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IL PRINCIPIO ANTROPICO - Ed. Adelphi

26/06/2004, 11:41

Un corposo lavoro di John D, Barrow & Frank J. Tipler.
Tratta delle diverse idee e ipotesi che giustificherebbero l'Universo in funzione dell'Osservatore.
Mi permetto di ricordare che proprio in questa parte del forum ho consigliato la lettura dell'altro libro di F.J.Tipler, cioè di uno dei due autori in questione: "La Fisica dell'eternità", di cui invito a prender nota di quanto ho scritto.
Per ritornare a "Il principio antropico", che non ho ancora finito di leggere, almeno finora non posso che parlarne bene, temo però che il coraggio mostrato dagli autori dall'inizio, non non riusciranno a portarlo fino alle estreme conseguenze, conseguenze che sarebbero, niente meno, che lo sfondamento del metaforico, ma tuttavia reale, sbarramento che, nonostante le sue evidenti crepe, tarda a crollare: mi riferisco a quell'ostacolo storico, culminato e consolidatosi nella seconda metà dell'800 del positivismo di Comte e Mach, che vieta qualsiasi comunicazione tra la scienza tradizionale e le questioni connesse con lo spirito dell'Osservatore, per esempio, tra fede e scienza, tra progresso nelle scienaze e amore, ecc.

mario1

26/06/2004, 13:19

Il principio antropico è sicuramente un tema interessante che potrebbe avere forti ripercussioni sul modo di intendere la scienza. Non consoco il libro di cui parli né altri libri dello stesso autore. Non mi entusiasma però il voler mischiare concetti tanti distanti. La ricerca di una visione unitaria dell'esperienza umana ritengo che non porti a niente. Le diverse forme di conoscenza sono tra loro incommensurabili e inconfrontabili. Credevo che questi temi fossero stati abbandonati.

Antonio Bernardo

26/06/2004, 21:00

<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by Admin</i>

Il principio antropico è sicuramente un tema interessante che potrebbe avere forti ripercussioni sul modo di intendere la scienza. Non consoco il libro di cui parli né altri libri dello stesso autore. Non mi entusiasma però il voler mischiare concetti tanti distanti. La ricerca di una visione unitaria dell'esperienza umana ritengo che non porti a niente. Le diverse forme di conoscenza sono tra loro incommensurabili e inconfrontabili. Credevo che questi temi fossero stati abbandonati.

Antonio Bernardo
<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote">
Questi temi furono, non solo abbandonati, ma violentemente respinti nella seconda metà dell'800 parallelamente col consolidarsi del positivismo. A partire dall'impatto con l'inattesa e sconvolgente esperienza quantistica, cominciò un riflusso di cui nel primo quarto del '900 non se n'ebbe chiara consapevolezza. Questo riflusso oggi è piuttosto evidente, basta gettare un rapido sguardo nei settori di scienza e filosofia delle librerie più importanti; tuttavia i primi concreti effetti pratici potrebbero essere ancora piuttosto lontani nonostante i prudentissimi ammorbidimenti della scienza ufficiale.

Il positivismo non fu affatto un errore storico della scienza ma una necessità impellente: una salutare disinfestazione dai residui prescientifici del medioevo; il prezzo pagato fu però una inevitabile deformazione professionale dello scienziato, una specie di paraocchi fin troppo utile, però, per non distrarsi nell'impegnativo lavoro per il consolidamento del grandioso sistema galileiano-newtoniano della scienza.

L'incipiente indebolimento post quantistico del rigore positivista è dovuto al sopravvenuto riconoscimento del ruolo attivo dell'Osservatore nell'esperimento in conseguenza degli sviluppi delle ricerche nella fisica quantistica, oltre che al diverso presentarsi della fenomenologia quantistico rispetto a quella classica.
Se sblocchi concreti verso l'atteggiamento olistico della scienza non si sono ancora resi significativi, lo si deve al fatto che al mero riconoscimento del ruolo dell'Osservatore, non è seguita una adeguata definizione scientifica di questo; è proprio dall'Osservatore che bisogna prendere le mosse per aprire la scienza verso nuovi orizzonti; ecco, dunque l'apparire delle teorie antropiche.

Certo, le nuove aperture non saranno a breve nsconvolgenti dal punto di vista pratico, ma saranno motivo di una parallela evoluzione del modo di concepire il mondo. Questa evoluzione è gia, in qualche modo, in atto, come dimostra, appunto, la letteratura scientifica, non solo quella divulgativa.

mario1
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