Il principio di relatività (primariamente sostenuto da Galilei) potrebbe avere qualche crepa?

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Una volta si credeva in spazio e tempo assoluti, ma poi...

Messaggioda mariodic » 27/11/2005, 15:41

Non fate caso più di tanto al titolo di questo post, non sono certo io che voglio e posso riesumare le ceneri di ciò che fu frutto della ingenua visione del mondo dei nostri antenati almeno fino al diciassettesimo secolo, agli albori, cioè, della scienza moderna. Tuttavia credo ci sia ancora spazio per una riflessione su questo trito argomento.
Il principio di relatività, introdotto da Galilei, sepellì, come è risaputo, quell'ingenua credenza del passato che voleva uno spazio ed un tempo assoluti; ma è proprio il principio di relatività che spesso ha meritatamente concesso le attenuanti generiche a non poche vecchie convinzioni degli antichi che oggi appaiono mere bestialità anche ad un bambino. Prendiamo, per esempio, la vecchia convinzione geocentrica dell'universo. In questo specifico esempio, grazie al principio di relatività, è del tutto lecito porre la Terra al centro dell'universo degli astri come fecero gli antichi, basta armarsi della pazienza necessaria per rispolverare, studiarsi ed applicare nei calcoli astronomici l'Almagesto. Dunque il vero problema non sta, in questo caso, nell'accettazione o il rigetto di una "verità", diciamo così, topografica dell'universo ma in una "verità" di "maggior semplificazione" di un modello di osservazione, che consente un accesso più "semplice" al processo di conoscenza; detta in soldoni: le spiegazioni delle apparenze ed i calcoli sono più semplici e spediti scegliendo certi modelli piuttosto che altri.

Ma veniamo alla questione che titola questo post. L'antica credenza che i moti di tutti i corpi, ancorchè misurabili relativamente ad altri corpi convenzionalmente assunti come riferimenti di comodo, possano essere, almeno in via di principio, riferiti e misurati relativamente ad uno spazio (o sistema di riferimento) assoluto. Sappiamo che Newton, benchè conscio della insensatezza di uno spazio e un tempo assoluti, preferì fare lo struzzo ignorando la questione nei suoi "Principia..". Newton fece di più: invocò il suo noto esperimento mentale (proprio alla maniera di Einstein) del secchio rotante pieno d'acqua, in cui, l'osservatore, si colloca prima fuori dal secchio e, vedendo l'acqua sollevarsi verso il bordo per effetto dell' accelerazione centrifuga, conclude che il secchio ed il suo contenuto effettivamente ruotano tant'è che si scorgono bene i previsti effetti della centrifugazione; poi immagina, come osservatore nell'esperimento, di sedersi sul bordo di quel secchio ruotante, sicchè egli è fermo rispetto ad esso mentre è l'intero universo gli ruota attorno: ma allora non si spiega più perchè l'acqua continui a sollevarsi verso il bordo; ciò confermerebbe l'esistenza di un moto assoluto negato dal principio di relatività.

A sciogliere il nodo ci pensò magistralmente Ernst Mach il quale sembrò salvare, ed in un certo senso forse ci riuscì, il principio di relatività sostenendo, con buona ragione, che possiamo bensì considerare come praticamente esistente un sistema di riferimento assoluto laddove assumiamo come tale l'insieme delle masse di tutti i corpi esistenti nell'universo nei confronti del quale riferire tutti i moti dei singoli corpi o sottosistemi di corpi che subiscono l'influenza, almeno quella gravitazionale, di tutti gli altri, presi in blocco.

Diciamo che Mach salvò capre e cavoli e quindi salvò il principio di relatività legando correttamente all'intero sistema universo ogni sottosistema in esso contenuto sicchè potè ridiventare legittimo ignorare il principio di relatività (cioè fare lo struzzo come Newton) quando si parla e si opera, come in effetti avviene, all'interno di un sistema che surclassa ogni suo sottosistema ed in particolare quello in osservazione, ma..... . :-)

Ma è andata proprio così liscia la conclusione della faccenda del salvataggio? :? E' mio convincimento che un piccolo neo ci sia: innanzitutto penso sia giusto che ci si convinca della unicità dell'universo: se, infatti, l'Osservatore pensasse a qualsiasi cosa possibile al di fuori di questo unico universo, per ciò stesso questa cosa ne farebbe parte. Cosa dunque resterebbe "fuori" dall'universo dove far valere il principio di relatività che nell'unico nostro universo rimane, come mostrò il secchio, una pura astrazione mentale? Ma non fantastichiamo più di tanto: ormai la scienza ufficiale sta velocemente digerendo la teoria del Big bang, teoria che sostiene -e non credo potrebbe essere altrimenti- che spazio e tempo siano entità "interne" e non esterne all'oggetto in espansione, entro cui si creano e si espandono. Se ciò si accetta, la tesi machiana sarebbe la più semplice delle deduzioni che si possano trarre dal big bang e soprattutto non avrebbe nessuna necessità di dover "salvare" il principio di relatività.
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Messaggioda giuseppe87x » 27/11/2005, 18:51

mariodic ha scritto:Il principio di relatività, introdotto da Galilei, sepellì, come è risaputo, quell'ingenua credenza del passato che voleva uno spazio ed un tempo assoluti


A quanto ne so io però il principio di relatività galileiano proprimente detto riguarda il moto. Il moto di un corpo, cioè, è relativo al sistema di riferimento da cui viene osservato. Fu invece la relatività di Einstein a scardinare completamente l'idea di un tempo e uno spazio assoluti. La fisica classica, da Galilei a Maxwell è basata ancora sull'idea di un tempo e di uno spazio assoluti. Non a caso nelle trasformazioni di Galilo si legge $t_(0)=t_(1)$ mentre nelle trasformazioni di Lorentz la variabile t cambia nel passare da un sistema di riferimento all'altro. Stesso discorso vale per lo spazio.
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Messaggioda cavallipurosangue » 27/11/2005, 19:20

Nella relatività di Galileo lo spazio è già inteso come relativo, ma non il tempo. Cosa che invece è nella relatività einsteniana.
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Rispondo a Cavallipurosangue e a Giuseppe

Messaggioda mariodic » 27/11/2005, 20:24

:) Rispondo a Cavallipurosangue e a Giuseppe dando, prima di tutto ragione al primo per via della precisazione che Galilei limitò la relatività allo spazio e non e non vi incluse il tempo, quanto alla precisazione fatta da Giuseppe va da sé che la relatività del moto dei corpi è la ovvia conseguenza della relativita dello spazio, vale a dire, del nonsenso dello spazio assoluto. Comunque tengo ferma, per ora, la mia posizione dubbiosa per quanto detto nel mio post del 27 novembre 2005, annesso al quale ho inserito un referndum riguardo alla effettività o meno di questa "relatività". ;-)
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