da dRic » 28/11/2017, 02:37
Alt, il coefficiente di attività è definito come:
$gamma_i(T, P, x) = f_i^(mix)(T, P, x) / f_i^(mix,id)(T,P,x) = f_i^(mix)(T, P, x) /(x_i*f_i(T, P))$
Al numeratore ho la fugacità in miscela reale, mentre al denominatore ho la fugacità del composto in miscela ideale. Cos'è una miscela ideale? Prendendo ad esempio il modello della miscela di gas perfetti, viene definita ideale una miscela di composti tale per cui entalpia e volume di miscelazioni siano nulli e valga la relazione:
$ G_i^(mix,id)(T, P, x) = g_i(T, P) + RTlnx_i$
In questo modo sto solo dicendo in matematichese che le molecole dei vari componenti della miscela sono simili e presentano forze di interazione intramolecolari simili (concetto molto importante). Come puoi ben vedere io non sto dicendo nulla sullo stato di aggregazione della miscela. Allora tu mi (o ti) chiederai: e perché scusa allora usiamo questo "metodo" solo per le fasi condensate ed in particolare per le miscele liquide? Perché non lo usiamo anche sulle miscele gassose?
Beh la risposta è che non ne abbiamo bisogno! Tutta questa menata da cosa è scaturita? Perché abbiamo avuto bisogno di definire una miscela ideale? Non ci bastava la miscela di gas perfetti? Ed è proprio qui il punto! Il problema delle fasi condensate risiede nella piccola, ma grande, rottura di scatole per cui le forze intramolecolari non sono più trascurabili (come in fase liquida), ma sono ben presenti, tanto da tenere insieme le molecole. Prendere quindi come modello di riferimento quello di gas perfetto (che trascura le forze elettroganetiche tra le varie molecole) comporterebbe un errore troppo grande nel calcolo dei coefficienti di fugacità e quindi definisco, come riferimento, una miscela in cui le forze intramolecolari sono presenti sì, ma son tutte uguali!
Nota bene che una miscela di gas perfetti è una miscela in cui non ci sono forze intramolecolari, ergo è un caso limite di miscela ideale: le forze intramolecalori sono tutte uguali (e di valore prossimo a zero). E' dunque evidente il perché non usiamo il coefficiente di attività in fase gassosa: sarebbe una complicazione inutile perché esso tiene in conto di forze elettromagnetiche tra molecole che nelle miscele gassose sono molto piccole e pertanto vengono ben descritte dalla fugacità che ben conosci.