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Tesina - Premio maturità 2009
Titolo: INCESTO
Autore: Schievano Elena
Scuola: Liceo socio-psico-pedagogico
Descrizione:L'opera si apre con la presentazione della città di Tebe afflitta dalla sterilità e dalla pestilenza; i cittadini chiedono perciò aiuto a Edipo, re della città . Il sovrano risponde di essere in attesa del ritorno del cognato Creonte, inviato a Delfi per avere un responso dall'oracolo. Giunto in città , Creonte svela il responso del dio: per salvare Tebe è necessario scoprire e esiliare l'uccisore di Laio. Edipo organizza immediatamente le ricerche, dichiarandosi ansioso di fare giustizia. Viene convocato l'indovino Tiresia che, minacciato dal sovrano, accetta di svelare l'amara verità . L'anziano afferma la colpevolezza di Edipo stesso, il quale avrebbe ucciso il padre e si sarebbe unito in un rapporto incestuoso con la madre. Il re, sdegnato, scaccia Tiresia e prosegue le ricerche, non credendo a ciò che ha udito. Parlando con la moglie Giocasta, però, scopre le condizioni in cui è morto il suo predecessore e riscontra elementi simili alla situazione in cui egli, prima di giungere a Tebe, ha ucciso un viandante per un semplice motivo di precedenza. La moglie cerca di dissuaderlo da questa ipotesi, e a questo scopo manda a chiamare l'unico servo superstite dalla strage. Nel frattempo, giunge alla corte un ambasciatore di Corinto, che comunica la morte di Polibo, re della città . Edipo, angosciato, pensa che questo dimostri la veridicità dell'oracolo: egli è infatti convinto di essere figlio del re di Corinto. A questo punto il messo gli rivela il segreto della sua infanzia: Edipo è stato trovato abbandonato sul monte Citerone, da qui è stato condotto alla reggia di Corinto ed è stato adottato dal re come fosse suo figlio. Il servo superstite, giunto sul posto, si rifiuta di rivelare ciò che sa, ma poi, costretto dal sovrano, comunica ai presenti tutta la verità . L'uccisore di Laio è Edipo stesso; il servo, anni prima, non ha però avuto il coraggio di denunciarlo al popolo, perché, quando egli è giunto in città dopo la strage, ha visto che il colpevole era già stato investito della carica reale: Edipo aveva infatti liberato Tebe dalla Sfinge, e perciò era considerato il salvatore della città . Il sovrano, distrutto, rientra quindi nella reggia. Qui, vista Giocasta morta suicida , si acceca trafiggendosi gli occhi con le fibbie della sua veste. In seguito, dopo un ultimo colloquio con Creonte, si allontana dalla città in volontario esilio.
Materie trattate: Letteratura Greca (Sofocle, l'Edipo Re), Storia (l'incesto nel corso della storia), Psicologia (Freud), Diritto (Art.87 codice civile)
Area: umanistica
Bibliografia: • Sigmund Freud (1989), Totem e tabù, Milano, Mondadori • Galimberti Umberto (2006), Enciclopedia di psicologia, Garzanti • Sofocle, Edipo re,a cura di Quasimodo S. , terza edizione, Mondadori • Bagnasco A.,Barbagli M.,Cavalli A., Corso di sociologia, Il Mulino • De Bartolomeo M., Magni V. (2007), Voci della filosofia, Atlas • Franchi, Feroci, Ferrari (2008), Codice civile, Hoepli • Vitagliano Fernanda, Elementi di diritto, Simone per la scuola • Sigmund Freud, L'interpretazione dei sogni, Newton Compton
è una tragedia scritta da Sofocle intorno al 430 a.C..
Edipo re
CONTENUTO:
L'opera si apre con la presentazione della città di Tebe afflitta dalla sterilità e dalla pestilenza; i
cittadini chiedono perciò aiuto a Edipo, re della città. Il sovrano risponde di essere in attesa del
ritorno del cognato Creonte, inviato a Delfi per avere un responso dall'oracolo. Giunto in città,
Creonte svela il responso del dio: per salvare Tebe è necessario scoprire e esiliare l'uccisore di Laio.
Edipo organizza immediatamente le ricerche, dichiarandosi ansioso di fare giustizia. Viene
convocato l'indovino Tiresia che, minacciato dal sovrano, accetta di svelare l'amara verità.
L’anziano afferma la colpevolezza di Edipo stesso, il quale avrebbe ucciso il padre e si sarebbe
unito in un rapporto incestuoso con la madre. Il re, sdegnato, scaccia Tiresia e prosegue le ricerche,
non credendo a ciò che ha udito. Parlando con la moglie Giocasta, però, scopre le condizioni in cui
è morto il suo predecessore e riscontra elementi simili alla situazione in cui egli, prima di giungere a
Tebe, ha ucciso un viandante per un semplice motivo di precedenza. La moglie cerca di dissuaderlo
da questa ipotesi, e a questo scopo manda a chiamare l'unico servo superstite dalla strage. Nel
frattempo, giunge alla corte un ambasciatore di Corinto, che comunica la morte di Polibo, re della
città. Edipo, angosciato, pensa che questo dimostri la veridicità dell'oracolo: egli è infatti convinto
di essere figlio del re di Corinto.
A questo punto il messo gli rivela il segreto della sua infanzia: Edipo è stato trovato abbandonato
sul monte Citerone, da qui è stato condotto alla reggia di Corinto ed è stato adottato dal re come
fosse suo figlio. Il servo superstite, giunto sul posto, si rifiuta di rivelare ciò che sa, ma poi,
costretto dal sovrano, comunica ai presenti tutta la verità. L'uccisore di Laio è Edipo stesso; il servo,
anni prima, non ha però avuto il coraggio di denunciarlo al popolo, perché, quando egli è giunto in
città dopo la strage, ha visto che il colpevole era già stato investito della carica reale: Edipo aveva
infatti liberato Tebe dalla Sfinge, e perciò era considerato il salvatore della città. Il sovrano,
distrutto, rientra quindi nella reggia. Qui, vista Giocasta morta suicida , si acceca trafiggendosi gli
occhi con le fibbie della sua veste. In seguito, dopo un ultimo colloquio con Creonte, si allontana
dalla città in volontario esilio.
La figura di Edipo è, fin dal suo apparire, un’ombra nel buio.
Egli non vede nulla, non si accorge di quanto gli accade intorno. Anche quando la verità gli appare
chiara, per lui è talmente incomprensibile e assurda, da portarlo ad un gesto che lo renda cieco.
Questa situazione tragica, a mio parere, potrebbe rappresentare l’inconscio dell’individuo, ossia
l’insieme dei contenuti psichici verso cui la coscienza esprime la propria repulsione e della cui
esistenza l’individuo è inconsapevole.
Come Edipo, infatti,ogni uomo vive inconsapevolmente dei desideri che offendono la morale, e
quando questi gli vengono svelati vorrebbe distogliere lo sguardo da essi.
La tragedia di Edipo richiama, infatti, molti temi affrontati in ambito psicoanalitico agli inizi del
XX secolo , sui quali sono tutt’ora aperti molti dibattiti. La più famosa interpretazione dell'Edipo Re
sofocleo si deve a Freud, che dalla tragedia fece derivare il nome del complesso maschile infantile
per cui il bambino viene portato ad odiare il padre e ad attaccarsi morbosamente alla madre.
Ciascuno di noi, in sostanza, vorrebbe da bambino sbarazzarsi del padre per poter possedere la
madre, dalla quale è sessualmente attratto.
Freud stesso, in un suo saggio,affermò:
(di Edipo)
Il suo destino ci commuove soltanto perché sarebbe potuto diventare anche il nostro,
perché prima della nostra nascita l'oracolo ha decretato la medesima maledizione per noi e per lui.
Forse a noi tutti era dato in sorte di rivolgere il nostro primo impulso sessuale alla madre, il primo
odio e il primo desiderio di violenza e di ribellione contro il padre: i nostri sogni ce ne danno
convinzione. (...) Davanti alla persona in cui si è adempiuto quel desiderio primordiale
dell'infanzia indietreggiamo inorriditi, con tutta la forza della rimozione che questi desideri hanno
subito da allora nel nostro intimo. Portando alla luce della sua analisi la colpa di Edipo, il poeta ci
costringe a prendere conoscenza del nostro intimo, nel quale quegli impulsi, anche se repressi,
(Sigmund Freud, da Interpretazione dei sogni, 1900)
sono pur sempre presenti.
Nella concezione classica freudiana, quindi, il complesso edipico indica un insieme di desideri
sessuali ambivalenti che il bambino prova nei confronti delle figure genitoriali. Relativamente alle
fasi dello sviluppo psicosessuale, esso insorge durante la fase fallica (3 anni) e il suo superamento
introduce al periodo di latenza (6 anni). Dalla risoluzione del complesso dipendono, per Freud:
La scelta dell’oggetto d’amore che, dopo la pubertà, compie degli investimenti che
• richiamano le identificazioni e le minacce inconsciamente avvertite all’epoca del complesso
L’accesso alla gentalità
• La strutturazione della personalità e in particolare delle istanze del Super-io e dell’Io.
•
Il primo accenno alla figura di Edipo nell'opera freudiana risale a una lettera scritta da Freud nel
1897 a quello che era il suo amico più intimo in quel periodo, il dottor Fliess. Si tratta solo di un
accenno riguardante l’ipotesi maturata da Freud ,ascoltando i discorsi e i sogni dei suoi pazienti,
secondo la quale essi manifestavano quei sintomi a causa d'un trauma sessuale risalente alla prima
infanzia e che avevano rimosso a causa di un inconscio meccanismo di difesa.
In seguito però, Freud si ricredette a proposito di tale trauma , arrivando a sostenere che si trattava
quasi sempre solo di fantasie di seduzione.
Freud riteneva che il complesso di Edipo avesse una portata universale e ciò condusse
l’antropologia psicoanalitica ad affaccendarsi per reperire le prove della sua presenza anche in
quelle culture in cui non predomina la famiglia coniugale. Freud stesso aveva tentato un’ipotesi
antropologica a sostegno dell’universalità del complesso edipico in dove l’uccisione
Totem e tabù
del padre primitivo a opera dei figli è considerata come un momento originario dell’umanità.
Tale tesi fu però contestata dall’antropologo B. Malinowski, il quale sostenne che nelle culture in
cui al padre non è riconosciuto alcun intervento nel processo generativo, non esisterebbe alcun
complesso edipico, che quindi sarebbe esclusivo della formula familiare monogamica che si è
sviluppata nel mondo occidentale. Lèvi-Strauss ,però, a sua volta contraddisse ciò, affermando che
anche dove non sussiste la figura di un padre materiale si incontrano strutture e istituzioni
organizzate intorno alla proibizione dell’incesto.
Nel 1912 anche Jung espresse la sua idea,nel testo Egli criticò
La libido.Simboli e trasformazioni.
Freud per aver inteso il desiderio incestuoso letteralmente e sessualmente. Secondo Jung, infatti, il
desiderio di congiungersi alla madre è il desiderio dell’individuo di ritornare alle proprie radici per
rinascere rigenerato a una nuova vita, e quindi è desiderio di trasformazione.
Che cos’ è il tabù?
Il termine “tabù” deriva dalla lingua di Tonga, parlata in Polinesia , ed è stato introdotto in Europa
nel 1777 da J. Cook.
Il significato del termine varia a seconda delle diverse interpretazioni fornite dagli studiosi nel corso
del tempo.
SIGNIFICATO RELIGIOSO:
•
Questo significato è stato sottolineato da W.R.Smith per il quale “le cose sacre e quelle impure
hanno questo in comune, che in entrambi i casi la possibilità del contatto e del loro uso da parte
degli uomini subisce delle restrizioni, la cui violazione comporta pericoli sovrannaturali”.
SIGNIFICATO SOCIALE
•
Secondo F.B.Steiner il tabù riguarda tutti i meccanismi sociali di ubbidienza che abbiano un
significato rituale, gli specifici comportamenti restrittivi in situazioni pericolose, la protezione degli
individui che sono in pericolo e la protezione della società dagli individui compromessi.
Dello stesso parere è R.Marret per il quale il tabù è una pratica consuetudinaria , una porzione della
legge non scritta della società.
SIGNIFICATO PSICOANALITICO
•
Per S.Freud il significato del tabù si sviluppa in due direzioni opposte: da un lato vuol dire “sacro”
e dall’altro “impuro”, “pericoloso”.
Con il tabù sono espressi divieti e restrizioni. Freud ha dato un contributo significativo all'analisi
dell'influenza dei tabù sul comportamento umano, mettendo l'accento sulla forte componente
motivazionale inconscia che porta a considerare necessaria una certa proibizione. In questa sua
visione, descritta nella collezione di saggi Freud ipotizza un nesso fra i
Totem e Tabù,
comportamenti "proibiti" e la "santificazione" di oggetti e simboli appartenenti a determinati gruppi
di soggetti fra di loro affini.
Inoltre, a suo parere, esiste una corrispondenza fra il tabù e la nevrosi ossessiva:
- nella mancanza di motivazione che, in entrambe, è alla base dei divieti
- nella loro convalidazione per effetto di una necessità interiore
- nella contagiosità degli oggetti proibiti
- nella creazione di pratiche rituali derivante dai divieti
Per incesto (dal latino "non casto", "impuro") si intende un rapporto sessuale fra due
incestum,
persone fra le quali esistano determinati vincoli di consanguineità, parentela o di affinità.
L’incesto è universalmente proibito in tutte le società umane; in alcune è consentito solo ai sovrani
per ribadire il loro status al di sopra di ogni legge e proibizione.
Le spiegazioni di questo universale divieto, ricercate soprattutto in ambito antropologico e
psicoanalitico, sono diverse.
Freud nel 1912 scrisse dove cercò di spiegare lo sviluppo della vita psichica come un
Totem e tabù
lascito delle varie tappe percorse dall’umanità nell’evoluzione storica. Confrontando le pratiche
religiose del totemismo con le nevrosi ossessive , concluse che queste ultime nascevano da una
difesa contro i desideri incestuosi.
Il primo capitolo di questo suo libro si intitola proprio “L’orrore dell’incesto”.
In esso Freud racconta di uno studio da lui effettuato sulla popolazione degli aborigeni australiani,
ritenuta il più calzante esempio di civiltà primitiva esistente all’epoca, per usanze, struttura sociale e
psicologia degli individui.
Tale società è innanzitutto organizzata in base ai Totem. L’istituzione dei Totem, e successivamente
quella dei clan totemici, è finalizzata alla prevenzione e alla proibizione dei rapporti incestuosi,
sfavorendo i contatti con membri della propria cerchia totemica e parentale. Il Totem è spesso un
animale o più raramente una forza naturale, che rappresenta ed è protettore del clan che lo adotta.
Questi viene venerato dai membri del clan come una divinità e spesso si tende ad imitare l’aspetto e
le peculiarità distintive di quest’ultimo. Inoltre il Totem è ereditario, per via paterna o materna.
Ovunque vige il Totem vi è la legge per la quale i membri dello stesso Totem non devono avere tra
loro rapporti sessuali e quindi non devono contrarre matrimonio: è il fenomeno dell’esogamia.
Le pene per la trasgressione alle leggi totemiche sono diverse e tutte severe:
Nel caso dell’uccisione dell’animale totemico tutta la tribù unisce nella maniera più dura il
• colpevole, come se si trattasse di allontanare la colpa dall’intera comunità.
Punizione ugualmente severa si ha nel caso di rapporti sessuali senza nascita di figli.
•
Diverse sono le reazioni che i membri delle comunità hanno quando si trovano a dover interagire
con membri di altri gruppi.
Il terrore di rapporti incestuosi fa maturare negli uomini una sorta di ancestrale paura, che li porta a
dovere e volere evitare ogni contatto con il proprio clan, tanto è il timore che possano verificarsi
episodi incestuosi.