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Sintesi

Tesina - Premio maturità  2009

Titolo: La ballerina

Autore: Abelli Chiara

Descrizione: ho scelto questo tema perchè amo la danza e volevo ritrovarla nelle discipline del mio percorso di studi. nella danza coesistono disciplina di regle molto precise e possibilità  di dare spazio alla creatività . le poesie di un poeta, il quadro di un pitt

Materie trattate: Arte, Italiano, Latino, Inglese, Filosofia, Storia, Geografia, Fisica.

Area: umanistica

Sommario: Arte, Degas, La classe di danza. Italiano, Verga, Prefazione a Eva, Palazzeschi, Chi sono, Comare Coletta. Latino, Petronio, Satyricon cap 36. Inglese, William Wordsworth, I wandered lonely as a cloud. Filosofia, Nietzsche, Il canto della danza, Così parlò Zarathustra. Storia, La belle epoque. Geografia, Le costellazioni. Fisica, Moto di cariche in campi magnetici.

Estratto del documento

Chiara Abelli

Classe 5 B

Liceo Scientifico C.Golgi

Broni

C’era una stella che danzava e sotto quella sono nata

……. Mi piace pensare che sia cosi’

Molto rumore per nulla - W. Shakespeare

Ho scelto questo tema da sviluppare perché ho sempre amato la danza

e volevo ritrovarla nelle discipline che mi hanno accompagnata nel mio

percorso di studi.

Nella danza coesistono disciplina di regole molto precise e possibilità di

dare libero spazio alla fantasia, all’arte, alla creatività.

La danza, come la vita, e’ ricca di sensazioni di gioia, piena di armonia e

ha un linguaggio universale, e’ un sogno di felicità che si realizza ogni

giorno, imparando, passo dopo passo, il difficile mestiere della ballerina .

Le poesie di un poeta, il quadro di un pittore, il pensiero di un filosofo,

l’ordine delle costellazioni, il cammino dell’ uomo verso la civiltà nascono

sempre dall’ equilibrio tra regole e fantasia.

Ecco perché amo ballare

ARTE

"Perchè dipingo la danza? E' il movimento della gente e delle cose che ci

consola. Se le foglie degli alberi non si muovessero, gli alberi sarebbero

(Edgar Degas)

infinitamente tristi e la loro tristezza sarebbe la nostra".

EDGARD DEGAS nacque a Parigi il 19 luglio 1834, era il primo di cinque

fratelli di una famiglia facoltosa e dagli spiccati interessi artistici. Muore il

2 settembre 1917 all’età di 83 anni e venne sepolto a Montmartre.

La classe di danza è un dipinto ad olio su tela di cm 85 x 75 realizzato

tra il 1871 ed il 1874 dal pittore francese Edgar Degas.

È conservato al Musée d'Orsay di Parigi.

È tra le prime opere del pittore a mostrare il tema delle ballerine : il

dipinto ne raffigura un gruppo mentre

assistono ad una lezione di danza

impartita da un anziano maestro.

Come altrove in Degas, anche questa

immagine coglie un attimo a caso dei mille

possibili della lezione, per cui è possibile

trovare espressioni naturali e spontanee,

come il parlottio delle ragazze sullo sfondo

o, maggiormente, la smorfia di fastidio

della ragazza che si gratta la schiena in

primo piano a sinistra. La scena di interno

è resa spaziosa dalla visuale prospettica

che sfonda verso destra, sottolineata dalle linee del parquet.

I colori, delicati, valorizzano i materiali : vengono rispettati la vaporosità

del tulle e la delicatezza dei rasi, spezzando la fissità della luce

degasiana.

Degas si recava spesso all'Opéra di Parigi non soltanto in veste di

spettatore ma intrufolandosi anche dietro le quinte, nel foyer di danza,

dove era stato introdotto da un suo amico musicista d'orchestra.

Si trattava ancora dell'edificio che sorgeva in rue Le Peletier e non del

celebre teatro ideato da Garnier e che, di lì a poco,

sarà inaugurato. Sin dagli inizi degli anni settanta del

XIX secolo e fino alla morte dell'artista, le ballerine

raffigurate alla sbarra, alle prove o a riposo diventano

il soggetto preferito di Degas, ripreso con un quantità

incredibile di varianti nei gesti e nelle posture, in molte sue tele.

Più che dalla passione per l'arte e dalle luci della ribalta, il suo interesse

è catturato dal lungo lavoro di preparazione che sta alla base di ogni

rappresentazione. In questa opera Degas raffigura la conclusione di una

lezione: le allieve, del tutto esauste, si riposano: alcune si stiracchiano,

altre si piegano per sistemarsi l'acconciatura, il costume da ballo, un

orecchino, un nastro, prestando poca attenzione all'inflessibile

insegnante che, in questo quadro, assume le sembianze di Jules Perrot,

un vero maestro di ballo.

Degas ha osservato con attenzione i gesti più spontanei, naturali e

abituali dei momenti di pausa in cui la concentrazione si allenta ed il

corpo si rilassa, dopo lo sforzo di una estenuante lezione condotta con

ferrea disciplina.

Come di consueto, Degas sceglie un angolo decentrato per inquadrare

la scena e il forte scorcio è accentuato dalle linee oblique delle tavole del

parquet. A tal proposito, Paul Valéry ha scritto: "Degas è uno dei pochi

pittori che abbiano riconosciuto al suolo l'importanza che esso merita.

Alcuni pavimenti da lui raffigurati, rivestono grande importanza nella

composizione". Questa affermazione è particolarmente vera se riferita

alle ballerine per le quali il parquet che rappresenta il loro principale

strumento di lavoro, viene frequentemente pulito con un panno per

scongiurare scivoloni e cadute. Si tratta dello stesso parquet sul quale il

maestro picchia il bastone per dare il tempo.

ITALIANO

La danza è una poesia muta; la poesia è una danza parlata (Simonide)

PREFAZIONE A EVA – Giovanni Verga (1840-1922)

Eccovi una narrazione - sogno o storia poco importa - ma vera, com'è

stata e come potrebbe essere, senza retorica e senza ipocrisie. Voi ci

troverete qualcosa di voi, che vi appartiene, che è frutto delle vostre

passioni, e se sentite di dover chiudere il libro allorché si avvicina vostra

figlia - voi che non osate scoprirvi il seno dinanzi a lei se non alla

presenza di duemila spettatori e alla luce del gas, o voi che, pur

lacerando i guanti nell'applaudire le ballerine, avete il buon senso di

supporre che ella non scorga scintillare l'ardore dei vostri desideri nelle

lenti del vostro occhialetto - tanto

meglio per voi, che rispettate ancora

qualche cosa.

Però non maledite l'arte che è la

manifestazione dei vostri gusti.

I greci innamorati ci lasciarono la

noi lasceremo il

statua di Venere;

"cancan" litografato sugli scatolini

dei fiammiferi. Non discutiamo

nemmeno sulle proporzioni; l'arte

allora era una civiltà, oggi è un lusso:

anzi, un lusso da scioperati. La civiltà

è il benessere; ed in fondo ad esso,

quand'è esclusivo come oggi, non ci troverete altro, se avete il coraggio

e la buona fede di seguire la logica, che il godimento materiale. In tutta la

serietà di cui siamo invasi, e nell'antipatia per tutto ciò che non è positivo

- mettiamo pure l'arte scioperata - non c'è infine che la tavola e la donna.

Viviamo in un'atmosfera di banche e di imprese industriali, e la febbre dei

piaceri è la esuberanza di tal vita.

Non accusate l'arte, che ha il solo torto di avere più cuore di voi, e di

piangere per voi i dolori dei vostri piaceri. Non predicate la

moralità, voi che ne avete soltanto per chiudere gli occhi

sullo spettacolo delle miserie che create, - voi che vi

meravigliate come altri possa lasciare il cuore e l'onore là

dove voi non lasciate che la borsa, - voi che fate scricchiolare

allegramente i vostri stivalini inverniciati dove folleggiano ebbrezze

amare, o gemono dolori sconosciuti, che l'arte raccoglie e che vi getta in

faccia.

Eva (1873) Trama

E' questo uno dei primi romanzi di G. Verga, che nascono nel clima

culturale della Scapigliatura milanese.

Eva, al pari dell'eroina di “Una peccatrice”, è una donna

bella e sensuale, destinata a causare un'infelice passione.

ballerina

Guadagna col suo lavoro di il lusso che è

indispensabile cornice al suo fascino.

Un povero pittore, Enrico Lanti, si innamora di lei, ed essa,

curiosa e conquistata dallo strano carattere dell'artista, lo ricambia,

dividendosi tra lui e le sue attività professionali: soluzione che, al suo

spregiudicato buon senso, sembra la migliore.

Però, quando lo vede tormentato dalla gelosia, giunge a dargli la gran

prova d'amore di dividere con lui la miseria. Lungi dagli splendori tra cui

Enrico l'ha conosciuta, Eva s'accorge presto d'aver perduto ogni fascino

per l'amante, e allora lo lascia e torna alla sua vita equivoca.

Così Lanti soffre solo nella miseria, finché trova la sua strada e si

conquista gloria e agiatezza in campo artistico, adeguandosi al gusto

falso e volgare del pubblico.

Allora lo riprende la passione per Eva, e poiché non può riaverla,

provoca il suo amante, si batte in duello e va a morire, povero e segnato

dalla malattia, nel paese natale in Sicilia, dove l’attendono i genitori e la

sorella.

In questo tipico romanzo "di transizione" Verga giunse, forse

involontariamente, a simboleggiare, nelle figure dei due protagonisti, il

contrasto tra due mentalità e tra due opposte formule d'arte.

Il Lanti è l'artista, romantico, pieno di slanci ideali e fiducioso in un'idea

di arte totalmente appagante che diviene l'unica ragione di vita; tesi

questa sostenuta e condivisa dal movimento degli Scapigliati.

Eva è invece personaggio più legato al realismo prosaico della nuova

società industriale, che sostiene e ostenta apertamente il

valore del denaro, del divertimento, del lusso esibito,

senza il pudore che una società contadina - come quella

da cui proviene il Lanti - ha ancora per l'autenticità dei sentimenti.

Commento

La Prefazione ad Eva nasce dall’esperienza milanese, dall’impatto con la

vita in una grande città moderna e dalla coscienza che l’arte ha perso,

nella età industriale, il ruolo centrale e di protagonista che aveva sia

nell’antichità sia nel periodo romantico. L’arte infatti appare come un

lusso inutile: da qui la condanna dell’opinione pubblica che le preferisce

piaceri materiali e volgari. La causa di tale isolamento

dell’arte è dovuta al particolare momento storico

economico che privilegiava la macchina allo spirito. La

Prefazione si presenta come un “manifesto” di poetica e

vi si dichiara l’intento di attenersi al “vero”, senza

retorica e senza ipocrisie.

I protagonisti sono un giovane siciliano Enrico Lanti e

una ballerina di varietà, Eva, della quale si innamora. La loro storia ha un

finale tragico perché Enrico subisce una doppia sconfitta: sia nell’amore

Ballerina

che nell’arte. In Eva compare il tema della in cui l’arte si

presenta, nel mondo moderno, come artificio, esibizione pubblica e

seduzione: la ballerina è un’artista, ma dipende completamente dai gusti

e dal denaro del pubblico. Il suo destino è analogo a quello dello scrittore

e del pittore.

Aldo Palazzeschi 1885 - 1974

Nella poetica di Palazzeschi occupa un posto centrale il

problema dell’identità del poeta nella società di massa.

Egli è consapevole che non è più possibile considerare il

poeta come “portatore di verità e di valori” perché la

funzione sociale dell’artista viene annullata dalla

svalutazione dell’arte ridotta a merce. Proprio per questo il

rapporto conflittuale tra poeta e pubblico è un tema

ricorrente nei suoi testi.

CHI SONO ?

Son forse un poeta?

No, certo.

Non scrive che una parola, ben strana,

la penna dell’anima mia:

<<follia>>.

Son dunque un pittore?

Neanche.

Non ha che un colore

la tavolozza dell’anima mia:

<<malinconia>>. Un musico, allora?

Nemmeno.

Non c’è che una nota

nella tastiera dell’anima mia:

<<nostalgia>>.

Son dunque... che cosa?

Io metto una lente

davanti al mio cuore

per farlo vedere alla gente.

Chi sono?

Il saltimbanco dell’anima mia.

Palazzeschi in questa poesia propone per il poeta un ruolo di

clown, di “saltimbanco” che offre se stesso al pubblico,

trasformando in risata e in capriola la propria crisi

esistenziale. L’autore propone una sfida verso l’ipocrita

convenzionalismo borghese e, insieme, il recupero della dimensione

giocosa e trasgressiva dell’arte.

COMARE COLETTA

« Saltella e balletta

comare Coletta !

Saltella e balletta ! »

Smagrita, ricurva, la piccola vecchia

girando le strade saltella e balletta.

Si ferma la gente a guardarla,

di rado taluno le getta denaro;

saltella più lesta la vecchia al tintinno,

ringrazia provandosi ancora

di reggere alla piroetta.

Talvolta ella cade fra il lazzo e le risa:

nessuno le porge la mano.

« Saltella e balletta

comare Coletta !

Saltella e balletta ! »

- La tua parrucchina, comare Coletta,

ti perde il capecchio !

– E il bel mazzolino, comare Coletta,

di fiori assai freschi !

– Ancora non hanno lasciato cadere

il vivo scarlatto.

– Ricordan quei fiori, comare Coletta,

gli antichi splendori ?

– Danzavi nel mezzo ai ripalchi,

n’è vero, comare Coletta ?

Danzavi vestita di luci, cosparsa di gemme,

E solo coperta di sguardi malefici, vero ?

– Ricordi le luci, le gemme ?

– Le vesti smaglianti ?

– Ricordi gli sguardi ?

– Ricordi il tuo sozzo peccato ?

– Vecchiaccia d’inferno,

tu sei maledetta.

« Saltella e balletta

comare Coletta !

Saltella e balletta ! »

Ricurva, sciancata,

provandosi ancora di reggere alla piroetta,

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29 pagine