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Sintesi

Tesina - Premio maturità  2009

Titolo: Un brano letterario: Profezia di un evento storico

Autore: Magri Matteo

Scuola: Istituo tecnico

Materie trattate: Italiano (Svevo), Storia (bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki), Inglese, Sistemi, Informatica, Elettronica, Diritto (costituzione)

Area: umanistica

Introduzione: Ho scelto di sviluppare una tesina multidisciplinare partendo da una mia passione, il Giapone, visto il periodo storico che abbiamo studiato durante l'anno scolastico appena trascorso delineare le cause che hanno portato allo sgancio della bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki durante la secondo guerra mondiale. Si passa successivamente alla crittografia, ampiamente utilizzata nell'ambito militare per la trasmissione di informazioni tattiche sul nemico, ed al suo utilizzo sia a livello hardware (implementato nel terzo livello dello standard OSI) che a livello software (ad esmepio l'MD5 impiegato nei linguaggio SQL e PHP).

Indice: Mappa Concettuale; Introduzione; Italiano; Storia; Inglese; Sistemi; Informatica; Elettronica; Diritto

Estratto del documento

Tesina di Maturità dello Studente

Matteo Magri

Mappa Concettuale

Un brano letterario

“profezia” di un evento storico

Italiano Storia Inglese

Italo Svevo L’attacco

La coscenza di dell’America al Encryption

Zeno Giappone

Elettronica Informatica Sistemi

La codifica

La Il livello di

MD5 nel

modulazione Rete nello

PHP e SQL

di frequenza Standard OSI

Diritto

La

fondazione della

costituzione

moderna

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Tesina di Maturità dello Studente

Matteo Magri

Introduzione

Ho scelto di sviluppare una tesina multidisciplinare partendo da una mia passione, il Giappone, e visto il pe-

riodo storico che abbiamo studiato durante l'anno scolastico appena trascorso, delineare le cause che hanno

portato allo sgancio della bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki durante la seconda guerra mondiale.

Si passa successivamente alla crittografia, ampiamente utilizzata nell’ambito militare per la trasmissione di

informazioni tattiche sul nemico, ed al suo utilizzo sia a livello hardware (implementato nel terzo livello dello

standard OSI) che a livello software (ad esempio l’MD5 impiegato nei linguaggi SQL e PHP).

Queste informazioni viaggiavano attraverso la radio in modulazione FM per comprire ampie distanze, e oltre

a trattare contenuti militari, fornivano notizie alle popolazioni sotto il dominio tedesco e hanno annunciato la

sconfitta del nazismo.

Con la conclusione del Nazismo e del Fascismo, in molti paese vengono instaurati i primi stati democratici.

Nel nostro caso venne sancita la costituzione, dopo il referendum che decretò la fine della Monarchia e l’av-

vento della Repubblica Democratica.

(condizioni della Sala della Prefettura per la Promozione Industriale dopo l'esplosione della prima bomba

atomica, ora il sito è denominato A-Bomb Dome e nel 1996 è divenuto patrimonio dell'umanità

dell'UNESCO)

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Tesina di Maturità dello Studente

Matteo Magri

Italiano

Italo Svevo nasce a Trieste nel 1861 da una famiglia della borghesia commerciale di origine ebraica: suo

nonno visse in Renania (Germania). Il suo vero nome è Ettore Schmitz: scelse di chiamarsi "Italo" per dichia-

rarsi "italiano"; "Svevo" per mostrare la sua origine tedesca. I primi studi li fece in Germania: fatto, questo,

che lo metterà a disagio quando poi scriverà in italiano i suoi romanzi. Svevo non fu solo un romanziere, ma

anche un critico letterario, drammatico e musicale, ma ebbe, come critico, poca fortuna, anche se prese co-

me modello il De Sanctis; fu anche uno scrittore di opere teatrali (quasi sempre incomplete e rimaste inedite

durante la sua vita) e un novelliere, ma senza successo.

A Trieste s'indirizzò verso studi di economia, frequentando un Istituto superiore commerciale. Il fallimento

dell'azienda paterna lo costrinse a diventare nel 1880 un impiegato di banca, pur sentendo forte la vocazione

letteraria. In banca lavorerà per 18 anni. Nel frattempo legge alcuni classici tedeschi, italiani e francesi. No-

tevole è il suo interesse per il filosofo irrazionalista Schopenhauer e per i grandi narratori realisti (Zola, Bal-

zac, Flaubert...). Legge anche Machiavelli, Guicciardini, Boccaccio e De Sanctis. Preferisce gli autori che

s'impongono per la concretezza dei loro contenuti più che per la loro proprietà formale e stilistica.

Il suo primo romanzo, Una vita, fu pubblicato a sue spese nel 1892, ma passa inosservato. Narra di un gio-

vane, Alfonso Nitti, venuto dalla provincia a Trieste per impiegarsi in una banca. Egli vive una doppia vita:

una da impiegato, di cui non è contento; l'altra da studioso che coltiva sogni letterari. All'inizio le prospettive

sembrano buone: Annetta, figlia del proprietario della banca, s'innamora di lui e con lui intraprende la stesura

di un romanzo. Quando però Alfonso s'accorge che per Annetta questo impegno era solo un gioco, va in crisi

e non sa più come comportarsi. Approfitta di una grave malattia della madre per allontanarsi dal lavoro. Si

rende ogni giorno più conto d'essere totalmente incapace di reagire alle situazioni. In seguito alla morte della

madre e al fidanzamento di Annetta con un giovane del suo ceto, Alfonso, dopo una spietata autoanalisi, si

uccide.

Il protagonista è dunque un inetto, un incapace a vivere la vita: non tanto perché non vuole inserirsi nella

società borghese (vuota, superficiale), quanto perché contrappone a questa società un mondo velleitario di

sogni irrealizzabili. E' un uomo in cui la paralisi della volontà, il suo stato di ansia e di incertezza hanno il so-

pravvento sulle critiche che la sua ragione muove alla società. Il romanzo inizia in modo realistico e naturali-

stico, ma si conclude in maniera psicologica (emotiva).

Nel 1898 pubblica Senilità, ma anche questo non ebbe successo. Il protagonista è Emilio Brentani, un im-

piegato triestino. Anche lui è un intellettuale con velleità letterarie. S'innamora di Angiolina, una donna dai

facili costumi, che lui però crede ingenua e pura. Quando s'accorge dell'errore, spera di recuperarla alla vita

onesta, ma non ci riesce. Così cerca una giustificazione (attenuanti) all'atteggiamento della moglie, facendo-

ne una vittima della società. Emilio non si suicida ma si toglie la facoltà di desiderare, perché non vede più

davanti a sé una realtà da costruire.

Il silenzio che accolse quest'opera lo demoralizzò al punto che per 25 anni non scrisse più niente. D'altra

parte Svevo non frequentava i circoli letterari del suo tempo, né partecipava ai movimenti di idee che caratte-

rizzavano l'inizio del secolo. La stessa Trieste era una città con una cultura autonoma, che se di quella italia-

na sapeva assorbire gli aspetti più realistici, si mostrava anche sensibile agli apporti culturali delle correnti

slave e germaniche. Senza questo influsso, non sarebbe potuto nascere il "romanzo analitico" di Svevo: il

romanzo cioè che alla rappresentazione oggettiva dei fatti (Verismo) sostituisce quella di una complicata e

profonda angoscia esistenziale, sostenuta dalla tecnica del monologo interiore, che è una tecnica di narra-

zione indiretta e automatica, per cui gli avvenimenti sono presenti solo attraverso il riflesso ch'essi hanno

avuto nella coscienza del protagonista.

Per rifarsi dagli insuccessi letterari, impara a suonare il violino e si mette a studiare l'inglese. L'insegnante

era James Joyce (conosciuto nel 1905), che più tardi sarebbe diventato il più grande scrittore irlandese e

uno dei più grandi del Novecento. A lui lesse Una vita e Senilità, che non dispiacquero a Joyce.

Nel '99 entra come socio nella ditta commerciale del suocero (vernici sottomarine). Dopo la I guerra mondia-

le (in cui patteggiò idealmente per gli italiani), scrisse l'ultimo suo romanzo, La coscienza di Zeno, che uscì

nel 1923 (il libro risente molto delle polemiche intorno alle idee di Freud). Anch'esso in un primo momento

venne ignorato. Sennonché nel 1925, anche per sollecitazione di Joyce, due critici francesi esaltarono Svevo

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Tesina di Maturità dello Studente

Matteo Magri

e l'ultimo suo romanzo, facendolo conoscere a tutta Europa. Due mesi prima, in Italia, anche Montale aveva

manifestato la sua ammirazione per La coscienza di Zeno, imponendolo all'attenzione della critica italiana.

Gli ultimi anni di Svevo furono quindi abbastanza felici. Morì nel 1928 per un incidente automobilistico.

Ideologia e poetica

A Svevo non è mai interessato rientrare in quelle esperienze culturali italiane volte a superare la crisi post-ri-

sorgimentale nella valorizzazione della realtà e dei problemi regionali (ad es. il Verismo). Né gli premeva di

ricercare nuovi miti e modelli di comportamento per una borghesia velleitaria o delusa (ad es. Decadentismo,

Futurismo, ecc.). Il suo orientamento va piuttosto in direzione di una tematica esistenziale, verso la rappre-

sentazione della solitudine e dell'aridità degli individui che avvertono con disperazione la loro incapacità di

aderire alla vita. La sua poetica, in un certo senso, rientra nel vasto movimento decadentistico.

Della vita dell'uomo gli interessano non i rapporti sociali, ma gli impulsi più segreti e oscuri, che paralizzano,

ovvero gli aspetti dissociati e contraddittori del pensiero e dell'agire. Nei suoi romanzi appare evidente che la

solitudine e l'alienazione dei protagonisti sono manifestazioni di una "malattia mortale" che corrode non solo

i singoli individui, ma l'intera società borghese, per cui non c'è alcuna speranza che la situazione possa mi-

gliorare. C'è insomma un abisso incolmabile fra la consapevolezza con cui si avverte questa tragedia e la

possibilità di un'azione costruttiva: anzi, quanto più è forte la consapevolezza, tanto più è forte l'incapacità di

reagire. Svevo e Pirandello, in questo senso, si somigliano molto.

Svevo si inserisce perfettamente in questa scoperta dell'inconscio (fatta da Freud), che è la strada anche di

Proust e di Joyce, ed è questa la vera novità del suo romanzo. Svevo s'interessò molto di psicanalisi freu-

diana, che era stata divulgata negli anni successivi alla I guerra mondiale, ma il suo interesse è caratterizza-

to da uno spirito polemico e sottilmente ironico nei confronti di questa nuova disciplina. La psicanalisi viene

vista come una terapia cui il protagonista dell'ultimo romanzo si sottopone scetticamente, per giungere, qua-

si contro questa stessa terapia, a ricostruire da solo le motivazioni profonde del suo comportamento.

La coscienza di Zeno (1923)

Il protagonista, più che cinquantenne, è Zeno Cosini, un uomo che non essendo riuscito a smettere di fuma-

re, arriva a farsi rinchiudere in una casa di cura (ove si verificano situazioni comiche: ad es. tentativo di se-

duzione di una matura infermiera per avere sigarette, sospetti sulla fedeltà coniugale della moglie, sino al-

l'evasione notturna). Il dottore, vista l'inutilità dei primi metodi, gli aveva consigliato di scrivere la propria au-

tobiografia, psicanalizzando se stesso, nella speranza di vederlo guarire. In realtà Zeno, quando inizia a

scrivere il romanzo, lo fa in polemica con la terapia del dottore.

Il romanzo, in un certo senso, è come un diario a episodi (i "ricordi") intercalato dal racconto vero e proprio (il

"monologo interiore"). Gli episodi principali sono il matrimonio con la seconda delle tre sorelle Malfenti, che

non amava, dopo essere stato rifiutato dalle altre due, che amava. Le tappe che lo portano al matrimonio

(così come a una relazione adulterina) sono casuali. Pur non avendo tatto, sa tradire la moglie senza desta-

re il minimo sospetto. Ha fortuna negli affari, nonostante la scarsa stima di cui gode presso i parenti. Anzi,

salva la posizione finanziaria del brillante cognato Guido, che sembrava destinato al successo. La morte del

padre, la cui rievocazione gli suscita più che il dolore un profondo rancore: Zeno ricerca vanamente dentro di

sé la commozione che gli appare doverosa nella circostanza, poi si rifugia in una inconsapevole ma comoda

ipocrisia, al fine di sentirsi "buono".

Maggiormente analizzata è la malattia di Zeno, con tutti i suoi inutili quanto puntuali proponimenti di smettere

di fumare. Zeno si considera "malato", ma la sua malattia è da un lato "immaginaria", dall'altro "reale". Im-

maginaria perché di comodo, reale perché gli condiziona di fatto tutta la vita. La vera malattia non è il tabagi-

smo (che comunque nel romanzo resta irrisolta), ma l'alienazione, la netta divisione fra la ragione con cui

egli analizza criticamente le contraddizioni della realtà e la volontà (i sentimenti) con cui cerca di affrontarle,

che resta sempre impotente, conformistica, vuota. Lo scompenso fra la teoria e la prassi si rivela nei gesti

con cui egli esprime proprio quello che non vorrebbe. Così, mentre agisce per conseguire un risultato, ne

ottiene un altro; quando non s'interessa alle cose o alle persone è la volta che tutto gli riesce. Zeno stesso

non sa giudicare se vale di più la furbizia o la fatalità.

In questa condizione la psicanalisi non serve come terapia ma solo come metodo d'indagine dei sintomi del-

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