Non posso mettere cartellini gialli qui, ma questo non mi impedisce di richiamare killing_buddha all'utilizzo di un vocabolario migliore di quello che ha usato finora. [E Indrjo_Dedej all'utilizzo di una grammatica migliore].
Detto ciò,
killing_buddha ha scritto:per quale motivo gli adolescenti vivono con fastidio la matematica? Cosa si innesca nella loro testa quando ci vengono a contatto? Cosa determina il loro rifiuto per essa? Cosa insinua nella loro mente l'idea perniciosa e terribile per cui
chi-so-io ha scritto:la Matematica, con la "M" maiuscola, non interessa e che ai più serve a fini applicativi
...in poche parole, cosa spinge dei virgulti innocenti a perdizioni riprovevoli come l'ingegneria e l'economia?
Parli di questo fatto come se la matematica fosse l'unica disciplina affetta da questo problema, ma la risposta [io credo] è più semplice di quello che sembra: ai ragazzi di oggi [non so di quelli di prima di me] non interessa
niente, non solo la matematica. Non è che passano le giornate al parco sfogliando Platone o Virgilio e poi si scandalizzano se qualcuno dice "funzione"; passano le giornate facendosi foto col telefono e giocando coi filtri di Instagram
Testo nascosto, perché contrassegnato dall'autore come fuori tema. Fai click in quest'area per vederlo.
[perché quando non sono a scuola studiano una materia che nessuna scuola insegna: la socializzazione]
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Vanno a ripetizioni di matematica come vanno a ripetizioni di latino o storia o inglese; la disparità in numero, se davvero c'è, è dovuta al fatto che la matematica non si può imparare tutta a memoria.
killing_buddha ha scritto:Sono fermamente convinto che la matematica raccontata agli studenti a scuola risulti odiosa per il semplice fatto che non è Matematica; lobotomizza studenti già svogliati. Come ho detto in altri contesti, quand'ero studente io la odiavo visceralmente, ed ero convinto mi stesse antipatica lei, laddove invece mi stavano visceralmente antipatici i fautori della sua distorsione ad usum delphini.
Ecco! Ho trovato la definizione adatta: la matematica scolastica mi appare come la mala copia di un libro, riadattata per gli occhi di un infante, nella falsa convinzione che non gli si possa parlare di una matematica meno elementare di quattro cazzate sui rapporti di polinomi (giammai dar loro la definizione di un polinomio!) o infilando col badile nella testa dei più scemi la regola di Cramer.
Tu che vorresti si facesse invece? Esporre una classe di prima superiore ad Analisi reale e funzionale? Gli studenti arriverebbero a fine anno, in maggioranza, avendo imparato a memoria pagine di teoremi e dimostrazioni.
Penso che tu voglia proporre delle innovazioni per rendere la matematica più appetibile o interessante, ma temo che il risultato sarebbe solo quello di rendere ancora più netta la separazione tra chi è interessato già di suo e chi no.
killing_buddha ha scritto:L'esito di questo processo è patetico, perché rende la matematica esattamente l'opposto di quel che nella realtà di noi che la pratichiamo quotidianamente essa è; la rende irriconoscibile, soporifera. E' una storia sbagliata, raccontata da gente che non ha idea di quel di cui parla. Non è Matematica, è quel che succede alla Matematica dopo tre generazioni di endogamia e incesto, ed è solo una certa cecità collettiva a tenerla in vita.
Non puoi paragonare la matematica che fanno gli addetti ai lavori con quella che si insegna alle superiori, non ha alcun senso. Ti ricordo inoltre che la matematica, in passato, è stata anche polinomi e Cramer.
Io sono pienamente d'accordo sul fatto che il corpo docenti dovrebbe essere in gran parte "riveduto e corretto", però per arrivare a livelli di conoscenza elevati bisogna partire dal basso.
killing_buddha ha scritto:Quella, e il fatto che i docenti che hanno speso una congrua porzione del loro tempo a fare esami di pedagogia invece che di matematica, e tuttavia la insegnano, si trovano ad essere i più matematicamente colti in un corpo docente i cui quattro terzi sono degli svogliati che approdano alla scuola perché calciati fuori a forza da altri lavori, i restanti quattro terzi reputano i ragazzi che hanno davanti dei minus habens, e gli ultimi quattro terzi sono essi stessi dei minus habens; chi resta è un numero di persone talmente esiguo che non ha speranza di fare massa critica nemmeno in mille anni.
Ora. Per quale motivo è impossibile parlare ad un adolescente della vita di Galois, che muore in un duello, inebriato dal profumo di una puttana dopo avere cambiato il mondo? Sono davvero così lontane queste categorie di pensiero da quelle di un individuo in formazione la cui intera esistenza è spiegabile nei termini della graduale e terribile presa di coscienza dell'antitesi tra sesso e morte?
Perché non è possibile parlare del terrore inumano che Cantor prova scoprendo Dio tra le pieghe dei numeri cardinali? E' così inconcepibile che la matematica sia, prima di qualsiasi altra cosa, e contro tutta quella plebe che vuole ridurla al miracolo con cui facciamo volare gli aerei, una pratica mistica, il quotidiano trovare le parole per nominare la propria ontologia personale?
E' davvero così bizzarro credere che l'opera di Turing, e il suo suicidio totemico, siano sentimenti più facili da trovare in una classe di liceo di quelli che li portano a ingoiare a badilate regole frammentarie di cui non comprendono il senso? E' così incredibile raccontare che tra i matematici si nascondono terroristi (Kaczynsky), metafisici (Grothendieck), asceti (Perel'man)?
Questi sono sicuramente aneddoti interessanti, che però metterei come digressioni di un corso di storia o filosofia, non di matematica. Il tempo a scuola è poco, l'arco di attenzione degli studenti è anche minore e agli studenti si dovrebbe insegnare qualcosa che sia utile nel mondo reale. Il risultato è comunque mancato di molto, ma la direzione non è sbagliata [semmai il modo].
killing_buddha ha scritto:Come conseguenza, insegnamo a dei ragazzi che non lo meritano sporadici e malcerti tratti della matematica fatta fino al 1900, quando il progresso fatto negli ultimi 50 anni eguaglia per larghezza e profondità quello compiuto nei precedenti sei secoli. E' ridicolo, offensivo per l'intelligenza di entrambe le parti. Ma inevitabile: per essere padroni di queste idee serve come minimo un dottorato e con esso la frequentazione pedissequa e maniacale degli ambienti dove la matematica viene fatta, oggi. Impossibile pretenderlo, anche perché è impossibile negare che la falange didattica di ogni corso di laurea in matematica fa da bacino di attrazione a tutti quelli che -per mancanza di voglia, di inclinazione, o semplice disorganizzazione- trovano rifugio nei meandri di una carriera che altrimenti finirebbero con grande fatica e scarso successo. Queste persone, che della matematica vera hanno visto sì e no la punta della superficie, finiscono a insegnarla agli adolescenti.
Su questo, come dicevo sopra, sono d'accordo, anche se non è una regola generale. Possiamo buttare benzina sul fuoco ricordando che varie categorie di ingegneri sono abilitate all'insegnamento della matematica nei licei scientifici.
killing_buddha ha scritto:2. Io ho insegnato a dei liceali per un breve tempo; era un linguistico se ben ricordo. Mi sono comportato esattamente come sto pretendendo in questo proclama, fin nei minimi dettagli. Nel senso che ho raccontato loro di Galois, del duello, di Turing che si ammazza perché era gay, eccetera. L'ho fatto per divertirmi, oltre che perché lo trovo giusto, e una rappresentazione fedele di ciò che la matematica ambisce ad essere, di ciò che è costretta ad essere dalla natura dei suoi adepti.
Ho detto loro queste cose invece delle solite cazzate sui triangoli simili. E ciò soprattutto perché trovo offensivo perdere in esse più del tempo necessario a fare quel minimo di debunking che insegni ai ragazzi a fare da sé.
Dopo averlo fatto, (cioè dopo i primi venti minuti) si può iniziare a parlare di matematica seria. E quella, cazzo sì se è piacevole.
Un fatto avvenuto in quei giorni, minuscolo, insignificante, ma piacevole se rapportato all'età del mio uditorio. "Cosa bisogna fare quando non vi ricordate come si espande il quadrato di $a+b$? Semplice, disegnate un quadrato: l'area di questo è $a^2$, l'area di quest'altro è $b^2$, e questi due sono rettangoli di lati $a,b$. Fine."
A un certo punto, dal fondo: "ma si può fare anche coi cubi?"
Mic drop. Gli altri giorni ingoio, ma quel giorno ho vinto io.
Carino l'aneddoto, ma non prova altro che in quell'aula ci fosse almeno uno studente che alla fine della lezione era interessato all'argomento.
Io non sono in disaccordo col concetto che esprimi, però alla fine della fiera alla gente "serve" sapere fare le proporzioni, saper calcolare probabilità e, in un mondo ideale, avere un concetto di limite e di derivata nel mondo reale [la volgare "modellistica", quella sì che è importante!].
@Luc: sarò limitato mentalmente, ma io se devo trovare la primitiva di una funzione razionale fratta guardo il delta e poi so a memoria che cosa devo fare, punto. Non prendiamoci in giro: non ci sono motivazioni filosofiche dietro il perché il segno del delta da la primitiva, sono solo trucchi che funzionano, e la matematica è una collezione di trucchi che funzionano. Lo stesso discorso vale per le millemila formule del calcolo combinatorio o le regole di calcolo delle derivate o le formule per gli zeri dei polinomi di secondo grado.
Se tu trasponessi pari pari il discorso su
laureandi in matematica allora sarei dalla tua parte, ma così proprio no.
Sulla seconda parte, certamente prendere ad esempio uno studente di ripetizioni è un po' "di parte" in questa questione, stai pescando volontariamente dalla coda della Gaussiana.