismo turco dopo le dure restrizioni inflitte all’impero ottomano dopo il

trattato di Sèvres. Questo ufficiale cercò di allontanare dalla ristretta penisola

anatolica le popolazioni straniere, sconfiggendo i greci che si volevano insidiare

nella regione di Smirne e occupando l’Armenia. Nel 1922 venne abolito il

sultanato e Kemal fu eletto presidente della Repubblica turca con l’appellativo di

”Atatürk”, cioè padre dei turchi. Kemal in realtà instaurò un regime autoritario

guidato da un partito unico, ma si impegnò a fondo per modernizzare lo stato, per

la laicizzazione, per la parità tra i sessi, per sostituire le leggi islamiche con quelle

degli stati europei, oltre a varie riforme economiche e all’introduzione dei cognomi

e del suffragio universale. Per quanto riguarda la religione, la politica di Atatürk

negli anni Venti e Trenta del sec. XX è stata volta a creare uno Stato laico,

liberando la società turca dagli "impacci" che l'Islam poneva (il velo, ad esempio, o

il trattamento delle minoranze curde, o un non episodico ricorso alla tortura

contro gli imputati da parte delle forze dell'ordine). Questo tipo di controllo ha

avuto come risultato un Islam moderato e moderno.

Leopardi in questo contesto sembrerebbe estraneo, perché in realtà non parla mai

esplicitamente di religione, ma è chiara la sua posizione laica e volta alla ricerca di

risposte esistenziali partendo dall’infelicità dell’uomo. Questa infelicità umana

secondo Leopardi è prodotta dalle illusioni che la Natura ci offre. L’infelicità

umana deriva dalla continua voglia di soddisfare i propri piaceri, che però non

possono essere tutti soddisfatti e che ci portano quindi all’insoddisfazione. Nelle

due fasi del pessimismo leopardiano, inizialmente assume un aspetto benigno

perché fornisce all’uomo gli strumenti per essere felici, cioè l’immaginazione e

l’illusione, successivamente essa è vista come un organismo che non si preoccupa

più della sofferenza dei singoli, ma che svolge incessante e noncurante il suo

compito di prosecuzione della specie e di conservazione del mondo. Essa si riduce,

quindi, ad essere un meccanismo indifferente e crudele che fa nascere l’uomo per

destinarlo alla sofferenza. L’indifferenza della Natura rispetto alla sofferenza

umana è espressa nel “Dialogo della Natura e di un Islandese” in cui è la stessa

Natura che ci afferma il proprio materialismo come un perpetuo circuito di

produzione e di distruzione, prendendo in giro l’islandese, che credeva che il

mondo fosse stato creato per lui. L’ultimo pensiero leopardiano è quello che ci

perviene dalla sua penultima produzione poetica, “La Ginestra”. Qui Leopardi

arriva ad elaborare, come unica alternativa all’indifferenza della natura, una

solidarietà che possa unire gli uomini per sconfiggere la Natura che è l’unica fonte

della sofferenza umana.

Come per Leopardi anche per Foscolo, quasi un secolo prima, la Natura è vista

come il più grande antagonista della felicità umana. Infatti anche per il poeta nato

a Zante , la vita è piena di illusioni che ci permettono di essere felici per dei brevi

istanti. Foscolo all’inizio cerca soddisfazione nell’ideale politico, quello

napoleonico, che aveva infiammato il suo animo giovanile, ma dal quale verrà illuso

dopo il trattato di Campoformio. Il poeta di origine greca cerca consolazione

nell’illusione della gloria che è l’unica capace di mantenere vivo il nostro ricordo

anche dopo la morte. Per questo è fondamentale la funzione della poesia che è

l’unico strumento in grado di rendere eterno il ricordo di coloro che hanno dato

importanza a dei valori universali, a cui tutti debbano rifarsi per poter migliorare il

nostro mondo, senza aver bisogno di un’entità superiore. Nel materialismo

foscoliano ereditato dall’illuminismo è molto presente il tema della morte nelle sue

varie sfaccettature. Un esempio è il suicidio del suo giovane alter ego, Jacopo Ortis,

che è più che altro un rifiuto della sopraffazione dell’infelicità, la morte intesa

come ricordo e contemplazione degli antichi o di altri modelli come vuole fare nel

carme “Dei Sepolcri”. Solo nell’ultimo dei suoi componimenti che tratta

argomenti più neoclassici, “Le Grazie”, la bellezza è vista come una speranza che

può dare coerenza al passato, riscatti il presente dalla corruzione e che serva al

futuro per migliorarlo, basando appunto tutto su una specie di utopia estetica che

non tralascia mai la negatività del presente e dell’esistenza umana in generale.

Percy Bysshe Shelley è sicuramente uno dei più grandi poeti romantici inglesi, il cui

pensiero si incontra con quello profondamente radicale e anarchico di William

Godwin. Shelley scrisse “The Necessity of Atheism” a soli 19 anni e questo gli

valse l’espulsione dall’università di Oxford. Un poeta romantico che si

autodefinisce ateista, e che crede in uno spirito universale di cui l’uomo ne è

soltanto una piccola parte. Di questo panteismo lui crede che l’uomo possa

cambiare, vivere e morire, ma sarà il suo spirito che insieme a quello universale

produrrà nuove vite. Shelley condanna tutti i dogmi e le pratiche religiose

affermando che è soltanto uno strumento nelle mani dei sacerdoti. Nella sua

visione panteistica la Natura è mossa da una grande forza spirituale, ma a

differenza di Wordsworth non vedeva un messaggio per l’uomo in essa ma

soltanto un piacere. Piacere che poteva essere percepito anche solo con la

contemplazione, mentre per il poeta delle “Lyrical Ballads” questo piacere era

strettamente collegato al ricordo che un determinato luogo gli suggestionava.

Questo piacere provocato dalla vista della potenza della natura lo possiamo

ritrovare in uno dei suoi poemi più importanti, “Ode to the West Wind”, dove

personifica il vento per poi definirlo “distruttore e conservatore”. Uno spirito che

rappresenta il proprio panteismo.

La grande rivoluzione di Einstein consiste nella crisi della realtà. Einstein con le

sue due teorie, quella della relatività ristretta e quella della relatività generale, vuole

affermarci che l’oggetto non è indipendente dall’osservazione e quindi noi

avremmo una realtà costituita unicamente da dati osservativi. La prima teoria si

differenzia dal principio di relatività di Galileo perché Einstein lo allarga a tutte le

leggi della fisica, non soltanto a quelle della meccanica. Ma la scoperta più

importante è quella che sostituisce il tempo assoluto adottato da Galileo, con il

principio di invarianza della velocità della luce nel vuoto, il quale ci afferma che la

luce assume lo stesso valore in tutti i sistemi dove vale il principio d’inerzia

newtoniano. La seconda è una teoria che applica la legge della relatività alla gravità,

teoria che ci spiega come lo spazio cosmico sia descritto in uno spazio curvo.

Einstein è lo scienziato che afferma che un corpo a riposo ha ancora dell’energia

sotto forma di massa. Questa relazione è espressa nella teoria della relatività

ristretta con la formula : E = mc². La relazione tra massa ed energia è la stessa con

la quale possiamo spiegarci la perdita di massa da parte delle stelle che poi si

trasformerà in energia tramite le reazioni termonucleari.

Un mondo alternativo a quello in cui ci hanno abituato a

vivere.

Da sempre ogni persona che nasce è

portata a pensare che la vita non sia soltanto

questa, che sia possibile un’altra vita

ultraterrena dove l’uomo possa vivere

finalmente felice e che tutto ciò che

abbiamo sia il frutto di un principio

irrazionale che è chiamato in modi diversi

dalle tante religioni che ci sono sulla Terra.

Allora perché invece di dover decidere tra le

diverse religioni non cerchiamo di essere

più realisti e cerchiamo di non rifugiarci in

qualcosa che noi non possiamo arrivare a

conoscere?! Forse appunto per questo suo

aspetto l’uomo ha bisogno della religione

per avere una consolazione all’orribilità di

questo “Granel di sabbia” come lo definisce

Leopardi.

Ma da cos’è retto questo mondo?!

Nella storia dell’umanità ci sono molte teorie filosofiche che assumono delle posizioni di contrasto con il Cattolicesimo

e con una società che crede di essere retta da qualcosa di irrazionale. Dall’alienazione umana di Feuerbach, Marx

elabora una teoria puramente materialistica e che tenga conto delle esigenze umane, piuttosto che dell’ “oppio dei

popoli”, così definiva Marx la religione. Tra i filosofi di questo secolo compaiono Comte, con la sua visione

positivistica e completamente incentrata sulla scienza, che vuole arrivare allo stadio positivo, basato appunto sulla

razionalità scientifica. Nietzsche cerca di distruggere le fondamenta della società occidentale cercando di affermare

il carattere dionisiaco, irrazionale, dell’uomo. A differenza di coloro che cercavano di svalutare l’esistenza umana e

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