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Tesina - Premio maturità 2009
Titolo: Ukiyo-e
Autore: Barbon Cecilia
Descrizione:Quando nel 1853 il commodoro americano Matthew Perry impose al Giappone con la forza l'apertura di alcuni porti per il commercio, la società giapponese subì profondi mutamenti sia ai vertici che nei ceti medi e bassi. Il 1868 segna infatti l'inizio dell'epoca Meiji (governo illuminato), durante la quale avvenne il Rinnovamento: il Giappone passò così in pochi anni dallo shogunato all'oligarchia, dall'artigianato all'industria, dalla spada all'arma da fuoco. L'Occidente, da parte sua, scoprì per la prima volta un patrimonio culturale grande non tanto nella quantità quanto nella qualità , nell'attenzione ad ogni particolare, nell'essenza che pervade ogni oggetto, dal sandalo popolare alla dimora imperiale. E certamente dovette essere incredibile trovarsi di fronte a questo macro‐microcosmo sino ad allora quasi inesplorato (la prima mappa, molto approssimativa, risale al 1568, ad opera di Bartolomeu Velho), che sarà infatti degno dell'attenzione di molti europei e americani. Nella fattispecie, le stampe giapponesi, eseguite con lo stile e la tecnica relative appunto all'ukiyo‐e, diedero origine in Europa e negli Usa a una vera e propria moda che prende il nome di Giapponesismo: molti diventarono collezionisti, alcuni arricchirono il proprio stile con questa nuova tecnica o ne furono semplicemente influenzati, in modo particolare all'interno del movimento impressionista
Materie trattate: Storia Dell'arte, Letteratura Greca, Latina
Area: Liceo classico
Sommario: Storia dell'arte (il Giapponesismo), Ukiyo-e, Utamaro, Kuniyoshi, Hiroshige, Itcho Hanabusa, Hokusai Letteratura greca, Omero, Semonide, Mimnermo, Alceo Letteratura latina, Orazio, Seneca
Indice: Introduzione
一Ukiyo e ukiyo‐e
二Il mondo fluttuante dell'ukiyo‐e
三Osservazioni sullo stile
四Produzione di una stampa
五Il Giapponesismo
六Kabuki
七Le donne
八Paesaggio
九Hanbon - Genji monogatari (Storia di Genji)
十Manga e Anime
十一Bibliografia
Bibliografia: FRANCESCO MORENA, Ukiyo‐e, Giunti, 2007.
•
• http://en.wikipedia.org
•
• http://woodblock.com
• http://yukisakuma.deviantart.com
SIEGFRIED WICHMANN, Giapponismo, Gruppo editoriale Fabbri. • DONATELLA FAILLA, Dipinti e stampe del Mondo Fluttuante - Capolavori Ukiyo‐e del museo Chiossone di Genova, Skira editrice. • GIAN CARLO CALZA, Hokusai, il vecchio pazzo per il disegno, Electa. • FRANCESCO PLATEROTI, Sguardo sulla stampa giapponese, Edition Atelier du midi. • RICHARD LANE, L'estampe japonaise, Office du Livre, Editions Vilo, Paris. • MIKHAIL OUSPENSKI, Hiroshige, Cent Vues d'Edo, Parkstone penduick. • Estampe Japonaises, (catalogo), Europalia 89, Japan in Belgium • GISELE LAMBERT, JOCELYN BOUQUILLARD, Le Tokaido de Hiroshige, Bibliotheque de l'Image.
Collegio Vescovile Pio X ‐ Liceo Classico
浮世絵
B C
ARBON ECILIA
Ukiyo‐e
Docente referente: prof.ssa Carla Bidoli
Anno scolastico 2008‐2009
• Introduzione
Quando nel 1853 il commodoro americano Matthew Perry impose al Giappone
con la forza l’apertura di alcuni porti per il commercio, la società giapponese subì
profondi mutamenti sia ai vertici che nei ceti medi e bassi. Il
1868 segna infatti l’inizio dell’epoca Meiji (governo illuminato),
il Giappone passò
durante la quale avvenne il Rinnovamento:
così in pochi anni dallo shogunato all’oligarchia, dall’artigianato
all’industria, dalla spada all’arma da fuoco.
L’Occidente, da parte sua, scoprì per la prima volta un patrimo‐
nio culturale grande non tanto nella quantità quanto nella qua‐
lità, nell’attenzione ad ogni particolare, nell’essenza che perva‐
sandalo popolare alla dimora imperiale. E
de ogni oggetto, dal
certamente dovette essere incredibile trovarsi di fronte a que‐
Stampa giapponese sto macro‐microcosmo sino ad allora quasi inesplorato (la pri‐
rappresentante il
commodoro Perry ma mappa, molto approssimativa, risale al 1568, ad opera di
1854ca Bartolomeu Velho), che sarà infatti degno dell’attenzione di
giapponesi, eseguite con lo
molti europei e americani. Nella fattispecie, le stampe
stile e la tecnica relative appunto all’ukiyo‐e, diedero origine in Europa e negli Usa a
una vera e propria moda che prende il nome di Giapponesismo: molti diventarono
collezionisti, alcuni arricchirono il proprio stile con questa nuova tecnica o ne furono
particolare all’interno del movimento impres‐
semplicemente influenzati, in modo
sionista.
Il Giappone, per concludere, dovette suscitare dunque non poca meraviglia nella sua
apertura, affascinando il “lontano Occidente” con i suoi giardini, la sua religione, le
filosofie, le tecniche, le armi, le vesti, i rituali.
Navi straniere nel porto di Yokohama 2
È curioso, alla luce di quanto detto sinora, leggere le prime informazioni mai
giunte in Europa che riceviamo sul Giappone da Marco Polo (il quale non si recò mai
in Giappone, ma le formulò da quanto gli raccontarono i Cinesi) nei tre capitoli dedi‐
“Paese del Sol Levante”) del Milione (scritto
cati al Cipangu (dal cinese Jih‐pen‐kuo,
tra il 1298 e il 1299):
Cipangu è un’isola a levante in pieno oceano a millecinquecento miglia dalla terraferma. È
un’isola immensa. Gli abitanti sono di pelle bianca e hanno belle maniere: sono idolatri e in‐
dipendenti; non riconoscono signoria all’infuori della propria. Hanno enormi quantità d’oro
nessuno ne porta fuori dall’isola
perché l’oro si trova nel Cipangu in quantità eccezionale e
perché nessun mercante né altro uomo può andarvi dalla terraferma. Perciò hanno tanto
oro quanto ho detto.
[…] Gli idolatri di queste isole sono simili a quelli del Catai e del Mangi; tutti adorano idoli
che hanno teste di bue, di porco, di montone, e di molti altri animali. […] La vita di questi ido‐
latri è un tale insieme di stravaganze e diavolerie che non sono da ricordare nel nostro libro
perché sarebbe un racconto troppo grottesco per farlo sentire ai cristiani. […] Considerano la
carne umana la migliore vivanda che si possa avere.
La descrizione è indubbiamente fantasiosa, ma già testimonia l’isolamento nipponi‐
co e la sua volontà di impedire ogni commercio con l’esterno: naturalmente, con
l’apertura all’occidente, si ebbe anche il riscatto della classe dei mercanti, relegati in
precedenza all’ultimo grado della scala sociale per motivi filosofico‐religiosi.
Una casa commerciale straniera a Yokohama nel 1861
3
一 Ukiyo e Ukiyo‐e «Vivere momento per momento, volgersi interamente
alla luna, alla neve, ai fiori di ciliegio e alle foglie rosse
Ukiyo e tradizione classica degli aceri, cantare canzoni, bere sake, consolarsi di‐
menticando la realtà, non preoccuparsi della miseria
Il concetto di ukiyo non è certamente che ci sta di fronte, non farsi scoraggiare, essere come
estraneo alla cultura classica, che si una zucca vuota che galleggia sulla corrente
rispecchia nella rispettiva produzione questo, io chiamo ukiyo»
dell’acqua:
letteraria. [A R (1612‐1691), Racconti del mondo fluttuante (Ukiyo
SAI YŌI
Solo per citare alcuni esempi: Omero, monogatari)]
περ
nel VI libro dell’Iliade, scrive: “οίη
φύλλων γενεή, τοίη δέ καί ανδρων”
(quale la stirpe delle foglie, tale quella Il termine ukiyo è caratterizzato da
il medesimo concetto
degli uomini); un’ambivalenza semantica: preso in considerazio‐
viene espresso con l’”άνθος ne nell’originario ambito buddhista, esso assume
πολυήρατον ήβης” (fiore pieno di connotazioni negative nel significato di caducità
passione della gioventù) di Semonide; della vita; se invece contestualizzato nella società
in seguito Mimnermo scriverà “τοις giapponese a partire dal periodo Tokugawa (1603‐
ίκελοι, άνθεσιν
πήχυιον επί χρόνον 1867) mette in evidenza il carattere effimero
ήβης” (simili a quelle ‐riferito alle godere
dell’esistenza umana e dunque l’invito a
foglie‐ per un tempo lungo un cubito dei piaceri che essa offre.
della giovinezza), a
godiamo dei fiori
cui si aggiunge la lirica di Alceo, legata Il brano sopra riportato, tratto dai Racconti del
al simposio, il quale invita a non atten‐ mondo fluttuante di Asai Ryōi, offre una efficace
dere le lucerne per alleviare con il vino sintesi di queste due sfumature semantiche: se da
“λαθικάδεον” (che induce a dimentica‐ una parte infatti illustra una serie di esperienze
re) le proprie preoccupazioni, poiché spensierate e leggere, conclude tuttavia con
“δάκτυλος αμέρα” (il giorno ‐metafora l’immagine autunnale della zucca che galleggia
vita‐ è lungo quanto un dito).
per la sull’acqua, il cui colore aranciato, usato a questo
Come poi non ricordare il celebre scopo anche dai monaci buddhisti, richiama quello
Carpe diem di Orazio, nel quale egli delle foglie in autunno, simbolo universale della
scrive: “carpe diem, quam minimum caducità dell’esistenza.
credula postero” (cogli l’attimo, il
meno possibile fiduciosa nel futuro). A
questi seguirà Seneca, con le sue Se ad ukiyo si aggiunge il suffisso ‐e (tradu‐
profonde riflessioni sulla vita e sullo cibile con “immagine”) si hanno dunque le Ukiyo‐e,
inesorabile del tempo, legato
scorrere fluttuante”,
vale a dire le “immagini dal mondo
al “cotidie morimur” (moriamo ogni innumerevoli piccoli capolavori artistici che offro‐
giorno). no delicate e raffinate testimonianze di una socie‐
tà ed una mentalità indubbiamente affascinanti.
4
二 Il mondo fluttuante dell’Ukiyo‐e
A partire dal 1853, il Giappone assistette ad un rapido sviluppo demografico
ed economico. La città di Edo (attuale Tōkyō) fu, in particolare, lo scenario ideale per
il diffondersi della filosofia di vita dell’ukiyo
e dei conseguenti risvolti artistici: in essa in‐
so‐
fatti acquistò notevole vigore la classe Lo Yoshiwara
ciale dei mercanti, la neonata borghesia cit‐ Yoshiwara era un quartiere nelle immediate
tadina, i chōnin (abitante della città), i quali, vicinanze del centro cittadino di Edo. Origina‐
pur rimanendo ancorati in teoria al gradino riamente il suo nome significava “campo rico‐
più basso della piramide sociale, si trovaro‐ perto di canne”, perché caratterizzato dalla
no ad avere una grande quantità di denaro presenza di acquitrini e paludi. In seguito
e a non dover sottostare nel contempo alla all’espansione urbanistica della città, il quartie‐
sottoposte le
rigida legislazione cui erano re venne spostato a Nord‐Est della città. Esso
Yoshiwara (Nuovo
venne denominato Shin
altre classi sociali. Da questa esuberante Yoshiwara) e con l’occasione si decise di cam‐
ricchezza ebbe origine il quartiere dei diver‐ biare il primo dei due caratteri che formavano
timenti di Edo, lo Yoshiwara, in cui si con‐ la parola Yoshiwara, cosicché la parola mante‐
centrarono appunto tutte le attività desti‐ nesse lo stesso suono ma significasse ora
nate allo svago degli adulti. Se la legislazio‐ “campo della felicità e della fortuna”
ne era rigida e
moralista, quella
stessa legislazione Yoshiwara, che diventava
non oltrepassava l’ingresso dello
così una vera e propria città all’interno della città, dove
non valevano più le distinzioni sociali ma il denaro.
Ma cosa offriva di fatto lo Yoshiwara? Sicuramente
alcuni tra gli intrattenimenti più diffusi erano il teatro ka‐
v’erano poi le
buki e lo jōruri, il teatro delle marionette;
“case da the”, dove in realtà si esercitava la prostituzione
e il sumō.
Nel 1952 lo storico G.B. Sansom definirà così lo Yoshiwara:
Stampa di Utamaro “Un mondo di piaceri temporanei, di teatri e ristoranti, di palestre di
lotta libera e di case d’appuntamento, popolato di attori, ballerini, cantanti, cantastorie, buf‐
foni, cortigiane, addette ai bagni pubblici e venditori ambulanti, cui si mescolavano depravati
figli di ricchi mercanti, dissoluti samurai e giovani traviati”
5
Saranno dunque principalmente questi i soggetti a cui si ispireranno gli artisti
dell’Ukiyo‐e: bellezze femminili, attori, lottatori di sumō, ma anche eroi, samurai e
personaggi tratti dalla letteratura; è doveroso inoltre citare la vasta produzione lega‐
ta al filone del paesaggio, in cui si trovano dei veri e
propri capolavori, tra cui la nota serie delle fugaku san‐
jūrokkei (Trentasei vedute del Monte Fuji) di Hokusai.
Ci sono poi stampe con soggetti floreali e tratti dal
mondo animale.
Vi è poi un’ulteriore distinzione riguardo alla destina‐
zione delle stampe: possiamo trovare infatti stampe
libri illustrati (hanbon) e surimono,
sciolte (ichimai‐e),
biglietti augurali non messi in vendita ma scambiati in
particolari occasioni. Questi ultimi, realizzati in genere
su commissione di facoltosi privati, sono caratterizzati
da dimensioni inferiori ma maggiore qualità di carta e
lavorazione; anche i temi dei surimono sono cultural‐
da un ristretto
mente elevati, comprensibili dunque K , lottatore di sumo
UNIYOSHI
numero di persone.
Generalmente tuttavia le stampe giapponesi ebbero (e hanno) grande popolarità e
diffusione, grazie soprattutto alla tecnica seriale della stampa xilografica, di cui par‐
leremo con più precisione in seguito, e dunque ad una discreta fruibilità, ma anche
per la gradevolezza dei temi e dello stile.
K , veduta del Monte Fuji dalla baia di Edo
UNIYOSHI 6
三 Osservazioni sullo stile
Hiroshige, Onda di Kanagawa, 36 Vedute del Monte Fuji
L’aspetto che più colpisce delle stampe Ukiyo‐e è la sospensione del soggetto: i
marinai dell’Onda di Kanagawa, il mare stesso, sconvolto
dalla potenza delle onde, hanno in sé un’immensa quanti‐
tà di energia, che rimane tuttavia potenziale, intatta, non
si manifesta. L’osservatore non ha mai l’impressione del
caos in cui agiscono forze incontrollabili:
movimento, del
l’Ukiyo‐e coglie l’attimo non nell’immobilità ma
nell’assenza di κίνησις (movimento, sconvolgimento), nel‐
la pura potenzialità. E proprio in questo si differenzia, ad
esempio, dall’istantanea della fotografia: l’una cattura
l’istante, l’altro porta il soggetto al limite in cui la poten‐
in cui l’onda sta per scatenare la sua
zialità è massima,
forza, lo sospende e quindi lo riproduce in una condizione
di a‐spazialità e atemporalità.
Per quanto riguarda invece la distribuzione dello spazio, il Y S , Donna che si
UKI AKUMA
guarda allo specchio,
tratto e il colore, si osservi che: Vector art
7
• la prospettiva è assente e lo spazio è definito piuttosto dal‐
la sovrapposizione di piani: c’è sempre uno sfondo, gene‐
ralmente dal colore piatto e uniforme, talvolta, soprattutto
negli interni, senza distinzione tra piani prospettici (pavi‐
mento‐parete), cui vengono sovrapposti altri piani, sino ad
piano;
arrivare al soggetto in primissimo
• la definizione degli oggetti è la mede‐