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Tesina - Premio maturità 2009
Titolo: Per un'etica degli animali
Autore: Chiola Simone
Descrizione: la tesina è una ricerca all'indietro delle origini della bioetica e del dibattito etico sul benessere degli animali
Materie trattate: Filosofia, Storia Dell'arte, Letteratura Italiana E Inglese
Area: umanistica
Sommario: Filosofia, Peter Singer, Animal Liberation, Bioetica, Storia dell'arte, autori vari, Letteratura italiana, Paola Mastrocola, Che animale sei?, narrativa, Inglese, Swift, I viaggi di Gulliver, L'utopia della ragione, George Orwell, Animal farm, il romanzo antiutopico
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INDICE
Introduzione………………………………………………………………………..pag. 4.
SEZIONE: FILOSOFIA
Capitolo 1: La questione animale………………………………………………......pag. 5.
Capitolo 2: Diritti degli animali…………………………………………………….pag. 6.
SEZIONE: STORIA DELL’ARTE
Capitolo 3: L’Ottocento in Francia e in Italia………………………………………pag. 8.
Capitolo 4: Il Novecento:dalle avanguardie storiche alla pop art americana……....pag. 10.
Capitolo 5: Dalla transavanguardia a oggi………………………………………….pag. 14.
SEZIONE: LETTERATURA ITALIANA E INGLESE
Capitolo 6: Animali e narrativa moderna: intervista a Paola Mastrocola………….pag. 17.
Capitolo 7: La ragione vera contro la ragione falsa: Swift e 20.
I viaggi di Gulliver….pag.
Capitolo 8: un “romanzo” antiutopico……………………………...pag. 21.
Animal Farm:
BIBLIOGRAFIA…………………………………………………………………...pag. 22.
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INTRODUZIONE
L’idea è nata dall’esperienza diretta compiuta presso l’ASL cn2 di Alba nel periodo estivo
del 2008; inviato al Servizio Veterinario come “stagista”, ho avuto la possibilità di
imparare interessanti novità sulla suddivisione di questo servizio del Sistema Sanitario
Nazionale. Quella che mi ha “intrigato” maggiormente è stata la scoperta di un’area, l’area
C, nata recentemente, che si occupa del benessere degli animali. Infatti, cosa a me fino a
quel momento sconosciuta almeno in buona parte, il problema del benessere animale,
relativamente agli animali domestici, riveste attualmente una notevole importanza sia a
livello scientifico che nella gestione pratica degli animali da reddito e da affezione. A
livello scientifico è pertanto di interesse strategico l’individuazione di parametri
obiettivabili e validati di benessere animale, che sappiano definire con rigore e precisione
tale condizione nelle diverse fasi di allevamento, trasporto e macellazione degli animali di
interesse zootecnico. In più l’uomo, nei confronti delle differenti specie animali, non solo
deve rispettare le loro disposizioni di ordine filogenetico, ma soprattutto deve assumersi
una responsabilità di cura nel predisporre loro un habitat adeguato, nell’ambito
dell’allevamento, dell’ospitalità, della gestione e della conduzione, e nel salvaguardarne la
loro biodiversità.
Questo scritto vuole essere, quindi, una breve ricerca all’inverso delle radici di tanto, e
giustamente combattuto, accanimento nel salvaguardare il benessere animale; partendo
dalle fondamenta filosofiche, passando dalle stimolanti arti figurative, per approdare al
mondo simbolico e immaginativo della letteratura. L’intento è quello di guardare, almeno
per una volta, il mondo animale da un prospettiva differente da quella scientifico-
economica; si scoprirà che, come noi siamo intervenuti nella loro vita modificandola a
nostro favore e spesso rendendogliela impossibile, così loro ci hanno gratuitamente variato
la nostra, a volte salvandocela. - 4 -
CAPITOLO 1 La questione animale
Con l’espressione “questione animale” si intende fare riferimento a un argomento che dal
1975, anno di pubblicazione di di Peter Singer, occupa uno spazio
Animal Liberation
nell’ambito del più ampio dibattito sui cosiddetti “nuovi diritti” e “nuovi soggetti”. I nuovi
soggetti coincidono così con un concetto allargato di soggetto morale fino a comprendervi
esseri o addirittura entità che prima ne erano esclusi: ad esempio gli esseri umani non
ancora esistenti, cioè le generazioni future, oppure gli esseri non umani animati e senzienti,
vale a dire gli animali, o ancora gli esseri animati ma non senzienti, cioè le piante, i
vegetali e infine gli esseri inanimati, come la terra, il mare, le montagne, il paesaggio, gli
ecosistemi e simili.
A soggetti già riconosciuti come tali, ovvero gli esseri umani, possono venire attribuiti
diritti nuovi, o dimensioni nuove dei vecchi, nell’ambito di certi loro soggettivi o
status
condizioni di vita che in precedenza non venivano presi in considerazione: è il caso tipico
dei cosiddetti “diritti del malato”. E allora in che senso gli animali possono venire
considerati soggetti morali e fino a che punto si può parlare di diritti degli animali?
Esistono due impostazioni principali relativamente al rapporto uomo-animale dal punto di
vista etico: l’una utilitaristica, basata cioè sulle conseguenze delle azioni in termini di
piacere e di pena, l’altra invece incentrata sull’esistenza di diritti e di doveri oggettivi.
Secondo la prima, quindi, si deve evitare di infliggere sofferenza a tutti gli esseri, umani e
non, che siano in grado di provarla: e quindi anche gli animali, dato che nessuno li pensa
più come meri automi, privi della consapevolezza del dolore. È la prospettiva
dell’utilitarismo classico di Bentham e di quello moderno di Singer. Scopo di Bentham era
opporsi all’idea dominante secondo cui solo gli esseri dotati di raziocinio e di linguaggio, e
quindi di autocoscienza, potevano entrare a qualche titolo nell’universo della morale. Tutti
gli altri ne erano esclusi, o, nella migliore delle ipotesi, vi rientravano soltanto in via
indiretta: era stata la concezione di san Tommaso e di Kant, secondo i quali l’uomo ha sì il
dovere di non far soffrire gli animali, ma solo come conseguenza indiretta del dovere che
ciascuno ha verso gli altri uomini di non offendere la loro sensibilità mediante spettacoli
crudeli, spettacoli che possono spingere le persone a diventare crudeli anche nei confronti
dei loro simili (“tesi della crudeltà”). Secondo san Tommaso, infatti, dato che l’uomo è
fatto a immagine di Dio e partecipa all’essenza di Dio, il modo in cui trattiamo gli animali
non è importante se non, come è già stato detto, nella misura in cui l’essere crudeli verso
gli animali può abituarci a essere crudeli verso gli uomini. Per san Tommaso, inoltre,
l’essenza di Dio è la ragione, come pure per Cartesio e Spinoza, ognuno a suo modo. Il Dio
è un Dio di ragione. E ragione e universo hanno la stessa essenza. E il fatto che gli animali,
non avendo la ragione, non possano comprendere l’universo ma debbano limitarsi a
seguirne ciecamente le leggi, dimostra che, a differenza dell’’uomo, ne fanno parte ma non
ne condividono al natura: l’uomo è simile a Dio, gli animali sono simili alle cose. Per
Cartesio un animale vive come una macchina; un animale non è altro che il meccanismo
che lo costituisce;se ha un’anima, ce l’ha nel senso in cui una macchina ha una batteria; ma
l’animale non è un’anima racchiusa in un corpo, e la qualità del suo essere non è la gioia.
Persino Kant, che è già stato citato in merito alla tesi della crudeltà, non persegue, riguardo
agli animali, le implicazioni della sua intuizione, secondo cui la ragione può non essere
l’essenza dell’universo, bensì, al contrario, unicamente l’essenza del cervello umano.
Singer, uno dei nomi più importanti dell’animalismo contemporaneo, riprende la teoria
benthamiana e si serve dell’argomento dei “casi marginali”. Se fossero la ragione, o la
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capacità di parlare, o la capacità di autodeterminazione, a segnare il confine tra gli esseri
degni di considerazione morale e quelli che non lo sono, allora, argomenta Singer, anche
numerosi esseri umani, i neonati, i cerebrolesi, i deficienti, i comatosi, dovrebbero venire
esclusi dalla sfera morale. Per limitare la morale agli esseri umani occorrerebbe trovare una
qualità che appartenesse a tutti gli esseri umani e solo agli esseri umani: ma, come si è
visto, tale ruolo non può essere svolto né dalla ragione, né dal linguaggio, né
dall’autocoscienza: a parte il fatto che gli animali possiedono tali doti, sia pure in misura
molto limitata rispetto all’uomo, il punto da sottolineare è che gli umani marginali ne sono
privi, in tutto o in parte.
Una teoria affine a quella utilitaristica è rappresentata dalla <<morale della simpatia>>,
risalente a David Hume e Adam Smith. Secondo tale teoria, le valutazioni in termini di
bene e di male sono il prodotto della nostra capacità di entrare in uno stato di
partecipazione simpatetica con le gioie e i dolori altrui. Poiché anche gli animali sanno
gioire e soprattutto soffrire, la nostra partecipazione simpatetica non può non estendersi
anche ad essi.
In ambedue queste prospettive appare evidente come gli animali siano considerati alla
stregua di soggetti morali, sia pure passivi e non attivi.
CAPITOLO 2 Diritti degli animali
La bontà nei confronti degli animali è diventata una norma sociale solo in tempi recenti,
negli ultimi centocinquanta o duecento anni, e soltanto in una parte del mondo. Ed è a
ragione che si può collegare questa parte della storia alla storia dei diritti umani, dato che
l’interesse per gli animali, storicamente parlando, è germogliato da interessi filantropici più
ampi-nei confronti degli schiavi e dei bambini, in particolare.
Bisogna, perciò, innanzitutto intendersi sul significato da attribuire alla parola “diritti”.
Secondo la prospettiva utilitaristica e simpatetica i diritti sono l’altra faccia dei doveri. Se
esiste il dovere di non fare soffrire inutilmente gli esseri sensibili, si può dire che gli esseri
sensibili godono del diritto a non essere fatti soffrire. Alla prospettiva di stampo
utilitaristico si contrappone quella di tipo giusnaturalistico, che postula l’esistenza di diritti
naturali degli animali; e poi, in un progressivo allargamento della coscienza ecologica,
anche delle piante, e dell’ecosistema in genere. Ma, a questo punto, è importante elaborare
una definizione di “valore in sé”, che come tale andrebbe rispettato in maniera assoluta.
Tom Regan è autore di uno dei tentativi più interessanti in tale senso; secondo Regan
possedere valore intrinseco significa essere in grado di condurre una vita che può essere
migliore o peggiore per il soggetto stesso che la vive, in modo del tutto indipendente dalle
valutazioni altrui. I sostenitori della teoria del valore intrinseco affermano che solo così si
riesce a difendere a fondo gli animali, senza le ineliminabili limitazioni della prospettiva
utilitaristica e simpatetica, basate sulle valutazioni umane, che sono pur sempre soggettive
e quindi passibili di errori e di cambiamenti. Il valore intrinseco è invece un elemento
oggettivo peculiare di ogni singolo vivente, e costituisce una barriera di fronte alle pretese
altrui: è una specie di guscio protettivo attorno a ciascuno che non può venire infranto se
non in casi assolutamente eccezionali. Anche la posizione giusnaturalista considera,
quindi, gli animali come soggetti morali, e anzi come titolari di diritti in quanto qualità
oggettivamente esistenti.
Ma quali sono questi diritti? Per forza di cose si deve trattare di una piattaforma minimale
di diritti, relativi a quelle caratteristiche che gli animali hanno in comune con l’uomo. In
primo luogo il diritto a non essere fatti soffrire: e qui si apre la grossa piaga della
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vivisezione, o sperimentazione scientifica. Basti pensare che il numero complessivo annuo
su scala mondiale degli animali di vario tipo, dalle cavie ai ratti, ai cani, ai gatti, alle
scimmie e altri ancora, si aggira sugli ottocento, novecento milioni di esemplari. Il minimo
che si dovrebbe fare da un punto di vista etico è una riduzione massiccia del numero degli
esperimenti nonché la loro progressiva sostituzione con i cosiddetti metodi alternativi, vale
a dire simulazioni su computer e test eseguiti su tessuti cellulari in vitro. Appaiono
assolutamente privi di necessità anche tutti gli esperimenti compiuti nel campo della
cosmesi e dell’industria bellica. L’altro problema enorme è rappresentato dagli allevamenti
intensivi. Centinai e centinaia di milioni di animali vengono allevati e continuamente
sostituiti per procurarci la carne, il latte, le uova: e di solito vengono tenuti in condizioni