la "CONOSCENZA" come stato energetico?

Messaggioda mariodic » 11/12/2005, 23:17

:roll: Riguardo allo stato quantizzato dell'energia, della materia e, credibilmente, anche dello spazio (lasciamo stare, per ora, del tempo) mi vado personalmente convincendo che in ciò c'entri lo stato di "conoscenza", vale a dire l'autostato del sistema Osservatore/osservabile; sarebbe come dire: la separazione di stati energetici (="conosciuti") da stati "quasi assolutamente non conosciuti" cioè, sempre che sia lecito dirlo, stati corrispondenti al "Nulla" ("nulla" valido anche per lo spazio). Si tratta ovviamente di una intuizione suggerita dalla non impossibile convinzione che la "conoscenza" sia una forma o, se si preferisce, uno stato energetico del sistema Osservatore/osservabile. ;-)
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Messaggioda PaoloC » 12/12/2005, 15:15

Se intendi la conoscenza come la stratificazione di un processo di apprendimento intelligente (al di là delle considerazioni tra osservato-osservatore) è indubbio che abbiamo a che fare con sistema che obbedisce alle leggi dell'anticaos. Dunque, poiché sappiamo che per creare ordine bisogna spendere energia, va da sé che un sistema ordinato (a qualsiasi livello d'astrazione) è un sistema che gode di una energia potenziale non nulla. La sfida sarebbe piuttosto quella di riuscire a quantificarla, e non solo, come abbiamo appena fatto, a qualificarla.
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Messaggioda mariodic » 12/12/2005, 21:18

PaoloC ha scritto: Dunque, poiché sappiamo che per creare ordine bisogna spendere energia, va da sé che un sistema ordinato (a qualsiasi livello d'astrazione) è un sistema che gode di una energia potenziale non nulla. La sfida sarebbe piuttosto quella di riuscire a quantificarla, e non solo, come abbiamo appena fatto, a qualificarla.
:D Effettivamente la quantificazione è il vero problema, ma fido che la scienza lo risolverà. Ma credo anche che i problemi siano due: uno è la verifica sperimentale o la reinterpretazione di dati già noti, l'altro è senza dubbio la formulazione (ma forse anche qui solo il riconoscimento) di una teoria che supporti e stimoli la verifica sperimentale. Il fatto che speri in un riconoscimento della struttura teorica -mediante una reinterpretazione di una già in essere, piuttosto che nella elaborazione di una nuova- è suggerita essenzialmente dal famoso dubbio einsteniano circa la prsunta "incompletezza" della meccanica quantistica. Quanto alle reinterpretazioni non dimentichiamo che la relatività speciale prese le mosse, fra l'altro, appunto da una reinterpretazione delle già note equazioni del campo elettromagnetico. ;-) :D
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