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Sintesi

Tesina - Premio maturità  2008

Titolo: Tutto quanto tecnicamente si può, moralmente si de

Autore: Sandra Sobko

Descrizione: La questione della Bioetica apre uno dei dibattiti più caldi dei nostri tempi. Essa tocca un tema molto delicato quale la qualità  e la sacralità  della vita, il valore dell'uomo come persona dotata di libero arbitrio e di diritti inviolabili alla vita e all'autodeterminazione, che spesso sono in contrasto tra loro. Si cerca di capire quali sono i confini tra l'artificiale e il vero, tra l'umano e il disumano, tra persona e cellula, tra incoscienza e volontà . In realtà  però, per quanto ne possiamo discutere sarà  difficile trovare un giusto equilibrio tra l'uso della scienza e l'obbedienza alla legge morale che fa di noi esseri civili. Come vedremo, la Bioetica non nasce dal nulla: essa incarna il bisogno di assicurare a ognuno di noi, senza nessuna distinzione, i principi inviolabili che nella storia troppe volte sono stati negati ad intere popolazioni. Oggi non ci troviamo più in situazioni cosi estreme, ma il pericolo di una mentalità , secondo la quale un essere umano può e deve essere soggetto alla manipolazione della scienza è adesso più che mai imminente. Oggetto della nostra riflessione è l'uomo con i suoi valori, tutto il vivere umano, ma in particolare quello medico - biologico. E' proprio per questo motivo che dobiamo occuparci anche delle questioni giuridiche che riguardano la Bioetica. Il Diritto ha il compito di garantire a tutti noi una relativa libertà  ed un relativo benessere che non ostacoli quello degli altri. Di conseguenza esso deve necessariamante essere preceduto e guidato dall'etica. Vedremo in segiuto vari documenti attraverso i quali la legge tutela gli individui stabilendo i confini che la scienza non può varcare per il bene della persona, dell'umanià  e dell'intero ecosistema. Riportando esempi concreti cercherò di occuparmi del rapporto che si instaura tra il medico ed il paziente, in particolare in un sistema di Welfare liberale, come quello degli Stati Uniti, dove la qualità  del servizio sanitario dipende più dalle possibilità  economiche dei pazienti che dall'etica professionale dei medici e degli assistenti.

Materie trattate: storia (la Seconda guerra mondiale, sterilizzazioni di massa), filosofia (Etica, filosofia contrattualista, filosofia utilitarista, filosofia sostanzialista), diritto (giuramento di Ippocrate, il codice deontologico, l'Aborto, l'Eutanasia), scienze sociali (il sistema sanitario degli USA, medici senza frontiere)

Area: umanistica

Bibliografia: - Manuale di Filosofia;- Manuale di Sociologia;- "Bioetica. Le scelte morali", Lecaldano Eugenio, Laterza 2007;- "Medicina ed Etica", Bucci L., Camilliane, Torino 2001;- "Encyclopedia of Bioethics",Reich T.W., Washington 1970;- "Cosa sognano i pesci rossi", M. Venturino, Mondadori 2005

Estratto del documento

Questa testimonianza ci fa riflettere sulla figura del medico nelle SS,

quindi prima di passare oltre, vorrei soffermarmi su un altro punto che ritengo

importante: se la pratica medica è volta ad aiutare i malati con il massimo

rispetto per la vita umana, possono allora il dr Schumann e i suoi collaboratori

chiamarsi medici? In altre parole, un medico privo di coscienza, di qualsiasi

sentimento di pietà e del dovere morale si può veramente considerare un

o è un Oggi questa domanda non suscita dubbi. Se infatti

medico, carnefice?

fossimo tutti animali, esseri privi di qualsiasi sentimento, saremmo tutti

capaci di toturare gli altri per osservare come si sviluppa la sofferenza e come

avviene la morte, senza aver studiato medicina. E’ proprio da questo punto

cruciale che iniziò a svilupparsi la consapevolezza della necessita di

subordinare la scienza all’etica, sopratutto se essa invade la sfera della vita

umana. In questo modo nel 1970 nacque la Bioetica, materia ancora molto

giovane che riflette sul futuro, ma non ignora la storia e le esperienze del

passato.

Filosofia

Le scoperte scientifiche che negli ultimi decenni del XX secolo hanno

interessato la genetica e la neurofisiologia, e le prospettive aperte dalle recenti

realizzazioni nel campo dell’intelligenza pongono con forza

artificiale,

l’esigenza di ripensare radicalmente il rapporto tra scienza ed etica, sotto la

spinta del dubbio che quest’ultima si avvii a perdere la funzione di

orientamento che aveva all’interno della nostra vita.

Si tratta di un tema raramente affrontato nelle sue implicazioni più

profonde sia dai filosofi che si occupano di etica, sia dagli scienziati, i quali

tendono in genere a offrire soluzioni piuttosto sbrigative e superficiali ad esso.

9

In estrema sintesi, si può dire che l’etica tragga il proprio fondamento dalla

concezione secondo la quale l’uomo, benché dotato di un corpo fisico, non si

esaurisce in questo, ma ha in sé “qualcosa di più” che lo distingue dagli

oggetti inanimati e da tutti gli altri esseri viventi che popolano il nostro

pianeta. Questa componente aggiuntiva, qualificata dalle diverse religioni

come o è ciò che, per lungo tempo, è stata posta alla base

“anima” “spirito”,

dell’unicità e dell’irripetibilità di ogni individuo umano. Ed è la stessa

componente, presente sullo sfondo della nostra cultura in forme sempre più

attenuate e ormai quasi inconsapevoli, che continua ad alimentare l’idea che

la scienza debba in qualche modo essere sottoposta a vincoli di natura etica.

L’affermarsi progressivo della concezione scientifica del mondo, avvenuto a

spese della visione religiosa elaborata dal cristianesimo, non poteva che

indebolire i presupposti che davano all’etica ragione di esistere. Si pensi, ad

esempio, alla rivoluzione copernicana, con il duro colpo inferto al sistema del

mondo fatto proprio dal cristianesimo, e ancor più alla teoria dell’evoluzione

proposta da Darwin, che riduceva il racconto biblico sull’origine dell’uomo a

poco più che un mito.

La crisi vera e propria rischia tuttavia di consumarsi nel momento in cui la

scienza muove all’assalto degli ultimi baluardi su cui si fondava l’implicita

distinzione tra l’uomo e il resto del creato. La ricerca sembra oggi essere

giunta a un passo dallo svelare i meccanismi più reconditi della vita,

mostrando come questi non abbiano nulla di trascendente, essendo spiegabili

in base alle leggi fisiche note, le stesse che valgono per il mondo inanimato.

Ancor più dirompente è la prospettiva di riuscire a penetrare i misteri della

mente umana, ricostruendo nei dettagli le strutture e i processi cerebrali che

starebbero alla base di tutte le facoltà intellettive dell’uomo, compresi la

la volontà e il libero arbitrio.

coscienza, 10

Raggiungere un simile traguardo, ovvero riuscire a spiegare interamente le

nostre capacità intellettive superiori chiamando in causa i processi

neurofisiologici che hanno luogo all’interno della nostra corteccia cerebrale,

significherebbe annullare ogni sostanziale differenza tra uomo e macchina.

Significherebbe anche che, riuscendo a riprodurre puntualmente la stessa

struttura dei processi in una macchina da noi costruita, essa mostrerebbe gli

stessi comportamenti e facoltà mentali che contraddistinguono un essere

umano. Tale realizzazione costituirebbe la prova inconfutabile che gli uomini

non sono altro che macchine. Ma l’uomo del futuro, quindi, sarà ancora se

stesso? Ha il diritto di trasformarsi e trasformare le generazioni che verranno?

Per riuscire a rispondere a queste domande dobbiamo analizzare il rapporto

che esiste tra il nostro bisogno di ordine morale ed etico, e le nostre spinde

verso tutto ciò che ci è ancora sconosciuto. Potter, il padre della Bioetica,

indicava come unica possibile via di uscita la costituzione di un "ponte" fra

sapere scientifico ed umanistico, prendendo in considerazione non solo

l’uomo, ma tutta la biosfera ed il suo equilibrio. Questo ponte è, dunque, la

Bioetica, nella quale scienze sperimentali e scienze umanistiche non sono in

alternativa, ma formano un’unità armonica alla cui base c’è la domanda

filosofica sulla ammissibilità dell’atto scientifico, nella consapevolezza che

In

non tutto ciò che scientificamente è possibile è anche eticamente lecito.

realtà è lo stesso scienziato che, se vuole essere veramente "umano", deve

integrare l’aspetto etico - positivo con quello etico - filosofico ed

antropologico. Purtroppo, ancora oggi “uomo” non è per tutti sempre

l’equivalente di “persona”.

Per alcuni filosofi, come Engart, la morale si origina dalla stipulazione

di un contratto a cui può accedere solo il soggetto adulto, autonomo, capace di

intendere e di volere. Solo questi è persona, e lo diventa solo dopo anni dalla

11

nascita, così come può non esserlo più qualche tempo prima di morire. In

questa ottica feti, fanciulli, ritardati mentali, soggetti in coma, ecc. non sono

persone e non possono godere di diritti.

Per il filosofo utilitarista Singer la funzione qualificante è la sensibilità.

Tutti gli esseri viventi sensibili hanno il diritto di non soffrire inutilmente.

L’uomo, in quanto essere razionale e autocosciente, ha diritto ad un riguardo

maggiore perché soggetto a maggior sofferenza; Quando, però, la coscienza è

assente, come negli embrioni, nei soggetti in coma, ecc., non si parla più di

persona ed essi hanno meno diritti degli animali sensibili, possono essere,

quindi, oggetto di qualsiasi sperimentazione. Feti, neonati, bambini, anziani,

cerebrolesi, dementi, malati terminali, sono definiti esseri umani marginali e

godono degli stessi diritti degli animali senzienti.

La teoria sostanzialistica, ivece, non fa riferimento a funzioni, ma all’essenza

stessa dell’uomo. Ogni uomo è persona in virtù della sua essenza che egli ha e

non può acquistare o perdere. S. Boezio definì la persona “sostanza

definizione che racchiude i due aspetti

individuale di natura razionale”,

fondamentali della persona: l’individualità e la trascendentalità.

Anche la contrapposizione tra Bioetica laica e Bioetica religiosa si

fonda proprio su due diversi modi di concepire non solo l’uomo, ma anche

tutta la sua esistenza in generale:

“La visione laica della bioetica non rapppresenta una versione secolarizzata

delle etiche religiose. Non vuole costituire una nuova ortodossia. Anche tra i

laici non vi è accordo unanime su molte questioni specifiche. La visione laica

si differenzia dalla parte preponderante delle visioni religiose in quanto non

vuole imporsi a coloro che aderiscono a valori e visioni diverse. Là dove il 12

contrasto è inevitabile, essa cerca di non trasformarlo in conflitto, cerca

l'accordo ”locale”, evitando le generalizzazioni.”

9 Giugno 1996, Il Sole 24 Ore, “Manifesto della bioetica laica”.

Ciò che caratterizza la bioetica cattolica è l'accento posto sul “valore

(Giovanni Paolo

sacro della vita umana, dal primo inizio fino al suo termine”

II, lettera enciclica n. 2).

Evangelium Vitæ

“La vita dell'uomo proviene da Dio, è suo dono, sua immagine e impronta,

partecipazione del suo soffio vitale. Di questa vita, pertanto, Dio è l’unico

signore: l'uomo non può disporne” (Ibid., 39).

“Dalla sacralità della vita scaturisce la sua inviolabilità, inscritta fin

dall'origine nel cuore dell'uomo, nella sua coscienza”(Ibid., 40).

Secondo me, è importante che la Bioetica riesca a liberarsi da tutte le

convinzioni a priori, che sminuiscono l’importanza della vita umana presa

nella sua fragilità e debolezza. Se, infatti, non sentissimo il bisogno di tutlare

gli ammalati, i neonati, e perfino gli embrioni, non ci sarebbe nessun bisogno

della Bioetica.

Diritto

Con il processo di Norimberga, dopo la II Guerra Mondiale, si avverte

l’urgenza di stabilire delle norme etiche per evitare il ripetersi dei crimini

compiuti, anche con la collaborazione di uomini di scienza. Segue la

Dichiarazione dei diritti dell’uomo (ONU 1948 ), quindi tutta una serie di 13

Dichiarazioni, Carte, Codici, Tra cui il Codice di Etica Medica del 1949 che

ricalca il Giuramento di Ippocrate.

La Dichiarazione di Ginevra del 1948, approvata dall’Associazione

Mondiale dei Medici, così si esprime: “Mi impegno solennemente a

consacrare la mia vita a servizio dell’umanità; praticherò la mia professione

con scienza e dignità; la salute del mio paziente sarà la mia preoccupazione;

manterrò il massimo rispetto per la vita umana fin dal primo momento del

concepimento”.

Nel giuramento di Ippocrate leggiamo: “Farò servire il regime dietetico

a vantaggio dei malati secondo le mie capacità e il mio giudizio e non per il

loro pericolo e il loro male, e non farò una pozione omicida né prenderò

simili iniziative anche se me le chieda, così non darò a nessuna donna un

pessario abortivo”.

A metà del secolo scorso inizia il cambiamento di mentalità con una

crisi che è essenzialmente crisi culturale, e che giunge persino a contestare e

rifiutare la legittimità della morale, dei valori cristiani e dei principi etici in

favore di uno sfrenato sviluppo delle scienze mediche e biologiche. La cultura

del consumo della vita, del benessere e del divertimento giustifica la volontà e

la tendenza delle masse costruendo una nuova morale. In questo modo il

Giuramento di Ippocrate e le Dichiarazioni di Ginevra appaiono fuori dal

nostro tempo, incoerenti con le pratiche, le tendenze e con la cultura

occidentale del nostro secolo. Come possiamo quindi, garantire il rispetto dei

diritti fondamentali e dei principi etici che hanno formato la nostra civiltà nei

secoli sin da Platone Come trovare il giusto equilibrio

(“Intorno al bene”)?

tra lo sviluppo scientifico ed il rispetto per la vita? Se non possiamo più fare 14

ricorso alla legge naturale innata nell’uomo, chiamata da Cicerone “recta

allora non ci resta che stabilire delle norme e delle regole che siano

ratio”,

superiori alla volontà individuale di ognuno di noi.

Il Diritto regola l’attività del medico attraverso il Codice Deontologico che

indica i comportamenti da assumere di fronte ai pazienti, i principi etici e

morali che egli ha il dovere di rispettare, ma soprattutto sottolinea la

responsabilità che grava sulle sue spalle. Nel Codice Deontologico troviamo

inoltre elencate le virtù principali che devono guidare un medico

nell’esercizio della propria professione:

“Coscienza: prudenza, scienza.

Prudenza: attenzione, circospezione, riflessione.

Giustizia: volontà di attribuire a ciascuno quanto gli spetta.

Fortezza: pazienza, ascolto, dedizione.

Temperanza: equilibrio, calma, serenità.”

A queste virtù si accompagna il principio più importante, contenuto già nel

Giuramento di Ippocrate e nelle Dichiarazioni di Ginevra: quello della

“beneficialità”. Esso prevale sugli altri perché si riferisce ad un bene

oggettivo ed imprescindibile, il bene del paziente è l’unico obiettivo di chi

lo cura. Ma qual è il vero della donna incinta, del nascituro,

beneficio

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