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Tesina - Premio maturità 2009
Titolo: lotta per la vita
Autore: Guadagno Luciana
Descrizione: la lotta per la vita è un susseguirsi di pianti,sofferenza,gioia,dolore, che tuttavia non riescono a farmi perdere la fiducia nella vita.
Materie trattate: Lette,storia,filosofia,pedagogia,sociologia,inglese,musica,storia Dell'arte,geografia Astronomica,
Area: umanistica
Sommario: Italiano,Giovanni Verga,La lupa,Luigi capuana;Giacinta,Il marchese di rocca verdina,Storia,I caratteri generali dell'età giolittiana,psicologia,gli attegiamenti sociali,pedagogia,i caratteri generali del positivismo,sociologia,l'agire sociale,filosofia,carl marx e auguste comte,musica,Vincenzo Bellini,Gaetano Donizetti,Giuseppe Verdi e l'opera italiana,Inglese;william Woerdsworth,Diritto,rapporti etico sociali articolo 32,Economia,tipi di reddito,Storia dell'arte,La zattera della medusa di theodore gericault,Il cavallo morto di Giovanni Fattori,Il giuramento degli Orazi di Jacques-louis David,Geografia astronomica,I fenomeni sismici.
attaccamento alle proprietà e ai beni materiali. Verga riesce quindi ad attirare l’attenzione del
pubblico sulla realtà desolante della sua terra ma egli descrive anche la realtà urbana di una città
come Milano. In essi gli operai,vivono in una condizione di sfruttamento,mentre le classi
abbienti,ritratte in modo analogo a quelle meridionali,appaiono tutte dedite a una vita spensierata. Il
passaggio di Verga a una letteratura oggettiva,fa pensare che Verga si sia convertito a un
movimento letterario già esistente,mentre,in realtà,è lo scrittore stesso,attraverso le sue opere, a
creare il verismo italiano. L’essenza del verismo non va però ricercata negli argomenti trattati,negli
ambienti descritti,ma piuttosto nel punto di vista del narratore ,lucido e distaccato nel presentare la
vicenda,e nella tecnica adoperata per realizzarlo. La narrativa verista di Verga non ha infatti come
oggetto solo le classi subalterne(contadini e pastori siciliani,operai). Il ciclo dei Vinti,se fosse stato
completato,avrebbe offerto uno spaccato dell’intera società italiana. Per verga il verismo è quindi
un modo di guardare e di rappresentare il mondo esterno basato su due principi:quello
dell’oggettività che non deve essere condizionata dalle convinzioni soggettive dell’osservatore e
l’annullamento dell’autore che deve scomparire dall’opera.
La raccolta Vita dei campi riunisce otto novelle:Fantasticheria, Jeli il pastore; Rosso Malpelo, La
Lupa,L’amante di Gramigna, Guerra di Santi e Pentolaccia, rappresentano il definitivo passaggio di
Verga al verismo in quanto tende a trasformarsi in un narratore anonimo. In esse domina l’ambiente
siciliano. L’uomo governato da sentimenti elementari e da istinti insopprimibili,si muove all’interno
di una società arcaica le cui regole sono semplici e spietate. Verga si serve del principio
dell’impersonalità. In tal senso egli non solo evita di intervenire nella vicenda col suo punto di
vista,ma tende a trasformarsi in un narratore anonimo e popolare che usa il linguaggio dei
protagonisti.
Per le vie dedicato all’ambiente urbano milanese. Escono la raccolta Novelle rusticane,il clima è in
parte mutato rispetto alle novelle di Vita dei campi. Il paesaggio sociale ed economico si
arricchisce. Inoltre, l’attenzione si sposta dall’individuo ai nuclei familiari:Gli orfani,I
Galantuomini. Il tema della “roba”è presente in quasi tutte le altre. Negli Orfani,in
Malaria,nell’Asino di San Giuseppe,la “roba”appare come un sogno distante.
La Lupa (tratto da Vita dei campi)
La novella racconta la tragica storia di un amore incestuoso fra un giovane e sua suocera. La Lupa è
la figura di una donna determinata e diabolica che fa sposare la figlia con un giovane del paese
“Nanni”. Quest’ultimo finirà con l’essere suo schiavo infatti alla fine esasperato della situazione la
uccide. All’interno della novella sono presenti molti proverbi che richiamano la saggezza popolare.
Al villaggio era definita con il nome di Lupa in quanto non era mai sazia di ciò che aveva.Aveva
una capacità di far suscitare passione agli uomini. Viene definita anche come una donna che non
frequenta la chiesa e i sacramenti. Nella novella il racconto riguarda soprattutto due fatti
importanti:L’incesto iniziale e l’uccisione della Lupa. I riferimenti religiosi riguardano gli aspetti
demoniaci della donna. Caratterizzazione grottesca. 5
Luigi Capuana Capuana nasce a Mineo, in provincia di Catania, da una famiglia di agiati
proprietari terrieri e a Mineo frequenta le scuole comunali.
Nel 1851 si iscrive al Reale Collegio di Bronte che lascia dopo solo due
anni per motivi di salute, proseguendo comunque lo studio da
autodidatta.
Conseguita la licenza si iscrive, nel 1857, alla Facoltà di giurisprudenza
di Catania che abbandona nel 1860 per prendere parte all'impresa
garibaldina in funzione di segretario del comitato clandestino
insurrezionale di Mineo e in seguito come cancelliere nel nascente
consiglio civico.
L'avventura letteraria
Risale al 1861 la leggenda drammatica in tre canti "Garibaldi" pubblicata a Catania dall'editore
Galatola.
Nel 1864 si stabilisce a Firenze per tentare "l'avventura letteraria" e vi rimarrà fino al 1868.
A Firenze frequenta gli scrittori più noti dell'epoca, tra i quali Aleardo Aleardi e nel 1865 pubblica
i suoi primi saggi critici sulla "Rivista italica", diventando nel 1866 critico teatrale della "Nazione".
Nel 1867 pubblica sul quotidiano fiorentino la sua prima novella dal titolo "Il dottor Cymbalus" che
prende a modello il racconto di Dumas figlio "La boîte d'argent".
Il ritorno in Sicilia
Nel 1868 ritorna in Sicilia pensando di rimanervi per poco tempo ma la morte del padre e i problemi
economici, lo costringono a rimanere nell'isola.
Diventa dapprima ispettore scolastico, poi consigliere comunale di Mineo e infine viene eletto
sindaco del paese.
Fu in questo periodo che si accosta alla filosofia idealistica di Hegel.
A Milano: l'attività letteraria 6
Nel 1875, Capuana si reca per un breve soggiorno a Roma e nello stesso anno, su consiglio
dell'amico Giovanni Verga, si trasferisce a Milano dove inizia a collaborare al Corriere della Sera
come critico letterario e teatrale.
Nel 1877 esce a Milano la sua prima raccolta di novelle, e il romanzo
Profili di donne Giacinta,
considerato il manifesto del verismo italiano.
Nel 1880, nello stesso anno in cui Verga pubblica Capuana, che è un entusiasta
Vita dei campi,
divulgatore del naturalismo francese e contribuisce con Verga a elaborare la poetica del verismo
italiano, raccoglie i suoi articoli su Zola Ritorna a Mineo, dove inizia a scrivere il romanzo
Studi.
che lo renderà celebre vent'anni dopo, dal titolo (originariamente
Il Marchese di Roccaverdina Il
Marchese di Santaverdina).
A Roma: scrittore eclettico
Dal 1882 al 1883 lo scrittore risiede a Roma e dirige il "Fanfulla della Domenica". Gli anni fino al
1888 li trascorrerà a Catania e a Mineo, per tornare infine a Roma dove vi rimarrà fino al 1901..
In questi anni la sua produzione letteraria fu ricchissima.
Nel 1882 pubblica una raccolta di fiabe dai molti motivi folkloristici, "C'era una volta", le raccolte
di novelle "Homo" (1883), "Le appassionate" (1893), "Le paesane"(1894) e i migliori saggi critici
nei quali, staccandosi dal naturalismo, rivela una propria estetica dell'autonomia dell'arte.
Sempre di questo periodo sono i suoi romanzi più noti, tra i quali "Profumo", che apparve dapprima
in 10 puntate su "Nuova Antologia" dal luglio al dicembre 1890 e in volume nel 1892 e "Il
Marchese di Roccaverdina" (1901).
Nel maggio del 1888 va in scena, al teatro Sannazzaro di Napoli, una commedia in cinque atti tratta
dal romanzo "Giacinta" con buon successo di critica e di pubblico.
Nel 1900 lo scrittore ottiene la cattedra di letteratura italiana presso l'Istituto Femminile di
Magistero a Roma, Lavora inoltre al romanzo "Rassegnazione" che esce in cinque puntate su
"Flegrea" dall'aprile al maggio dello stesso anno.
A Catania: l'impegno universitario e la morte
Nel 1902 Capuana si trasferisce a Catania, per insegnare lessicografia e stilistica all'università.
Tra le sue ultime opere vi sono i volumi di fiabe e novelle, (1905),
Coscienze Nel paese di Zagara
(1910), (1912).
Gli Americani di Rabbato
Muore il 29 novembre 1915 a Catania, poco dopo l'entrata in guerra dell'Italia.
Le opere critiche 7
Capuana fu l'assertore più convinto e teoricamente preparato del verismo, sostenitore instancabile
del "metodo impersonale" che vide pienamente realizzato nelle opere dell'amico Verga, in quelle
del De Roberto e in parte nelle proprie, ebbe anche notevoli doti di critico che certo furono superiori
alle sue capacità inventive dove veniva spesso a mancare proprio quella "forma vitale" che egli
cercava nell'opera d'arte.
La poetica del vero
Nel primo periodo della sua critica, nel "Il Teatro italiano contemporaneo. Studi sulla letteratura
contemporanea", la poetica del verismo che Capuana aveva elaborato si poneva come regola
fondamentale quella di ritrarre direttamente dal vero.
Questo significava che lo scrittore doveva assumere dalla vita contemporanea la materia e narrare
fatti realmente accaduti, senza limitarsi a ritrarli dall'esterno, ma ricostruendo la storia cogliendo e
rivelando tutto il processo mediante il quale il fatto si era prodotto.
Il metodo scientifico
La ricostruzione doveva avvenire attraverso il metodo scientifico perché il più idoneo a far parlare
le cose direttamente impedendo che l'autore si servisse dei fatti come di un pretesto per esprimere sé
stesso. Bisognava pertanto usare l'impersonalità.
Il linguaggio
Per poter inoltre condurre una ricostruzione del tutto veritiera era necessario usare una prosa duttile
e viva, con prosa senza retorica, che risultasse aderente ai fatti.
Si richiedeva pertanto un linguaggio che non alterasse in nessun modo il mondo che si voleva
rappresentare.
Il gusto per la sperimentazione
Conoscere la realtà che l'artista voleva rappresentare significava perciò conoscere tutti i nuovi
strumenti che la cultura contemporanea poteva fornire, dall'indagine dei processi psicologici
secondo i principi della fisiologia alla documentazione folkloristica per rappresentare il mondo
contadino.
Queste regole, proprie di tutti i veristi, rivelano in Capuana una grande apertura verso tutte le novità
culturali che spiega la simpatia che lo scrittore proverà, a settanta anni, verso il futurismo, come
anche la sua passione per l'allora nascente arte della fotografia.
Più di un critico ha rimproverato a Capuana il gusto per la sperimentazione, ma è stato proprio
questo gusto per la novità che gli consentì di difendere sempre le nuove tendenze e di farsi
interprete della narrativa verghiana e delle opere del naturalismo francese. 8
In seguito lo scrittore si dimostrò pronto a cogliere le tendenze spiritualistiche, estetizzanti e
irrazionali, e fu incuriosito dalla parapsicologia.
Capuana fu inoltre pronto ad abbandonare il verismo con "Gli "Ismi" contemporanei" e "Arte e
scienza", quando riconobbe che esso rappresentava solamente uno dei tanti della letteratura
ismi
contemporanea.
Le opere narrative
Profili di donne
L'attività di critico trova riscontro nell'opera narrativa di Capuana dove, fin dagli inizi, con la
raccolta di novelle "Profili di donne" del 1877 si coglie il tema principale della sua ricerca, quello
della psicologia femminile, teso a ricostruire narrativamente i processi generatori dei "fatti umani"
con un gusto per i racconti che hanno dello straordinario ricchi di situazioni misteriose e personaggi
enigmatici.
Giacinta
Nel 1879 Capuana pubblica il suo primo vero romanzo, nel quale si avverte una esclusiva
Giacinta,
attenzione per il "documento umano".
Nel romanzo si racconta la storia di una donna che, avendo subito una violenza sessuale da
bambina, si trova a dover scontare con tutta la sua vita e fino al suicidio la "colpa" che il pregiudizio
sociale non le perdona.
Capuana, attraverso il punto di vista di un medico, cerca di rappresentare il personaggio "da
scienziato" ma, come dice il Ghidetti "il dottore, può solo prendere pessimisticamente atto di una
predestinazione senza riuscire (anche per la grande confusione, è lecito dedurre, di maestri e
dottrine che aveva in testa, proprio come il giovane Capuana) a penetrare il segreto di una rivolta
consumata tutta all'interno della condizione femminile ed esaurita e spenta dall'autodistruzione". Ed
infatti l'unico aiuto che la scienza potrà dare a Giacinta sarà il curaro, il veleno che il dottore le
aveva dato come medicamento per il padre e con il quale la donna si ucciderà.
fu il primo romanzo naturalista italiano e al suo apparire fu definito immorale e
Giacinta
scandaloso.
Esso, come lo stesso autore dichiara nella prefazione, fu composto dopo la lettura di Balzac, di
di Flaubert .
Madame Bovary
Il romanzo è puramente naturalista, c’è l’attenzione per i fatti patologici, in questo caso patologia
morale, l’amore che diviene ossessione quindi malattia.