In questo ma soprattutto in altri forum matematico-scientifici, spesso mi sono imbattuto in posts che palesavano riflessioni su cosa possa essere o come possa definirsi il Tempo (ma spesso anche lo spazio); mi è pure capitato di leggervi pareri favorevoli e contrari sull'ipotesi di considerare quantizzabile sia il Tempo che lo Spazio; su questo punto non sono mancate perplessità, oltre, beninteso, ad opinioni favorevoli. Personalmente sono piuttosto vicino a convincermi che tale quantizzazione sia da accettare. Una definizione del tempo (come dello spazio) non è stata mai data, semplicemente perchè qualsiasi tentativo di farlo si è imbattuto in una circolarità; come si sa, scienzati, matematici e filosofi temono le circolarità ritenendole indiscriminatamente la prova lampante che le loro ricerche si siano andate ad icastrare in vicoli ciechi da abbandonare subito. Credo che tale atteggiamento non sia "sempre" corretto: una circolarità irriducibile, cioè resistente ad ogni attacco, dovrebbe, a mio avviso, essere speranzosamente salutata come un segnale forte di trovarsi difronte ad un concetto primitivo, suscettibile di essere chiaramente promosso al rango di principio o postulato a monte di qualsiasi discorso logico-scientifico; in pratica questo da sempre avviene alla chetichella come se questa postulazione fosse stata formalmente fatta e digerita, cosa che invece non è mai avvenuta.
Il Tempo è un concetto circolare (piuttosto che puntiforme), un circolo che passa tra il moto (come cambiamento in astratto) e l'evento (pur esso colto, se così si può dire,in astratto). Si tratta quindi di concetti che, presi a sé, non hanno alcun senso e, comunque, non sembrano sostenibili né descrivibili separatamente, ma colti nel loro insieme ecco che si configurano come tratti di quella circolarità propria del Tempo sicchè il loro connubio immediatamente acquista significato: proprio quel significato che, almeno intimamente, sentiamo di assegnare appunto al Tempo. Se si riflette bene non è difficile assegnare o, se si preferisce, associare a questo connubio indissolubile anche il significato equivalente di ITERAZIONE di eventi, questo termine ci sarà più comodo nel prosieguo di questo post.
Se immaginiamo un sistema aleatorio chiuso, cioè un sistema assolutamente isolato dal resto dell'universo da un'ideale membrana protettiva ed inpenetrabile, all'interno del quale sistema si itererebbe (attenzione a questo condizionale e ad altri che in questo contesto incontreremo) soltanto un evento, per esempio, il lancio di una moneta, ciascuno dei quali con lettura casuale T (testa) o C (croce), questo sistema non può che avere un tempo interno stabilito dal solo ed unico ritmo delle iterazioni e dai cambiamenti che in esso sono prodotti da dette iterazioni. Quali cambiamenti? Lo vedremo subito; intanto va notato che il "ritmo" delle iterazioni è necessariamente da considerarsi sincrono perchè non si può confrontare con nessun altro cambiamento interno che non sia rigidamente collegato agli esiti del lancio della moneta, né può, ovviamente, confrontarsi con l'esterno del sistema, cioè col resto dell'universo per via dell'assoluta impermeabilità ipotizzata. Dicevamo dianzi: quali cambiamenti hanno luogo nel sistema per via delle iterazioni della moneta? Per rispondere alla domanda è indispensabile almeno una breve descrizione sulla composizione di un "sistema aleatorio" e da questa descrizione apparirà sempre più chiaro che un sistema aleatorio "chiuso" non può esistere in quanto è una contraddizione in termini. Un sistema aleatorio è sempre costituito almeno dai seguenti sottosistemi componenti :
a) di generazione degli eventi
b) di riconoscimento/memorizzazione degli eventi (cioè di "osservazione" degli eventi)
c) di protezione del sistema.
Per ritornare alla domanda circa i "cambiamenti" che avvengono nel sistema, questi sono non altro che le registrazioni o le memorizzazioni degli esiti dei reiterati lanci in siti interni del sistema, che, pertanto, modificano il sistema stesso.
Perchè un sistema assolutamente "chiuso" non può esistere? Perchè, prima di tutto, se l'Osservatore di questo sistema aleatorio è esterno ad esso, allora nulla saprebbe né potrebbe sapere di cio che "accadrebbe" al suo interno per la supposta impermeabilità assoluta, dunque, il sistema aleatorio non esisterebbe; d'altro canto, se l'Osservatore fosse interno al sistema aleatorio, così come richiede la componente (b), allora non esisterebbe l'universo esterno bensì solo quello interno, che così sarebbe l'intero universo che, almeno convenzionalmente (forse realmente) è aperto. Ma nei sistemi aperti, anzi, nell'unico sistema, che rappresenta l'UNIVERSO (unico) dell'Osservatore, possono essere in qualche misura isolati dei sottosistemi da sottoporre ad osservazione, per fare ciò l'Osservatore deve provvedere a costruire intorno a ciascuno di essi un sistema di isolamento ((c) nell'elenco dei costituenti un sistema aleatorio) che non potrà mai essere perfetto, almeno (ma non solo) perchè l'Osservatore deve poterci accedere con suoi mezzi strumentali, sperabilmente di invasività minima per non compromettere la validità delle sue misurazioni e rilevazioni che, per altro, deve memorizzare sia dentro che fuori dal sistema in osservazione dove, cioè, giacciono tutti i suoi archivi vitali.
Detto questo il "tempo interno" del sistema aleatorio, quello scandito dalla iterazione degli eventi interni, si confronta e si confonde col tempo esterno, cioè quello che l'osservatore percepisce come il Tempo universale della sua quiotidianità; da tale confronto segue la possibilità che la successione dei lanci di quella moneta si susseguano anche in modo non isocrono dal momento che tra un lancio e l'altro l'Osservatore "osserva" un'infinità di altri "sistemi aleatori" costituenti la vita dell'universo cioè dell'osservatore medesimo, dal loro insieme scaturisce un, lasciatemi dire, "Tempo medio universale" con cui si confrontano i Tempi particolari dei sistemi in osservazione, come quello, appunto, del lancio della nostra moneta.