CaMpIoN ha scritto:Secondo il principio di Heisenberg non è possibile conoscere la posizione esatta dell'elettrone intorno al nucleo, però si può sapere con quale probabilità l'elettrone si trovi in una certa posizione.
In realtà il motivo per cui non è possibile conoscere esattamente la posizione dell'elettrone è ancora più fondamentale: le autofunzioni dell'operatore posizione (cioè le funzioni d'onda a cui dovrebbero corrispondere valori ben definiti della posizione di una particella) non sono normalizzabili, cioè non possono rappresentare stati fisicamente realizzabili
Quello che hai descritto, comunque, non è il principio di indeterminazione di Heisenberg, ma l'interpretazione probabilistica della funzione d'onda.
Il principio di indeterminazione afferma che data una funzione d'onda $psi$ si ha $sigma_x sigma_p >= ħ/2$. Cioè, la distribuzione dei risultati delle misure di $x$ e $p$ (posizione e impulso), per la funzione d'onda $psi$, è tale che il prodotto delle deviazioni standard $sigma_x sigma_p$ sia limitato inferiormente da $ħ/2$.
In layman's terms: una funzione d'onda $psi(x)$ più "schiacciata" ha posizione meglio definita (la distribuzione di misure della posizione è molto localizzata) ma ha un impulso poco definito (la distribuzione di misure dell'impulso è molto dispersa). Una funzione d'onda $psi(x)$ più "allungata" ha impulso meglio definito, ma ha posizione poco definita
CaMpIoN ha scritto:Questa probabilità è descritta da una funzione d'onda, cioè le equazioni di Schrodinger, che tirano fuori gli orbitali
Esatto, la funzione d'onda descrive il sistema. L'equazione di Schrodinger descrive l'evoluzione del sistema, tipo $F = ma$ in fisica classica.
CaMpIoN ha scritto:Si può quindi dire che l'elettrone non cade nel nucleo perché la probabilità di caderci è 0 assoluto?
Non proprio. Ho messo tra virgolette la parola "cade", nel post precedente, perchè di fatto non ha senso dire che l'elettrone "cade". L'elettrone non è una biglia che può "precipitare" sul nucleo. La posizione di un elettrone, fino a quando non la misuri, è completamente indefinita:
l'elettrone non sta da nessuna parte. L'interazione elettromagnetica tra nucleo ed elettrone non "tira" l'elettrone verso il nucleo, ma impone delle condizioni sulle configurazioni di energia che la funzione d'onda può assumere.
Queste configurazioni si chiamano
autofunzioni dell'energia, o anche
orbitali. E poichè i valori di energia corrispondenti sono discreti (ok, lo dico: quantizzati), il sistema atomico è legato e stabile. Ma questi orbitali non hanno niente a che vedere con le orbite degli oggetti classici. Tanto per capirci, la funzione d'onda di un elettrone può assumere valori non nulli entro il raggio medio nucleare. Ripeto, per maggiore chiarezza: l'elettrone può avere una probabilità
diversa da zero di essere trovato
dentro al nucleo.
milzar ha scritto:ad esempio si pensi al principio di indeterminazione di Hisemberg, sul quale non c'è univocitá di interpretazione neppure tra i fisici: alcuni lo formulano in modo più intuitivo, nella forma originaria di Hisemberg, che a me sembra più sensato, secondo cui non é possibile conoscere la posizione e la velocità di un elettore perché esso é talmente piccolo che il fascio di luce necessario ad osservarlo ne farebbe modificare la sua posizione
Be', ma questo non è il principio di indeterminazione, è il cosiddetto "observer effect". Cioè, non è questione di interpretazione, sono proprio due cose diverse.
Non c'è nessun disaccordo tra i fisici sul significato del principio di indeterminazione all'interno dell'interpretazione minimale (quella di Born). Il disaccordo c'è eventualmente sull'interpretazione della meccanica quantistica (Copenaghen, Many Worlds, relazionale, etc.), ma questo è un problema filosofico, non fisico.
Off topic: ci tengo a ribadirlo, perchè parlare di astrofisica a spezzoni, parallelamente ad una discussione sugli atomi, significa che questo thread diventerà presto un delirio. Per sensibilizzarvi alla questione, metto in spoiler.
Testo nascosto, fai click qui per vederlo
milzar ha scritto:il che solleva a maggior ragione l'interrogativo circa la causa che abbia dato vita al movimento dei corpi nello spazio, movimento a sua volta indispensabile all'equilibrio dell'universo, senza il quale la forza di gravità avrebbe la meglio, con inevitabile impatto dei corpi tra loro.
L'attuale configurazione dell'universo è il risultato di un insieme di fattori.
La gravità è l'interazione dominante su scala cosmica, e ad essa è dovuto gran parte del movimento. Ma in minor misura, entrano in gioco anche le altre interazioni, che sono responsabili della produzione di particelle ad alta energia, l'espulsione di materia da una stella negli stadi finali della sua evoluzione, l'esplosione di supernove, etc.
L'espansione stessa può influenzare le interazioni su grande scala, incrementando le distanze tra galassie, e tornando indietro nell'evoluzione dell'universo troviamo gli scenari di inflazione, discussi nei link postati da @Shackle (hai una riserva infinita di link
), che possono spiegare l'omogeneità e l'isotropia osservata.
Il problema nello studiare la dinamica dell'universo "a ritroso", è che ad un certo punto si arriva in una situazione in cui le attuali teorie di campo non sono sufficienti, perchè a $10^(-35)$ secondi dal big bang troviamo il disaccoppiamento tra interazione forte ed elettrodebole, che quindi in precedenza sono indistinguibili, ma il modello standard attualmente non le ha ancora unificate.
In ogni caso, l'universo è molto meno movimentato di quel che sembri. In un sistema di riferimento comovente, cioè solidale all'espansione, il movimento è dovuto essenzialmente ai moti locali delle galassie, che non sono poi troppo significativi su scala cosmica
CaMpIoN ha scritto:Per le galasse invece se ho capito bene queste sembrano non collidere, ma espandersi perché è lo spazio che si espande e quindi non è dovuta alla materia oscura, energia oscura o robe materiali?
Le galassie non si espandono. Ogni galassia vede le altre allontanarsi radialmente da sè, a causa dell'espansione.