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Sintesi

Tesina - Premio maturità  2009

Titolo: Quando l'uomo si ribella

Autore: Somaschini Davide

Descrizione:Cosʼè una ribellione? Cosa spinge un gruppo di persone a ribellarsi contro qualcosa di concreto (è il caso delle rivoluzioni) o di astratto (per esempio in ambito artistico)? È molto difficile stabilirlo... Senza dubbio a trascinare questo sentimento più o meno violento sta alla base un malcontento di fondo, allʼinterno del quale germoglia lʼaspirazione al cambiamento in positivo della società : allora, solo allora secondo me può nascere una ribellione. Le quattro diverse modalità  di rivolta che mi accingo a presentare sono molto eterogenee tra loro, nel senso che non ne condividono lʼobiettivo, quanto piuttosto lʼintento, ovvero la volontà  di modificare la società  secondo il loro specifico punto di vista, senza prendere in considerazione più di tanto il risultato finale, e focalizzando lʼattenzione sulle caratteristiche che le compongono. Un altro punto in comune è la loro collocazione temporale; a parte la Scapigliatura (datata dal 1860 fino al 1880 circa), gli altri tre "eventi" (se così si possono definire) che sto per approfondire hanno avuto luogo nei primi decenni del Novecento. Ma, a parte questi dettagli temporali che balzano subito anche allʼocchio inesperto, vorrei spiegare il perché ho scelto di trattare questo tema. Io, personalmente, nel mio piccolo mi posso ritenere una persona caratterialmente "ribelle", ma non nel senso dispregiativo del termine, e mi sono sentito vicino questo argomento da subito, fin da quando mi è venuta lʼidea nellʼanticamera del cervello. Ho scelto per questa mia tesina il filo conduttore della ribellione perché penso che sia un ottimo spunto per la costruzione di un lavoro del genere: ovviamente con "spunto per la costruzione" io intendo la capacità  da parte mia di poter realizzarci intorno un discorso esauriente, seppur limitato nella sua lunghezza. Inoltre penso che lʼargomento sia in grado di suscitare interesse, non tanto nelle considerazioni generali (che comunque vanno brevemente esposte per contestualizzare il tutto), quanto nei fattori che ne determinano lʼessenza, ovvero gli aspetti dai quali possiamo dedurre i tratti che descrivono una ribellione, anche perché viviamo ormai in unʼepoca in cui non è facile sentir parlare di una ribellione. Infine penso che una ribellione, per essere definita veramente tale, debba partire non dalla testa, bensì dal cuore capace, andando oltre la razionalità , di dare una marcia in più ai propri gesti. Questi, in sostanza, sono i motivi che mi hanno spinto a scrivere degli sviluppi della ribellione in quattro diverse materie.

Materie trattate: Italiano (la Scapigliatura), Storia (la Rivoluzione russa), Francese (Dadaismo), Storia Dell'arte (Futurismo)

Area: umanistica

Bibliografia: Piero Nardi, Scapigliatura, Zanichelli, Bologna 1924. Gaetano Mariani, Storia della Scapigliatura, Sciascia, Caltanissetta-Roma 1978; John Reed, I dieci giorni che sconvolsero il mondo, Einaudi, Torino. Chamberlin, W., Storia della Rivoluzione russa (1917-1921), Einaudi, Torino 1976; Marc Dachy, Dada&les dadaïsmes, Paris, Gallimard, "Folio Essais", n° 257, 1994. Marc Dachy, Dada, la révolte de l'art, Paris, Gallimard/Centre Pompidou, "Découvertes" n° 476 , 2005

Estratto del documento

persero così la funzione di guide morali e caddero in un profondo disagio creato appunto

dalla società in cui vivevano; disagio che sarebbe sfociato poi in una crisi di identità dovuta

alle nuove esigenze che la società esigeva. Quella che gli scapigliati hanno manifestato a

conseguenza di ciò è stata una vera inquietudine, oltre a una forte insofferenza verso la

società borghese e la tradizione letteraria, e sotto questi aspetti la Scapigliatura non è

riconosciuta soltanto come movimento artistico, ma anche sociale.

La ragione dello sviluppo del movimento a Milano

La Scapigliatura fu un fatto essenzialmente milanese, in quanto Milano era la città più 4

progredita sotto lʼaspetto economico e sociale, dove le vecchie concezioni del mondo e dei

rapporti sociali si stavano rapidamente dissolvendo. Qui il contrasto fra intellettuali

sognatori e borghesi era più aspro. Le condizioni di sviluppo che la città ha vissuto in

quegli anni hanno senzʼaltro contribuito alla disillusione dei letterati rispetto ai valori

risorgimentali che avevano infiammato i loro animi.

Caratteristiche principali Gli scapigliati sentono il bisogno di

ammodernare e sprovincializzare la nostra

cultura trascinandola verso la modernità

(anche entrando in contatto con le letterature

straniere) e vengono influenzati dal Verismo

nella scelta di soggetti realistici, portati però

allʼestremo: infatti un modo per reagire alla

tradizione nella loro poetica è lʼutilizzo di

immagini brutte, indecorose, macabre. Lʼartista

Un gruppo di artisti “scapigliati”. Da sinistra: Luigi

Conconi, Guido Pisani Dossi, Giovanni Giachi ed appartenente a questo movimento è ribelle e

Emilio Praga anticonformista, mosso da uno spirito

polemico: la vita dellʼartista era intrisa di uno spirito di libertà e dallʼ andare controcorrente.

Il genere preferito da molti artisti della corrente scapigliata è la poesia, che ha come

obiettivo descrivere il “vero”, sia quello della natura e della società, sia quello dei

sentimenti, nei suoi aspetti più crudi e materiali; purtroppo gli scapigliati non riescono a

creare una poetica delineata su strutture ben definite. Come detto, la Scapigliatura si

propone di contestare la tradizione e non viene risparmiato nemmeno un mostro sacro

come Manzoni (allʼepoca sul finire della vita), fortemente criticato per essere vecchio,

tradizionalista e simbolo dellʼItalia borghese e clericale. Manzoni, insieme a Verdi, era

considerato rappresentante di unʼarte ormai morta e inattuale perché basata su ideali,

come patria, famiglia e religione, non più proponibili o addirittura falsi. Per quanto riguarda

lo stile della poesia, alcuni autori cercano un linguaggio semplice, spontaneo, il più vicino

possibile al parlato e ricco di innesti dal dialetto, appunto per tenere fede allʼidea del “vero”

ma senza propositi popolari, ritenuti incapaci di contrastare lʼideologia borghese tanto

avversa agli scapigliati. Altri cercano un linguaggio ricercato e vago, ma in tantissimi

componimenti possiamo rintracciare ancora metriche regolari e per nulla innovative.

Unʼultima significativa caratteristica della Scapigliatura è la complementarietà delle arti,

secondo la quale non esistono più arti isolate, che nella loro molteplicità e diversità

vengono riunite tutte insieme dallʼartista nella letteratura.

Influenze provenienti dalle letterature straniere

Gli scapigliati accolgono volentieri influenze dagli ambienti letterari stranieri tra cui il

romanticismo tedesco, dal quale viene estrapolato un contesto fantastico, e soprattutto cʼè

uno stretto legame con la letteratura francese, che in enorme misura è fonte dʼispirazione 5

per la Scapigliatura: in particolare è il modello dei poeti maledetti, specie di Baudelaire,

che gli artisti tendono di più a seguire, anche nello stile di vita eccentrico e disordinato.

Sulla scia della letteratura francese, gli scapigliati prendono spunto dai poeti simbolisti,

affermando che lʼidea della poesia sia rivelazione di una realtà più profonda alla quale si

può giungere solo abbandonandosi allʼirrazionale, mentre del Naturalismo riprendono il

culto del “vero” nella sua rappresentazione oggettiva e anticonformistica, cantando “non

solo il cielo, ma anche il fango”, e dando attenzione a ciò che è deforme.

Inoltre, grazie alle traduzioni baudelairiane, arrivano a conoscenza anche dei lavori di

Edgar Allan Poe, lo scrittore americano del mistero e dellʼimmaginazione allucinata che

grande fascino eserciterà su di loro: in sommatoria questa assunzione di elementi dalle

culture straniere (in verità poco fusi e, quindi, artisticamente sterili) rappresentò un fatto

positivo, poiché corrispondeva pienamente allʼesigenza di svecchiare la cultura italiana.

Scapigliatura come anticipazione di tendenze successive?

A questa domanda si può rispondere senza dubbio di sì. La Scapigliatura, per la sua

funzione di rottura della cultura borghese, può essere considerata come una delle prime

manifestazioni del Decadentismo, che nel resto dʼEuropa si stava già affermando. Essa,

nella sua rottura degli schemi della cultura borghese, ha anticipato tematiche come

lʼesplorazione delle zone buie della psiche e la fusione dei diversi linguaggi artistici. Inoltre

sotto alcuni aspetti lʼatteggiamento di contestazione degli scapigliati può essere inteso

addirittura come unʼanteprima della polemica futurista, in particolare nellʼintento di

superare le ragioni formali della poesia. Resta però il fatto che la nostra Scapigliatura, con

tutte queste predisposizioni e aperture europee, non è riuscita ad esprimere valori

paragonabili a quelle delle altre letterature dʼOltralpe.

In conclusione, si tratta di una ribellione mancata, non in grado di elevarsi a una nuova

visione veramente nuova dei rapporti sociali, agendo essenzialmente come elemento di

rottura, a cavallo tra la tradizione letteraria precedente e le nuove correnti che si sarebbero

formate nei decenni successivi.

La rivoluzione russa:

esempio di ribellione concreta

Le cause

L'impero zarista, fondato su di una società straordinariamente arcaica, ancorato ai valori

apparentemente inattaccabili della religione e delle tradizioni contadine, si stava 6

rapidamente sgretolando. La società russa, a stragrande maggioranza contadina, viveva

nel culto (imposto, ma accettato con estremo fatalismo) della figura dello Zar. La

caratteristica essenziale dello zarismo era il potere autocratico, del quale il monarca si

sentiva incaricato per volere divino. I terribili disagi provocati dalla Prima guerra mondiale,

nella quale il grande impero russo aveva dimostrato la fragilità della sua organizzazione

politica e militare, uniti all'inefficienza del governo zarista di Nicola II finirono con

l'esasperare la maggioranza della popolazione. Ad aggravare la situazione, durante

l'inverno 1916-17 vi fu una dura carestia e molte città rimasero addirittura prive di generi

alimentari. La fame provocò inevitabilmente sollevazioni popolari e disordini.

Il precedente del 1905

All'inizio del secolo le condizioni di vita nelle campagne erano notevolmente peggiorate. A

ripetute sommosse contadine erano seguite manifestazioni di protesta di ferrovieri e

operai. Nel 1904 scoppiava la guerra con il Giappone, che mostrava un'aggressiva forza di

penetrazione nellʼ Estremo Oriente, la quale terminò con una pesante sconfitta. La Russia

zarista viveva insomma un momento particolarmente difficile, e il tradizionale sistema di

potere autocratico rivelava tutta la sua debolezza. Le trasformazioni politico-sociali in

corso nel paese non risolsero le tensioni, e manifestazioni operaie e popolari sempre più

frequenti indebolivano il regime. Esempio eclatante è la cosiddetta “domenica di sangue”:

il 9 gennaio 1905 decine di migliaia di persone si presentarono davanti al Palazzo

dʼInverno con una raccolta firme in cui si chiedeva lʼattuazione di diverse riforme. Le truppe

imperiali, dʼaltro canto, reagirono con la forza sparando sulla folla. Lʼindignazione per

questo episodio non fece altro che aumentare il grido di protesta e, pressato dai nuovi

partiti politici, a ottobre 1905 lo zar si vide costretto a concedere alcune riforme, come

lʼistituzione di un parlamento eletto, la Duma, e le principali libertà politiche e civili. Tuttavia

questo tentativo di ammodernamento dello Stato non avrebbe resistito allʼurto della Prima

guerra mondiale.

La rivoluzione di febbraio

Lʼintervento russo nella Prima guerra mondiale era

stato voluto dallo zar sia per difendere le posizioni di

potenza dellʼimpero, sia per scongiurare la minaccia

di una nuova crisi rivoluzionaria. Ma il conflitto,

attraverso lʼandamento delle operazioni militari,

rivelava lʼimpreparazione del paese ad affrontare una

guerra moderna, e la produzione agricola era al

minimo, per il fatto che un cospicuo numero di 7

lavoratori delle campagne fu chiamato a combattere,

lasciando le terre coltivabili al loro destino. Il sistema

di approvvigionamento aveva perso dunque

efficacia. Fu in questo clima di tensione sociale che

si sviluppò la rivoluzione di febbraio, avviata il 18 Lenin durante un comizio.

febbraio 1917 da una manifestazione degli operai

delle officine Putilov di Pietrogrado, allora capitale.

Nei giorni seguenti lʼagitazione assunse un carattere di massa, in cui confluivano diverse

proteste per le motivazioni più disparate. Il giorno decisivo fu il 27 febbraio, quando le

truppe della guarnigione di Pietrogrado si unirono ai manifestanti, rifornendoli anche di

armi e, il 28 febbraio, la città era ormai nelle mani degli insorti, i quali avevano occupato la

Duma e costituito un soviet degli operai. La Duma, non rispettando lʼordine dello zar, rifiutò

di sciogliersi e formò un governo provvisorio presieduto dal principe Lʼvov, composto

principalmente da esponenti liberal-costituzionali; a questo punto lo zar Nicola II abdicò a

favore del fratello, il granduca Michele, il quale però a

sua volta rinunciò alla successione. Così lʼimpero

zarista cessava formalmente di esistere. A questo

punto le forze in campo erano due: da una parte il

governo provvisorio appoggiato dai ceti borghesi e

dalle forze moderate, e dallʼaltra il soviet di

Pietrogrado, composto da rappresentanti degli operai,

dei contadini e anche dei soldati. Essi erano divisi da

un profondo disaccordo su molti punti, ma in

Dimostrazione di strada a Pietrogrado il

18 giugno 1917. particolare sulla condizione della guerra: il governo

intendeva proseguire lʼimpegno bellico a fianco degli alleati dellʼIntesa, mentre le classi

popolari desideravano la pace immediata.

Lenin e le Tesi di aprile

I difficili equilibri realizzati nelle settimane immediatamente successive alla rivoluzione di

febbraio vennero sconvolti in aprile dallʼarrivo nella capitale del leader bolscevico Lenin, il

quale espose quelle che sarebbero diventate le linee guida del partito per i mesi futuri, le

storiche Tesi di aprile. Con esse Lenin aveva diversi intenti tra cui lʼabbattimento del

governo provvisorio e il trasferimento di tutto il potere nelle mani dei soviet, lʼuscita dalla

guerra e, dal punto di vista economico, la nazionalizzazione delle banche, il controllo sulla

produzione e la ripartizione dei prodotti e soprattutto la nazionalizzazione di tutte le terre e

la concessione del loro uso ai contadini.

Le “giornate di luglio”

La crescente pressione delle masse popolari spinse alla formazione di un nuovo governo,

il quale si dimostrò ancora una volta incapace di andare incontro alle più profonde

aspirazioni popolari, commettendo anche lʼerrore di far lanciare una grande e disastrosa 8

offensiva contro i tedeschi. Questo fallimento minò ancor più profondamente la disciplina

delle truppe e rafforzò lʼopposizione popolare al governo, culminata nelle sanguinose

“giornate di luglio”. Il 4 luglio unʼimponente dimostrazione fu repressa nel sangue, e i

bolscevichi furono colpiti dalla repressione governativa e messi fuori legge: Lenin fuggì in

Finlandia e la guida del nuovo governo di coalizione fu affidata a Kerenskij nella speranza

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