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Dove ho scritto che non trovo importante conoscere la struttura?
Non lo ritrovo... Ma sarà l’età. (Dopotutto, anche tu hai passato i 30 e sai come si sta.)
Mi parrebbe strano averlo scritto, dato che quello che faccio di mestiere si basa sul “creare struttura”, i.e. sull’elaborare un quadro teorico in cui gli studenti riescano a trovare giustificazioni per le tecniche di calcolo e a stabilire nessi tra problemi diversi.
Solo, sai cosa? Trovo che a volte conoscere troppo la struttura faccia chiudere gli occhi.
Ciò non mi pare giusto, semplicemente perché tantissimi problemi seri che si trattano nella pratica non hanno ancora una controparte teorica sensatamente semplice da essere applicabile e le soluzioni “artigianali” fanno andare lo stesso avanti il mondo (l’hanno sempre fatto, e continueranno in futuro); dunque esercitarsi a trovare soluzioni artigianali ha una certa nobiltà, nonché utilità.
E, dopotutto, esisterebbe la Teoria delle Categorie senza che generazioni di matematici abbiano prodotto lavori (di ottimo o di scarso valore) su casi particolari? Non credo.
Esisterebbe la teoria delle EDO/EDP se per due/tre secoli non si fossero affrontati mille casi particolari ed inventate tecniche di risoluzione “ad hoc”? No, proprio no.
Esisterebbe la Matematica senza l’osso di Ishango? Probabilmente no.
Ma sto deviando dal discorso principale.
Per il resto, disprezzo o no, mediocrità o meno, ignoranza o sapienza, che lo scriva o lo giudichi tu qui ed ora poco mi importa (dato che non sei in una commissione giudicatrice per un concorso a cattedra, né nell’editorial board di una rivista).
Do il mio contributo e faccio ciò che posso per dare una mano, nel modo in cui ritengo giusto fare. Se questo viene apprezzato e fornisce spunti di crescita, fa piacere; altrimenti, non me ne faccio un cruccio.
Non lo ritrovo... Ma sarà l’età. (Dopotutto, anche tu hai passato i 30 e sai come si sta.)
Mi parrebbe strano averlo scritto, dato che quello che faccio di mestiere si basa sul “creare struttura”, i.e. sull’elaborare un quadro teorico in cui gli studenti riescano a trovare giustificazioni per le tecniche di calcolo e a stabilire nessi tra problemi diversi.
Solo, sai cosa? Trovo che a volte conoscere troppo la struttura faccia chiudere gli occhi.
Ciò non mi pare giusto, semplicemente perché tantissimi problemi seri che si trattano nella pratica non hanno ancora una controparte teorica sensatamente semplice da essere applicabile e le soluzioni “artigianali” fanno andare lo stesso avanti il mondo (l’hanno sempre fatto, e continueranno in futuro); dunque esercitarsi a trovare soluzioni artigianali ha una certa nobiltà, nonché utilità.
E, dopotutto, esisterebbe la Teoria delle Categorie senza che generazioni di matematici abbiano prodotto lavori (di ottimo o di scarso valore) su casi particolari? Non credo.
Esisterebbe la teoria delle EDO/EDP se per due/tre secoli non si fossero affrontati mille casi particolari ed inventate tecniche di risoluzione “ad hoc”? No, proprio no.
Esisterebbe la Matematica senza l’osso di Ishango? Probabilmente no.
Ma sto deviando dal discorso principale.
Per il resto, disprezzo o no, mediocrità o meno, ignoranza o sapienza, che lo scriva o lo giudichi tu qui ed ora poco mi importa (dato che non sei in una commissione giudicatrice per un concorso a cattedra, né nell’editorial board di una rivista).
Do il mio contributo e faccio ciò che posso per dare una mano, nel modo in cui ritengo giusto fare. Se questo viene apprezzato e fornisce spunti di crescita, fa piacere; altrimenti, non me ne faccio un cruccio.